Xhevdet Mehmeti, 57 anni, meccanico, padre. Uccide la moglie a coltellate davanti al figlio. Condannato a 30 anni con rito abbreviato
Piacenza, 27 Maggio 2018
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Anni di liti e gelosie, poi l’omicidio della moglie: «Da oggi la mia vita è finita» (il Piacenza – 28 maggio 2018)
Il 57enne albanese Xhevdet Mehmeti è alle Novate con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Interrogato dal pm Antonio Colonna ha risposto a tutte le domande raccontando il lungo e difficile matrimonio con la donna che ha ucciso a coltellate nella loro abitazione in viale Dante
«Da oggi la mia vita è finita», lo avrebbe detto il 57enne albanese Xhevdet Mehmeti durante l’interrogatorio con il pm e l’avvocato difensore Angelo Osvaldo Rovegno avvenuto nella notte al comando provinciale dell’Arma in viale Beverora. Lo straniero è accusato di aver ucciso la moglie, la 52enne Elca Tereziu, nel pomeriggio del 27 maggio nella loro abitazione in viale Dante. Al culmine di una lite, l’ennesima, l’uomo avrebbe afferrato un coltello e l’avrebbe colpita con almeno tre coltellate, poi è uscito ed è andato a costituirsi dai carabinieri.
Vani i soccorsi chiamati dal figlio minorenne della coppia che ha trovato la madre in un lago di sangue in cucina: i sanitari del 118 non hanno potuto fare niente se non constatare il decesso, sul posto in pochi secondi anche i poliziotti delle Volanti. Si tratta dell’ennesimo caso di femminicidio nel nostro Paese. Mercoledì dovrebbe essere effettuata l’autopsia o il conferimento dell’incarico, e tra il 30 e il 31 l’interrogatorio di garanzia del gip Stefania Di Rienzo. I due figli di 17 e 19 anni, dopo essere stati ascoltati dalle forze dell’ordine, indagano sia i carabinieri sia la squadra mobile della polizia, sono stati affidati ad alcuni parenti.
«Il mio assistito, accusato di omicidio volontario aggravato e che ora si trova alle Novate – riferisce l’avvocato Rovegno – ha risposto a tutte le domande del pm Antonio Colonna, è molto provato e si sta rendendo conto di quanto ha fatto nonostante non ricordi bene l’aggressione e le coltellate alla donna». «Ha raccontato – prosegue – di un lungo matrimonio difficile e problematico reso ancora più teso dalla gelosia, immotivata, della moglie, stando alla sua versione. Giornate di liti e incomprensioni, le due famiglie avevano tentato invano di ricomporre la conflittualità: ad ottobre la donna era andata dai suoi parenti in Grecia, ma una volta tornata la situazione non era migliorata».
«Verso le 16 del 27 maggio Elca Tereziu sarebbe stata al telefono con il fratello, nella conversazione la donna avrebbe rivolto epitetioffensivi al marito che si trovava davanti a lei. La 52enne si lamentava del comportamento dell’uomo fino a quando Xhevdet Mehmeti le avrebbe preso il cellulare cercando di convincere il fratello a calmarla poi la situazione sarebbe degenerata. La vittima gli avrebbe strappato di mano il telefono, poi avrebbe spaccato alcuni oggetti e rovesciato a terra dell’acqua e avrebbe strattonato il marito, poi sarebbero caduti a terra ed è in quel momento che il 57enne avrebbe preso un coltello e l’avrebbe colpita».
«L’uomo – prosegue Rovegno – ha specificato che era la moglie ad avere comportamenti aggressivi nei suoi confronti: lei non si fidava pensando forse che potesse avere altre donne, tradimenti che lui avrebbe sempre negato. Dopo averla colpita, non si ricorda quante coltellate né dove l’ha colpita, avrebbe visto il sangue, si sarebbe alzato e dopo essersi cambiato, avrebbe preso l’auto per recarsi dai carabinieri a costituirsi.
Il figlio 17enne che per tutto il litigio è rimasto chiuso nella sua stanza, una volta uscito il padre, si è recato in cucina dove ha trovato la mamma ormai priva di vita». L’auto dell’uomo è stata posta sotto sequestro così come l’appartamento. (di Emanuela Gatti)
Elca Tereziu avrebbe cercato invano di difendersi. Il marito: «Mi vergogno di quello che ho fatto» (il Piacenza – 31 maggio 2018)
Nella mattinata del 31 maggio si è svolto l’interrogatorio di garanzia alle Novate, Xhevdet Mehmeti ha risposto alle domande del gip Stefania Di Rienzo confermando quanto già aveva raccontato al pm Antonio Colonna. L’avvocato: «E’ pentito e prova vergogna».
Mentre resta in carcere l’albanese accusato di aver ucciso la moglie Elca Tereziu, sua connazionale di 52 anni, a coltellate (a cui la procura ha aggiunto anche i maltrattamenti infamiglia) nella loro abitazione al civico 25 di viale Dante, i primi risultati dell’autopsia parlano di una morte orribile, sopraggiunta dopo alcuni minuti: la donna sarebbe stata raggiunta da una decina di coltellate, al collo e al corpo, nonostante i tentativi di difesa come dimostrano i tagli sulle mani e sugli avambracci.
