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Elisa Bravi, 31 anni, impiegata, mamma. Strangolata dal marito a mani nude

Glorie di Bagnocavallo (Ravenna), 19 Dicembre 2019


Titoli & Articoli

Ravenna, mamma di due bimbe strangolata. Arrestato il marito (la Repubblica – 19 dicembre 2019)
L’ha soffocata a mani nude mentre era nel letto, lei ha tentato di difendersi ma non ce l’ha fatta. E’ morta strangolata dal marito nella loro casa a Glorie di Bagnacavallo, una frazione nel Ravennate, Elisa Bravi, 31 anni, mamma di due figlie. L’ennesimo femminicido. Il marito, Riccardo Pondi, è stato arrestato per omicidio e ha confessato. L’accusa è stata formalizzata al termine di un lungo interrogatorio con il pm di turno, Lucrezia Ciriello.
L’uomo, 39 anni, è impegnato nel corso per entrare in servizio attivo nei Vigili del Fuoco, lei era impiegata. Dal matrimonio hanno avuto due figlie di 3 e 6 anni. Entrambe sono stati affidate ai nonni e ai servizi sociali. I due si erano trasferiti con la famiglia da circa un anno nella casa di Glorie; la coppia stava affrontando un periodo difficile ed era seguita da un consulente. Sul luogo del delitto è giunto il procuratore capo di Ravenna Alessandro Mancini. Le indagini sono dei carabinieri.
L’ha soffocata, poi ha chiamato il 118. La confessione del delitto è avvenuta durante l’interrogatorio, durato oltre 4 ore: Pondi è accusato di omicidio volontario aggravato. Il delitto è avvenuto intorno all’una di notte, al culmine di una lite. In base a quanto riferito dal marito agli inquirenti, la donna sarebbe stata soffocata a mani nude. Poi l’uomo avrebbe tentato di rianimarla e ha chiamato egli stesso carabinieri e 118. Lui ha detto di essere stato colpito durante una colluttazione con uno sgabello, tanto che aveva una ferita in testa: il sangue trovato nell’abitazione dovrebbe essere il suo. Il corpo della donna, da una prima ispezione del medico legale, presentava solo segni delle dita sul collo. La procura ha disposto l’autopsia che verrà eseguita a breve così come l’udienza di convalida davanti al gip.
Il procuratore capo: “Aggredita a letto”. La donna sarebbe stata aggredita mentre era a letto, spiega il procuratore capo Alessandro Mancini. Pondi  “si era già alzato dal letto diverse volte, in preda a una forte inquietudine”, e “ha aggredito la moglie che era a letto con lui e, con ogni probabilità, gli aveva chiesto spiegazioni” del suo nervosismo. “L’uomo – prosegue Mancini -, a quel punto, l’ha aggredita, stringendole il collo. E’ nata una collutazione tra i due, nel corso della quale il marito ha sbattuto contro uno sgabello, riportando delle ferite alla testa. La donna, però, nel frattempo era morta“. Lui avrebbe tentato di rianimarla, e senza riuscirvi avrebbe quindi chiamato 112 e 118. Si indaga per ricostruire esattamente il movente: l’uomo – spiega Mancini – “ha manifestato un certo disagio”. Al momento appare “sano di mente, ma faremo tutti gli accertamenti del caso sotto questo profilo: di sicuro doveva esserci qualche tensione tra i due”.
Il cordoglio di Ravenna: “Ennesimo femminicidio”. Il Comune di Ravenna esprime “profondo cordoglio” per la morte di Elisa Bravi “e la propria vicinanza alle due figlie della vittima dell’ennesimo femminicidio”, e in una nota sottolinea la necessità di “mantenere alta l’attenzione sul tema della violenza contro le donne, rilanciando l’appello a tutte coloro che ne sono vittime a rivolgersi ai centri antiviolenza (1522 il numero unico nazionale che si può contattare ventiquattr’ore su ventiquattro)”.

