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Wimal Chamila Ponnamperumage detto Camillo, 24 anni, sagrestano. Strangola una ragazza, la imbavaglia con il nastro adesivo, la lega, la chiude in un sacco e la nasconde sotto le scale del campanile, dove la ragazza – svenuta ma ancora viva – muore per asfissia. Condannato a 18 anni e 4 mesi, dopo 8 anni di carcere è in semilibertà, dopo 14 è definitivamente libero e lavora come cuoco in una cooperativa

Brescia, 18 Agosto 2006


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Uccisa e nascosta nel campanile. Segni di strangolamento, ricercato sagrestano
Brescia, uccisa e nascosta nel campanile. Segni di strangolamento, ricercato sagrestano
Il ragazzo, prima di fuggire, ha detto allo zio che è stato un incidente
Ma la ragazza ha segni di strangolamento. Il suo corpo nascosto in tre sacchetti
BRESCIA – Elena era scomparsa venerdì scorso: il suo cadavere, legato e infilato in sacchi di plastica, è stato trovato nascosto all’interno del campanile di una chiesa in via Ambaraga nella zona di Mompiano, periferia verde di Brescia. Ad ucciderla, secondo le indagini dei carabinieri, un coetaneo cingalese, custode della chiesa: a delitto avvenuto e prima di darsi alla fuga, avrebbe parlato allo zio di un “incidente”. Una versione che non convince gli inquirenti: sul collo della vittima ci sono segni di strangolamento. la ragazza sarebbe stata chiusa nei sacchi ancora viva e avrebbe sofferto prima di morire.
Vigili del fuoco e carabinieri hanno fatto il macabro ritrovamento la scorsa notte. Elena Lonati, studentessa bresciana di 23 anni che stava per diventare assistente sociale, viveva nei pressi dello stadio: era scomparsa venerdì dopo essere stata vista, l’ultima volta, andare in chiesa per accendere una candela.
E, dallo stesso giorno, non si hanno più notizie dell’immigrato cingalese che faceva da custode della chiesa. Wimal Chamila Ponnamperumage, molto conosciuto. coetaneo della ragazza – è ricercato come probabile autore del delitto. Il ragazzo, ieri, prima di far perdere le proprie tracce ha avvertito per telefono lo zio di quanto era accaduto. Gli ha detto che si sarebbe trattato di un incidente: la ragazza avrebbe battuto la testa durante una vivace discussione con lui, sarebbe morta nella caduta e lui ne avrebbe subito nascosto il corpo nel vano scala del pulpito. Le ricerche dei carabinieri, dopo la segnalazione della scomparsa, si sono concentrate dal pomeriggio di ieri sulla chiesa di via Ambaraga, quando dalle testimonianze degli stessi genitori della ragazza, è emerso che Elena venerdì si era recata in chiesa per accendere una candela e pregare.
Dalle prime indagini, sembra che Elena sia stata vittima di un’aggressione mentre stava per uscire. Avrebbe battuto violentemente il capo contro il portone, poi sarabbe stata trascinata verso la scaletta stretta e nascosta in cui gli investigatori hanno trovato i suoi resti. Sul suo corpo ci sono segni di strangolamento.
Il parroco. Secondo il racconto di don Cesare Verzelletti, parroco di San Gaudenzio, il giovane Chamila ha spiegato allo zio che la ragazza tra le 11 e mezzogiorno di venerdì era entrata in chiesa. Ma lui doveva chiuderla, secondo le disposizioni. L’aveva invitata a uscire e lei aveva opposto una certa resistenza. A questo punto ci sarebbe stata una colluttazione. Una versione che non tiene, alla luce delle prime risultanze.
“E’ caduta e ha battuto la testa – avrebbe raccontato Chamila allo zio -. Mi sono accorto che non c’era più  nulla da fare e ho nascosto il corpo”. Solo il giovane cingalese aveva la chiave di quel vano scala del pulpito. Lo zio di Chamila ha subito avvertito i genitori di Elena. A questo punto i genitori sono corsi dal parroco e insieme hanno cercato di rintracciare il giovane, che però era già fuggito. Le ricerche dei carabinieri si sono dirette alla chiesa, dove il cadavere è stato scoperto.
“Avevo visto Elena qualche volta – ha raccontato il sacerdote – ma non la conoscevo bene perchè lei è di una parrocchia vicina”. Quanto al cingalese sospettato del delitto, don Verzelletti lo descrive come “un ragazzo mite”, che suona in un gruppo con strumenti tradizionali cingalesi. “Non l’ho mai visto parlare con una ragazza di qui – ha proseguito il sacerdote -. Proprio venerdì era stato in Posta per inviare una raccomandata e chiedere il permesso per la sua ragazza, perchè potesse venire venire in Italia”. Gli inquirenti hanno qualche dubbio anche sulla versione del sacerdote.
La madre. Drammatico il racconto della madre di Elena, Caterina Mutti, che spiega di essere stata lei a mandare in chiesa la ragazza venerdì: “Avevo mandato io mia figlia in chiesa ad accendermi una candela, venerdì. Elena è morta per un caso tragico”.
La chiesa, scena del crimine, è stata posta sotto sequestro dagli inquirenti. Il parroco don Cesare Verzelletti ha fatto affiggere un cartello sul portone per avvisare i fedeli che oggi non si tengono le funzioni domenicali.
Per tutta la giornata di sabato, i fedeli che si sono recati per le funzioni o per la preghiera nella chiesa di Santa Maria della parrocchia di San Gaudenzio sono passati a pochi metri dal cadavere di Elena Lonati.
Il quartiere. Mompiano, nel quale si trova tra l’altro lo stadio di Brescia, è un’ampia zona residenziale alla periferia nord della città. E’ zona abitata per lo più da famiglie benestanti, con scarsa presenza di immigrazione straniera, e nella quale non si ricorda siano avvenuti in questi anni gravi fatti di cronaca.