Il 57enne Xhevdet Mehmeti nella mattinata del 31 maggio ha risposto alle Novate alle domande del gip Stefania Di Rienzo durante l’interrogatorio di garanzia assistito dal legale Angelo Rovegno. Lo straniero ha ripercorso la tragica domenica confermando quanto già aveva raccontato al pm Antonio Colonna la notte tra il 27 e il 28 maggio al comando dell’Arma in viale Beverora. «Ha preso coscienza di quanto ha fatto e prova un forte senso di vergogna e colpa nei confronti dei due figli (19 e 17 anni) e della moglie. Nonostante abbia ribadito quanto la donna avesse un carattere aggressivo, ha pienamente coscienza del fatto che non doveva ucciderla e che lei non si meritava quanto lui ha fatto», ha dichiarato l’avvocato Angelo Rovegno. «Mehmeti – prosegue il legale – ha raccontato di un matrimonio difficile e dei frequenti litigi scaturiti dalla gelosia della moglie ma non ha in nessun modo cercato di giustificarsi, sa quello che ha fatto ed è pentito».
All’accusa di omicidio volontario aggravato si è aggiunta anche quella di maltrattamenti in famiglia, nonostante lei non avesse mai denunciato il coniuge: solo una volta avrebbe chiesto aiuto alla polizia ma avrebbe poi ritrattato e negato un’aggressione da parte dell’uomo, evidentemente invece gli inquirenti hanno raccolto elementi che darebbero riscontro di alcuni episodi di violenza. Nella giornata del 30 maggio il medico legale dell’Università di Pavia, Chen Yao, ha svolto l’autopsia. Sul corpo della 52enne albanese, sulle braccia e sulle mani della donna, ci sarebbero ferite da arma da taglio: avrebbe provato quindi in tutti i modi a dfiendersi dalla furia del marito, che le sarebbe anche salito sopra, portandosi le braccia al volto. La 52enne sarebbe morta dopo diversi minuti di agonia per dissanguamento.
«Verso le 16 del 27 maggio Elca Tereziu sarebbe stata al telefono con il fratello, nella conversazione la donna avrebbe rivolto epiteti offensivi al marito che si trovava davanti a lei. La 52enne si lamentava del comportamento dell’uomo fino a quando Xhevdet Mehmeti le avrebbe preso il cellulare cercando di convincere il fratello a calmarla poi la situazione sarebbe degenerata. La vittima gli avrebbe strappato di mano il telefono, poi avrebbe spaccato alcuni oggetti e rovesciato a terra dell’acqua e avrebbe strattonato il marito, poi sarebbero caduti a terra ed è in quel momento che il 57enne avrebbe preso un coltello e l’avrebbe colpita», aveva raccontato l’avvocato il giorno dopo l’arresto. La lite sarebbe scaturita anche da un messaggio con un’emoticon con un cuore che l’uomo avrebbe mandato a una sua zia di 71 anni. Il 57enne dopo l’aggressione fatale si sarebbe accorto di essere sporco di sangue, sarebbe andato in camera e dopo essersi cambiato, avrebbe preso l’auto (sotto sequestro) per andarsi a costituire dai carabinieri. A trovare la madre in un lago di sangue e a dare l’allarme il figlio 17enne che per tutto il tempo è rimasto chiuso in camera sua. Il ragazzino si trova tuttora fuori città da alcuni parenti. Indagano congiuntamente carabinieri e polizia. (di Emanuela Gatti)
Omicidio di viale Dante, confermati 30 anni a Xhevdet Mehmeti che uccise la moglie (Libertà – 2 luglio 2021)
E’ stata confermata ieri, giovedì 1° luglio, davanti alla Suprema Corte di Cassazione una pena di 30 anni per Xhevdet Mehmeti, accusato di aver ucciso la moglie Elca Tereziu di 51 anni a coltellate. L’uomo, di origino albanesi, oltre che dell’accusa di omicidio della consorte era stato chiamato anche a rispondere di maltrattamenti in famiglia.
Per l’accusa l’imputato aveva rincorso la moglie in casa impugnando un coltello, lei era riuscita a disarmarlo, ma l’uomo aveva allora afferrato un altro coltello e aveva ferito la donna a morte. Il delitto era avvenuto nel maggio 2018 nell’abitazione dei due coniugi in viale Dante. Mehmeti dopo aver commesso il delitto si era costituito. Aveva riferito agli inquirenti di aver avuto un vivace dissidio con la moglie, un litigio per futili motivi, di essere stato strattonato dalla donna e di essere stato offeso. L’uomo aveva detto di aver perduto l’equilibrio e poi di aver commesso una grandissima stupidaggine.
L’avvocato difensore dei primi due gradi di giudizio aveva chiesto l’assoluzione per l’accusa di maltrattamenti in famiglia e il minimo della pena per il delitto. Il pm Antonio Colonna chiese 30 anni in primo grado davanti al Gup di Piacenza Gianandrea Bussi, con rito abbreviato. Considerando che il rito abbreviato prevede uno sconto di un terzo di pena è come se il pm avesse chiesto l’ergastolo, poi ridotto a 30 anni. La richiesta del pm era stata confermata in primo grado, in Appello e ora anche in Cassazione.