Andreea Cristina Zamfir, 25 anni, mamma, prostituta. Legata e seviziata da un cliente che la lascia morire crocifissa
Ugnano (Firenze), 4 Maggio 2014
Titoli & Articoli
Donna crocifissa, killer confessa. Pg: “Vittima di gioco erotico per 30 euro” (il Fatto Quotidiano – 9 maggio 2014)
Nel corso dell’interrogatorio Riccardo Viti, idraulico 55enne, ha ammesso di aver seviziato e ucciso la giovane romena Andrea Cristina Zamfir. Per incastrarlo è stata decisiva la prova del Dna. Secondo il procuratore si tratta di una persona con “un’attività lavorativa normale, regolarmente sposato”
Riccardo Viti ha confessato tutto. E’ stato lui a uccidere la giovane romena Andrea Cristina Zamfir, trovata crocifissa a una sbarra e violentata il 5 maggio vicino al cimitero di Ugnano, alle porte di Firenze. Dopo l’interrogatorio, durato sette ore, l’idraulico 55 enne è stato fermato per omicidio volontario. Secondo la Questura si tratta di un uomo affetto da una perversione: “Lui si soddisfa solo vedendo qualcuno soffrire”. Per la prestazione della prostituta romena Viti aveva pattuito una ricompensa di 30 euro. L’uomo, che ha ammesso di avere l’abitudine di frequentare prostitute già dal 2005, ha raccontato che all’inizio le pagava 100 euro ma poi, dopo essere rimasto disoccupato, aveva ridimensionato il suo budget. La ricostruzione del procuratore capo ha messo in evidenza che l’uomo sembra una persona lucida, non affetta da alcuno scompenso psichiatrico. “Sembrava l’uomo della porta accanto, è regolarmente sposato con una straniera”, afferma il pg. Laprova del Dna si è rivelata decisiva; l’uomo, infatti, strappava il nastro adesivo con i denti o con le chiavi che teneva in tasca, per questo sullo scotch era rimasto un campione del suo Dna.
Viti, arrestato all’alba dalla squadra mobile della Questura, sarebbe anche responsabile di altri sette casi di violenze simili avvenute negli scorsi anni. “Sono finito. Ormai non mi salva nessuno”, aveva detto al momento dell’arresto. “Ho fatto una bischerata. Speravo la trovassero come le altre”, avrebbe poi aggiunto. “Ma che sei te il mostro di Ugnano?”. Gli ha chiesto la madre durante l’arresto. “Sì, sì, l’ho fatto io, non pensavo che morisse, ho fatto una cazzata”.
Il compagno della giovane rumena, arrivato in Questura, ha commentato in lacrime l’arresto del killer: “Sono molto felice per questa notizia”. Secondo l’uomo: “Cristina non si prostituiva. La sera in cui è morta è uscita intorno alle 22, disse che aveva un appuntamento di lavoro come baby sitter. Poi non l’ho più sentita, non ha più risposto al telefono e ai miei sms”, ha aggiunto.
Il suo nome era Andreea Cristina Zamfir. Aveva 26 anni, due figli, un marito (Corriere della Sera – 11 maggio 2014)
Restituiamole il suo nome, smettiamo di chiamarla «la donna crocifissa»
Il suo nome era Andreea Cristina Zamfir, aveva 26 anni, era nata a Hunedoara, in Transilvania. Era arrivata in Italia con il marito, aveva due bambini, di uno e tre anni, che vivono con i nonni paterni in Romania. Da giorni, dalla sua morte la notte tra il 4 e il 5 maggio, la chiamano tutti semplicemente “la donna crocifissa“. Andreea Cristina ha perso la vita e anche la dignità del nome. Come in un doppio femminicidio, di lei è stato cancellato tutto. Non conta più la sua vita, i suoi affetti, quello che ha fatto e avrebbe sognato di fare. Tutto è fissato in quell’immagine che rimbalza da stampa e tv.
Proviamo almeno a chiamarla per nome. Abbiamo chiesto e ottenuto che si facesse per le donne uccise dai propri mariti e compagni, da anni in questo blog le ricordiamo in una conta che tutti (almeno a parole) si augurano di non dover più fare. Non può essere che non lo si faccia anche per Andreea Cristina, una delle tante “ragazze invisibili” come le ha definite Sara Gandolfi in un’inchiesta pubblicata dal Corriere lo scorso gennaio che ha dato voce alle donne e provato a dare volto ai loro clienti.
Clienti come Riccardo Viti che il questore di Firenze ha definito “la bestia“. Non mi occupo di nera, non so niente di indagini, polizia, carabinieri, procure. Giusi Fasano dà voce ai dubbi di tutti: si sapeva molto di lui, poteva essere fermato. A me colpisce ancora l’uso di una parola, bestia. Come se fosse qualcosa lontano da noi, dalla nostra quotidianità. Dargli della bestia è circoscrivere il male, assolvere tutti quelli che per mille motivi – omissione, disinteresse, incapacità – hanno lasciato che accadesse. E che accada ancora. Viti, “l’insospettabile”, è invece parte della nostra comunità, così come lo sono i mariti, fidanzati, compagni che scelgono la violenza. E’ uno che al momento della confessione ancora osa usare la parola “gioco” erotico per descrivere una macelleria.