‘Dove sei? Che fai? Sei con lui?’: gli sms del femminicida alla moglie. Lei li trascriveva (FanPage – 23 dicembre 2019)
Aveva iniziato a trascrivere su un taccuino gli sms che le inviava il marito per controllarla, con tanto di data e ora. È quello che emerge nel privato della vita di coppia di Elisa Bravi, la giovane mamma di due bimbe uccisa dal marito Riccardo Pondi, nella sua stanza da letto a Bagnacavallo (Ravenna), a due passi dalle bambine che dormivano. I due erano in terapia di coppia.
“Dove sei? Cosa stai facendo? Sei con lui?”. Sono alcuni dei messaggi che Elisa Bravi, morta strangolata nella camera da letto a pochi passi dalle bambine che dormivano, trascriveva su un diario segreto. Si tratta dei messaggi che il marito, il 39enne Riccardo Pondi, reo confesso, le inviava alcune settimane prima del delitto. Diario e appunti sono ora al vaglio degli inquirenti che indagano sul femminicidio che a Bagnacavallo, tranquillo paesino a 20 minuti da Ravenna, lo scorso 19 dicembre ha calato un gelo di morte.
Secondo la confessione resa dinnanzi al pm, Pondi avrebbe commesso il delitto nel contesto di una semplice lite di coppia, ma è acclarato che i problemi tra Elisa e Riccardo si trascinavano ormai da tempo, tanto che avevano iniziato un ciclo di incontri con un terapeuta di coppia. Proprio allora, quando erano iniziato le sedute, Elisa aveva smesso di trascrivere sul suo taccuino i messaggi del marito. Forse si sentiva al sicuro, forse pensava che il ‘problema’ era finito in mani esperte che avrebbero contenuto le ossessioni e i cattivi sentimenti.
Così non è stato. Qualunque sia stato il movente, Riccardo Pondi ha stretto le mani intorno alla gola di sua moglie finché lei non ha smesso di respirare, mentre si divincolava incredula, mentre lottava per la sua vita. Hanno avuto una colluttazione, questo emerge chiaramente dalla scena del crimine. Poi il Riccardo Ponti aspirante pompiere, ha effettuato sul corpo della moglie un tentativo di rianimazione, ma era troppo tardi. Allora ha preso il telefono e ha avvertito i suoceri, le forze dell’ordine, il 118. “Elisa è morta, l’ho uccisa”, non proprio la telefonata che i genitori di Elisa si aspettavano di ricevere dal genero, a una settimana dal Natale.
Chi era vicino alla coppia racconta di non aver mai avuto sentore di problemi di coppia, sebbene alcuni segnali di isolamento, virtuale e fisico, avevano destato perplessità.
Riccardo ed Elisa avevano deciso di vendere la loro casa a Madonna dell’Arco – una villetta con giardino in una zona centrale – per trasferirsi a Bagnacavallo in una casa isolata. Sui social, come emerso dopo il delitto, quando ci si è resi conto che Elisa non aveva un’identità virtuale, sembra addirittura che lei chiedesse agli amici la rimozione delle foto che la ritraevano. Entrambi erano attenti alla privacy. “Era difficile, da fuori, capire cosa stava succedendo veramente – dice un’amica e collega a ‘Il resto del carlino’ –  Riccardo mi era sempre sembrato pacato, quasi serafico. Ogni volta che si parla di femminicidi al telegiornale tutti dicono questo dei compagni, e io ogni volta penso: ‘Ma dai, ma come è possibile’. Eppure, ora sono qui a dire lo stesso”.

