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Deborah, 12 anni, e Matteo, 8 anni. Uccisi a colpi di pistola dal padre, che avev già ucciso la moglie (Strage di Verderio)

Verderio Superiore (Lecco), 10 Giugno 2000


Titoli & Articoli

La strage di Verderio: Il Vigile ha sparato 6 volte (Ticino Online – 16 giugno 2000)

L’uomo ha esploso due colpi, andati a vuoto, verso i figli prima di finirli sparando loro mentre erano a letto.

VERDERIO SUPERIORE. Sono sei i colpi di pistola esplosi dal vigile urbano di Verderio Superiore (Lecco), Mario Montagna, che ha sterminato la propria famiglia. Le indagini del sostituto procuratore di Lecco Valeria Bove hanno permesso di accertare che l’uomo ha sparato due volte contro Debora e altrettante contro l’altro figlio, Matteo. “Quando, insomma, si è trattato di rivolgere l’arma contro i bimbi all’uomo devono essere tremate le mani”, ha detto stamane il magistrato che considera ormai chiusa l’inchiesta. Mentre il primo sparo contro la bimba è andato a vuoto forse a causa della forte emozione provata in quel momento dal vigile, il primo colpo contro Matteo si è infranto contro il lettino perché il bimbo, accortosi di quanto stava avvenendo, avrebbe istintivamente cercato di fuggire. Sulla vicenda interviene anche don Giuseppe Brivio che conosceva personalmente il vigile ed è attualmente parroco a Mercallo con Casone (Milano) dopo essere stato il pastore del piccolo centro lecchese per molti anni: “Esteriormente Mario sembrava una persona serena – dice – molto attaccata alla moglie e ai figli. Ragionandoci a mente fredda, però, ho capito che quel carattere mansueto nascondeva pieghe di inquietudine. Dietro l’apparenza covava una pericolosa solitudine, una forma di depressione, un malessere profondo. Forse non l’abbiamo capito in tempo”.
STRAGE DI VERDERIO: GLI INQUIRENTI SCAVANO CERCANDO UN PERCHE’
LO PSICOLOGO:”UN ESTREMO GESTO DI PROTEZIONE (Merate Online – 17 giugno 2000)
Mentre discretamente continuano le indagini degli inquirenti nel tentativo di individuare eventuali possibili cause scatenanti, si va chiarendo del tutto la tragica dinamica della strage. Il medico legale avrebbe rinvenuto anche il sesto proiettile sparato dall’arma automatica che Mario Montagna aveva portato a casa. Purtroppo sembra che il proiettile sia stato rinvenuto tra i capelli del piccolo Matteo. Il che confermerebbe la drammatica ipotesi secondo cui il bambino, uditi i colpi sparati dal padre contro la sorella (uno sarebbe finito nel materasso mentre il secondo avrebbe colpito in pieno volto la giovane Debora), avrebbe tentato di fuggire dalla stanzaIl quarto proiettile sparato con la Beretta d’ordinanza l’avrebbe colpito alla testa di striscio rimanendo poi tra i capelli mentre il quinto gli ha trapassato la gola. L’ultimo il Montagna l’ha riservato per sé. Si è sdraiato accanto alla moglie che aveva ucciso per prima appoggiandole un cuscino alla testa per attutire il colpo, e ha premuto il grilletto. Il rinculo dell’arma gli ha spinto il braccio verso l’esterno per poi ripiegarsi disteso sul torace. Come fosse stato piegato con cura. Per evitare che i vicini si insospettissero, il vigile urbano aveva azionato l’allarme di casa che poi, probabilmente, ha disattivato dopo aver ucciso i figli. Un’azione lucida, quindi.
Di un uomo che quando aveva dovuto infilare alla cintola la pistola per ragioni di servizio evitava accuratamente di portarla a casa. Tornava in Comune, dopo la ronda notturna, cioè verso mezzanotte, e la riponeva nell’apposita custodia di sicurezza. Quell’ultima sera di venerdì, invece, è rientrato dopo il servizio di pattuglia con l’arma nel fodero. Ricostruita la dinamica, almeno sulla base degli elementi disponibili e dei filmati visionati dagli inquirenti, proseguono invece le indagini per stabilire che cosa possa aver spinto un uomo mite, cordiale e affettuoso a compiere una simile orrenda strage. Aveva già prenotato le vacanze al mare, poche settimane prima aveva comperato a Matteo una mountain-bike nuova e aveva persino cambiato l’auto, sostituendo la vecchia Alfa 33 con una Fiat Palio sw. Dunque nulla lasciava presagire l’esplosione della furia omicida-suicida. Le piste seguite dagli inquirenti sarebbero diverse. Si cerca di ricostruire la vita privata del Montagna, alla ricerca di qualche aspetto ignoto ai più. Si parla di una misteriosa lettera depositata ancora tra i fiori, scritta forse da una donna che qualcuno dice risiedere a Paderno. Si sussurra di una casetta a schiera che forse intendeva acquistare  vendendo il proprio appartamento. Ma poi la cosa non avrebbe avuto seguito. Altri tendono ad attribuire a questioni connesse con l’attività di vigile la causa scatenante. Secondo le correnti psicologiche più seguite un gesto del genere rappresenta l’estremo tentativo di “proteggere” la propria famiglia da qualcosa o qualcuno che avrebbe potuto offenderla o umiliarla. Farle comunque del male. Un gesto d’amore, dunque. Sia pure tragico. Estremo. C’è in tutto ciò anche l’incapacità di affrontare le proprie responsabilità. Purtroppo però sono tutte congetture, tesi, scuole di pensiero. Che non danno la pace ai vivi nè possono impedire che altrove, in qualche altro piccolo paese della penisola, una tragedia del genere possa ripetersi.

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