Elisa Amato, 29 anni, veterinaria volontaria di pubblica assistenza e commessa. Sequestrata, picchiata e uccisa a colpi di pistola dall’ex fidanzato
Prato, 26 Maggio 2018
Titoli & Articoli
Omicidio-suicidio: 25enne rapisce la ex fidanzata a Prato e poi la uccide (Firenze Today – 26 maggio 2018)
I corpi sono stati trovati in un’auto parcheggiata a San Miniato, provincia di Pisa, dove il 25enne viveva
Una storia tragica iniziata ieri sera, venerdì 26 maggio, quando Federico Zini, 25 anni, ha sequestrato l’ex fidanzata, Elisa Amato di 30 anni, davanti all’abitazione di quest’ultima a Prato. I corpi dei due sono stati ritrovati questa mattina, alle 9:00 circa, in un’auto parcheggiata in provincia di Pisa, a San Minato. Secondo le prime segnalazioni l’uomo, calciatore del Tuttocuoio, società di Ponte a Egola (Pi), da San Miniato si sarebbe diretto a Prato alle tre di notte, lì avrebbe aspettato la donna per poi salire sulla macchina del padre di lei e tornare a San Miniato.
Alcuni testimoni hanno segnalato ai carabinieiri che sarebbe avvenuto un litigio in quell’orario e in quella zona; altri testimoni affermano di aver sentito due spari. I militari di Prato, arrivati sul posto, non hanno però trovato nessuno, solo l’auto abbandonata di Zini: le ricerche si sono concluse a San Miniato con il ritrovamento dei due corpi senza vita. Ancora non è chiaro quando il 25enne abbia sparato a Elisa. La pistola con la quale ha uccisio e con cui si è suicidato era in suo possesso legalmente (da qualche mese era in possesso del porto d’armi per uso sportivo).
Prato, Federico Zini sequestra e uccide la ex Elisa Amato. Le amiche di lei: «Non la lasciava mai stare» (Corriere della Sera – 27 maggio 2018)
Federico Zini, 25 anni, pisano, professione calciatore, ha ucciso l’ex fidanzata, Elisa Amato, 30 anni. Aveva accusato la famiglia della ragazza di averla convinta a non stare più con lui Federico aveva giocato anche nelle Filippine e in Mongolia
Sostengono gli amici che i problemi erano iniziati a marzo del 2017 dopo un anno di fidanzamento e sei mesi di convivenza. Federico, nonostante il parere negativo di Elisa, aveva deciso di tornare a giocare all’estero, in Mongolia. «Credo di essere tornato un buon attaccante, ma qui in Italia ho la carriera sbarrata. Voglio provare in Asia, guadagno bene, starò via solo una stagione», aveva detto alla fidanzata (che Federico Zini ha sequestrato e ucciso sabato). La promessa era stata mantenuta, ma quando era tornato ormai il rapporto con Elisa era finito. Lei glielo aveva detto chiaramente, l’amore era sparito, l’amicizia no. Lui non si era rassegnato. Aveva accusato la famiglia della ragazza, che pare non fosse contenta della relazione, di aver plagiato la sua ex fidanzata e quell’amore si era trasformato in qualcosa di oscuro, un’ossessione infinita.
Non c’era giorno che non scrivesse ad Elisa. Spesso andava a cercarla nel negozio dei abbigliamento di Firenze dove la ragazza aveva iniziato a lavorare. «Lei era troppo paziente – racconta Alice, un’amica -. Le avevo detto di tagliare ogni rapporto con l’ex, ma a lei dispiaceva, continuava a credere che Federico fosse un ragazzo buono e che alla fine quell’infatuazione sarebbe passata anche a lui. Diceva che sarebbe guarito. Elisa era una volontaria, credeva nella gente».
