Lilia Patranel, 41 anni, mamma. Uccisa dal marito con 85 coltellate dopo anni di violenze
Spinea (Venezia), 23 Settembre 2022
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Il racconto di un’amica di Lilia Patranel, la 41enne uccisa nei giorni scorsi a Spinea, nel Veneziano, dal compagno Alexanandru Ianosi Andreeva Dimitrova: “Non è stato un raptus. In quella casa era la regola”.
“Una volta era arrivato a dirle: Ti faccio a pezzi e ti spedisco in valigia a tua madre in Moldavia”. A parlare è una amica di Lilia Patranel, la 41enne uccisa nei giorni scorsi a Spinea, nel Veneziano, dal compagno Alexanandru Ianosi Andreeva Dimitrova, 35 anni, nella loro casa nonostante fosse presente anche il loro figlio di soli 4 anni. Come riporta Il Gazzettino, la donna ha raccontato il rapporto tra la vittima e il suo aggressore. Era stata proprio lei a convincere Lilia a sporgere denuncia contro il 35enne al culmine dell’ennesima minaccia. “Lo sapevano tutti che quell’uomo era un violento, sapevano tutti che sarebbe finita così”, ha aggiunto. Secondo l’amica di Lilia, “non è stato un raptus, non è stata una lite occasionale. In quella casa era la regola”. Il rapporto tra i due non era mai stato idilliaco, pare che l’uomo avesse iniziato a essere violento nel 2016. Poi, nel 2018, con la nascita del bambino, le cose erano peggiorate. “Aveva fatto allontanare le altre due figlie di Lilia – ha continuato la donna – la più grande, 17 anni, è andata a vivere in un comune vicino, perché non sopportava più il clima pesante e i continui maltrattamenti. La ragazza aveva anche cercato di portare con sé la madre, ma non c’era stato verso”.
Ad agosto Lilia aveva sporto denuncia, prima di ritirarla. “Ad agosto l’aveva mandata all’ospedale: schiaffi, calci, pugni. Una vera e propria aggressione. D’accordo, lei aveva rimesso la querela, ma possibile che non sia stato possibile comunque allontanare di casa quell’uomo? C’erano le dichiarazioni, c’erano le ferite. Era finita in pronto soccorso”, ha detto ancora l’amica della vittima. La quale ha concluso: “Lilia era una donna buona, una bella persona, un’ottima amica. Chiedete in giro: vi diranno solo cose buone di lei. Sono tutti sconvolti, tutti mi chiedono com’è possibile che la nostra Lilia non ci sia più. E invece è proprio così. E la colpa è anche di chi non ha voluto vedere quello che era sotto il naso di tutti noi”.
L’uomo, dopo essere stato fermato, si è chiuso nel silenzio più assoluto, avvalendosi della facoltà di non rispondere. È stato trasferito nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia. Era stato lui a chiamare le forze dell’ordine dopo aver massacrato il corpo della 40enne moldava con una lama. Al figlio piccolo, presente in casa al momento del delitto, aveva detto che “la mamma è caduta”.Lilia uccisa dal compagno: «Un urlo tremendo. Continuo a sentire quei rantoli nella testa». La testimonianza choc della vicina (Il Gazzettino – 25 settembre 2022)
SPINEA – «Un urlo, poi quei rantoli. È stato orribile, non riesco a togliermi quei rumori dalla testa. Erano gli ultimi attimi di vita di Lilia». C’è qualcuno, in quel condominio di via Mantegna 4 a Spinea, che quella notte ha sentito distintamente che stava accadendo qualcosa in quell’appartamento al primo piano. R.B. è la vicina che per prima ha dato l’allarme: «Non volevo intervenire, non volevo entrare in questa bolgia di testimonianze, ma ho letto sui giornali che c’è stata una lunga lite. Non è così: non c’è stata un’escalation, non c’è stato un litigio. Quelle urla sono scoppiate dal nulla». Continuo a chiedermi se avrei potuto salvarla. Dover continuare ad andare avanti, adesso, è necessario ma è estremamente faticoso. Sapere che non abbiamo potuto fare nulla è straziante». Non erano amici, solo rapporto di buon vicinato. R.B. non sapeva del rapporto burrascoso e violento tra Lilia e Alexandru. «Io li avevo visti anche qualche giorno fa, insieme con il bimbo che giocava, spesso erano qui sotto. So che avevano avuto dei problemi ma non immaginavo che fossero a un punto tale. Anche perché ripeto, non la conoscevo granché, se non saluti cordiali tra vicini». Questo nonostante in passato fosse successo che Alexandru, in particolare, avesse avuto a che ridire con qualche condomino per le sue abitudini poco da buon vicinato, come alzare la musica (o la voce) anche a tarda ora. «Sì è successo un paio di volte – conferma R.B. – l’ultima volta era tardi e la musica era alta, io ero scesa e avevo detto che se non avessero smesso avrei chiamato i carabinieri. Mi aveva aperto lei e mi aveva chiesto scusa. Avevano abbassato e non era mai più successo. Nemmeno a capodanno».
Femminicidio Spinea, la 40enne Lilia travolta dalla furia del compagno: uccisa in due minuti con 85 coltellate (Prima Venezia – 31 gennaio 2023)
Svenuto dopo l’omicidio, ha chiamato i Carabinieri il giorno dopo. Quando i militari dell’Arma sono entrati in casa l’hanno trovato insieme al figlio di 4 anni…
Si pensa possa essere durata un paio di minuti la furia improvvisa del marito di Lilia Patranjel, Alexandru Ianosi Andreeva Domitrova, lo scorso 23 settembre. Due soli minuti. Pochissimo, per chiunque, un’eternità per la vittima che in quel lasso di tempo è stata raggiunta da 85 coltellate. 85 fendenti che quasi hanno tranciato di netto un braccio della donna che diceva di amare.
Femminicidio Spinea, la 40enne Lilia travolta dalla furia del compagno. Un resoconto inquietante quello che arriva ormai a mesi da quella tragedia che ha sconvolto la comunità di Spinea a non solo. L’uomo, il marito, è in carcere. Una settimana dopo il delitto aveva tentato di togliersi la vita infilandosi il manico di una scopa nell’occhio. Ora, però, sembra stia lentamente riacquistando lucidità. E questo significa anche il rendersi conto di quanto abbia fatto in quel momento di furia improvvisa.
Ianosi fu arrestato, lo ricordiamo, il giorno dopo l’omicidio. Dopo l’aggressione letale ai danni della moglie era svenuto. E solo il giorno successivo fu in grado di telefonare ai Carabinieri per riferire l’accaduto. Quando i militari dell’Arma arrivarono a casa lo trovarono insieme al figlio di quattro anni. Un precedente di violenza in famiglia c’era stato: nel mese di agosto la moglie aveva sporto denuncia dopo esser stata in Pronto soccorso per medicare alcune ferite riportate al culmine di un litigio proprio con il marito. Ma poi, convinta dalle suppliche dell’uomo, aveva ritirato l’atto facendosi promettere che non sarebbe più accaduto nulla di simile. Ma le cose non erano cambiate. E proprio per questo motivo la compagna aveva deciso di lasciarlo. Potrebbe essere questo il motivo che avrebbe innescato la furia di Ianosi. L’idea di perderla, insomma. Cosa che poi è avvenuta ma nel più tragico dei modi. Per mano sua…