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Walter Nicolò Vivado, 38 anni, imbianchino e addetto alle pulizie dei treni con piccoli precedenti. Massacra la ex con un coltello da pane e la lascia morire dissanguata, mentre lui va a cambiarsi. Condannato a 14 anni di carcere

Albissola (Savona), 16 Ottobre 2010

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Titoli & Articoli

Delitto ad Albissola«Sì, l’ho uccisa io» (il Secolo XIX – 16 ottobre 2010)
L’ha uccisa per gelosia, perché la sua compagna non voleva più vederlo. Nicolò Valter Vivado, 37 anni, ha insistito, pianto e pregato ma alla fine ha afferrato un coltello e l’ha sgozzata. Kamila Lysadorska, 31 anni, è morta in una pozza di sangue e a trovarla così, senza vita, sono stati i suoi piccoli, due bambini di 5 e 7 anni.
L’omicidio, avvenuto la notte scorsa e confessato in serata dall’uomo – dipendente di un’azienda specializzata nella pulizia e manutenzione dei treni – ha avuto per teatro la casa della donna a Albissola Marina. E questa è la ricostruzione, resa possibile dalla piena confessione di Vivado.
Kamila aveva troncato la relazione con l’uomo da due settimane e ieri notte Walter è tornato da lei per convincerla a cambiare idea. Tutto inutile. I due hanno litigato, probabilmente lui l’ha malmenata, lei ha urlato. I vicini la sentono gridare verso le 3 del mattino, poi più nulla. L’ha fatta tacere a furia di coltellate. E su quel lago di sangue, sul suo corpo inerte, si sono aperti gli occhi dei due bambini che cercavano la mamma per colazione. Quando l’hanno vista riversa sul pavimento del bagno i due piccoli si sono presi per mano e sono andati dalla vicina: «Mamma sta male», hanno detto. Invece era morta.
Intanto Vivado era scappato via: si è cambiato gli abiti sporchi di sangue e li ha gettati in un cassonetto lontano, nel comune di Stella. Poi è andato in un bar di Albisola e si è messo a bere. Ha cercato di costruirsi un alibi. Ma la squadra mobile, con l’aiuto della polizia scientifica, ha trovato tracce importanti e in breve sono arrivati a Vivado. Invitato in questura, l’uomo ha negato. Ma è caduto troppo spesso in contraddizione e la polizia ha fatto leva su queste. Quattro ore di interrogatorio, poi Vivado è crollato e ha confessato agli uomini della squadra mobile e al pm Alessandra Coccoli.
Il pm intanto ha disposto l’autopsia sul corpo della donna che verrà eseguita lunedi prossimo. I figli, nel frattempo, sono tornati dal padre, l’ex marito della donna, un imprenditore di 50 anni che è risultato totalmente estraneo al delitto. I due bambini non si sono resi conto che la mamma è morta, o forse non vogliono farlo. Assistiti dagli psicologi della questura, dovranno sapere presto.
LA SITUAZIONE ALLE 14
Poco prima delle 8, in un’abitazione di Albissola Marina, al numero 20 di via dell’Oratorio, due bambini di 6 e 8 anni (un maschio e una femmina) hanno trovato il corpo senza vita della loro mamma, una cittadina polacca di 31 anni, Kamila Lysadorska. Il corpo era in bagno, in un lago di sangue: la donna sarebbe stata colpita con un coltello seghettato, di quelli di solito usati per tagliare il pane, trovato dalla polizia nel sopralluogo nell’appartamento. Secondo una prima, sommaria ricostruzione, la donna sarebbe stata aggredita all’improvviso e non avrebbe fatto in tempo a dare l’allarme col telefono cellulare, che è stato trovato accanto al cadavere. Sulla porta di ingresso non sono stati trovati segni di effrazione. La donna avrebbe anche cercato di difendersi: a testimoniarlo è una ferita al braccio, procurata probabilmente nel tentativo di ripararsi dalla furia dell’omicida. A ucciderla sarebbe stato un colpo alla gola.
Sul posto sono accorsi 118 e polizia: gli agenti della squadra Mobile hanno dato il via alle indagini, incominciando ad ascoltare i vicini di casa e rintracciando sia l’ex marito della donna – che di solito il venerdì sera incontrava la donna per prendere i bambini – sia il suo attuale fidanzato. Poco dopo le 13, l’ex marito ha lasciato la questura: sarebbe estraneo al delitto; ai poliziotti, l’uomo ha fornito la sua versione dei fatti e ha precisato di abitare lontano fuori dalla provincia di Savona e che ieri sera non era il suo turno di tenere i bambini.
Gli stessi bambini avrebbero raccontato di avere sentito la mamma discutere, forse litigare, con qualcuno intorno alle 3-3.30, ma non sarebbero stati in grado di spiegare se l’interlocutore si trovava in casa o al telefono. Questo dettaglio sembra confermato dai vicini di casa, che hanno riferito di avere sentito le urla della donna che litigava con un uomo: «Non ci siamo preoccupati di quei litigi», perché «andavano avanti da tempo». Per il momento, i due bambini sono stati affidati prima agli uomini della polizia Municipale e poi alla tutela della polizia, affidati agli assistenti sociali del Comune e al personale dell’ufficio Minori della questura nell’alloggio di alcuni vicini di casa.

