Madalina Palade, 27 anni, prostituta. Massacrata a bottigliate da un cliente
Cene (Bergamo), 9 Marzo 2014
Titoli & Articoli
Madalina: quella vita spezzata nel bosco a soli 27 anni (Bergamo News – 11 marzo 2014)
Madalina Palade, rumena, 27 anni lavorava in un locale notturno dove avrebbe conosciuto il suo assassino: Isaia Schena, camionista, 37 anni di Cene. Il carnefice è stato operato in ospedale ed ora è in stato di fermo.
Il mese scorso aveva compiuto 27 anni Madalina Palade, la ragazza rumena che è stata uccisa lunedì sera con un’arma (una bottiglia?) da Isaia Schena in un casolare sul monte Bue a Cene. Ventisette anni e il sogno di una vita felice. Lavorava in un locale notturno dove probabilmente ha conosciuto il suo carnefice, il camionista 37enne di Cene che lunedì sera l’ha portata nel suo casolare in mezzo al bosco, in una strada privata laterale a via Zeno Capitanio. Ancora sconosciuto il movente. Che cosa abbia spinto Schena – già condannato a tre anni per una violenza contro una prostituta – a colpire con violenza l’arma sul corpo della giovane Madalina? E’ la domanda alla quale i carabinieri di Clusone coordinati dal pubblico ministero Fabrizio Gaverini e dal procuratore Capo Francesco Dettori stanno cercando di dare risposta, vagliando diversi elementi raccolti lunedì sera a Cene. Schena, trasportato la notte scorsa in ospedale, ha subito un intervento chirurgico e ora si trova in stato di fermo con l’accusa di omicidio.
Omicidio di Cene: «Ti aspetto qui» Violenta lite, Madalina colpita in testa (L’Eco di Bergamo – 12 marzo 2014)
Alle 22 di domenica sera una donna che vive a pochi metri dalla baracca di Isaia Schena aveva visto il camionista trentasettenne camminare verso l’imbocco della stradina a fondo chiuso sul monte Bue. Era al telefono e diceva: «Ti sto aspettando qui, raggiungimi».
Alle 22 di domenica sera una donna che vive a pochi metri dalla baracca di Isaia Schena aveva visto il camionista trentasettenne camminare verso l’imbocco della stradina a fondo chiuso sul monte Bue. Era al telefono e diceva: «Ti sto aspettando qui, raggiungimi». Quasi certamente stava parlando con Madalina Palade, detta «Dolce Maddy», la romena di 27 anni che avrebbe poi ammazzato, al culmine di una violentissima lite, proprio nel prefabbricato che aveva in uso e dove spesso si recava per accudire alcuni animali da cortile, soprattutto polli e cani.
E dove, soltanto quasi ventiquattr’ore più tardi, alle 20 di lunedì, il corpo senza vita di Maddy sarebbe poi stato ritrovato, per caso, dopo che un altro residente della zona aveva chiamato la sorella di Isaia, che vive nell’Isola, perché l’auto del camionista, un’Audi A3 station wagon nera, era posteggiata, ormai appunto dalla sera precedente, proprio davanti al cancello dell’area verde che ospita la baracca, ostruendo il passaggio all’auto del vicino. Al prefabbricato – due metri e mezzo per quattro, del tutto simile a quelli usati come uffici nei cantieri edili – era poi arrivato un fratello dell’ex fidanzata di Schena, che vive nelle vicinanze. Lui e il vicino di casa, armati di torcia elettrica, hanno spalancato la porta della baracca. «Abbiamo visto subito la ragazza sul letto, era tutta insanguinata e non si capiva nemmeno dove fosse la testa», spiegava ieri pomeriggio il vicino, ancora scosso.
«Stavolta l’ha combinata grossa», ha aggiunto il fratello dell’ex fidanzata. Già nel luglio scorso, sempre nello stesso casolare, Schena aveva infatti aggredito una prostituta romena che era però riuscita a scappare. Lunedì sera Madalina era invece supina sul letto, morta già da diverse ore e circondata da coperte e trapunte in disordine. Immediato, a quel punto, l’allarme ai carabinieri.
La prima a giungere sul posto è stata una pattuglia di militari della stazione di Fiorano, assieme all’automedica del 118. L’area viene sequestrata. La ventisettenne, che ha in tasca il passaporto, presenta ecchimosi in varie parti del corpo, le più serie – e probabilmente mortali, anche se la conferma arriverà solo dall’autopsia che oggi il pubblico ministero Fabrizio Gaverini dovrebbe disporre – alla testa.
