Marilena Pizzadili, 34 anni, cassiera in un supermercato. Uccisa dal fidanzato che lancia la macchina dalla scogliera
Cagliari, 4 Novembre 2006
Titoli & Articoli
Dopo la notte d’amore precipitano in mare (La Nuova Sardegna)
Confermata la tesi del suicidio-omicidio (La Nuova Sardegna)
Quel bisogno ossessivo di stare sempre da solo in ascensore (l’Unione Sarda)
Un uomo taciturno, solitario, introverso. Ai limiti della depressione, a dar retta a chi dice: «Io lo conoscevo». Pochi sorrisi, sempre fugaci, anche coi vicini di casa. Marco Locci non era una persona espansiva. Lo sapevano i suoi amici neocatecumenali della parrocchia di San Carlo (che frequentava), i colleghi di lavoro, i pochi amici.
Eppure no, l’idea che si sia lanciato nel vuoto di sua volontà viene respinta con forza da molti. «Era un ragazzo un po’ lento», confida un suo vicino parente, «diciamo che probabilmente aveva qualche gap mentale. Ma non era assolutamente stupido».
Anche perché in quel folle volo di oltre 40 metri ha trascinato con sé Marilena Pizzadili, 8 anni in meno, originaria di Ozieri ma da sempre residente a Cagliari e sua recente – pare – compagna di vita. Tanto allegra lei quanto silenzioso lui, dicono le cronache di strada: due caratteri diametralmente opposti che però forse riuscivano a integrarsi. Si frequentavano da qualche tempo. Lui, quarantadue anni, abitava a casa della madre, un attico all’ottavo piano di una palazzina che si affaccia su via Castiglione. Un anno fa la morte del padre, ormai anziano, qualche tempo prima quella del fratello, trovato morto nel bagno. Esperienze che forse hanno segnato l’esistenza di quest’uomo definito da tutti «quantomeno poco espansivo».
Un tempo giardiniere alle dipendenze del Comune, in seguito era stato mandato a controllare gli ascensori che da viale Regina Elena portano al Castello. Un lavoro che gli piaceva poco. Si era lamentato più volte della «brutta gente» che saliva verso il centro storico in piena notte. Lui, abituato a osservare il continuo andare e venire di quelle scatole di metallo, quando usava quello della sua palazzina preferiva stare da solo. Una necessità, forse, che lo spingeva ad accelerare il passo, entrare per primo e chiudere velocemente le due ante prima che qualcun altro potesse salire con lui. «Aveva un’aria che non lo faceva apparire molto normale», ammette un vicino di casa, «non amava particolarmente la compagnia altrui. Era rarissimo vederlo in giro, in occasioni mondane. Solo una volta lo vidi camminare per strada in compagnia di un altro ragazzo. Sembrava tranquillo, ne rimasi sorpresa». Insomma: «Si vedeva che non stava benissimo».
Casa-lavoro-casa, questa la vita giornaliera di Marco Locci descritta nei ricordi di chi lo conosceva meglio. Protetto dalla madre e della sorella, sempre vicine a quel ragazzo così timido, che nell’ultimo periodo invece aveva trovato la sua anima gemella in una ragazza apparentemente diversissima: allegra, sempre sorridente, discreta. Studentessa universitaria, di Marinella Pizzadili si sa pochissimo: viveva in un appartamento in via san Mauro in compagnia dell’anziano zio, in giro si faceva vedere poco o nulla. Ma i vicini ricordano una ragazza «deliziosa, gentile, a modo. Mai avuto problemi con lei».
Poi l’incontro con Marco, avvenuto non si sa dove né quando, con quel ragazzo «che io non ho mai visto particolarmente sorridente», sottolinea un suo stretto parente: «Ma era sempre molto educato, pacato. Che tragedia». Un uomo educato e pacato che però, a quanto pare, negli ultimi mesi aveva confidato più volte ai colleghi l’intenzione di suicidarsi. Colpa, forse, di recenti difficoltà nel lavoro e anche nel rapporto con Marilena Pizzadili. Il timore è che la loro morte dipenda proprio da questi problemi.
Da Oliena a Bosa, una lunga scia di sangue (20 gennaio 2016)
(…) Nello stesso anno a Cagliari una coppia di fidanzati, Marco Locci e Marilena Pizzadili, precipitarono con l’auto nella scarpata di Capo Sant’Elia. All’inizio si pensò a una tragica fatalità, ma poi venne fuori che dietro quella sciagura non si nascondeva una disgrazia, ma un omicidio-suicidio. Locci aveva fatto scivolare l’auto sulla scogliera perché voleva punire con la morte il tradimento della fidanzata e porre così fine all’angoscia. (…)