Elisa Beatrice Rattazzi, 32 anni, operaia, mamma. Uccisa con sette colpi di pistola dall’ex marito che aveva già denunciato per minacce e maltrattamenti
Torino, 20 Maggio 2008
Titoli & Articoli
Guardia giurata accecato dalla gelosia uccide la moglie e ferisce l’ amante (la Repubblica – 19 maggio 2008)
Madre di due bambini, 32 anni. Beatrice Rattazzi, operaia, è la seconda vittima in tre giorni di una tragedia familiare. Suo marito, una guardia giurata da cui aveva avuto i due figli, uno di 6 e l’ altro di 7 anni, e dal quale si era separata, l’ ha ammazzata per strada a Barriera di Milano scaricandole addosso quattro colpi di pistola. Era forse accecato dalla gelosia Raffaele Cesarano, 45 anni, e quando ha visto la moglie in via Fossata, a poca distanza dalla casa che era stata loro, in compagnia di un altro uomo ha perso la testa e le ha sparato. Prima ha ucciso lei, la donna che gli sfuggiva e che non poteva che essere sua, poi ha ferito lui un operaio edile di 33 anni, Giuseppe Cardella, corso Giulio Cesare 119.
Beatrice è crollata a pochi passi dalla casa che aveva condiviso per otto anni con il marito, al numero 12 di via Fossata. “Warrior”: uno scarabocchio su un muro, che oggi sa di tragica profezia, segna il punto in cui lei è caduta sotto i colpi di Raffaele. L’ amico della donna, Giuseppe, ha tentato una fuga, terrorizzato. E’ riuscito ad attraversare la strada, fino all’ incrocio con via Lauro Rossi, ma è stato raggiunto da due colpi esplosi in rapida sequenza dalla guardia giurata: uno l’ ha preso a un braccio, l’ altro alla gamba. Anche lui è caduto. Ora è all’ ospedale, il 118 è arrivato in un lampo in via Fossata. I soccorritori l’ hanno portato al Maria Vittoria: non è grave Cardella, sopravviverà per testimoniare quei minuti di terrore, la furia dell’ uomo che lo considerava rivale, gli undici colpi di pistola sparati per lavare nel sangue e per sempre un amore forse tradito.
Cesarano, la guardia, aveva discusso con la moglie prima di aprire il fuoco: forse trovava oltraggioso, quasi una beffa, che lei, dalla quale viveva separato da qualche mese, si facesse vedere per strada con un altro a due passi dal loro nido d’ amore, dove erano cresciuti i loro due bambini. C’ è una testimone che ha visto tutto. Una lite, poi lui estrae la pistola. Mira dritto al petto: sangue, morte, onore salvo.
Ma ancora non basta, nel mirino deve finire anche quell’ uomo che aveva osato troppo. Beatrice e Raffaele non andavano d’ accordo, lei era andata via, era tornata dai genitori e aveva portato con se i bambini, come del resto aveva stabilito il giudice. La madre e il padre di Beatrice non abitano distante da lì, vivono in via Ivrea 9. In qualche modo Beatrice aveva cercato di ricostruire un assetto familiare accettabile per i due piccoli. Ma lui no, niente, ostinato: per Raffaele lei era una madre disattenta, la accusava di trascurare i suoi figli, pensava che se ne fosse andata per godersi la vita lontana da lui. Per questo aveva avviato una causa perché i piccoli venissero affidati a lui. E intanto tormentava lei, la minacciava, la seguiva, non le dava scampo. Beatrice non ne poteva più di quell’ uomo ossessionato dall’ idea della fine di un amore. E dopo l’ ultima minaccia era andata nella caserma dei carabinieri di Barriera di Milano per denunciarlo, sperando che la facesse finita. Lei aveva paura, Raffaele era fuori di testa. E poi aveva la pistola e già una volta l’ aveva estratta dalla fondina per puntarla contro di lei, per terrorizzarla.
I carabinieri non erano rimasti a guardare: avevano chiamato Raffaele e gli avevano sequestrato l’ arma. Poi, non si sa come, salterà fuori presto una spiegazione mai abbastanza plausibile, la pistola Raffaele ha potuto rinfoderarla, rispolverando il piano di usarla contro la moglie. L’ ha fatto, Raffaele. Poi è salito in auto ed è andato a costituirsi da quegli stessi carabinieri che l’ avevano disarmato. Ma non per sempre. Il magistrato è Livia Locci, lei chiarirà se la vita di Beatrice si poteva salvare.