Elena Seprodi, 48 anni, mamma. Uccisa a coltellate dal marito dopo anni di violenze
Casale Monferrato (Alessandria), 15 Settembre 2017
Titoli & Articoli
Alessandria, uccisa dall’ex marito a coltellate: la lite per le bollette da pagare (il Fatto Quotidiano – 15 settembre 2017)
Elena Seprodi, 48enne rumena, si era recata a casa del suo ex compagno albanese, Kujtim Hasanaj, per chiedere conti di alcuni mancati pagamenti. Poco dopo è stata trovata morta dai carabinieri di Casale Monferrato: l’uomo, arrestato, aveva ancora in mano il coltello
Uccisa dall’ex marito per gelosia e per delle bollette da pagare. E’ successo a Casale Monferrato, provincia di Alessandria, dove Elena Seprodi, 48 anni, viveva con il figlio di 24 anni. Venerdì pomeriggio si recata a casa del suo ex compagno albanese, Kujtim Hasanaj, per chiedere conto di alcuni mancati pagamenti. Poco dopo è stata trovata morta dai carabinieri all’interno dell’appartamento: l’uomo, arrestato, aveva ancora in mano il coltello.
A scatenare il litigio, secondo una prima ricostruzione, è stata quindi una questione di soldi, unita alla gelosia di Hasanaj per una presunta nuova relazione della sua ex moglie. Le urla della vittima sono state sentite nella vicina sede della Protezione civile, dove si stava svolgendo un corso di aggiornamento per vigili urbani. I presenti hanno provato a intervenire il prima possibile, ma è stato comunque troppo tardi. Quando i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento, Elena Seprodi era già morta, accoltellata dal marito che è stato subito fermato e portato in caserma.
La casa è stato posto sotto sequestro dopo i rilievi della scientifica. L’uomo, al termine di un lungo interrogatorio, è stato condotto nel carcere di Vercelli. “Non facciamo ancora abbastanza, soprattutto nell’accompagnamento a una cultura del rispetto fra i sessi”, ha commentato l’assessore alle Pari opportunità della Regione Piemonte, Monica Cerutti. “Troppo spesso il rapporto fra uomo e donna non viene considerato e vissuto come equilibrato e paritario – ha aggiunto la parlamentare Pd di Casale, Cristina Bargero – lavorare su questo porterà sicuramente i risultati migliori”.
Quell’appello postato su Facebook dalla donna uccisa dal marito: “No alla violenza contro le donne” (La Stampa – 17 settembre 2017)
Il delitto a Casale Monferrato: la città scende in strada per ricordare lei e le altre vittime
Se fosse ancora viva, Elena Seprodi, questa sera, alla fiaccolata per opporsi alle crudeltà commesse nei confronti delle donne, parteciperebbe. Invece, la manifestazione è stata organizzata in sua memoria, per ribadire il messaggio che anche Elena aveva postato sul suo profilo di Facebook: «No alla violenza contro le donne». Lei è stata vittima di un gesto di violenza senza ritorno, uccisa dal marito Kujtim.
Ma, probabilmente, altri gesti e atteggiamenti estremi li aveva già subiti. La sua fotografia, con l’ammonimento antiviolenza che fa da cornice, l’aveva postata già a novembre scorso. A osservarla adesso, viene da pensare che già allora era vittima di insulti volgari, di minacce cattive, di mani pesanti. Era questo il comportamento di Kujtim Hasanj che non sopportava più tanto da volersi separare da lui? Erano questi atteggiamenti che andava a denunciare, pur senza esporre il proprio caso personale, alle iniziative promosse a Casale? Alcune donne de «L’Albero di Valentina» ricordano la sua presenza assidua, forse l’unica ribellione che ha avuto il coraggio di opporre. «L’Albero di Valentina» è l’associazione intitolata al nome di una giovane casalese che aveva subito una gravissima violenza di gruppo e, non vedendo per troppo tempo nessun pentimento da parte dei suoi aggressori pur individuati e processati, si era tolta la vita, sopraffatta dal peso di quel dolore intimo.
