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Maddalena Marta Pavesi, 83 anni, mamma. Uccisa a colpi di fucile dal marito

Carpi (Modena), 22 Agosto 2016

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“Sta male” e spara alla moglie ammalata
La donna era affetta da Alzheimer. Pierino, 85 anni, non ha retto allo stress. Disperato ha chiamato la figlia al telefono. Arma sequestrata, lui arrestato
Una unione durata quasi 65 anni, ma messa duramente alla prova dalla malattia. E’ questo il quadro della tragedia di questa mattina a Carpi, nel Modenese, dove un anziano ha ucciso la moglie a colpi di pistola. La vittima si chiamava Maddalena Pavesi, aveva 83 anni, e da tempo soffriva di demenza senile e Alzheimer. A fare fuoco il marito Pierino Corradini, 85 anni. E’ stato arrestato dalla polizia.
«Vieni, tua madre non sta bene». Riagganciata la cornetta del telefono la figlia è corsa a casa dei suoi genitori in via Belgrado dove ha scoperto la tragedia: suo padre aveva ucciso sua madre con tre colpi di pistola. Dietro a questo omicidio però non vi sono motivi oscuri, ma c’è semplicemente la disperazione dovuta alla grave malattia di cui soffriva la donna.
La coppia era assieme da quasi 65 anni; una vita tranquilla vissuta serenemente per tirare su tre figli, due femmine e un maschio. Poi negli ultimi anni è arrivata la demenza senile della donna con complicazioni sempre più preoccupanti legate all’insorgere anche dell’Alzheimer. La vittima si chiamava Maddalena Pavesi (per gli amici Marta), aveva 83 anni. A fare fuoco il marito Pierino Corradini, 85 anni, volontario dell’Avis (l’Associazione dei donatori di sangue). La figlia chiamata in quell’appartamento modesto ha subito capito che era accaduta una tragedia e non ha avuto il coraggio di entrare nella stanza dove c’era l’anziana madre. Figlia e padre hanno così dialogato per qualche istante, lei in una stanza, lui nell’altra assieme alla sua vittima. Così a quel punto la figlia ha chiamato il 113.
Pochi istanti dopo una pattuglia della la Volante Polizia di Stato era sul posto. Agli occhi degli agenti si è presentata una scena terribile: la donna senza vita in una pozza di sangue. L’esasperazione per la malattia che peggiorava e il rapporto sempre più difficile tra la donna e l’anziano, avrebbero spinto Pierino Corradini a premere il grilletto dell’arma regolarmente detenuta, assieme a un fucile, entrambi posti sotto sequestro dalla Polizia di Stato. Quindi parrebbe da escludere la premeditazione anche se resta l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla parentela. Tutto si è consumato ieri mattina verso le 11.30. Nel quartiere posto a fianco della via Bollitora a quell’ora regnava una calma assoluta, poi i tre colpi di pistola hanno fatto precipitare tutti nell’angoscia.
L’arrivo della pattuglia della polizia ha poi fatto capire ai residenti, molti dei quali si erano riuniti nell’area cortiliva del palazzo, che qualcosa di molto grave ara accaduto. In successione dopo sono arrivati gli agenti della Polizia Scientifica, due addette della Medicina Legale e infine i necrofori che hanno prelevato la salma. Nell’appartamento la Polizia ha analizzato ogni singola traccia lasciata dall’uomo per poi chiudere l’alloggio ponendolo sotto sequestro per indagini giudiziarie. L’anziano che ha ucciso la moglie è stato portato in Commissariato dove è stato interrogato dagli agenti. Secondo quanto appreso l’uomo è apparso frastornato e fragile, un “nonno” che probabilmente non si rendeva nemmeno conto di quanto era accaduto.
Una affermazione però ha colpito gli inquirenti e cioè quella relativa agli attimi dopo l’uxoricidio: «Se non foste arrivati subito – ha detto Corradini ai poliziotti – mi sarei puntato quella pistola addosso e l’avrei fatta finita». In commissariato sono poi state sentite anche le figlie Franca e Patrizia (il figlio maschio infatti era in ferie: il suo rientro è atteso per queste ore). Agli agenti le due donne hanno spiegato che nulla nel “menage” dei genitori poteva far intuire una situazione di tale sconforto. L’uxoricida viene descritto come un uomo lucido: l’arma, tanto per fare un esempio, non solo era regolarmente detenuta, ma addirittura perfettamente conservata in maniera sicura. Ma l’anziano era evidentemente molto provato dalla malattia della compagna. L’anziano è rimasto in Commissariato a Carpi fino a ieri sera, poi è stato trasferito in Carcere a Sant’Anna. Nel tardo pomeriggio una delle figlie ha portato al genitore alcuni beni di conforto.
La famiglia dell’uomo è a dir poco sconvolta da questo episodio. Le due figlie e il figlio, infatti, non hanno mai fatto mancare il sostegno agli anziani genitori. «Venivano a trovare Pierino e sua moglie – dice un vicino – tutti i giorni, anche più volte. Evidentemente per l’anziano la situazione si è aggravata all’improvviso e sono mancati i segnali per poter prevedere un epilogo di questo tipo». Al momento non è ancora noto il nome del legale che difenderà Pierino Corradini dall’accusa di omicidio volontario aggravato, ma è certo che il legale che sarà designato punterà la sua difesa sulla situazione familiare esasperata dalla malattia della donna. Alzheimer e demenza senile sono infatti malattie che, secondo una definizione dei medici, “tolgono la dignità ai malati”. Per chi deve assistere persone afflitte da simili patologie c’è il rischio insomma di cadere in depressione e compiere gesti irrazionali.

