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Hagere Kilani, 4 anni. Rapita, violentata e uccisa a coltellate

Imperia, 18 Agosto 2000

Aveva solo 4 anni


Titoli & Articoli

Hegere, 5 anni, massacrata dal pedofilo rumeno

Hegere, 5 anni, massacrata
dal pedofilo rumeno

Caccia all’omicida. Era clandestino, gia arrestato e colpito
da un ordine di espulsione. Viveva con un infermiere italiano

IMPERIA – Hegere Kilani, 5 anni, tunisina, scomparsa ieri pomeriggio davanti alla casa della sua famiglia a Imperia,  E’ stata uccisa. Il corpicino, straziato da diverse coltellate è stato trovato in un appartamento di vico Parrasio nel centro storico della città ligure. Nella casa, ospite di un infermiere italiano, abitava Vasile Donciu, un immigrato clandestino rumeno di 20 anni che nell’imperiese aveva fatto il barista, ma anche dei furti. La polizia lo sta cercando. Quasi sicuramente è lui l’assassino. Il questore di Imperia, nella conferenza stampa di questa notte, ha detto sconsolato: “Questo giovane rumeno era già stato fermato e arrestato per furto aggravato e proposto per l’estradizione. Purtroppo, come tanti altri, era rimasto in Italia”.

Hegere, figlia di un muratore tunisino da dieci anni regolarmente in Italia con la sua famiglia (la piccola aveva tre fratellini e la madre è casalinga) è stata ammazzata durante un tentativo di violenza carnale. Oggi, la famigliola tunisina sarebbe dovuta partire per le vacanze, tornare per qualche settimana a Madir, il paese d’origine dei Kilani. Era una bambina vivacissima, molto curiosa e fiduciosa. In giro la conoscevano tutti. Il quartiere fa parte della città vecchia (Porto Maurizio), si trova in posizione sopraelevata: vicoli stretti, piazzette chiuse al traffico, case dai colori pastello una a fianco all’altra, molte affittate ai turisti per la stagione estiva. Uno scenario tipico di qualsiasi centro abitato della riviera ligure. Vico a piazza Parrasio erano così diventati una specie di cortile per i gochi di Hegere e di tanti altri bambini.

Donciu aveva “puntato” la piccola per tutta la mattina, aveva chiesto addirittura informazioni su di lei e sulla sua famiglia ad alcune persone. “Tunisina? I tunisini sono gente ricca” aveva detto a Alessandra C., una giornalista di Milano, in vacanza a Imperia con il suo bambino: “Mi ha fatto un sacco di domande su quella piccina e sul mio Giacomo – racconta Alessandra C. disperata – pensava che i due fossero fratellini. Poi ha capito che la bambina era tunisina e ha detto quella frase. Io avevo fretta di dar da mangiare a Giacomo e sono andata via. Se avessi solo pensato, avrei portato con me anche la piccola”.

La madre di Hegere urla disperata il suo dolore. La bambina è stata letteralmente rapita, portata via dal romeno mentre giocava davanti a casa con la sua bicicletta poco prima di pranzo: “Ho sentito un grido, sono scesa in strada. Quel bastardo l’ha portata via con una scusa e le tappava la bocca per impedirle di gridare, perchè io non la sentissi”. L’uomo, in qualche modo aveva convinto Hegere a seguirlo in bici, poi l’ha afferrata e trascinata in casa. L’omicidio (7/8 coltellate) dovrebbe essere avvenuto nel primissimo pomeriggio, subito dopo la scomparsa.

A trovare il corpo della bambina è stato Salvatore Greco, l’infermiere di 45 anni che, da qualche mese ospitava in casa sua Vasile Donciu. Il cadavere della piccola, completamente nudo, era per terra, nella stanza del rumeno. Nell’appartamento c’era la bicicletta. Pare che fra Greco e il rumeno ci fosse un rapporto gay. Qualche mese fa, l’infermiere aveva incontrato Donciu a Sanremo e aveva deciso di ospitarlo nell’appartamento di Imperia.

Le ricerche di Donciu sono proseguite per tutta la notte. Senza risultati. Il giovane rumeno potrebe essere fuggito in Francia: il confine è a poche decine di chilometri e si raggiunge facilmente in treno. Polizia e carabinieri hanno interrogato i conoscenti dello straniero e gli abitanti della zona dove vivono, a poche decine di metri di distanza fra loro, la famiglia Kilani e il presunto assassino. Anche la gendarmeria francese si sta dando da fare, soprattutto nella zona di Nizza dove c’è una folta comunità di extracomunitari. Per ora, nessuna traccia.

