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Lucia Moragi, 78 anni, pensionata. Uccisa a martellate dal marito

Pioltello (Milano), 5 Maggio 2014


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Omicidio a Pioltello: forse il cadavere in casa da due giorni (Milano Today – 5 maggio 2014)
I carabinieri hanno precisato che i coniugi – lui e’ in ospedale dopo essersi a sua volta colpito alla testa -, sono stati trovati lunedì pomeriggio dopo la telefonata dei vicini ai vigili del fuoco
Forse una crisi depressiva. E un gesto che non risponde più alla razionalità. Non è ancora chiaro cosa possa esserci dietro all’omicidio di Lucia Moragi, 78 anni, probabilmente uccisa a martellate dal marito, Mario Zorzolo, l’altro giorno a Pioltello, in via Lombardia.
I carabinieri hanno precisato che i coniugi – lui e’ in ospedale dopo essersi a sua volta colpito alla testa -, sono stati trovati lunedì pomeriggio dopo la telefonata dei vicini ai vigili del fuoco. Erano preoccupati perche’ non li vedevano da alcuni giorni. Secondo i primi accertamenti, il cadavere potrebbe essere rimasto in casa un paio di giorni.  L’uomo è stato trovato in stato di semi-incoscienza sul divano, con una ferita lacero contusa alla testa. La donna era sul letto.  I due vivevano soli ed erano in pensione.

Uccide la moglie con il martello: quella casa chiusa da dieci anni segnalata all’Asl dai condomini (il Giorno – 6 maggio 2014)
Nessuno sa di preciso perché Lucia Moragi e Mario Zorzolo in pochi minuti si siano trasformati da moglie e marito in vittima e carnefice in una storia senza lieto fine. Quello che si sa è che lei era malata da tempo e non usciva di casa da quasi dieci anni e che lui, invece, cercava di accudirla, con scarso successo, facendosi strada ogni giorno tra solitudine e desolazione. Il giorno dopo l’orrore, a Pioltello c’è spazio solo per qualche tentativo di analisi e per provare a ipotizzare cosa si è nascosto per dieci anni dietro la porta di quella casa sempre chiusa.
«Oltre allo sgomento, naturale, c’è il fatto che il loro caso, fino a quando sono stato io responsabile dei servizi sociali non aveva suscitato particolare allarme – dice Saimon Gaiotto, fino a cinque mesi fa assessore ai Servizi sociali e oggi candidato sindaco – per questo forse il fatto è ancora più significativo. A quanto so, la coppia, non era in carico ai servizi, ma esisteva su di loro una segnalazione all’Asl fatta dai vicini che si lamentavano del cattivo odore che arrivava dalla loro abitazione». Per cercare di capire qualcosa di più sulle vite dei due anziani occorre chiedere ai pensionati che passano il pomeriggio nel parchetto antistante la casa di via Lombardia.
Lo stesso dove Mario trascorreva parte delle sue giornate vuote: «Mi raccomando – dice Aldo Villani, seduto a un tavolino – non scrivete niente di male su di lui. Era una brava persona. Forse un po’ solo, un po’ più sfortunato di altri. Noi qui siamo tutti amici, ma nessuno si era mai accorto di quanto fosse arrivato al limite. Forse se gli avessimo dato più retta invece di isolarlo perché era un po’ strano magari le cose sarebbero andate in un altro modo».
Ma anche per chi lo vedeva tutti i giorni il silenzio di Mario sembrava impenetrabile: «Ogni pomeriggio scendeva qui da noi – dice Angelo Romanoni, uno dei più attivi del gruppo che ogni giorno si ritrova al parco per giocare a carte, a bocce e a scambiare qualche parola – Mario veniva qui e si sedeva sulle panchine. Guardava ma lui non giocava mai. Il martedì e il giovedì andava al centro diurno a giocare a tombola e poi tornava a casa. In silenzio, così come era venuto».
E quando lasciava il parchetto Mario Zorzolo tornava nella casa in cui viveva con la moglie, invalida da tempo, chiusa sempre dietro quelle quattro mura. Una casa che i vicini descrivono come «un disastro: non aprivano mai, c’era dentro di tutto». «Si vedeva che non riuscivano più a stare dietro alle loro cose», precisa Tommaso Gualdoni. E altri: «Lui usciva tutti i giorni per fare la spesa e diceva che di sua moglie poteva occuparsi lui da solo, ma era una bugia bella e buona. E infatti si è visto».Italo Set ricorda il vecchio lavoro di Mario, «faceva il fioraio davanti alla Scala, portava orchidee alle dive», mentre Donato Tapia ricorda che cinque mesi fa i pompieri «erano entrati in casa perché Lucia era caduta e Mario non riusciva a sollevarla».
Per tutti lo sconcerto di fronte all’uxoricidio è stato unanime. Nonostante le difficoltà rappresentate da chi conosceva la coppia, nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe neanche lontanamente immaginato che Mario e Lucia sarebbero andati ad allungare la lista delle coppie rodate che fanno finire nel sangue la loro vita insieme.

 


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