Tanta commozione ai funerali di Elisa Bravi, la giovane madre uccisa a mani nude (Ravenna Today – 23 dicembre 2019)
Tanta commozione a Ravenna, in un assolato lunedì pomeriggio a due giorni da Natale, per i funerali di Elisa Bravi, la 31enne impiegata uccisa nella sua abitazione a Glorie di Bagnacavallo
Tanta commozione a Ravenna, in un assolato lunedì pomeriggio a due giorni da Natale, per i funerali di Elisa Bravi, la 31enne impiegata uccisa nella sua abitazione a Glorie di Bagnacavallo nella notte tra mercoledì e giovedì. Dopo la partenza del corteo funebre dalla camera mortuaria ravennate, tantissimi parenti e amici hanno dato l’ultimo saluto alla giovane madre nella Chiesa di San Lorenzo in Cesarea, prima della partenza per il cimitero di Massa Castello. Le offerte raccolte durante la cerimonia saranno devolute alla Casa delle donne di Ravenna e a Linea Rosa, associazione ravennate da sempre in prima fila nella lotta alla violenza sulle donne, che dopo l’omicidio aveva lanciato un appello per aiutare le vittime di violenza.
Nel frattempo, sabato si è svolto l’interrogatorio di garanzia del marito della vittima Riccardo Pondi, 39enne arrestato dai Carabinieri dopo aver confessato. L’uomo ha confermato quanto già dichiarato agli inquirenti dell’Arma subito dopo l’omicidio. Il Gip Janos Barlotti, dopo averne convalidato l’arresto per omicidio pluriaggravato eseguito dai Carabinieri in quasi flagranza di reato, ne ha disposto la custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato per via della sua incapacità di “controllare gli impulsi violenti”.
Secondo i primi accertamenti, era stato lo stesso Pondi nella notte tra martedì e mercoledì a dare l’allarme facendo accorrere nell’abitazione di via Aguta le ambulanze dei soccorsi del 118 e i Carabinieri della compagnia di Lugo, ma per la povera donna non c’è stato nulla da fare. Il marito era stato sottoposto a interrogatorio dal pm di turno, Lucrezia Ciriello: interrogato per oltre quattro ore, l’uomo aveva confessato fornendo alcuni dettagli sul delitto. Per quanto riguarda il movente, che ha portato all’assasinio della 31enne madre di due bambine, sono ancora in corso le indagini. La Procura potrebbe richiedere eventuali accertamenti sulle condizioni psichiche del 39enne.

Omicidio Bagnacavallo, l’amica di Elisa Bravi: “Era preoccupata per il marito” (il Resto del Carlino – 25 dicembre 2019)
Il racconto: “Mi aveva detto che Riccardo era particolarmente sotto stress”
Elisa se n’è andata, e al suo posto rimangono tante domande senza risposta. E prima ancora degli inquirenti, se le fanno i parenti e gli amici, increduli di fronte alla tragedia. Tra questi c’è Chiara Bernardini, che conosceva Elisa Bravida tempo.
Elisa le aveva detto come andavano le cose col marito?
«Sapevo che avevano dei problemi, erano un po’ in crisi: me lo aveva detto. Ma mai avrei pensato a una cosa simile, di questa gravità. Mai avrei pensato che potesse finire in questo modo. Credevo che si trattasse di normali discussioni che accadono all’interno delle coppie».
Sapeva che Elisa e Riccardo andavano da un terapeuta?
«No, questo no. Elisa era comunque abbastanza riservata».
Elisa le aveva confidato che il marito le controllava il cellulare?
«No, mai».
Di che tipo di problemi le aveva parlato Elisa?
«Era un po’ preoccupata, ma più che altro per Riccardo. Non credo che temesse per se stessa. Elisa era una donna molto forte, sicura di sé. Se avesse avuto il sentore di ciò che sarebbe accaduto, sono sicura che avrebbe chiesto aiuto».
Che cosa la preoccupava del marito?
«Diceva che Riccardo era particolarmente sotto stress, forse anche per via del corso da vigile del fuoco per cui andava a Bologna. Era anche dimagrito molto. Lei però pensava e sperava che la situazione potesse risolversi, tornare alla normalità».
Quando è stata l’ultima volta che ha visto Elisa?
«Circa 20 giorni fa, a una pizzata con un gruppo di amici. E mi era parsa tranquilla, come sempre. C’era anche Riccardo quella sera, e lo avevamo visto tutti notevolmente dimagrito».
Elisa e Riccardo avevano traslocato da poco a Glorie. Le era sembrata una scelta libera, da parte di lei?
«Sì, sì. Anzi, forse era più una scelta di Elisa che di Riccardo. Hanno traslocato molto velocemente, e lei era molto contenta della casa nuova. Voleva andare a vivere in campagna per le bambine, perché potessero stare all’aria aperta a giocare».
Elisa aveva da poco cambiato anche lavoro. Gliene aveva parlato?
«Sì, si trovava bene alla Consar. Mi aveva detto che non era facile conciliare l’impiego e gli impegni famigliari, ma era contenta del nuovo lavoro. E per lei comunque al primo posto restavano le sue due bambine».

