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Agnese Mazzan, 80 anni, massaia e aiutante del marito, mamma, nonna. Uccisa dal marito con un’iniezione letale

Spinea (Venezia) , 8 Marzo 2020

 

Lei era un’ottima massaia, dedita completamente alla casa e alla famiglia. Poi ha smesso i panni da casalinga per dedicarsi ad aiutare il marito nella sua professione. Dieci anni prima lo aveva salvato. Dieci anni dopo lui la uccide.


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«Agnese era una donna energica dieci anni fa salvò la vita al marito»

Una donna energica, legata al marito da un amore indissolubile e profondo. Non può che partire da qui il ritratto di Agnese Mazzan, l’80enne trovata morta domenica nella sua casa di via del Commercio a Spinea. Con il marito Gianfranco Pasco avevano deciso di andarsene insieme, come spiegato nella lettera di addio scritta prima della tragedia. Forse hanno pensato che la cosa più giusta fosse essere uniti anche nell’affrontare la morte, dopo esserlo stati per una vita intera.

Agnese e Gianfranco si erano conosciuti da giovanissimi e tra loro era subito nato un grande amore, un sentimento sincero che aveva superato ogni ostacolo. Come lei stessa raccontava, infatti, la decisione dei due di sposarsi incontrò inizialmente alcune resistenze da parte dei genitori. Erano altri tempi, quando le differenze sociali spesso si frapponevano alle storie come la loro. Ma la coppia mise a tacere tutte le obiezioni e così iniziò la loro vita insieme: Agnese aveva sempre seguito il marito neurologo, là dove lo portava la professione.

«Condividevano tutto e lei lo ha seguito in tutte le sue vicende lavorative: prima a Venezia, dopo si sono trasferiti a Mirano e infine a Spinea», racconta Carlo Fattorello, ex primario di Neurologia all’ospedale di Mirano nonché collega e amico di Pasco. «Agnese era una donna molto dedita alla famiglia, si dedicava con tutta se stessa al marito e ai due figli. Era un’ottima massaia, ricordo ancora i dolci formidabili che ci portava quando veniva a trovarci al lavoro».

Dopo che Pasco ha lasciato la sanità pubblica per aprire uno studio privato a Spinea, la moglie ha svestito i panni di casalinga per assisterlo a tempo pieno nella gestione dell’attività. Un nuovo capitolo nella vita della coppia, durante il quale Agnese ha sempre dimostrato una grande professionalità. In quell’ambulatorio al Villaggio dei Fiori era molto più di una segretaria: una vera e propria tuttofare, parte integrante nell’organizzazione del lavoro.

Era un’assidua frequentatrice dell’ufficio postale a pochi metri dallo studio, dove si recava spesso per inviare i referti ai pazienti. «Me la ricordo bene», dice un’ex dipendente della posta, «era una donna tutta d’un pezzo, con un carattere energico e deciso. Educatissima, gentile e competente, con il marito formava una coppia molto affiatata». La sua presenza di spirito, riferisce la conoscente, salvò il marito da un malore mentre erano in vacanza sull’altopiano di Asiago. Pasco ebbe un problema di cuore improvviso e la prontezza della moglie fu fondamentale nel soccorrerlo, evitando conseguenze più gravi.

Negli ultimi tempi l’avanzare dell’età e i problemi di salute l’avevano limitata, rendendole difficoltosi gli spostamenti e scontrandosi con la sua indole di donna esigente, che voleva il meglio per sé e per le persone che amava. Forse anche per questo Agnese ha deciso di non soffrire più, di andarsene insieme all’adorato marito con un ultimo atto di amore. 

Uccisa con l’iniezione dal marito, Agnese sembrava dormisse, tutt’attorno farmaci e siringhe

Agnese sembrava quasi che dormisse adagiata sulla poltrona reclinabile in soggiorno con la tuta da casa. Accanto a lei doveva esserci l’uomo della sua vita, il padre dei suoi due figli, il neurologo stimato in città e anche oltre, il compagno con il quale, insieme, aveva deciso di farla finita. Una scelta condivisa e consapevole che la coppia ha voluto esternare in una lettera firmata lasciata in bella vista sul tavolo. La prima ad andarsene doveva essere lei, senza accorgersi, dal torpore alla morte. Lui l’avrebbe seguita subito dopo, con l’ago conficcato in vena: ma non è andata così.


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