Ma Federico era cambiato. Sembrava essere tornato indietro nel tempo, nel periodo peggiore, il 2015, quando dopo aver accettato un ingaggio in una squadra di calcio delle Filippine era rimasto gravemente infortunato. Ginocchio destro fratturato, legamenti saltati, carriera in forse. Poi, le cure mediche italiane, e il ritorno nel Tuttocuoio (una società che si alterna in serie C e D) lo avevano fatto tornare in squadra. Però non era più il bomber di sfondamento di una volta, capace con il suo metro e ottantasei di altezza di segnare spesso di testa. Poi l’incontro con Elisa.
Ieri il negozio di abbigliamento Dixie di via Panzani, centro storico di Firenze, dove lavorava la ragazza, è stato chiuso per lutto. Nel pomeriggio sono arrivate alcune colleghe. «Siamo qui per sapere che cosa è successo – dicono -. Elisa era una ragazza straordinaria, era felice di lavorare qui a Firenze e non gli pesava il viaggio quotidiano andata a ritorno da Prato. Se c’era da aiutare qualcuno era la prima. Aveva studiato all’Università di Pisa, leggeva molto, ma diceva che tutti i lavori avevano una grande dignità».
Sui profili Facebook dei due giovani si leggono ancora post che raccontano la loro breve storia di coppia. L’ultima foto insieme è stata pubblicata l’8 giugno 2017 a Londra, dove avevano trascorso qualche giorno di vacanza. «La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte», aveva scritto Federico Zini. E ancora: «Elisa hai iniziato con il rubarmi un sorriso e hai finito per rubarmi il cuore». A lei aveva dedicato anche le parole della celebre canzone di Battiato: «Perché sei un essere speciale e io avrò cura di te…»
Elisa Amato, uccisa dall’ex fidanzato calciatore, stava per denunciare (Giornalettismo – 27 maggio 2018)
Aveva preso una calibro 9 da circa una settimana. Ha aspettato così, sotto casa, Elisa Amato, la sua ex. Ed è in quel momento che Federico Zini ha ucciso Elisa Amato. Lo spiega Bocci oggi su Repubblica: Sono le 3 di venerdì notte a Galciana, una frazione di Prato, quando Federico Zini, 25 anni, entra a sorpresa nell’auto di Elisa Amato, 30. I testimoni sentono le voci che si alzano in un litigio, poi un grido e infine tre colpi. Sono spari. Il giovane, un calciatore di serie D, esce dall’auto, fa il giro per arrivare sul lato del guidatore, dà spinte vigorose al corpo senza vita o agonizzante della ex per spostarlo sul sedile del passeggero e parte verso San Miniato, il paese in provincia di Pisa dove abita, a 50 chilometri di distanza. Qui si ferma in un parcheggio sotto il paese, in mezzo al verde accanto a un campo sportivo, e si uccide. I corpi vengono trovati ieri mattina alle 9.
I due sono stati insieme un anno. Poi la storia si è chiusa. Solo per Elisa non per Federico, che continuava ad assillare la sua ex. Lui vuole riprovarci, si presenta continuamente sotto casa di Elisa oppure fuori dal lavoro, è spesso a Prato anche la sera, per cercarla quando esce. «Non era minaccioso o violento. Non ha mai toccato Elisa con un dito ma era gelosissimo. Lei ci ha pure provato a rimettersi con lui ma era davvero troppo possessivo. Così litigavano spesso». A parlare è Ida, un’amica di tutti e due i giovani che ha incontrato Elisa proprio venerdì sera, poche ore prima che venisse uccisa. «Ci siamo viste in un bar e abbiamo fatto due chiacchiere. Lei mi ha parlato di Federico, non sapeva se fargli gli auguri per il compleanno di domani (oggi, ndr). In questo periodo era molto insistente. Io le ho proposto di denunciarlo ma solo per spaventarlo, per allontanarlo per un po’ di tempo. E lei mi ha risposto: “Effettivamente se continua così lo denuncio”». Il giovane, che era senza precedenti, aveva preso circa due mesi fa il porto d’armi sportivo.
