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Andrea, 12 anni, e Davide, 9 anni. Soffocati e carbonizzati dal padre Pasquale Iacovone per vendetta contro la ex moglie, dopo anni di minacce, violenze e decine di denunce inascoltate

Ono San Pietro (Brescia), 16 Luglio 2013

 


Titoli & Articoli

Incendio a Ono San Pietro: morti due figli di Pasquale Iacovone (Brescia Today – 16 luglio 2013)
Sono Andrea e Davide, 9 e 13 anni, i bambini morti nel rogo
Sono gravissimele condizioni di Pasquale Iacovone, l’uomo di 40 anni rimasto ferito nel rogo che ha causato la morte dei suoi due figli Andrea e Davide divampato in una palazzina a Ono San Pietro. Separato da un paio di anni dalla moglie, anche lei residente in paese, l’uomo aveva dormito con i due figli nel suo appartamento.
Attorno alle 9.30 si è sentita un’esplosione nella palazzina (che non è alimentata a gas ma a metano). Al momento nessuna ipotesi è esclusa, dall’incidente domestico al gesto estremo: i vigili del fuoco hanno trovato nell’appartamento una tanica di benzina. Il parroco del paese parla di “uno scoppio prima che divampasse l’incendio”.

Forze dell’ordine all’esterno della palazzina dove a causa di un incendio sono morti due bambini a Ono San Pietro (Brescia), 16 luglio 2013. Il padre dei due bambini è ricoverato in gravi condizioni. ANSA/ FILIPPO VENEZIA

Ono San Pietro, l’avvocato della madre: “Non è una tragedia” (Brescia Today – 16 luglio 2013)
Parla l’avvocato della madre Enrica Patti: “Nessuno parli di incidente. E’ una tragedia annunciata”
Non è stato un incidente ma una “tragedia annunciata” l’incendio in cui sono morti Davide e Andrea Iacovone, secondo Pierluigi Milani, l’avvocato della madre Enrica Patti, da alcuni anni separata da Pasquale Iacovone, ora ricoverato in gravi condizioni. “Nessuno parli di incidente – ha detto -. E’ una tragedia annunciata. C’erano dieci denunce a carico di quest’uomo per stalking. Proprio ieri è stata fissata la prima udienza per un processo ad ottobre”. Pasquale Iacovone aveva minacciato la madre dei suoi figli di non farle mai più vedere Andrea e Davide ben prima dell’incendio in cui sono morti questa mattina.
L’avvocato racconta ancora dei pesanti sms di minaccia che, ha detto, sono stati allegati agli atti del fascicolo aperto nei confronto di Iacovone dopo le denunce della donna. Ed è per questo che anche se l’ha descritta sotto choc, ora assistita dai parenti, ha aggiunto che aveva già dei timori. I bambini (Andrea di 12 anni e Davide di 9) si trovavano con il padre da una decina di giorni e stavano con lui volentieri. In autunno però si sarebbe dovuto ridiscutere anche del tempo che passavano con Pasquale Iacovone. Intanto i vigili del fuoco hanno trovato sul luogo della tragedia una tanica di benzina, mentre procura di Brescia ha aperto un fascicolo per duplice omicidio.

