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Marinalva Costa y Silva, 48 anni, prostituta, mamma. Uccisa con una coltellata al petto da un cliente

Isernia, 7 Marzo 2008


Titoli & Articoli

Quando ci scappa il morto: la storia di Marinalba, la prostituta uccisa per un’eiaculazione precoce (Infiltrato – 26 marzo 2012)
Negli ambienti del sesso a pagamento tutti sapevano. Ma a Isernia ci hanno sbattuto il muso soltanto il 7 marzo 2008, con la morte di Marinalva Costa Y Silva, la 48 enne brasiliana uccisa nella sua abitazione di vico Belvedere dopo un rapporto sessuale di cui pretese il pagamento. Il presunto assassino é Ignazio Fortini, 25enne di Letino (Caserta), condannato a 18 anni di reclusione dalla Corte d’appello di Campobasso. Ma lui si dichiara innocente e ha presentato ricorso in Cassazione.
Tutto era soltanto teoria. Delle prostitute di Isernia sapevano tutti. Anche da fuori regione. Ma i perbenisti facevano finta di ignorare questa realtà. Fino a quando gli occhi li hanno dovuti aprire per forza. Era infatti il 7 marzo del 2008 quando a Isernia ci scappa il morto. E non uno qualsiasi, ma una prostituta brasiliana. Si chiamava Marinalba Costa Y Silva e aveva da poco compiuto 48 anni di età. Figlio e sorella non vivevano con lei.
Ma tutti sapevano cosa facesse per vivere. E in vico Belvedere la conoscevano veramente tutti. Quando la polizia ha posto i sigilli alla sua abitazione e la voce della sua morte ha fatto il giro della città immediatamente le indagini furono puntate sulla sua clientela. Giovani, anziani e anche personaggi che contavano sulla sua agenda. Ma oltre ai clienti anche semplici amici. Uno di questi é un consigliere comunale dell’era Melogli. Si tratta del legale Franco Mastronardi che, nell’immediatezza dei fatti, fu contattato dalla sorella della vittima per seguire le indagini. L’avvocato segue ancora oggi gli interessi dei Costa Silva. Intanto Isernia fu costretta a svegliarsi dal torpore della città tranquilla.
Dell’isola felice dove esiste soltanto il modello di famiglia degli spot “Mulino Bianco”. Isernia ha consapevolizzato con quella morte che esistono realtà dove la prostituzione é il pane quotidiano. Dove per fare sesso si é disposti anche a dilapidare il proprio stipendio. Ma la sete di giustizia del popolo isernino ha portato a chiedere un colpevole della morte di Marinalba. Come se tutti volessero circoscrivere l’episodio e andare avanti. Dopo cinque mesi da quando Marinalba fu trovata morta accoltellata e soffocara arriva anche il presunto colpevole. E a Isernia si tira un sospiro di sollievo. A metà luglio del 2008 viene arrestato un giovane di Letino (Caserta). Allora aveva 21 anni e il suo nome é Ignazio Fortini.
Fu l’ultimo a vederla viva quando erano le 12 di quel giorno maledetto. La sua presenza in casa fu provata da diversi elementi: il sup Dna sulle sigarette fumate e ritrovate, le impronte digitali e le intercettazioni della cella telefonica del cellulare. Che lo collocava sulla scena del delitto proprio mentre Marina (così veniva chiamata tra gli amici) esalava gli ultimi respiri. Per Isernia é il colpevole perfetto. Non appartiene alla comunità ma arrivava nella città molisana solo per raggiungere quell’universo di prostituzione di cui nessuno osava parlare. Un ragazzino di 21 anni che, stando alla ricostruzione degli inquirenti, non aveva voluto pagare Marina per le prestazioni offerte. L’aveva incolpata della sua eiaculazione precoce. Dopo non averla pagata, non contento, le ruba anche il cellulare. Regalandolo alla fidanzata del momento.
È stata anche questa una delle mosse azzardate che lo ha inchiodato. Le indagini e l’udienza preliminare spostano tutto lo scenario a Campobasso. Dove nel 2010 terminerà il processo di primo grado dove i giudici diranno: Ignazio Fortini é colpevole e va condannato a 21 anni di reclusione per omicidio volontario. A Isernia questa sentenza va bene: un campano e una brasiliana solo per caso erano lì, la loro città é salva. Ma i casertani Fortini, difesi dall’avvocato Giuseppe Stellato (anche legale della famiglia Patriciello) chiamano i rinforzi per il processo d’appello. Il noto penalista Arturo Messere stende il ricorso che dovrebbe dimostrare l’innocenza di Ignazio. Il processo di secondo grado termina però, nonostante la riapertura del dibattimento, con una riduzione della pena a diciotto anni di reclusione.
La famiglia Fortini però non ci sta. Il loro Ignazio amava le prostitute ma non per questo era un assassino. Per questo hanno già presentato un ricorso in Cassazione. La data dell’ultimo processo non é stata ancora fissata ma Ignazio resta in carcere. Ormai ha già scontato quattro anni della sua pena. Che qualora venga revocata potrebbe essere fonte di una cospicua richiesta di risarcimento danni da parte dell’ormai 25 enne omaccione casertano. Ma c’è una frangia di persone che lo difende. A Isernia e davanti al Tribunale di Campobasso ci fu addirittura un volantinaggio per dire: Fortini é innocente indagate meglio. Magari su qualche mister X che avrebbe potuto uccidere per motivi che noi tutti non conosciamo.
A Isernia la morte di Marina destò molto scalpore. Fu il modo per costringere tutti a rendersi conto che il fenomeno della prostituzione esiste e dilaga. Ma il colpevole non isernino forse mette a tacere coscienze che dovrebbero restare sveglie e vigilare sulla comunità. Questo almeno fino a quando la vicenda giudiziaria non si chiuderà definitivamente in un’aula di Corte di Cassazione.

 


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