“Pedinava mia sorella Elisa, poi l’ha uccisa”. I genitori di Federico: “Non ci sono state avvisaglie” (Tiscali Notizie – 27 maggio 2018)
La sorella della ragazza uccisa dai colpi di pistola dell’ex fidanzato che poi si è tolto la vita denuncia: “Le avvisaglie c’erano tutte”
E’ stato detto che “Federico era una persona solare e una persona tranquilla, ma non è vero”. “Le avvisaglie c’erano, eccome” sostiene Elena Amato, sorella di Elisa, la ragazza uccisa nella notte tra venerdì e sabato dai colpi di pistola dell’ex fidanzato, Federico Zini, che poi si è tolto la vita. “Federico – ha spiegato, dicendosi dispiaciuta per il dolore dei suoi genitori – era un ragazzo molto disturbato, era un ragazzo che pedinava mia sorella, che tutte le volte che si allontanava da lui andava sempre nel luogo di lavoro, la aspettava alla stazione di Prato dove lei scendeva quando tornava da lavoro o sotto casa in piena notte. Una cosa che accadeva quasi quotidianamente”.
“E’ stato più volte chiesto a mia sorella – ha proseguito – di fare una denuncia di stalking cosa che lei per amore anche nei confronti di questo ragazzo, perché gli voleva bene e non lo voleva far soffrire, non ha mai voluto fare”. “Però – ha concluso – voglio soltanto, appunto, dire che c’erano le avvisaglie, c’erano tutte, mia sorella ne era consapevole anche se forse non abbastanza e anche i genitori lo erano perché mia sorella stessa aveva chiesto espressamente a loro di aiutarlo in questa situazione per fargli accettare il fatto che questo amore non poteva andare avanti”.
“Non ci sono state avvisaglie, mio figlio era un ragazzo solare, aveva rinnovato il contratto con il Tuttocuoio, aveva prenotato le vacanze in Sardegna, tutto sembrava andare bene». Queste le parole del padre di Federico Zini, intervistato dal giornale Il Tirreno. Zini ha ucciso la ex fidanzata, Elisa Amato, e poi si è suicidato, ma i genitori non avevano avuto segnali del suo malessere. Anche la madre conferma la versione del marito: “Negli ultimi giorni era contento, gli avevano rinnovato il contratto, era stato con gli amici a festeggiare”. E anche lei ripete disperata: “Non c’era stata alcuna avvisaglia”. E sulla pistola sportiva, arma del delitto il padre dice di non esserne al corrente: “Non lo sapevamo”, afferma l’uomo.
Intanto la famiglia di Elisa avrebbe perdonato l’ex fidanzato assassino e poi suicida. Lo ha rivelato don Luca prete delle parrocchie di San Pietro e della Visitazione di Galciana che è andato a trovare la famiglia della trentenne uccisa.
Calciatore uccide la ex fidanzata, Elisa picchiata prima degli spari (la Nazione – 6 febbraio 2019)
Autopsia lumaca: il responso dopo 9 mesi. La ragazza è morta a Prato
Prima di essere uccisa a colpi di pistola Elisa è stata picchiata. E’ questo il particolare più agghiacciante che emerge dall’autopsia sul cadavere della povera Elisa Amato. Ci sono voluti nove mesi prima di sapere che cosa è successo quella maledetta notte del 26 maggio scorso. Era la notte in cui la bella Elisa, 29 anni, residente con la famiglia a Galciana, commessa in un negozio di abbigliamento nel centro di Firenze, è stata uccisa dall’ex fidanzato, Federico Zini, 25 anni, di San Miniato, che poi si è tolto la vita.
