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Angela De Biasi, 33 anni, bidella. Narcotizzata e poi soffocata nel sonno con un cuscino al marito

Salvarano di Quattro Castella (Reggio Emilia), 30 Agosto 2005


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Il marito è ora in carcere accusato di omicidio premeditato
Delitto nel Reggiano: l’uomo era inquieto perché temeva di perdere il lavoro. La donna è stata prima narcotizzata
REGGIO EMILIA – Ha ucciso la moglie soffocandola a letto con un cuscino, poi si è costituito ai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia. È accaduto la scorsa notte a Salvarano di Quattro Castella, nel reggiano. L’uomo, un 34enne reggiano ora in stato di fermo per omicidio volontario, si è presentato alle 4 alla caserma Carmana in corso Cairoli e ha confessato di aver ucciso la consorte, di un anno più giovane e originaria di Taranto.
L’INTERROGATRIO – I militari si sono immediatamente recati nell’abitazione della coppia, trovando il corpo della donna. Gli operatori del 118, allertati dai militari, hanno potuto solo constatare il decesso. L’uomo è stato interrogato all’alba dal pm Isabella Chiesi, che si è poi recata nell’abitazione di Salvarano, per un sopralluogo con i carabinieri. La vittima, a quanto si è appreso, lavorava come bidella in un istituto scolastico privato del Reggiano, mentre il marito, che non ha precedenti penali, è autista in un’azienda.
IL MOVENTE – Il movente dell’uxoricidio – secondo quanto avrebbe dichiarato l’uomo, Biagio Cazzetta – andrebbe ricercato nel suo timore di perdere il lavoro. Una preoccupazione che si sarebbe trasformata in vera e propria angoscia, rafforzata dall’incapacità di parlare di questo problema con la consorte. Ma secondo ambienti dell’azienda, la Tecnocilindri di Reggio, che produce cilindri oleodinamici, questo pericolo era infondato. Proprio questa mattina Cazzetta avrebbe dovuto fare un viaggio di lavoro per trasportare un carico a Milano. Anche chi lo conosceva ha detto di non aver notato nulla di strano, ultimamente, nel suo comportamento.
OMICIDIO PREMEDITATO – L’omicidio della donna, Angela De Biasi, avrebbe avuto il carattere della premeditazione: Cazzetta avrebbe riferito agli investigatori di aver somministrato sedativi alla moglie, a sua insaputa, e di averla poi soffocata nel sonno con il cuscino. La morte, secondo i primi accertamenti medico-legali, è avvenuta probabilmente fra mezzanotte e le 3, ma la certezza sull’orario arriverà dall’esame autoptico, così come la conferma se la donna aveva effettivamente ingerito medicinali. Secondo la ricostruzione fatta dall’uomo, e attualmente al vaglio dei carabinieri e del pm Isabella Chiesi, il delitto si sarebbe consumato dopo una serata passata tranquillamente a casa: i due avrebbero cenato, poi il marito sarebbe uscito per acquistare del gelato. Non è escluso che i sedativi possano essere stati versati proprio nel gelato che la donna ha poi mangiato.
TENTATO SUICIDIO – A quanto si è appreso, l’uomo avrebbe riferito di aver cercato di togliersi la vita dopo aver ucciso la moglie, infilando la testa in una busta di plastica. Ma non è riuscito nell’intento, e a quel punto è uscito da casa e si è presentato ai carabinieri per confessare l’omicidio. L’uomo, nella tarda mattinata, era ancora trattenuto nei locali del Comando provinciale di Reggio Emilia. Durante il sopralluogo nell’abitazione della coppia, i carabinieri hanno trovato i medicinali utilizzati da Cazzetta per narcotizzare la moglie. L’uomo li ha prelevati a casa della madre, poi ha versato il sedativo nel gelato. Quando ha infierito su di lei, soffocandola con il cuscino, la donna non era nelle condizioni di reagire, come hanno confermato gli accertamenti dei militari.
I FAMIGLIARI – I familiari di Angela De Biasi erano già stati colpiti da una tragedia nel giugno dell’84, quando l’altro figlio, Giuseppe, allora sedicenne, fu travolto e ucciso in bici da un mezzo pesante nella città emiliana. La salma della vittima è stata trasferita alla Medicina legale di Modena, a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre Cazzetta – che ancora stamani è apparso frastornato ma non disperato agli inquirenti – è stato portato nel carcere reggiano, con l’accusa di omicidio volontario premeditato. Sposata da circa sei anni, la coppia aveva abitato fino all’estate 2004 a Reggio Emilia, poi si era trasferita a Salvarano, una frazione di 600 abitanti, mantenendo però il lavoro e gli interessi affettivi nel capoluogo, dove abitano i genitori di entrambi. «Non li conoscevo – ha detto il parroco, don Riccardo Camellini – Brave persone, ma con pochi rapporti con la gente del posto».

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