Loading

Grazia Taruffi, 47 anni, infermiera, mamma. Uccisa a colpi di pistola dall’ex marito

Firenze, 8 Aprile 1998


Titoli & Articoli

Corriere della Sera – 8 aprile 1998

 

Uccide la figlia e la moglie: Mi voleva denunciare… (la Repubblica – 9 aprile 1998)
“Sei tu che hai arrestato mio padre? Perchè non lo hai ammazzato?”. E’ disperata e sincera l’ unica figlia superstite, quando incontra il maresciallo dei Carabinieri Vincenzo Iannicello, che vive nel suo stesso quartiere. “Perchè non l’ hai ammazzato?”, gli ripete. Iannicello è il sottufficiale che martedì sera ha convinto alla resa l’ ex infermiere Mario Biasci, 49 anni, asserragliato in un appartamento alla periferia di Firenze dopo aver ucciso la moglie Grazia Taruffi e la figlia Angelica di 28 anni. L’ altra figlia si è salvata perchè da tempo vive da sola. E ora, come avviene spesso dopo questo genere di tragedie, si dirà che quei colpi di pistola erano l’ epilogo annunciato di un calvario che si trascinava da anni. Forse anche per questo la folla, quando Biasci è uscito in manette, ha gridato “bastardo, assassino”. <
Lui è un ex infermiere, divorato da una depressione che lo trascinava in un pozzo sempre più profondo a dispetto delle cure psichiatriche e dei farmaci. La moglie, 47 anni, infermiera anche lei, era ossessionata dal marito convinto di avere dei diritti matrimoniali su di lei a dispetto della separazione. E la figlia Angelica, parrucchiera, non sopportava più le scenate e le minacce del padre.
La mamma non aveva mai voluto denunciarlo. Soltanto una volta, nel ‘ 96, dopo una tremenda scenata si era sfogata con i Carabinieri, aveva spiegato che il marito voleva avere rapporti con lei e che due anni prima aveva fatto delle avances a una figlia. Il rapporto finì in procura. Biasci fu iscritto nel registro degli indagati per violenze sessuali, ma la cosa non ebbe seguito perchè la moglie non presentò mai querela. E tuttavia per lui questa accusa rappresentò una sciabolata. “Mi hanno infamato”, ha ripetuto anche dopo la carneficina.
Martedì sera Mario Biasci si è presentato in casa della moglie con due pistole. Le ha appoggiate in bella vista sul tavolo. “Volevo solo spaventarle”, dirà poi al magistrato. Ma Angelica, esasperata, gli ha puntato il dito in faccia. “Basta, finiscila di perseguitarci o per te saranno guai”, gli ha detto. “Non ci ho visto più”, ha cercato di spiegare più tardi l’ uomo. “Ho afferrato la pistola, ho sparato contro di lei, l’ ho vista scappare e credevo di non averla neppure colpita. Mia moglie si è messa in mezzo e allora le ho scaricato addosso tutti i colpi che avevo, e quando sono finiti ho preso l’ altra pistola e ho continuato a sparare”. Angelica intanto crollava sulla porta, colpita a morte.
Quando sono arrivati i Carabinieri, Mario Biasci aveva ancora voglia di uccidere. Ha sparato dalla finestra e loro hanno risposto al fuoco. “Ho avuto paura sì, ma per fortuna è andata bene”, racconta il maresciallo Iannicello: “Gridava che voleva farla finita. Gli ho spiegato che se si fosse sparato non avrebbe potuto dire a nessuno la sua verità. Mezz’ ora ci ho parlato per tranquillizzarlo, e alla fine si è lasciato convincere. Ha alzato le mani, buttato le pistole, e quando mi sono avvicinato mi ha abbracciato piangendo. Era stravolto ma aveva ancora voglia di parlare. Ci siamo messi a sedere in cucina, lui ha preso un Tavor e lì, in mezzo al sangue, mi ha detto che la moglie gli aveva rovinato la vita, che lui non voleva ucciderle, anzi voleva suicidarsi, ma che poi gli era esploso qualcosa dentro”Non si piegavano, non lo volevano. Ora non potranno più ribellarsi. (di Franca Selvatici e Gianluca Monastra)


Link