Ghizlan El Hadraoui, 37 anni, badante, mamma. Uccisa a coltellate e carbonizzata dall’ex marito
Modena, 6 Febbraio 2019
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Uccisa a Modena aveva denunciato l’ex (Ansa – 8 febbraio 2019)
Aveva ferito anche la figlia che stava difendendo la madre
Ghizlan El Hadraoui, la badante marocchina 37enne trovata bruciata nella sua auto mercoledì in via Cavazza a Modena, meno di un mese fa aveva denunciato in procura a Modena l’ex marito, Khalil Laamane, 49enne attualmente in stato di fermo con l’ipotesi di omicidio volontario pluriaggravato, per minacce di morte e per aver ferito con una coltellata la loro figlia adolescente mentre quest’ultima tentava di difendere la madre durante una lite. A riportare la notizia è l’edizione modenese de il Resto del Carlino.
L’avvocato Monica Rustichelli, che ha assistito la 37enne, uccisa con quattro coltellate alla schiena, confermando che a fine gennaio era appunto stata presentata la denuncia, ha commentato: “La sua vita è stata un inferno, voleva solo assicurare ai suoi figli un futuro senza violenza. Ma nessuno l’ha ascoltata”. Nel pomeriggio Khalil Laamane comparirà davanti al gip in carcere a Modena per la convalida del fermo.
Omicidio Modena, Ghizlan era stata minacciata di morte dal marito (il Resto del Carlino – 8 febbraio 2019)
L’avvocato Monica Rustichelli: “Abbiamo presentato una denuncia a gennaio”. Il marito non risponde al gip
«Aveva ricevuto minacce di morte dal marito e aveva presentato denuncia in procura neppure un mese fa: il 21 gennaio. Se i casi di violenza contro le donne avessero un canale prioritario, magari, si riuscirebbe ad intervenire in tempo». Così Monica Rustichelli, l’avvocato che da tempo segue le pratiche di separazione di Ghizlan El Hadraoui, barbaramente uccisa dal marito Khalil Laamane.
Emerge infatti una verità pesante dietro all’assassinio della giovane mamma, accoltellata alle spalle senza alcuna pietà e data alle fiamme; come se la sua vita valesse meno di zero. E la verità è proprio questa; a quanto pare: per lui, il marito – padrone, la moglie non ‘meritava’ alcun rispetto.
Chi la seguiva da tempo a livello legale parla di una donna segregata in casa, rimasta per anni nelle grinfie di un uomo che dal venerdì alla domenica era sempre completamente ubriaco e che non accettava quella donna e moglie così ‘libera e occidentale’. E, ancor meno, per motivi anche culturali ha accettato la separazione, arrivando così a premeditare e a mettere in atto l’atroce delitto. Un altro femminicidio annunciato, però, a quanto pare perchè dopo tanti anni di vessazioni e ungherie, Ghizlan aveva deciso di denunciare.
«Era stata minacciata di morte poco tempo fa – siega il legale – e aveva paura soprattutto per la figlia. Infatti Khalil aveva dato dimostrazione di violenza proprio quest’estate nei confronti della ragazzina: aveva ferito la figlia con un coltello. La sua colpa? Aver cercato di difendere la sua mamma, per l’ennesima volta vittima di un pestaggio. Lei – continua l’avvocato – mi aveva chiesto di non denunciare all’epoca, di andare avanti comunque con la separazione consensuale poichè voleva solo vivere serenamente con i bambini, per i quali andava avanti col sorriso e ai quali si dedicava completamente. Poi, dopo le minacce di morte, a gennaio, l’abbiamo convinta a sporgere querela, depositata direttamente in procura. C’erano discussioni continue, però anche di recente poichè lui non voleva pagare le spese straordinarie ai figli, di cui mai si è occupato. La somma che versava – continua il legale – era sotto i limiti di legge e la mia assistita aveva di recente perso il lavoro e stava facendo colloqui».
Aveva sopportato insomma l’impossibile la 37enne e, alla fine, aveva deciso di separarsi per evitare che la sua bambina facesse la sua ‘stessa fine’, chiusa in una gabbia di violenza. Quella di una donna schiava di un marito violento e prepotente.
«Voleva salvarla da lui – continua il legale – ed era terrorizzata tanto che, alla fine, si è convinta poco tempo fa a denunciarlo perchè aveva paura. Siamo tutti sconvolti». Ma nessuno ha fatto niente, alla fine. Anzi si, Khalil Laamane si è preso per anni la vita di quella che avrebbe dovuto essere la donna che amava e l’ha gettata via. Anzi, bruciata come una bambola di pezza».
Quando è arrivata la telefonata, mercoledì, allo studio legale inizialmente gli avvocati pensavano anzi, speravano che la denuncia della 37enne fosse stata ascoltata. Invece è arrivata la notizia di quella che a tutti gli effetti è una morte annunciata: due parole troppo spesso legate tra loro, purtroppo. «Non permetteva neppure che la bambina facesse atletica e lei, alla fine, dopo una vita di inferno, aveva detto basta. Ma era già troppo tardi». (di Valentina Reggiani)
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In memoria di
Un libro dedicato a Ghizlan, uccisa dal marito (il Resto del Carlino – 29 novembre 2023)
L’ex capo della Mobile di Modena, Salvatore Blasco, dedica il suo ultimo libro alla vittima di femminicidio Ghizlan El Hadraoui, uccisa e bruciata ignobilmente dal marito. Il testo affronta il tema delle relazioni tossiche e della ricerca della giustizia.
‘Una fra voi nel mio cuore più di tutte. Si tratta della giovane Ghizlan el Hadrauoi, donna di 38 anni accoltellata e bruciata ignobilmente da suo marito. Non è bastato a nessuno di noi aver arrestato il suo carnefice. Lei era madre di due bambini meravigliosi, i cui occhi disperati di quella sera riecheggiano nella mia mente ogni qualvolta penso a quello che avremmo potuto evitare loro se solo avessimo avuto modo di comprendere il pericolo che correva. Dedico a lei i miei pensieri più intensi”. E’ con queste parole che Salvatore Blasco, l’ex capo della squadra Mobile di Modena e Piacenza dedica il suo ultimo libero alla vittima di femminicidio. Con queste parole, infatti, termina il testo “Amore cieco – diario di un commissario di Polizia” scritto da Blasco, oggi dirigente del Reparto prevenzione crimine di Reggio Emilia.
Khalil Laamane, il marito di Ghizlan El Hadraoui – badante 37enne uccisa e ritrovata carbonizzata in via Cavazza –, è stato condannato tre anni fa a 22 anni di carcere, in primo grado con il rito abbreviato. Proprio l’allora capo della Mobile di Modena Blasco si occupò delle indagini sull’atroce delitto ed ora ha voluto dedicare alla vittima il proprio libro. Nel testo si affronta il tema delle relazioni, analizzando quelle ‘tossiche’ alla continua ricerca della giustizia. Salvatore Blasco, nel racconto di un’indagine, ha approfondito le dinamiche emozionali e le relazioni difficili che possono sfociare in violenza.