Finalmente il medico legale pisano, Marco Di Paolo, ha depositato l’autopsia disposta dalla procura pisana subito dopo l’omicidio-suicidio. Nove mesi per sapere che Elisa è stata uccisa a Prato, a Galciana, sotto casa. Secondo quanto emerso dall’esame del medico legale, l’orario della morte è collocabile intorno alle tre di notte. Stessa ora in cui alcuni residenti hanno udito distintamente il rumore di tre colpi di pistola. Sono gli spari che Federico ha inflitto alla ex. Il primo l’ha colpita sull’avambraccio destro, il secondo (quello mortale) ha perforato il polmone sinistro e cuore, il terzo il fegato. Elisa ha perso tantissimo sangue ed è morta quasi subito. Tutti i colpi sono entrati nel corpo da destra, dettaglio che conferma il fatto che Elisa fosse seduta in auto dal lato del guidatore quando Federico le ha sparato senza pietà. Ma il particolare più terribile sono i segni sul volto della ragazza.
Il viso – come emerge dalla relazione del medico legale – aveva lesioni evidenti. E due incisivi rotti. Il sospetto è che Elisa sia stata picchiata da Federico prima di essere ammazzata a colpi di pistola. Il medico legale ha sottolineato che i segni potrebbero essere compatibili con lo spostamento del corpo dal lato del passeggero dell’auto. Difficile, però, pensare che gli incisivi si possano essere rotti nello spostamento. Quando i due sono stati trovati Elisa era rannicchiata nello spazio sotto il cruscotto della macchina. E’ probabile che l’ex l’abbia messa lì per nasconderla prima di girovagare in macchina. Non è possibile sapere quanto il ragazzo abbia girato in auto con il cadavere prima di arrivare al parcheggio del campo sportivo di San Miniato dove si è sparato.
L’AUTOPSIA ha chiarito la dinamica di quella notte folle. Nessuna consolazione per i familiari che, assistiti dall’avvocato Antonio Bertei, avevano chiesto a più riprese che fine avesse fatto l’autopsia. Non per placare la sofferenza ma dare dignità al sacrificio della figlia. Adesso il fascicolo tornerà a Prato per competenza territoriale. L’unica cosa che resta da fare al pm Valentina Cosci è l’archiviazione.
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In memoria di
In questo appuntamento speciale della rubrica BL Legalità, facendo un’eccezione alla regola, vi parlerò di qualcosa che mi coinvolge da vicino, qualcosa per cui, insieme a tantissime persone, ho lottato, qualcosa in cui ho, abbiamo, creduto, qualcosa per cui ci siamo impegnati in prima persona riuscendo ad ottenere un risultato. Questa vittoria non cambierà le cose, non riporterà indietro Elisa, ma costituisce la fine di un percorso che sarebbe stata l’ulteriore morte, l’ulteriore offesa.
Non vi parlerò di cosa è accaduto quella notte, non spenderò parole sul suo assassino, sulla loro storia, sui comportamenti nel corso del rapporto, su quello che ha portato alla fine del rapporto, non parlerò delle attenzioni indesiderate, né dei comportamenti tenuti o di quello che avrebbero dovuto essere tenuti. Vi parlerò di quello che è successo poco dopo la morte di Elisa avvenuta per mano di Federico Zini. Federico Zini, dopo aver ucciso Elisa, si è tolto la vita.
Cosa è successo dopo? La famiglia dell’assassino ha deciso di fondare un’associazione contro la violenza sulle donne. Fin qui tutto potrebbe sembrare normale, ma… Questa associazione non ha un nome di fantasia, non è stata intitolata alle donne vittime di violenza.
Quando la notizia fu diffusa ci fu un vero e proprio sollevamento dovuto all’incredulità e all’indignazione. Come era possibile che un assassino venisse ricordato grazie ad un’associazione che aveva come scopo, tra l’altro, quello di evitare ciò che lui aveva fatto? Questa domanda non ha mai trovato una spiegazione.