Ono San Pietro, autopsia: fratellini narcotizzati prima dell’incendio (Brescia Today – 17 luglio 2013)
Nei polmoni non è stata trovata traccia di fumo
Erano già morti Davide e Andrea, i due fratellini di 12 e 9 anni, quando le fiamme hanno avvolto il letto in cui dormivano. “Messi in condizioni di non poter reagire al fumo”, dicono in procura a Brescia, dove nel tardo pomeriggio sono arrivati i risultati dall’autopsia eseguita agli Spedali Civili di Brescia. Di sicuro non li ha uccisi il fuoco e c’é fumo nei polmoni ma non sufficiente a provocare la morte. Resta l’ipotesi che prima siano stati avvelenati. ‘Narcotizzati’, precisano ancora in procura.
Non esiste più alcun dubbio, non è stata una disgrazia o un incidente domestico a provocare la morte dei due fratelli trovati carbonizzati ieri mattina nella casa del padre con cui stavano trascorrendo una decina di giorni, a Ono San Pietro in Vallecamonica.
L’uomo Pasquale Iacovone, quarantenne che aveva giurato all’ex moglie di ammazzare lei e i figli, è in gravissime condizione all’ospedale di Padova. Era in casa con i due bambini e i sospetti che sia stato lui a uccidere i figli per poi tentare il suicidio si fanno sempre più pesanti. Per il momento il fascicolo della procura di Brescia che indaga per duplice omicidio resta aperto contro ignoti. Non ci sono segni di violenza sui corpi e le analisi chimico-tossicologiche dovranno chiarire con cosa sono stati avvelenati.
“Lo sapevo, lo sapevamo tutti, anche la madre non si è illusa neppure per un istante” – mormora il legale di Erica Patti, Pierluigi Milano che da un anno segue le vicende giudiziarie della donna, sia quelle che riguardano la separazione sia le persecuzioni di Pasquale, denunciato per stalking. Erica, 37 anni, aveva paura, ogni volta che doveva lasciare i figli all’ex marito, da cui era separata da 4 anni.
Avevano continuato entrambi a vivere nel paesino dalla Valcamonica, a 200 metri di distanza, e i bambini vedevano volentieri e regolarmente il padre. “Non voglio che i miei timori influenzino i rapporti tra i figli e il padre a cui vogliono un gran bene – diceva sempre chiedendo poi di essere rassicurata dal suo legale.
“Ma lei crede davvero che potrebbe fare del male ai piccoli?”, gli domandava e Milani le rispondeva: “ma no, non lo prenda troppo sul serio uno che vuole uccidere lo fa e basta non lo sta a urlare continuamente ai 4 venti”.
Lo aveva comunque denunciato una decina di volte per stalking (e l’uomo infatti era destinatario di un provvedimento per stare alla larga dalla moglie), aveva chiesto un sostegno psicologico per i figli e la potestà genitoriale dell’uomo poteva essere limitata. Domenica sera Pasquale avrebbe dovuto riportare i figli alla madre.
Lei si è preoccupata, ha telefonato all’avvocato ma per non creare ulteriori tensioni in vista delle prossime scadenze giudiziarie, non ha voluto rivolgersi ai carabinieri. Qualcuno le ha riferito che i bambini erano stati visti giocare tranquilli nel pomeriggio di lunedì. Ma in mattinata l’uomo aveva ricevuto la citazione in tribunale per lo stalking e due giorni dopo avrebbe dovuto presentarsi dallo psicologo dei servizi sociali. Così forse ha deciso di mettere in atto quello minacciava da mesi. “Avvocato – aveva detto qualche mese a Milani che l’aveva convocato sperando di farlo ragionale – lei non capisce, io non voglio né soldi, né altro, io a quella voglio fargliela pagare”.


