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Giovanna Traiano, 25 anni, cassiera, mamma. Uccisa in chiesa a colpi di pistola dal marito da cui si stava separando. Il figlio prende il suo cognome e la ricorda

Foggia, 21 Febbraio 2003

 

 


Titoli & Articoli

Donna uccisa in chiesa, caccia al marito (la Repubblica – 22 febbraio 2003)
FOGGIA – Freddata, forse dall’ ex marito, con un colpo alla nuca. Un solo proiettile l’ ha centrata e l’ ha uccisa proprio mentre il figlio di sei anni stava per andarle incontro. Vani i soccorsi dei sanitari del Policlinico di Foggia, che non hanno potuto fare altro, dopo il suo ricovero, che constatarne il decesso.
La vittima si chiamava Giovanna Traiano, aveva 25 anni ed era di Foggia. Lavorava come cassiera nella salumeria di famiglia “La bottega del latte”, in una strada poco distante dallo stadio cittadino. Dopo cinque anni di matrimonio con un fornaio, da pochi mesi si era separata. Troppo violento e possessivo il marito, che usava picchiarla ripetutamente, ed anche in pubblico. Di quella unione disgraziata aveva salvato, come accade spesso in questi casi, il figlio, affidato alle sue cure.
Ieri, come ogni venerdì sera, la giovane mamma si era recata nella canonica della chiesa “Beata Maria Vergine”, dove suo figlio frequenta le lezioni di catechismo e dove lei, da un anno e mezzo, era solita passare del tempo con il gruppo dei giovani dell’ azione cattolica. Erano le 19 in punto quando, secondo la ricostruzione effettuata dalla polizia, un uomo è penetrato all’ interno della canonica, ha avvicinato la donna e ha fatto fuoco. Tre colpi di pistola, di cui uno mortale, prima di dileguarsi nel buio. Poteva andare anche peggio, considerato che nelle stanze vicine vi erano diversi bambini che dopo l’ attentato sono stati allontanati e portati in chiesa. Subito dopo l’ esplosione dei proiettili, sono stati avvisati i genitori e i famigliari dei bambini che stavano frequentando le lezioni di catechismo. In pochi minuti la chiesa è diventata un luogo da incubo, con le pattuglie delle volanti, la sirena dell’ ambulanza e un fuggi-fuggi generale.
Le prime informazioni sul delitto sono state fornite da testimoni che hanno raccontato di aver visto un uomo che si allontanava dalla canonica correndo in tutta fretta. Dalle prime deposizioni rilasciate in Questura, la vittima è stata descritta come una donna cordiale, sincera. Una brava persona, insomma. Di certo, diversa dal marito, sulle cui tracce ora sono sguinzagliati gli investigatori, i quali stanno cercando di sapere se tra i due, nell’ ultimo periodo, ci fossero stati altri litigi.
Esclusa in ogni caso l’ ipotesi che l’ omicidio sia legato alla criminalità organizzata o spicciola. Si punta piuttosto alla vita privata della vittima, nel tentativo di risalire ad eventuali altre persone che abbiano potuto commettere l’ omicidio. Anche se il principale indiziato resta l’ ex-marito. Quello consumatosi ieri nel capoluogo dauno, è il secondo omicidio dell’ anno in provincia di Foggia.

Stava attendendo il figlio che frequentava il catechismo
Portata in ospedale dopo l’aggressione, è morta poco dopo. Nella notte fermato il marito

FOGGIA – È morta poco dopo il ricovero in ospedale Giovanna Traiano, la donna di 25 anni ferita stasera nell’ agguato compiuto da uno uomo, tuttora sconosciuto, nella canonica di una chiesa a Foggia. Secondo quanto accertato dagli investigatori, è stata colpita alla nuca da un solo colpo di pistola.

Il luogo del delitto (foto AP)

Al momento dell’ agguato la donna si trovava nella canonica della chiesa Beata Maria Vergine dove stava attendendo che il figlio terminasse la lezione di catechismo. Nelle stanze vicine vi erano diversi bambini che dopo l’ attentato sono stati allontanati e portati in chiesa. Alcune persone hanno visto un uomo che si allontanava dalla canonica dopo lo sparo. La donna era separata da alcuni mesi. E’ iniziata immediata la caccia all’assalitore.

IL FERMO – Ricercato per l’ uccisione della ex moglie, compiuta ieri sera in una canonica a Foggia dinanzi a numerosi testimoni, è stato sottoposto a fermo dalla polizia Gianluca Matera, di 25 anni. Quando è stato trovato dai poliziotti, il giovane era in stato confusionale: era a bordo della sua automobile nei pressi di Candela dove era giunto – secondo gli investigatori – nella sua fuga subito dopo l’ uccisione della donna.

 