In molti hanno detto che anche i genitori di chi ha ucciso Elisa avevano perso un figlio, che anche il loro dolore doveva essere rispettato. Nulla da obbiettare se non fosse che Elisa non ha chiesto di essere uccisa, Elisa non si è uccisa. Sembra una lieve differenza ma in realtà è abissale.
La famiglia di chi ha ucciso Elisa aveva chiesto che all’associazione avesse personalità giuridica. A questa richiesta la famiglia di Elisa si è opposta, e insieme alla famiglia si sono opposti anche esponenti politici, ma soprattutto si è opposta la comunità.
Alcuni hanno chiesto notizie, volevano capire cosa stavano firmando, cosa fosse accaduto. In molti hanno semplicemente firmato. Si è trattato di una corsa alla solidarietà che ha portato alla raccolta di c.a. 5000 firme cartacee e di c.a. 4000 firme a mezzo web. In data 03 Dicembre 2018, gli uffici legislativi della Regione Toscana, hanno ritenuto “contrario all’interesse generale al contrasto alla violenza verso le donne l’intitolazione di un fondazione all’autore dell’omicidio dell’ex compagna”. “Tale denominazione nel sollevare evidenti sentimenti di sdegno, finisce per offuscare gli scopi della fondazione e, ingenerando confusione, reca pregiudizio all’effettiva portata operativa della Fondazione”. “In conclusione la Conferenza dei servizi ritiene all’unanimità che la denominazione Fondazione Federico Zini sia connotata da un pregnante disvalore, che afferendo elemento essenziale previsto dall’articolo 16 del codice civile quale denominazione, determina un vizio dell’atto di fondazione che ne impedisce il riconoscimento giuridico.
Non avendo ottenuto la personalità giuridica la predetta Fondazione non potrà svolgere alcuna attività istituzionale. Posso solo ringraziare tutti coloro che hanno firmato e sperare che presto potremmo parlare di Elisa, di come fosse e cosa sognasse, e cosa desiderasse. Non in maniera didascalica come di solito si fa in questi casi.
La piazza di Elisa Amato: “Perché non succeda più” (La Nazione – 20 novembre 2024)
Intitolato alla vittime dei femminicidi il parcheggio dove fu trovata la ragazza. Dal 2021 è un luogo della memoria della tragedia e un monito per San Miniato.
Dal novembre dei 2021 San Miniato ha una piazza contro la violenza sulle donne. Una piazza che fu teatro di una tragedia che sconvolse il territorio e l’Italia intera. Qui, Elisa venne uccisa dall’uomo che diceva di amarla. E che dopo averle tolto la vita, ne trasportò il corpo martoriato da Prato al parcheggio del campo sportivo di San Miniato, e si uccise a sua volta. Fu un’alba bagnata dal sangue: le prime luci svelarono tutto l’orrore di quella tragedia che sconvolse due comunità e tutto lo Stivale. Quella ora è piazza Vittime dei femminicidi. E’ la piazza di Elisa. E di tutte le donne morte per mano di chi giurava di volere loro bene, e invece ne avevano delle schiave di un amore malato, nutrito di botte e di violenze psicologiche.
Elisa Amato era di Prato e aveva 30 anni, da più o meno un anno lavorava per un negozio d’abbigliamento nel centro di Firenze. Nel 2014 si era laureata all’Università di Pisa in tecniche di allevamento del cane di razza ed educazione cinofila della facoltà di Veterinaria.
Nel maggio del 2018 il corpo senza vita della giovane e del suo ex furono trovati nella piazza antistante il campo sportivo della città. Lui, sanminiatese, venne ricostruito aveva prima sparato alla 30enne pratese, poi aveva rivolto l’arma contro se stesso. La loro relazione era finita da tempo. Ma il giovane non voleva accertalo e continuava a cercala. Fino alle notte della tragedia quando spense per sempre il sorriso alla vita di Elisa. E riempì di lacrime e sgomento tutto il territorio.