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Luisa Zardo, 87 anni, pensionata, mamma. Uccisa dal marito con un colpo di pistola

Fai della Paganella (Trento), 9 Gennaio 2019


Titoli & Articoli

Sergio e Lucia, l’uno per l’altra: «Lei soffriva e lui era preoccupato» (Corriere del Veneto – 10 gennaio 2019)
Vivevano l’uno per l’altra, Sergio Cini e Luisa Zardo. E da quando lei si era aggravata, il marito aveva tentato in ogni modo di alleviare la sua sofferenza, anche grazie al supporto dei medici e degli infermieri dell’Azienda di servizi alla persona San Giovanni di Mezzolombardo, da cui Luisa era stata dimessa il 2 gennaio, quando aveva chiesto di poter tornare a casa. Un desiderio che era più forte della malattia e della sofferenza e che il marito aveva sempre assecondato.
Il ricovero. Già altre due volte ricoverata in casa di riposo, prima a Mezzacorona e poi a Mezzolombardo, per essere poi dimessa. Una prassi insolita, che i medici avevano ritenuto di seguire alla luce dei miglioramenti che c’erano stati, per venire incontro alla volontà della paziente. A dicembre, poi, era tornata nella struttura per un «ricovero di sollievo», doveva essere dimessa a fine mese, ma lei e il marito avevano insistito per anticipare. Forse avevano già deciso di andarsene insieme e volevano farlo nella loro casa. Nella struttura di Mezzolombardo tutti li ricordano come una coppia affiatata che ha sempre lottato per vivere una vita normale, malgrado la malattia e le difficoltà dell’età.
«Persone gentili». Per questo la notizia della loro morte lascia tutti sgomenti. Erano due persone gentili e cordiali con tutti dicono in paese. Capitava di vederli passeggiare in centro. Ultimamente però usciva solo lui, per sbrigare le incombenze quotidiane. Era spesso di fretta. Non aveva il tempo di fermarsi a chiacchierare, come in passato, perché doveva assistere la moglie. Nell’ultimo periodo sembrava preoccupato e più cupo del solito raccontano al bar Valarda. «Li conoscevo poco, non frequentavano i gruppi del paese. Però non mi sarei mai aspettato una cosa simile», dice il gestore del bar.
L’ultimo giro in piazza. In piazza lo avevano visto per l’ultima volta due giorni fa. «Era venuto a comprare delle cose, come faceva sempre. Sono rimasta sconvolta quando ho saputo la notizia. Erano due bravissime persone che si sono amate fino alla fine», ricorda l’edicolante. Quello stesso giorno poi era andato a fare la spesa. «Ci siamo salutati e gli avevo chiesto come stava. Poche parole di cortesia come sempre», racconta il cassiere del Conad. Oltre ai commercianti li conoscevano in pochi. «Ero stata da loro qualche giorno fa, gli avevo riportato un paio di pantaloni che mi avevano chiesto di accorciare— racconta una vicina — Avevo notato che lei stava molto male, faceva fatica a parlare. Si vedeva che stava soffrendo molto e che lui era preoccupato e stanco».
L’amico Giuliano. L’unico legame della coppia era quello con Giuliano Romeri, che spesso dava loro una mano, e con la famiglia Rizzoli, una coppia di amici di vecchia data. Si erano conosciuti a Bolzano, dove Sergio Cini si erano trasferito per il suo lavoro di assicuratore. Le due famiglie avevano costruito un legame profondo, che li aveva portati a decidere di comprare casa insieme a Fai. I Cini si erano trasferiti al piano superiore, i Rizzoli sotto. Loro però l’hanno sempre usata come casa per le vacanze. «Ci conoscevamo da sempre — dice un parente della famiglia Rizzoli — Siamo addolorati e increduli per quanto è successo. Per noi è un momento molto difficile»

 