Intanto è stato deciso che i funerali della piccola Hagere si svolgeranno a Tunisi, probabilmente all’inizio della prossima settimana, quando saranno ultimate le formalità giuridiche di rito.

«Avevo sentito le urla della mia bambina»

Imperia, ricercato il rumeno ventenne Vasile Donciu

«Avevo sentito le urla della mia bambina»

La piccola Hagere, 5 anni, uccisa a coltellate
La madre: ho pregato di aprire quella casa

IMPERIA — E’ stata ritrovata morta Hagere Kilani, la bambina tunisina di cinque anni scomparsa a Imperia. Era in un appartamento non lontano da casa sua: l’abitazione di un ragazzo romeno adesso sospettato di avere ucciso la bambina. La piccola Hagere è stata uccisa con sette, forse otto coltellate.

LA DENUNCIA DELLA MADRE – «Ho pregato che aprissero quelle case. Da lì io avevo sentito l’urlo di mia figlia. Ho pregato che guardassero là dentro. Ma la polizia mi ha risposto che non c’erano i proprietari e che senza il loro permesso non potevano farlo». La mamma della piccola Hagere è sconvolta dal dolore e dalla rabbia. Attorno a lei e al marito ci sono gli amici della comunità tunisina.
«Quando ho visto che la mia bimba non tornava l’ho chiamata – racconta tra le lacrime la donna -, poi sono scesa a cercarla e proprio lì ho sentito come un grido soffocato, come se qualcuno le avesse tappato la bocca con una mano». «Ho chiesto che aprissero quelle porte, ma la polizia non ha voluto farlo». «Forse – dice scuotendo la testa il padre di Hagere – se avessero cercato li l’avrebbero salvata». Hagere era una dei quattro figli della coppia Kilani. Uno dei tre maschietti è nato da poco.

LA RICOSTRUZIONE – Un turista milanese tornato dalla spiaggia, alle 13.30 di venerdì, è stato l’ultimo a vedere la piccola Hagere. «Andava sulla sua biciclettina – racconta – con lei c’era una coppia con un altro bambino, anche lui in bici, procedevano insieme». La mamma del compagno di giochi della bimba in seguito ha raccontato che quel romeno, con una vasta bruciatura su un braccio, si era rivolto a lei e le aveva chiesto, indicando Hagere: «Di che nazionalità è quella bambina?». Poi la coppia e il loro bambino erano tornati a casa e, probabilmente, Hagere è rimasta sola in piazzetta. Sono, dunque, le 13.30 quando qualcuno vede per l’ultima volta la piccina. Secondo la ricostruzione di chi ha sentito le prime urla della madre, Leila Gassouma ha cominciato a chiamare la figlia alle 13.50.

CACCIA ALL’UOMO – Gli inquirenti sono convinti che Hagere Kilane sia stata quasi certamente vittima del raptus omicida del romeno. Che ha 20 anni, si chiama Vasile Donciu, è nato a Bucarest, è arrivato nella città ligure due mesi fa, è senza permesso di soggiorno e adesso è introvabile. Viene ricercato in Italia e anche in Francia, in particolare nella zona di Nizza, dove esiste una folta comunità romena. Sebbene clandestino, dopo la scarcerazione Donciu era rimasto in Italia ed era ospitato nell’appartamento di Agostino Greco. Il romeno viene descritto da alcuni abitanti della zona che lo avevano notato come una persona strana. Qualcuno dice di averlo visto piangere per strada, sembra per un lutto familiare.

IL RITROVAMENTO – Il delitto
 è stato scoperto da Salvatore Greco, 45 anni, infermiere affittuario della casa in cui la bambina è stata trovata.

 

Imperia si stringe attorno alla famiglia della piccola Hagere Kilani a 19 anni dalla scomparsa
È un ricordo vivo nei cuori degli imperiesi, il volto della piccola Hagere Kilani, 4 anni, uccisa 19 anni al Parasio da Vasile Donciu, il giovane rumeno condannato a 25 anni di carcere per il suo omicidio. In molti hanno risposto, questo pomeriggio, all’appello lanciato nei giorni scorsi dalla famiglia di Hagere, da papà Abdel e dal fratello maggiore Cais.
Residenti, rappresentanti delle forze dell’ordine e il presidente della Provincia Abbo hanno ricordato insieme alla famiglia, a Don Gianluigi Peirano e al presidente del Circolo Parasio Giacomo Raineri  la piccola Hagere con un momento di raccoglimento. Un momento di silenzio e una preghiera susseguiti da un momento conviviale. Un altro anno è passato da quel maledetto 18 agosto del 2000 e anche quest’anno resta l’amaro in bocca ad Abdel che sogna di vedere suo figlio Cais cittadino italiano, un sogno che forse un giorno diventerà realtà.


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