 

La confessione dell’85enne: “Non ce la facevo più”
Ex facchino alla stazione ferroviaria di Carpi, volontario all’Avis dove si prodigava per dare panini e succhi di frutta ai donatori di sangue, giocatore di bocce e di biliardo alla polisportiva Dorando Pietri. Fino all’istante in cui ha puntato la pistola contro la moglie malata, Pierino Corradini ha vissuto nella più assoluta normalità. La sua potrebbe essere la vita di tantissimi anziani carpigiani: una vita modesta, fatta di duro lavoro e di riposo a casa con la moglie, i tre figli sistemati con le loro famiglie. In casa una pistola e un fucile, forse da caccia, entrambi regolarmente detenuti.
Nel palazzo in via Belgrado 1, in bocciofila e nel bar Atene vicino casa, tutti sapevano che la moglie si era ammalata. Ma Corradini ne parlava raramente, non si lamentava mai di quanto gli pesasse stare vicino a Maddalena che da anni soffriva sia di demenza senile che di Alzheimer. Lo vedevano portare a casa la spesa, le medicine, buttare la spazzatura nel cassonetto, mentre la moglie usciva di rado. Solo con una vicina di casa, Luisa Mammi, titolare del bar Atene, Corradini si è lasciato andare ad una confidenza. Domenica mattina l’anziano era seduto sulla panchina di fianco alla porta di ingresso del palazzo. Appariva stanco, lo sguardo perso nel vuoto.
«Mi ha detto ‘adesso mi vedrai spesso Luisa, non posso più guidare la macchina perchè non sto bene e così ho preferito darla a mia figlia» racconta la vicina di casa. Corradini guidava una vecchia utilitaria che teneva sempre lucida e parcheggiata sotto il palazzo. «E ho un pensiero con mia moglie – ha proseguito rabbuiandosi in volto – ha una malattia e quando succede qualcosa è sempre colpa mia».
Né i figli né i vicini di casa o gli amici dellabocciofila l’avrebbero mai immaginato capace di prendere una pistola e sparare alla moglie. Lui che amava vestirsi di tutto punto, con la giacca, la cravatta e una coppola di feltro sulla testa, era sempre cordiale e gentile con tutti. Apriva la porta alle signore del palazzo, chiedeva se avessero bisogno di aiuto.
Ma la disperazione che covava era nascosta ma enorme, tanto da schiacciargli il cuore. Probabilmente ad aggravare la sua condizione hanno pesato anche alcuni problemi di salute che l’avevano colpito di recente, forse legati al cuore. Ma nelle ultime settimane aveva ricominciato a uscire, si vedeva spesso in polisportiva. Ieri mattina la rabbia, il dolore, la frustrazione, hanno preso il sopravvento sulla sua lucidità e, come ha detto lui stesso alla polizia, se non fossero venuti ad arrestarlo avrebbe girato l’arma contro sé stesso.

 


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