It’s Vallecamonica » La mamma di Ono: «Quelle lettere dal carcere fanno ancora paura»
Quella frase le è rimasta dentro. E oggi è diventata il titolo del libro nel quale racconta il suo dramma. «Col senno di poi». «Me lo disse l’assistente sociale dopo la morte dei miei bambini. “Signora, Con il senno di poi avremmo fatto altro” mi spiegò la dottoressa che seguiva il mio caso».
Il caso è quello di Andrea e Davide, i due fratellini di 13 e 9 anni, uccisi a Ono San Pietro, in Valle Camonica, il 16 luglio 2013 dal padre Pasquale Iacovone, che prima soffocò i bambini e poi diede fuoco ai corpicini. Lo fece per vendetta nei confronti della ex moglie Erica Patti, hanno stabilito i giudici nelle sentenze diventate definitive con la condanna all’ergastolo. «Io tutto quello che potevo fare l’ho fatto» ha spiegato davanti alle telecamere di Teletutto. «Ho chiesto aiuti a tutti gli enti. Ho fatto dieci denunce contro il mio ex marito nelle quali sottolineavo anche le minacce che lui aveva fatto nei confronti dei miei bambini. Non sono stata ascoltata. Non mi rimprovero nulla perché non avrei potuto fare altro. Era lo Stato che avrebbe dovuto fare di più» è il pensiero di Erica Patti che domani alle 18 in Sala Libretti al Giornale di Brescia presenterà il suo libro. «Voglio arrivare a tutte le donne che subiscono violenza, ma anche alle istituzioni che tutti i giorni hanno a che fare con questi casi. Ho scritto cosa non ha funzionato» spiega prima di tornare a quel giorno di luglio di 9 anni fa. «Ho sempre pensato che lui potesse arrivare ai bambini.
Ne ero convinta, tanto è vero che il giorno della tragedia, prima ancora di sapere quello che era successo, quando sono stata chiamata avevo già capito che i miei bambini non c’erano più». Davide e Andrea dal padre andavano volentieri, anche se la madre ha sempre temuto che potesse succedere loro qualcosa.
«Purtroppo è così. Con loro era bravissimo. Per i miei bambini andare dal papà era come andare nel paese dei balocchi. Allo stesso tempo Davide il piccolo, quando lo incontrava ed era con me mi diceva: “mamma, nasconditi che sta arrivando papà”. Chiudeva la porta di casa, “così se arriva papà non riesce a salire”. Loro hanno sempre avvertito le tensioni». Nella nuova vita di Erica Patti dal 2019 è entrato un bambino, nato da una nuova relazione. «E mi chiedo sempre come farò a spiegargli cosa è accaduto ai suoi fratellini».
L’incubo. Nel frattempo l’obiettivo di questa mamma è quello di non far pesare la sua sofferenza al figlioletto. «Mi sono ripromessa che Riccardo non deve soffrire per la mia tragedia. Domenica scorsa la sfilata per il Carnevale è transitata davanti alla casa a Ono San Pietro dove sono stati uccisi i miei bambini. Sono passata perché mio figlio aveva il diritto di essere uguale a tutti. Prima non ci ero mai riuscita a tornare in quella via».
Dopo nove anni però la paura ha lo stesso peso del dolore. «Ancora oggi mi capita di girarmi per guardarmi alle spalle. Il mio ex marito è stato condannato all’ergastolo e spero non esca mai, ma il timore che un giorno possa uscire c’è. Perché sono convinta che il suo piano non era finito con la morte di Davide e Andrea. Mancavo ancora io. Lui – prosegue Erica Patti – non ha mai cercato di trovare un contatto con me direttamente dopo l’arresto. Ha scritto però un paio di lettere ad un amico in comune e al posto di raccontare la disperazione di un padre che non ha più i figli, ha inveito ancora una volta contro di me. Mi sono rivolta alla magistratura per farlo smettere perché non potevo accettare che anche dal carcere lui potesse farmi male».


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In memoria di

Due figli uccisi e bruciati dal marito: tutto il dolore di una madre nell’agghiacciante memoir che racconta la strage di Ono San Pietro in Val Camonica (Brescia si legge – 17 settembre 2022)

In fondo io, a parte il sostegno di chi mi voleva bene, ma che poteva darmi solo consigli di buon senso, non certo professionali, sono stata lasciata da sola dalle istituzioni e da chi avrebbe dovuto consigliarmi e aiutarmi. Erano tutti troppo intenti ad analizzarmi, a giudicarmi, a sottovalutarmi nelle mie percezioni, a far passare la Pasqua, le estati, i week end, i colloqui.

Erica Patti, “Col senno di poi”, p. 125

Può un libro gridare con voce di donna, tranciare come un coltello e gelare il sangue?  “Col senno di poi”, lo straziante memoir in cui la bresciana Erica Patti rievoca la strage di Ono San Pietro, ci riesce eccome. In poco meno di duecento pagine scritte con il sangue di ferite impossibili da rimarginare, l’autrice racconta in prima persona i soprusi subiti dall’ex marito Pasqualino Jacovone, un calvario culminato il 16 luglio 2013, quando l’uomo ha ucciso i loro figli di nove e di tredici anni per poi darne alle fiamme i cadaveri.
Nei mesi precedenti al duplice omicidio, la Patti aveva ripetutamente denunciato il marito, da cui si stava separando legalmente, per stalking, molestie e minacce di morte indirizzate sia a lei che ai figli. Ma non è bastato. I cavilli burocratici hanno dato corso a lungaggini che col senno di poi, proprio come recita il titolo del libro, si sarebbero potute e dovute evitare.
A nove anni dai terribili fatti che le hanno sconvolto per sempre la vita, Erica Patti ci consegna, senza vittimismi e con grande sincerità e semplicità, la sua angosciante e tremendamente lucida testimonianza, perché si conosca e ci si adoperi per scongiurare tragedie come quella che ha travolto lei.
Il libro, edito dalla casa editrice gavardese LiberEdizioni (2022 – acquista qui), è curato da Laura Bergami, giornalista di Teletutto attenta alle tematiche sociali e, in particolare, alla violenza di genere.
Un inferno privato sfociato in un duplice assassinio

[…] Voglio solo i miei bambini, li voglio qui, ora, vivi, allegri, pieni di vita. Voglio litigare con Andrea, voglio prendere in giro Davide perché non gli va mai di camminare, voglio andare in cascina con loro, fare il fuoco, mangiare le salsicce. Ridatemi il mio inferno di vita di prima, con gli insulti, le persecuzioni, le minacce, ma con loro che sono qui con me, al sicuro.