 

I genitori di Elisa: “La sua vita non può valere così poco” (Corriere Romagna – 8 luglio 2021)
«Quando ho sentito la condanna a 24 anni ho chiuso gli occhi e me lo sono visto già libero, davanti al cancello di casa. Non posso pensare che la vita di mia figlia valga così poco». Antonella Mescolini è seduta accanto al marito, Gianluca Bravi, nel salotto di casa. Il sorriso di Elisa è ovunque. «Avevamo fatto un capolavoro», dicono pensando alla figlia che hanno perso ormai un anno e mezzo fa, uccisa a 31 anni appena per mano del marito, Riccardo Pondi. Non si sono mai chiusi nel lutto; sono genitori e nonni ai quali non è stato concesso di trasmettere le ansie vissute durante un processo che si è appena concluso, e che probabilmente attende almeno un altro grado di giudizio prima di una sentenza definitiva. «Si parla del fine pena mai – riflettono -. Sono cose più grandi di noi. La condanna che non finirà mai è la nostra, finché avremo la forza di respirare».
Signora Mescolini, signor Bravi, speravate in una sentenza diversa? «Doveva finire con l’ergastolo. Quali sono le attenuanti? L’aver chiamato i soccorsi quando era già morta da 20 minuti. Sì, ha confessato; doveva forse scappare? Ha donato tutto alle figlie, sarebbe comunque andato tutto a loro? Ha commesso delle cose terribili, si sarebbe potuto fermare e non l’ha fatto»
Non è stato facile affrontare il processo, immagino… «Forse la cosa più dolorosa, a parte ascoltare lunedì tutta la sequenza dell’aggressione, è stato realizzare che se Elisa non avesse reagito, se avesse subìto in silenzio senza ribellarsi, sarebbe ancora viva».
Era un altro Riccardo quello che avete conosciuto 11 anni fa? «Gli ho voluto bene come fosse un figlio (dice la madre di Elisa). Non ci è mai piaciuto, ma era la scelta di Elisa, lei era felice. Lui era un bravo ragazzo, cresciuto in maniera “inquadrata”, ma fare il marito, fare il padre, non era cosa per lui».
Si è detto durante il processo di una deriva iniziata tre mesi prima del delitto. Lei, signora, lo aveva capito… «Con lui parlavo tanto. Era dimagrito. Gli avevo detto che il corso che stava facendo per i vigili del fuoco non era alla sua portata. Ma lui ci teneva. Mentre Elisa emergeva nel suo lavoro, lui arrancava. Aveva un complesso di inferiorità. Erano in crisi, sì, lui venne da me convinto che Elisa lo stesse tradendo, provai a rassicurarlo ma disse che ero di parte. Lui era così, sempre certo di avere ragione ed evasivo verso il confronto».
Elisa invece… «Lei era cresciuta con un modello di famiglia, la nostra, che forse l’ha indotta a resistere finché ha potuto, cercando anche di proteggerlo. A volte diceva “mamma abbracciami”. Era una richiesta di aiuto. Le abbiamo detto di andarsene e tornare qui, ma lei ci credeva in quel progetto di vita».
Poi li avete visti la sera prima che fosse uccisa, il 18 dicembre. Avete sospettato qualcosa? «Quel giorno l’ho sentita diverse volte. Le ho detto “lascialo là” quando è partita per l’ospedale di Bologna per prendere Riccardo che diceva di essere stato avvelenato. Poi sono venuti qui la sera. Elisa sorrideva. Lui era come al solito, musone, un po’ stranito, ma sembrava una cosa normale data la giornata».
Signor Bravi come è stato rivederlo in tribunale? «All’inizio ho provato una gran pietà per lui, sono stato male. Ho sperato che si suicidasse, non per un piacere personale, ma perché finisse la sua pena. Poi ho sentito le falsità che ha detto durante il processo, non ho visto alcun segno di pentimento, né senso di colpa».
Avete mai pensato a una possibile seminfermità, come ipotizza la difesa? «Lui aveva degli attacchi di panico. Basta. Si vedeva che era un uomo che tratteneva la rabbia dentro. Ripensando a quella notte, quando lui ci ha chiamato dicendo “correte subito”, rivediamo nostra figlia e quello che le ha fatto. E quando vado al cimitero a trovare Elisa le dico “tranquilla, le tue bambine sono salve”».

 

 


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