Uccise una giovane in chiesa, dopo 12 anni è in semilibertà
Da tempo esce dal carcere al mattino e rientra il pomeriggio. In autunno avrà solo l’obbligo di dormire dietro le sbarre. Dodici anni dopo il delitto di Elena Lonati l’assassino della 24enne ammazzata e nascosta in chiesa nell’estate del 2006 inizierà una nuova vita. Oggi in edicola sul Giornale di Brescia i dettagli della vicenda umana e giudiziaria di Chamila Ponnamperumage.

Mompiano, omicidio di Elena Lonati: libero il sagrestano
Nell’estate del 2006 uccise la studentessa nella chiesa di Santa Maria. Pena ormai scontata
Ha pagato i conti con la giustizia, pochi mesi e Chamile Ponnamperumage Wimal, il giovane cingalese che nell’estate 2006 uccise la studentessa 24enne Elena Lonati nella chiesa di Santa Maria a Mompiano, dove faceva il sacrista, sarà libero a tutti gli effetti. Condannato a 18 anni e 4 mesi per l’omicidio, è uscito dal carcere: negli ultimi due anni rientrava in cella solo la notte. Ora non più. “La pandemia ha accelerato la conversione della semilibertà in affidamento in prova – spiega l’avvocato Marco Capra, che assiste Chamile, per tutti Camillo, dall’epoca del delitto – Il provvedimento, concesso provvisoriamente durante il periodo di lockdown, è stato confermato lo scorso giugno. Pochi mesi ancora, e avrà scontato tutto. È sempre stato un detenuto modello: giusto che abbia la possibilità di reinserirsi e di riabilitarsi”.
Mite, di poche parole, Chamile, oggi 37enne, lavora come cuoco in una cooperativa. In questi 14 anni non ha mai accennato nemmeno una volta al delitto della coetanea di cui si addossò la responsabilità. La sua casa dal 2006 è stata il penitenziario di Canton Mombello.
La vita della famiglia di Elena, in tasca un diploma da operatrice sociale, cambiò per sempre nella tarda mattinata del18 agosto 2006. Era mezzogiorno e Chamile, raccontò lui il giorno seguente costituendosi, stava per chiudere il santuario. La studentessa entrò all’ultimo minuto per accendere una candela. Tra i due nacque un battibecco. Il sagrestano spiegò che l’aveva più volte invitata a uscire, ma lei si sarebbe attardata. Una discussione, una spinta e la giovane cadde all’indietro, finendo con la testa sull’appoggiapiedi di un banco. A quel punto Chamile credendo Elena morta, quando in realtà era solo svenuta, la impacchettò con sacchi di plastica e nastro adesivo, girando lo scotch su bocca e collo della giovane, e trascinò il corpo su una scala di un pulpito: la studentessa morì soffocata

 


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