Stesi a terra abbracciati e morti, il terribile dramma di Sergio e Luisa (il Gazzettino – 10 gennaio 2019)
Chi ieri mattina li ha trovati stesi a terra, senza vita e abbracciati al secondo piano della loro villetta a Fai della Paganella, un piccolo comune in provincia di Trento, aveva suonato al campanello dei veneziani Sergio Cini e Luisa Zardo con animo sereno. Sempre lui, un conoscente che ogni tanto faceva dei lavoretti a casa della coppia di anziani, racconterà ai carabinieri della compagnia di Cles, di averli sentiti martedì, sul tardo pomeriggio e di aver ricevuto un invito a passare a casa loro, a Fai, in via Cortalta. Mai però si sarebbe immaginato che quell’invito fosse l’ultimo, disperato, capitolo di una tragedia della solitudine.
TUTTO PIANIFICATO INSIEME
Perché Sergio Cini, 85 anni, e sua moglie Luisa Zardo (87), nati a Venezia ma da tempo lontani da San Marco, sono morti in quella che da metà anni Novanta era diventata casa loro: una villetta nel centro di Fai della Paganella, con vista sulla vallata. Il finale, se lo sono scritti da soli, nel silenzio. Il motivo l’hanno invece messo nero su bianco in un biglietto fatto trovare a fianco dei corpi senza vita. «Abbiamo deciso insieme», recitava la breve lettera con cui salutavano gli amici e le persone che avevano a cuore. Mentre l’ultimo e unico desiderio espresso era quello di essere cremati.
DUE COLPI
La dinamica, fredda, raccolta dai militari agli ordini del maggiore Nunzio Stanco, racconta di due colpi sparati dall’uomo nella serata di martedì. Il primo diretto alla moglie, malata da tempo, e l’altro per sé. Per chiudere così una vita diventata insopportabile a causa dello stato di salute della donna, colpita da una difficoltà a camminare che l’aveva portata a passare alcune settimane in una casa di riposo a Mezzolombardo, sempre in provincia di Trento. Una condizione tale da costringere l’anziano marito, un passato da assicuratore, a badare a se stesso e alla moglie. Fino a quando le forze l’hanno retto e finché anche la donna, di due anni più grande di lui, aveva considerato quella una vita degna di essere vissuta.
Così, tornata nei giorni scorsi dalla casa di riposo diventata per lei una sorta di seconda abitazione, i due hanno messo in patto quanto avevano deciso, chissà da quanto tempo. Hanno scritto la lettera, avvisato il loro conoscente di passare l’indomani a trovarli e hanno deciso di morire assieme, prima lei e poi lui, con due colpi di un revolver di piccolo calibro, sulla cui provenienza stanno indagando i carabinieri di Cles dal momento che Sergio Cini non aveva mai denunciato l’acquisto e il possesso di nessun tipo di arma.
UNA VITA IN TRENTINO
Veneziani di nascita, Sergio e Luisa, si erano trasferiti a Bolzano poco dopo la nascita della loro unica figlia Sonia, cinquantanovenne, residente con il marito a Padova e avvertita nel tardo pomeriggio di ieri dal luogotenente Giancarlo merli, comandante della stazione dei carabinieri di Prato della Valle. A Bolzano la coppia aveva anche una casa di proprietà, lasciata però a metà degli anni Novanta quando – ormai in pensione e nonostante i consigli degli amici che li invitavano a rimanere a Bolzano per usufruire dei servizi sociali di una città – avevano deciso di trasferirsi a vivere a Fai della Paganella, nella villetta che avevano comprato e in cui sono stati trovati senza vita ieri mattina.
IL RICORDO
I due erano una coppia che si lasciava andare a poche confidenze , ma che ai vicini non nascondevano le difficoltà con cui erano costretti a convivere ogni giorno. «Li avevo conosciuti negli anni scorsi – ricordava ieri il sindaco di Fai della Paganella, Gabriele Tonidandel – Erano persone schive, ma quando ci incontravamo scambiavamo volentieri delle battute, anche perché la loro casa non è poi così tanto distante dal Comune. A Fai erano arrivati da Bolzano. Erano già in pensione quando hanno deciso di vivere qui: sapevo delle difficoltà di salute che avevano colpito la signora Luisa. Si vedeva la sofferenza di Sergio». Parla di «ottimi rapporti come vicini» anche un uomo residente nella zona. «Volevo salutarli questa mattina(ieri, ndr), ma quando sono arrivato – racconta alla Rai – c’erano già i carabinieri».
Al’interno della villetta, Sergio e Luisa erano a terra, senza vita. Abbracciati. 

«È stata una scelta d’amore, va rispettata» (il Mattino di Padova – 12 gennaio 2019)
Parla la figlia di Sergio e Luisa Cini. «Della pistola non sapevo nulla». L’ultimo desiderio: le loro ceneri nel mare del Lido
«È stata una scelta d’amore che come tale va rispettata. Un epilogo drammatico che noi certamente avremmo voluto diverso, ma è stata l’estrema volontà dei miei genitori, una decisione presa insieme, segno della loro unione». Sonia Cini non ha dubbi: la tragica scomparsa dei genitori Sergio e Luisa Zardo va rispettata.
l’ultimo abbraccio. Una morte a cui i suoi genitori sono andati incontro insieme, stretti nell’ultimo abbraccio. La presenza della pistola che l’anziano ha puntato contro la moglie e ha poi rivolto verso se stesso resta un mistero per la figlia cinquantanovenne della coppia. Il padre non ha mai manifestato interesse o passione per le armi: «È evidente che se la sia procurata per essere certo che la loro scelta fosse irrevocabile. Non ne sapevamo nulla, altrimenti sarei andata di persona a toglierla dalle sue mani. Più di questo al momento non so, le indagini sono in corso» afferma. È provata Sonia, ma con grande dignità e amore ricorda i genitori e sottolinea l’affetto ricevuto dall’intera comunità di Fai della Paganella, dove in questi giorni è arrivata per gestire la situazione e dove i genitori vivevano da anni in quella che da seconda casa era diventata la loro abitazione principale.
la solidarietà. «Tutti, dal primo all’ultimo hanno dimostrato per i miei genitori una stima immensa e verso di noi un senso di protezione e supporto prezioso. Ci hanno difesi e sostenuti in modo commovente. Mamma e papà erano molto benvoluti», la gratitudine traspare da ogni sua parola. Sergio e Luisa hanno sempre cercato di farcela da soli. Nonostante i forti problemi di salute della moglie, che ha affrontato lunghi periodi di ricovero, l’uomo l’ha aiutata in ogni modo. Negli ultimi mesi hanno rifiutato i pasti e l’aiuto domestico che ricevevano dal Comune.
la determinazione «Due anni fa sono stata da loro sette mesi» racconta la figlia. «Ma erano orgogliosi. Vivendo a Padova con mio marito e mia suocera anziana li vedevo poco, ma loro ci hanno sempre fatto sembrare che tutto andasse bene. La situazione si è fatta sempre più pesante, ma loro volevano rigorosamente essere capaci di cavarsela. Quando le difficoltà sono diventate insormontabili hanno capito che quella vita non era più sostenibile e hanno deciso di andarsene con la dignità che li ha sempre contraddistinti».
la scelta. Le loro ceneri saranno accolte dalle onde del mare che accarezza l’isola del Lido. La loro isola. L’isola dove erano nati e dove era nato il loro amore. Questa l’ultima volontà di Sergio Cini e Luisa Zardo. Lo hanno lasciato scritto nella lettera che è stata trovata accanto ai due corpi privi di vita.


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