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Maria Aparecida Venancio De Sousa, 60 anni, prostituta. Uccisa a sprangate da un cliente con cui aveva avuto una relazione

Arezzo , 26 Agosto 2020


Titoli & Articoli

Uccisa con più botte in testa, il delitto nella notte di domenica
Il laccio possibile concausa. Le prime indiscrezioni dell’autopsia sulla morte di Maria Aparecida
Arrivano le prime indiscrezioni sull’autopsia effettuata questo pomeriggio all’ospedale della Gruccia sul corpo di Maria Aparecida Venancio de Sousa, la escort uccisa nel suo appartamento di via Andrea della Robbia. Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, il responso confermerebbe che la donna è stata ammazzata con più colpi in testa. Da chiarire invece se il laccio intorno al collo possa essere una concausa della morte ma solo successivi accertamenti potranno essere esaustivi a questo proposito.
Fondamentale era anche sapere approssimativamente l’orario del delitto. Sempre secondo le prime indiscrezioni, la morte di Maria dovrebbe essere avvenuta nella prime ore della notte tra domenica e lunedì, indicativamente fra l’una e le tre. L’orario del delitto è importante anche in relazione all’alibi dell’ex marito, partito per il mare nella prima mattinata di lunedì. L’esito dell’autopsia coprirebbe l’alibi parzialmente, anche se questo nulla al momento può far ipotizzare eventuali coinvolgimenti dell’uomo o di altre persone.


Delitto di Maria, i clienti sotto il torchio della mobile
Non tutti gli alibi delle persone sentite sono ugualmente solidi ma ancora non non c’è un sospettato preciso. La posizione del marito separato
AL QUARTO GIORNO la Mobile comincia a tirare le reti del delitto di Santa Maria. Nel senso che sfilano in questura, oppure vengono sentiti a domicilio, quelli che, secondo i tabulati telefonici di Maria Venancio De Sousa, la vittima, sono stati gli ultimi a contattarla per cellulare (ne sono stati sequestrati quattro, fra privati e di «lavoro»). Clienti di una che riceveva per appuntamento nel pied-a-terre in cui è stata ritrovata assassinata, con tre colpi in testa e un laccio intorno alla gola che la legava al letto? Possibilissimo, ma quel che conta soprattutto è che chi l’ha vista, o aveva in programma di vederla, fra la domenica e il lunedì in cui l’omicidio è stato scoperto, dica perchè e anche dov’era. Fornisca un alibi, insomma, per dimostrare che non c’entra. Quello appunto che chi viene sentito dalla Mobile sta cominciando a fare. Il guaio è che non tutti gli alibi sono solidi alla stessa maniera. E quelli che non possono provare che erano lontani da Santa Maria nell’orario che i medici legali fissano per il delitto, tra la mezzanotte della domenica e la mattina del lunedì (ma il cuore della notte, fino alle tre, è il lasso di tempo più probabile) finiscono ovviamente nell’elenco dei potenziali sospettabili. Significa ancora poco, perchè chiunque può non avere una conferma esterma dei propri movimenti ma allo stesso tempo non essere un assassino, eppure è una prima, necessaria scrematura, che prelude, se va bene, a stringere il cerchio intorno al vero protagonista dell’omicidio.
L’IMPRESSIONE, comunque, è che non ci sia ancora una pista decisiva. Tanti piccoli indizi, tanti dettagli da mettere a fuoco, ma manca la scintilla che accende il fuoco delle indagini. Mica facili, del resto: si tratta di individuare un volto nella folla, senza nome e senza contorni precisi, specie adesso che il marito separato sembra fuori dall’elenco dei sospetti. La polizia lo ha già sentito per la seconda volta, ma non paiono essere emersi elementi di svolta. L’alibi, che lo copre solo parzialmente, regge: lui, coetaneo di Maria, piccolino, napoletano di origine, era andato al mare (Marina di Grosseto) all’alba di lunedì, con il pullman di linea. Lo conferma l’amica che era con lui, lo confermano anche altri testimoni. E i rapporti con la moglie erano rimasti buoni anche dopo la fine del matrimonio, tanto che secondo le indagini era proprio il marito che dava una mano per le inserzioni e quant’altro serviva al «mestiere».
RESTANO i dati di fatto dell’ultimo giorno in cui Maria era sicuramente viva, la domenica. La cena al ristorante, in compagnia, il ritorno nel pied-a-terre. Poi il vuoto, fino a quando lunedì pomeriggio il marito e i vicini non danno l’allarme ai vigili del fuoco che forzano la porta e scoprono il cadavere nudo dalla cintola in giù della donna. C’è nella rete della Mobile colui che l’ha ammazzata? Ci vuole ancora tempo e pazienza per capirlo.

“E’ l’assassino di Maria”: in carcere giovane, le prime ammissioni
E’ un casentinese di 37 anni, è già in carcere. Avrebbe ucciso con una sbarra di ferro. Era l’ultimo ad aver contattato al telefono la brasiliana
E’ stato fermato dalla squadra mobile di Arezzo il presunto assassino di Maria Aparecida Venancio de Sousa, la 60enne brasiliana trovata morta nel suo appartamento di via Della Robbia e, secondo l’autopsia, deceduta tra mezzanotte e le 3 del 26 agosto scorso. Un delitto maturato nell’ambiente della prostituzione, dove un cliente si è trasformato in assassino.
L’arrestato è un 37enne, residente in Casentino. Il fermo con l’accusa di omicidio volontario è avvenuto in questura dopo un lungo interrogatorio del pm Chiara Pistolesi, titolare dell’inchiesta. Il 37enne era stato portato in questura stamani dove poi è stato interrogato per tutto il pomeriggio dal pm, che in serata ha firmato il decreto di arresto. Il giovane avrebbe fatto alcune ammissioni alla polizia, corroborando in questo modo la tesi accusatoria degli inquirenti. L’arma del delitto è stata indicata in una sbarra di ferro, ma i particolari saranno svelati compiutamente in una conferenza stampa covocata in questura per domattina alle 11. Gli investigatori sarebbero risaliti all’uomo considerato autore del delitto esaminando i nominativi ottenuti dai tabulati dei quattro cellulari usati dalla vittima: sarebbe stato l’ultimo cliente della prostituta. I titolari delle utenze sono stati ascoltati dai poliziotti e alla fine l’assassino è stato incastrato.


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