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Antonia Osaf, 23 anni, prostituta. Uccisa da tre rapinatori per difendere un’amica

Fuorigrotta (Napoli), 9 Maggio 2015


Titoli & Articoli

Giovane prostituta difende un’amica da una rapina e viene uccisa (la Repubblica – 9 maggio 2015)
NON ha avuto paura, ha difeso un’amica. Ma il suo gesto di istinto e coraggio le è costato la vita. È stata uccisa con rabbia e violenza, perché ha osato ribellarsi.
Antonia Osaf, una giovane prostituta nigeriana di 23 anni, è stata ammazzata a Fuorigrotta, da tre ragazzi- hanno 19 e 20 anni – della zona di Cavalleggeri. Tre ragazzi incensurati che di notte diventano rapinatori di prostitute. La ragazza è stata trovata senza vita, sull’asfalto all’alba in via Terracina angolo via Cinthia, nei pressi di un distributore di benzina, colpita da una unica coltellata mortale, tra l’ascella e il petto. La scoperta intorno alle cinque del mattino, quando qualcuno ha chiamato il 118.
Per far luce sull’omicidio, gli investigatori hanno fatto rilievi sul luogo dell’omicidio e ascoltato altre prostitute che esercitano nella zona e, incrociando i loro racconti, hanno scoperto che tre ragazzi, a bordo di una Smart, avevano già rapinato una prostituta e ne stavano rapinando una seconda quando la 23enne è intervenuta, in difesa dell’amica. È stato un gesto di rabbia e di istinto, di chi vive sulla strada ed è abituato al silenzio, alla sottomissione, ma anche a difendersi da solo, a difendere le proprie “sorelle”.
In strada, di notte, si sono trovati gli uni di fronte alle altre tre uomini armati e convinti di potere tutto e tre donne abituate al silenzio. Eppure una ha reagito. I rapinatori, probabilmente, non si aspettavano una reazione, presi di sorpresa hanno agito anche loro d’istinto, un istinto violento e corrotto: hanno accoltellato la ragazza e sono fuggiti. La ventitreenne è morta in pochi minuti. Di lei si sa poco o nulla. L’età, 23 anni, il nome, Antonia Osaf,  e la nazionalità.
I primi a lavorare sul caso sono stati i poliziotti del Commissariato San Paolo, ma per la morte della coraggiosa ragazza di Fuorigrotta tutte le forze dell’ordine sono scese in campo e hanno lavorato insieme: la squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli , e l’Arma dei carabinieri. “Un indagine corale” dice Lamparelli.
Secondo un’indiscrezione c’è un’altra donna coraggiosa, in questa piccola storia di violenza urbana, che però tocca anche la violenza di genere, con tre uomini che passano la notte a rapinare le donne e quando una si ribella l’ammazzano. L’altra donna coraggiosa è la madre di uno dei tre ragazzi accompagnati in questura, che ha aiutato i poliziotti a rintracciare il figlio e lo avrebbe convinto a raccontare cosa era accaduto. Tutti e tre i ragazzi alla fine si sono consegnati. Prima due alla polizia, infine il terzo, il 19enne si è presentato al nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri. Sono tutti incensurati. Si tratta di Raffaele Velluso, Gennaro Bitonto e Antonio Di Perna, napoletani. Ritrovata e sequestrata l’auto usata per la rapina. I tre sono arrivati in questura intorno alle 19 e sono cominciati gli interrogatori. Fermati nella notte. Per loro l’accusa è: concorso in omicidio e rapina aggravata. (di Cristina Zagaria)

Le immagini shock dell’uccisione di Antonia Osaf, la giovane prostituta nigeriana uccisa a Napoli (la Repubblica – 28 maggio 2015)
Ecco le immagini shock dell’uccisione di Antonia Osaf, la giovane prostituta nigeriana uccisa in via Terracina venti giorni fa per aver difeso un’amica da tre balordi. Antonia si apparta con un cliente, ma torna in strada appena si accorge che l’amica è vittima di un’aggressione a scopo di rapina. Toglie anche i tacchi per correre veloce. Interviene a difesa dell’amica e viene pugnalata mentre il suo cliente resta a guardare indifferente. La coraggiosa nigeriana barcolla, poi cade a terra priva di vita mentre i tre balordi scappano.
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/05/28/video/le_immagini_shock_delluccisione_di_antonia_osaf_la_giovane_prostituta_nigeriana_uccisa_a_napoli-422855255/

Via Terracina, il luogo dove è morta Antonia diventa tabù (il Mattino – 13 giugno 2015)
“Antonella, quella secca secca? Lei è morta, tu non lo sai?”. A via Terracina sono le quattro del mattino. La notte tra venerdì e sabato. Le ragazze stanno per finire il turno, ma l’andirivieni dei clienti non accenna a finire. C’è chi passa suonando il clacson, chi rallenta per poi accellerare, chi, con una brusca manovra, torna indietro per guardare da più vicino le carni su cui ha messo gli occhi.
A via Terracina, a un mese di distanza, il mercato delle schiave è già ripreso. Una breve interruzione di un paio di settimane, poi le ragazze, quasi tutte nigeriane, sono tornate in strada ad occupare i vecchi posti. Ma con un tabù. Adesso sono all’inizio della strada e davanti all’ospedale San Paolo, ma all’altezza del cimitero, di fronte al distributore di benzina, non c’è nessuno. E’ il posto dove, nella notte tra l’otto e il nove maggio scorsi, venne uccisa la ventitreenne Antonia Osaf, raggiunta da un fendente mortale al torace dopo essere intervenuta per salvare una collega da una rapina. Per quell’omicidio sono stati arrestati tre ragazzi di Cavalleggeri. Racconteranno, successivamente, che il litigio avvenne in conclusione di una notte folle passata tra droghe e alcool e che nessuno di loro, tutti incensurati, si era reso pienamente conto del guaio in cui si erano cacciati.
Da quella notte, per un paio di settimane, in via Terracina non ci sono state prostitute. Poi, come era prevedibile, sono tornate. Ma il luogo dove è stata uccisa Antonia non è più utilizzato. Da un lato, per rispetto alla giovanissima uccisa. Dall’altro, per paura: troppo vicino a strade di scorrimento, a due passi dalla tangenziale, un punto troppo invitante per quelle rapine lampo che per le prostitute sono all’ordine del giorno. “Antonella? È morta, tu non hai visto in televisione?, – chiede una delle ragazze, quando le viene fatto il nome di Antonia Osaf, – lei è morta, per questo non c’è nessuno là”. Non ha voglia di parlarne, è confusa. Intimorita. Poi, taglia corto, tornando verso un’altra automobile che si è fermata: “Ma tu lo sai, che lo chiedi a fare a me…”.

 

 


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