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In memoria di

La storia di Alfredo, il bambino di Foggia rimasto orfano di femminicidio: “Di mia madre ricordo il profumo e i riccioli dei capelli” (Foggia Today – 12 marzo 2019)
Giovanna Traiano fu freddata nel 2003 dal marito dal quale si stava separando, a Foggia. Alfredo aveva solo quattro anni. Domenica è stato ospite su Rai 3 del programma ‘Sopravvissute’
“Non dovevi farlo, ora ti ammazzo come ti vedo”. “Non scherzo, ti scarico il caricatore in bocca”.
Sono i messaggi scritti con la penna rossa ritrovati tra i fogli dell’agendina che Giovanna Traiano portava con sé gli ultimi giorni della sua breve vita. Morirà a soli 25 anni, freddata da un colpo di pistola alla nuca esploso dal marito che non accettava la separazione davanti alla Chiesa della Beata Vergine Maria di Foggia. Era il 21 febbraio del 2003.
Quell’agendina la stringe oggi tra le mani il suo unico figlio, Alfredo, 20 anni. Alfredo Traiano, il cognome della mamma. Una scelta che lui stesso ha fatto, schierandosi sin da subito dalla parte di Giovanna, contro l’orco che le ha rubato la vita. Alfredo, detto Dedo, è stato ospite domenica 10 marzo di ‘Sopravvissute’, il programma Rai ideato e condotto da Matilde D’Errico che va in onda la domenica, in seconda serata, sulla terza rete nazionale.
Alfredo aveva quattro anni quando ha perso la mamma. Di lei, racconta, ricorda il profumo della pelle e i riccioli dei capelli, ricorda la dolcezza di quando lo metteva a dormire e le urla di quando veniva picchiata. Oggi studia Giurisprudenza perché la sua mission è diventata aiutare le donne.
Del padre, che non nomina mai (e la cui pena ricalcolata in secondo grado a 18 anni di carcere dovrebbe essere in dirittura d’arrivo) ricorda solo la violenza e quando lo trascinava nell’aula di tribunale agganciandogli il colletto della maglia. “Vedi quella puttana di tua madre” gli disse un giorno. E’ stato cresciuto dai nonni, Alfredo. L’ultimo Natale con lei, quello del 2002, Giovanna gli ha regalato l’Angelo Serafino, un pupazzo che, spingendo un pulsante, gli canta la ninna nanna. E’ l’unica cosa che oggi gli resta di lei.

 

Violenza sulle donne, la storia di Alfredo: “Mio padre ha sparato a mia madre in chiesa” (FanPage – 25 novembre 2019)
Il 21 febbraio 2003, Gianluca Matera, fornaio di 25 anni, uccide con un colpo di pistola l’ex moglie e madre del loro figlioletto, Giovanna Traiano. Il delitto si consuma nella Chiesa della Beata Vergine di Foggia, dove Giovanna era andata a pregare con il suo gruppo parrocchiale. Alfredo, il figlioletto, aveva solo 4 anni.
Il 21 febbraio 2003, Gianluca Matera, fornaio di 25 anni, uccide con un colpo di pistola l’ex moglie e madre del loro figlioletto, Giovanna Traiano. Il delitto si consuma nella Chiesa della Beata Vergine di Foggia, dove Giovanna era andata a pregare con il suo gruppo parrocchiale. Alfredo, il figlioletto della coppia, ha solo 4 anni e viene affidato ai nonni mentre il padre va in carcere rivendicando il suo gesto.
“La legge mi definisce ‘orfano di femminicidio’- dice a Fanpage.it – ma non mi riconosco in questa definizione, dà l’idea che io sia quello che resta di quella storia. Non è così. Il proiettile che ha ucciso mia madre quel giorno ha ucciso anche me, sono una vittima di quello che è successo”.
Alfredo è cresciuto con i nonni, i suoi ‘supereroi’ che gli hanno dato amore e comprensione e oggi, studente di Legge, gira le piazze e le scuole d’Italia per far conoscere la storia di sua madre.
“Le persone non hanno bisogno di statistiche, di numeri, hanno bisogno di toccare le storie, di sentire i racconti delle persone. Giro l’Italia per far conoscere la storia di mia madre, la sua gioia di vivere e di essere madre. Voglio far conoscere il valore di mia madre, ma anche il valore di un proiettile”.
L’omicidio, racconta Alfredo, è arrivato al culmine di un periodo di violenze e persecuzioni delle quali è stato vittima durante il matrimonio e dopo la separazione. Lui non sopportava che lei fosse libera, che avesse amiche, frequentasse la chiesa, ma soprattutto, non tollerava che avesse un lavoro, quello di cassiera, che le permetteva di aver dei soldi per comprarsi quello di cui aveva bisogno. La voleva dipendente e sottomessa“.
I fatti sono avvenuti in una chiesa dove Giovanna era andata a pregare. “Non so perché sia avvenuto di lì, ma è stato terribile, perché di certo lì mia madre doveva sentirsi al sicuro. Credo che lui aspettasse solo il momento in cui l’avesse potuta avvicinare e forse tra i banchi della chiesa era il momento giusto”.
Nonostante l’assassino, un fornaio, quel giorno avesse portato con sé una pistola con matricola abrasa, nel corso del processo non gli è stata contestata la premeditazione. “È stato un errore giudiziario agli occhi di tutti. Come me lo spiego? Beh, era il 2003, non siamo molto lontani dai tempi del delitto d’onore. All’epoca si riteneva che se una donna era stata ammazzata era perché aveva fatto qualcosa. Mia madre, come ogni altra vittima, non aveva fatto nulla. Era un madre affettuosa e una persona solare e positiva”.
Oggi Alfredo ha cambiato il suo cognome con quello di sua madre, Traiano, anche in omaggio ai nonni che con amore lo hanno cresciuto. “Sono stati i miei supereroi” racconta oggi. Gli altri bambini avevano Batman o l’Uomo Ragno, per me erano loro”. “Non so cosa farò nella mia vita” dice Alfredo. “So solo che qualunque cosa sia sarà, porterò avanti la battaglia a favore delle donne. Agli uomini che si rapportano con loro in maniera malata, a quelli che hanno la mia età dico solo di ricordarsi chi lì ha partoriti. E pensare a quanto sia sacrificante la vita di una donna. Bisogna rispettarla, bisogna rispettarsi, a prescindere dal sesso”.