Soltanto dopo le 22,30, all’arrivo della Scientifica dei carabinieri e dello stesso sostituto procuratore, si nota che spunta un piede da quelle trapunte ammassate. È quello di Schena: «È ancora vivo!», si sente gridare dall’interno della baracca. A quel punto ritorna in via Zeno Capitanio il 118: il trentasettenne, seminudo, è in stato di semi incoscienza e presenta alcune ferite d’arma da taglio all’addome.
Trasferito al Papa Giovanni di Bergamo, viene operato nella notte: i medici gli riducono l’emorragia interna. Viene poi piantonato (la prognosi resta riservata, ma non c’è il pericolo di morte) dai carabinieri per tutta la giornata di ieri, quando il sostituto procuratore dispone il fermo nei suoi confronti con la pesante accusa di omicidio volontario. Omicidio che risalirebbe dunque alla notte tra domenica e lunedì, quasi 24 ore prima del ritrovamento della giovane uccisa e, accanto, del suo assassino (essendo trascorsa la flagranza non si è infatti proceduto all’arresto immediato). Ma cos’è successo nel casolare sul monte Bue? È quello che stanno cercando di capire i carabinieri di Clusone e di Bergamo. A un centinaio di metri dallo svincolo lungo via Capitanio verso la stradina a fondo chiuso che termina proprio alla baracca di Schena è stata ritrovata, posteggiata sul lato destro della strada, l’auto di Madalina: un’Opel Corsa nera con i vetri oscurati, un vistoso adesivo a scacchi rosa sul cofano e la targa romena, che si vedeva spesso nei pressi di alcuni locali notturni della valle che la giovane frequentava.
La presenza della vettura era stata segnalata ai carabinieri, lunedì pomeriggio, da un residente della zona che si era insospettito. Secondo gli inquirenti – anche se tutta la ricostruzione è ancora ipotetica – Isaia e Madalina avevano un appuntamento, ma il camionista – che vive con la madre settantacinquenne Anna in via Toti e che lavora all’«Autogas Orobica» – aveva l’Audi danneggiata, probabilmente a seguito di un incidente stradale. La fiancata destra dell’auto presenta una lunga strisciata – come per un impatto con un guardrail – mentre entrambe le gomme di destra sono danneggiate: i due cerchioni sono stati ritrovati attorno all’auto, a fianco della quale c’era pure un cric.
Probabilmente Schena, dopo l’incidente, ha tentato di cambiare le gomme con altre che aveva proprio al casolare, ma ha poi deciso di farsi venire a prendere da Madalina, cambiando all’ultimo i programmi. La ragazza, inesperta di una zona così impervia, deve aver sbagliato strada e, lasciata l’auto, avrebbe raggiunto a piedi la baracca seguendo le indicazioni telefoniche di Isaia. Ma poi cos’è accaduto? Perché hanno litigato? Con cosa Schena ha colpito Maddy?
Nella baracca sono stati sequestrati due coltelli, uno impugnato da Isaia e l’altro trovato a terra. Ma la romena non è stata accoltellata. Nel disordine generale c’erano anche cocci di bottiglia e altri vetri, tra cui quelli di una finestra rotta probabilmente con una testata. I carabinieri ritengono che la ragazza sia stata colpita al capo con un oggetto contundente: forse proprio una bottiglia? Lo dirà l’autopsia. I carabinieri hanno sequestrato diversi oggetti trovati nel casolare. Uccisa la giovane, Isaia dev’essere uscito dalla baracca appoggiandosi alla parete accanto alla porta – dove sono state trovate tre sue tracce di sangue – ma poi deve aver deciso di rientrarvi, tentando a quel punto il suicidio. Forse il trentasettenne era sotto l’effetto di droga, visto che faceva uso di cocaina: droga di cui, però, non è stata trovata traccia nella baracca. Anche Maddy aveva assunto droga? E perché i due hanno litigato? Non si erano concordati sul pagamento di un’eventuale prestazione sessuale? Oppure Schena ha avuto un raptus, come già accaduto lo scorso luglio, nello stesso posto, a un’altra romena che però se l’era cavata?
(di Fabio Conti)