Ieri mattina, le donne e gli uomini de «L’Albero di Valentina», sconvolti dall’ennesimo caso di femminicidio, hanno organizzato, d’impulso e in breve tempo, una fiaccolata nel ricordo di Elena Seprodi. Si farà questa sera, dalle 19, partendo dallo slargo davanti al Teatro Municipale, camminando in via Saffi, via Roma, piazza Dante, via Sobrero, piazza San Francesco, via Santa Croce, via Roma, via Saffi e ritorno in piazza Castello. Spiega Bruna Casati Cavalli: «Molte donne ricordano di aver visto Elena alle manifestazioni di sensibilizzazione che in questi anni abbiamo promosso. Domani (stasera, ndr) sfileremo con le fiaccole accese per lei e per tutte quelle come lei, uccise o vive, ma con la morte incisa nell’anima e sulla pelle».
Casale in lutto per Elena uccisa dal marito: “Violento da vent’anni, dovevano fermarlo” (La Stampa – 18 settembre 2017)
Dopo venticinque anni di convivenza, da alcune settimane aveva deciso di rompere del tutto. L’ennesima lite nell’ex appartamento della famiglia le è costata la vita
Trecento persone, ieri al tramonto, erano alla fiaccolata per dire no alla violenza contro le donne. In prima fila, a sorreggere lo striscione, c’era anche Sergio, il figlio ventitreenne di Elena Seprodi, che suo padre Kujtim Hasanaj ha accoltellato a morte venerdì pomeriggio. E c’erano il sindaco Titti Palazzetti, gli assessori Ornella Caprioglio alle Pari Opportunità e Angelo Di Cosmo, e una rappresentanza di città senza etichette, fatta dimdonne e uomini affranti e indignati. D’improvviso, dal cuore del corteo che passava in via Roma, si è levato un urlo di pianto: quello di Ibolya, la sorella di Elena Seprodi, arrivata da Budapest. A sorreggerla il fratello Shandor, che vive a Valenza. È arrabbiato: «Sono più di vent’anni che lui era violento, l’avevo detto ai carabinieri! Lei doveva venire via prima, non so perché non l’ha fatto». Ormai si può solo raccontare al passato. La salma di Elena Seprodi è all’obitorio dell’ospedale di Casale.
L’autopsia, di cui il pm Davide Pretti incaricherà domani mattina i medici legali Tiziana Mininni e Nives Lorenzoni, potrà spiegare dove la vittima è stata colpita con un coltello da cucina, quali e quanti sono stati i colpi mortali. Famigliari, amici e conoscenti riferiranno sui rapporti tesi della coppia. Le operaie della ditta Ice Box, che si trova oltre il cortile della casa dove è avvenuto il delitto, e i vicini che vivono nella stessa palazzina popolare, potranno dire quali minacce, quali insulti, quali urla di aiuto hanno ascoltato intorno alle 14,30 prima che, nell’alloggio al pianterreno, calasse il silenzio mortale. Ma lì dentro c’erano soltanto Elena e Kujtim.
Stamane, con il difensore Angelica Gabriele accanto, all’udienza di convalida l’uxoricida potrebbe spiegare qual è stato il motivo che ha innescato la lite. L’ennesima discussione, peraltro, tanto che lei, dopo circa venticinque anni di convivenza, da alcune settimane aveva deciso di rompere del tutto. E, almeno temporaneamente, si era trasferita dal loro figlio Sergio, che abita a Valenza. Ma nella casa di strada per Asti 4, a Casale, tornava comunque ogni giorno, a innaffiare i fiori nel cortiletto sul retro e, soprattutto, a dar da mangiare ai gatti, tre o quattro, che amava e non poteva abbandonarli del tutto. (di Silvana Mossano)