Le parole certo non riportano in vita Andreea Cristina Zamfir. Restituirle il suo nome è però un atto dovuto. (di Stefania Ulivi)
Sono stati celebrati con rito ortodosso i funerali Andrea Cristina Zamfir, la donna uccisa e crocifissa da Riccardo Viti, il cosiddetto nuovo mostro di Firenze ora in carcere con l’accusa di delitti seriali. Un addio per la prostituta romena ricco di commozione.
La cerimonia d’addio ad Andrea Cristina Zamfir è stata semplice, partecipata, commossa. Per una donna che ha avuto la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Intanto, proseguono le indagini su Riccardo Viti, a caccia di prove: l’ipotesi, infatti, è che sia un killer seriale, che abbia colpito molte altre volte, come testimoniato in esclusiva a Oggi un’altra ragazza. E per questo, Riccardo Viti resta in carcere. Per essere sottoposto a nuovi interrogatori e nuovi riscontri sul Dna, che lo ha già incastrato per il delitto di Andrea Cristina. Che ora, finalmente, riposa in pace.
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In memoria di
Una panchina rossa in ricordo di Andreea Cristina Zamfir, la donna barbaramente uccisa a Ugnano (Firenze Today – 26 maggio 2022)
In ricordo della donna uccisa nel 2014: fu trovata legata ad una sbarra, morta a seguito delle sevizie
A otto anni dalla barbara uccisione di Andreea Cristina Zamfir il giardino di Ugnano che porta il suo nome ha anche una panchina rossa. La giovane donna di origini rumene, 26enne madre di due bambini, fu trovata morta legata ad una sbarra sotto al cavalcavia dell’autostrada nel maggio del 2014. Poi si scoprì che la morte avvenne a seguito di orribili sevizie: fu penetrata con un bastone, con la conseguente lesione di organi interni che la portò alla morte. In seguito per l’omicidio fu condannato a 20 anni un idraulico fiorentino di 55 anni, condanna confermata in Cassazione nel 2018.
A donare la panchina al Quartiere 4 e a tutta Firenze è stata Nosotras Onlus, associazione interculturale che dal 1998 si occupa di promozione dei diritti delle donne, native e migranti, con un focus specifico sull’empowerment e il contrasto alle discriminazioni di genere e alla violenza. All’inaugurazione la vicesindaca Alessia Bettini, l’assessora a Diritti e pari opportunità Benedetta Albanese.
“La panchina rossa non è solo un arredo urbano, è un oggetto capace di lanciare un messaggio potente, un no deciso e forte alla violenza sulle donne. – sottolineano la vicesindaca Alessia Bettini e l’assessora a Diritti e pari opportunità Benedetta Albanese – Ha un significato importante a maggior ragione se collocato in uno spazio come questo dedicato a una donna vittima di una violenza atroce, in memoria di Andreea Zamfir. Con questa nuova panchina ribadiamo ancora una volta il nostro ‘no’ alla violenza sulle donne e diciamo grazie all’associazione Nosotras per questa donazione e per l’impegno che porta avanti da sempre su queste tematiche. Il 25 novembre deve essere tutti i giorni”.
“Grazie all’associazione Nosotras per questo importante gesto simbolico – dice il Presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni – in ricordo di un episodio terribile accaduto pochi anni fa nel nostro territorio. La panchina rossa dedicata alla memoria di Andreea Zamfir e di ogni donna vittima di violenza e femminicidio collocata oggi a Ugnano, a pochissima distanza dal luogo di quella cronaca, è una testimonianza precisa a favore del diritto di tutti gli esseri umani a una vita sicura e senza violenze né pregiudizi. Un giardino, con i suoi colori di speranza e i suoi fiori, è il luogo migliore per indirizzare al mondo un messaggio di armonia e fratellanza umana”.
“Il 25 novembre del 2021 abbiamo fatto una delle nostre iniziative proprio nel Parco che, unico nella sua sensibilità, porta il nome di questa donna barbaramente assassinata. Mancava una panchina rossa che ricordasse come quella giovane vita spezzata fosse legata a un fenomeno tragico come il femminicidio – ha dichiarato Isabella Mancini, presidente dell’Associazione -. Volevamo così sostenere una amministrazione che da sempre si dimostra sensibile a diffondere una cultura di contrasto alla violenza sulle donne.” Nata nel 1998 l’APS Nosotras Onlus si occupa di promozione dei diritti delle donne. Ha un focus specifico sull’empowerment delle donne migranti e sui processi di contrasto alle discriminazioni di genere. Con quattro sportelli sul territorio dell’area metropolitana fiorentina promuove attività di sensibilizzazione per scuole di ogni ordine e grado, per comunità o per associazioni interessate.