Erica Patti, “Col senno di poi”, p. 112

Un matrimonio infelice funestato da urla, litigi e umiliazioni, un marito possessivo e aggressivo al quale risulta difficile ribellarsi. I figli Andrea e Davide come unica ragione per andare avanti e poi, finalmente, il coraggio di chiedere la separazione per evadere da un simile inferno privato. Ma è proprio a quel punto, invece, che per Erica Patti è iniziato il peggio. Jacovone non ha accettato di esser stato lasciato e pedinamenti, telefonate moleste, tentati investimenti e un’infinita catena di abusi grandi e sottili ai danni della dona sono diventati all’ordine del giorno.
Inchiodati alla cronaca angosciante di un incubo a occhi aperti, i lettori sono così condotti al 16 luglio 2013, una data capace di scuotere alle radici l’apparente tranquillità di Ono San Pietro, piccolo comune della Val Camonica. Quel giorno, Jacovone ha soffocato nel sonno Andrea, di tredici anni, e Davide, di nove, i figli avuti con la moglie. Ne ha oltretutto bruciato i corpi appiccando il fuoco all’abitazione che divideva con loro, affinché la madre non potesse avere dei resti su cui piangere. Una tragedia più volte annunciata dallo stesso Jacovone nelle sue minacce e che la Patti aveva invano cercato di portare alla giusta attenzione delle autorità con ben dieci denunce. Jacovone è stato condannato all’ergastolo, ma nessuno ridarà mai alla made i suoi figli.
Il racconto della Patti, preciso ed equilibrato pur nella carica di drammaticità che sprigiona, si intervalla alla ricostruzione, obiettiva e in terza persona, dell’iter di denunce da lei avviate contro il marito e all’esposizione dei principali contenuti dell’istruttoria del processo seguito alla strage. Il libro custodisce inoltre le testimonianze di Lino e di Caterina, genitori della Patti e nonni dei bambini uccisi, oltre che di Francesco, l’uomo che è divenuto il nuovo compagno della Patti e che le è costantemente rimasto accanto nel cuore delle tenebre.
Un atroce caso di «femminicidio indiretto» Come giustamente osserva il magistrato Fabio Roia nell’introduzione al libro, con l’uccisione dei figli Jacovone ha inteso punire la moglie, che riteneva colpevole di essersi voluta separare da lui. Ci troviamo quindi in tutto e per tutto di fronte a un «femminicidio indiretto», perpetrato con piena coscienza e premeditazione. Ma non è solo la crudeltà di Jacovone a far rabbrividire chi legge a ogni riga. A lasciare altrettanto esterrefatti è anche il fatto che, nel suo dramma, Erica Patti non sia stata adeguatamente ascoltata e protetta insieme ai suoi figli da chi ne avrebbe avuto il dovere e i mezzi.
Tuonano forte le parole della Patti in merito alle responsabilità delle istituzioni e degli enti sociali nella sua storia. Il suo libro, tuttavia, non è in alcun modo un’accusa né un mero sfogo, ma la coraggiosa condivisione di un’esperienza indicibilmente traumatica. Al contempo, è un testo che si prefigge un forte obiettivo sociale, poiché intende aiutare altre donne a individuare per tempo i «campanelli d’allarme» di una relazione disfunzionale e pericolosa, oltre che fornire linee guida per tutti coloro che, istituzioni e cittadini, sono disposti a lavorare in sinergia per costruire una società in cui le vittime di violenza domestica e di genere trovino sostegno, comprensione e aiuto concreto.
Il ritorno alla vita e l’impegno sociale con l’associazione Dieci
La perdita dei due figli per mano dell’ex marito è un dolore mai sopito, ma ciononostante Erica Patti è riuscita a liberarsi dal buio che l’ha risucchiata e a uscire dai confini della sua sofferenza. Ha sconfitto la depressione, ha curato e fatto vivere una nuova relazione, è diventata mamma per la terza volta. Non solo: nel 2015, insieme al fratello Omar, ha fondato l’associazione d’impegno sociale Dieci, con la quale lei e il suo team si adoperano per sostenere le famiglie in difficoltà, in special modo i bambini e le donne vittime di ogni forma di violenza.
Accostandosi alla dolorosa storia di Erica Patti, i lettori e le lettrici sono stimolati a riflettere su certe inquietanti dinamiche delle relazioni interpersonali, sulle molteplici strade che la violenza riesce ad aprirsi nella nostra società e su ciò che ogni singolo cittadino può ed è chiamato a fare affinché le cose cambino. In particolare, c’è bisogno della cooperazione di tutti per rinnovare culturalmente una società patriarcale in cui, tutt’oggi, una donna vittima di maltrattamenti non è portata a denunciare e, molto spesso, anche se si decide a farlo, si scontra con un muro di indifferenza, di preconcetti e di inutile burocrazia.
Le testimonianze simili a quella di Erica Patti sono sofferte pietre d’inciampo che ci obbligano a fermarci e che ci spingono a riprendere a camminare con una coscienza nuova, con maggiore sensibilità e attenzione verso le tragedie che ci sfiorano e che anche noi, nel nostro infinitesimale piccolo, possiamo contribuire a sventare.


