Joy Omoragbon, 48 anni, lavoratrice saltuaria, mamma e nonna. Uccisa a coltellate dal compagno
Cologno al Serio (Bergamo), 28 Marzo 2024
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A Cologno l’addio a Joy: “Tornerà in Nigeria, dai suoi tre figli e dalla nipotina” (Bergmo News – 6 aprile 2024)
Era madre Joy Omoragbon, la 49enne nigeriana uccisa lo scorso 28 marzo con sei coltellate dal compagno Aimiose Osarumwense, suo connazionale. Era madre e nonna. Il parroco, don Giuseppe Navoni, parlando ai funerali celebrati sabato mattina (6 aprile) manda un ideale abbraccio alla comunità nigeriana. Ai parenti di Joy: ai pochi che abitano in provincia di Bergamo e a quelli arrivati apposta a Cologno al Serio per portarle un ultimo saluto. E, appunto, ai suoi figli: Kennedy, Osarol e Sandra. E alla sua nipotina. Che hanno seguito parte della cerimonia funebre sui social grazie ai video dei parenti. “Vorremmo tanto portarla in Nigeria da loro”, dice un nipote, visibilmente commosso sul sagrato della parrocchiale. Straziante il dolore di una zia: “Joy, cosa è capitato”, ripete in lacrime davanti alla bara della donna.
Al dolore dei parenti si è unita l’amministrazione di Cologno al Serio con il sindaco Chiara Drago, che ha proclamato lutto cittadino. “Si può morire così? Per mano della persona a cui si vuole bene e nella casa simbolo del percorso fatto insieme? Sì, si può – ha ammonito il parroco durante l’omelia -. C’è un ‘io’ violento nel cuore di ognuno di noi, dobbiamo sotterrarlo”.
Joy Omoragbon, tumulata nel cimitero di Cologno al Serio, è stata ferita a morte dal compagno afflitto da problemi psichici. L’aveva già minacciata con un coltello e aggredita una decina di anni fa. Lui fu sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio (Tso), ma la denuncia finì archiviata. Nel mezzo, anni all’apparenza tranquilli, come raccontano i vicini di casa della coppia, che abitava in una palazzina di via Donizetti, pieno centro storico del paese. Le loro non erano vite semplici, ma non li avevano mai sentiti litigare.
Lui era seguito da un centro psico-sociale (Cps), ma qualche mese fa aveva smesso di assumere i farmaci che gli erano stati prescritti e aveva perso il posto di lavoro. Joy aveva capito che i disturbi psichici del compagno stavano prepotentemente riemergendo e lei stessa lo aveva accompagnato in un Cps della zona. Quarantotto ore dopo, si è consumata la tragedia. (di Fabio Viganò)
Joy, uccisa a coltellate dal compagno. L’uomo non era capace di intendere e volere al momento del delitto (il Giorno – 26 settembre 2024)
Lo ha stabilito il perito nominato dal gip. Il 45enne Aimiose Osarumwense, che ha ammazzato la donna nella loro casa dopo una lite a Cologno al Serio, potrebbe anche essere assolto perché non imputabile
Aveva ucciso a coltellate la sua compagna Joy Omoragbon, 49 anni, nigeriana: l’omicidio il 28 marzo. L’autore il compagno della vittima, Aimiose Osarumwense, 45 anni: l’imputato al momento dei fatti non era capace di intendere e volere. Lo ha stabilito lo psichiatra Massimo Biza, il perito nominato dal giudice delle indagini preliminari in sede di incidente probatorio. Per l’uomo, che si trova nella Rems di Castiglione delle Stiviere, è stato disposto il giudizio immediato. Nell’udienza di oggi in Corte d’assise (presidente Ingrascì, a latere la collega Mazza) il pubblico ministero ha chiesto un’integrazione della perizia, affidata sempre al dottor Biza, per valutare la pericolosità sociale dell’imputato. Nel caso venga confermata l’incapacità, Osarumwense verrebbe assolto perché non imputabile.
Joy Omoragbon venne uccisa nel monolocaledi via Donizetti a Cologno, dove da anni viveva con Aimiose. Quel giorno i due avevano litigato e l’uomo aveva afferrato un coltello e l’aveva colpita più volte al torace. Nel 2013 l’imputato era stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio per via di un’altra aggressione alla compagna. In quell’occasione erano emersi i suoi disturbi psichici e gli erano stati prescritti dei farmaci. Finché il 45enne si è attenuto alle disposizioni dei medici, la sua situazione è migliorata. Ma nel dicembre 2023 l’imputato aveva perso il lavoro e aveva iniziato a mostrare nuovamente comportamenti strani, che avevano causato degli attriti con la compagna. In un paio di occasioni erano intervenute le forze dell’ordine, ma la donna non aveva voluto sporgere denuncia. La situazione è degenerata il giorno dell’omicidio.