Titolo: Col senno di poi. Uccisi e bruciati dal padre. La madre racconta la strage di Ono San Pietro
Autrice: Erica Patti

Curatrice: Laura Bergami
Editore: LiberEdizioni, 2022

Genere: Memoir
Pagine: 174
ISBN: 9791280148629

Se vuoi acquistare questo libro online, fallo attraverso questo link: sosterrai il progetto Brescia si legge.

 

Dieci anni fa la tragedia di Ono San Pietro: “Davide e Andrea corda della speranza” (Radio Voce Camuna – 16 luglio 2023)
Dieci anni. Tanti sono passati, con la giornata di oggi, da quel terribile 16 luglio 2013 che ha sconvolto la comunità di Ono San Pietro e, con essa, di tutta la Vallecamonica. Sono passati dieci anni esatti dall’orrendo gesto commesso da Pasquale Iacovone verso i suoi figli Davide ed Andrea, 9 e 13 anni, prima storditi e poi uccisi tra le fiamme, come “lucida vendetta” (così è stata definita dai giudici) nei confronti dell’ex moglie Erica Patti. Dieci anni, ma anche dieci denunce che Patti aveva sporto ai carabinieri contro l’ex marito violento, nessuna di queste presa seriamente in considerazione, fino al tragico epilogo di quella mattina, quando Iacovone -ora in carcere a scontare l’ergastolo- mise in atto un piano che aveva già minacciato di compiere.
Da quel numero, Erica Patti ed il fratello Omar hanno deciso di creare un’associazione, “Dieci”, appunto, che dal 2015 lavora a favore di donne vittime di violenza ma anche di bambini e famiglie in difficoltà, sostenendole nel loro percorso ed organizzando incontri nelle scuole ed in occasioni pubbliche affinché il tema della violenza familiare ed extrafamiliare non sia più un tabù ma sia affrontato da tutti, privati ed istituzioni.
Erica Patti e la sua famiglia, in questi giorni, stanno vivendo questo ricordo nel più giustificabile dei silenzi, ma la comunità di Ono San Pietro ha voluto comunque dimostrare -come sempre fatto fin dal primo giorno- la vicinanza a questa famiglia con alcuni appuntamenti. Il primo è andato in scena ieri: un pellegrinaggio in ricordo di Davide ed Andrea organizzato dal gruppo “Camminare è un’arte”, con partenza dal cimitero del paese ed arrivo alla località Plaurent, dove si trova un cippo in ricordo dei due bambini e dove don Battista Dassa ha celebato la Santa Messa.
Presente, oltre all’attuale sindaco Fiorenzo Formentelli, anche l’ex prima cittadina Elena Broggi, in carica nei giorni della tragedia. “Molte volte mi sono chiesta se avessimo potuto fare qualcosa per evitare questa immane tragedia che ha segnato in modo così incisivo tutta la comunità, non sono mai riuscita a trovare una risposta”, ha scritto Broggi, che ha voluto mandare “un fortissimo abbraccio a mamma Erica, a tutta la famiglia” e ricordare, “come ha detto Don Dassa, che Davide ed Andrea siano sempre la corda della speranza per tutti noi”. Questa sera, invece, alle ore 20:00 una Santa Messa al cimitero.