 

Albissola, omicidio Kamila: 14 anni di carcere per Nicolò Walter Vivado. Il pm ne aveva chiesti 30 (IVG – 12 aprile 2012)
Quattordici anni di reclusione. Questa la condanna inflitta a Nicolò Walter Vivado, 37 anni, di Albisola Superiore, in carcere dall’ottobre 2010 per aver ucciso la sua ex convivente, la polacca trentaduenne Kamila Lysadorska. Il pm aveva chiesto per lui 30 anni di galera, ma anche la scelta del rito abbreviato, che prevede uno sconto di un terzo della pena, ha portato a questa decisione.
Il giudice non ha applicato le aggravanti e tra attenuanti e riduzione del rito si è arrivati a 14 anni di reclusione. La condanna prevede anche il pagamento di un risarcimento di 600 mila euro per ciascuno dei due figli della vittima e di 60 mila euro al fratello. Nei giorni scorsi la perizia psichiatrica eseguita dal professor Gianluigi Rocco, consulente tecnico nominato dal giudice Emilio Fois, ha stabilito che Vivado è imputabile, e capace di intendere e volere, e oggi è arrivata la sentenza.
L’omicidio di Kamila è di natura passionale: la donna voleva infatti interrompere la frequentazione con Vivado, lui, invece, continuava a essere innamorato della bionda polacca. Al termine di un’ennesima lite nell’abitazione albissolese della donna, Vivado era andato via per poi ripresentarsi nel cuore della notte, forse anche sotto l’effetto dell’alcol, e accanirsi sulla donna con un grosso coltello da pane. Secondo la perizia del medico legale la donna era morta dopo una lunga agonia per dissanguamento. Vivado le aveva inferto una decina di coltellate.

Ricorso in Cassazione per Kamila (La Stampa – 12 dicembre 2012)
La Procura: pochi i 14 anni inflitti a Walter Nicolò Vivado, che aveva ucciso la donna a coltellate
Ricorso in Cassazione contro  la  sentenza di condanna a quattordici anni di reclusione per Walter Nicolò Vivado, che  il 16 ottobre del 2010 ad Albissola Marina uccise con una decina di coltellate la sua ex convivente, la polacca trentaduenne Kamila Lysadorska. L’ha presentata il pubblico ministero Chiara Maria Paolucci, che ha ritenuto troppo lieve, rispetto alla crudezza dei fatti, la pena inflitta all’assassino in sede di udienza preliminare. L’omicidio si era consumato in un appartamento di via dell’Oratorio a pochi passi dalla chiesa di Nostra Signora della Concordia.  A trovare il corpo della donna erano stati i suoi due figli, di sei e quattro anni, che avevano chiesto aiuto ai vicini.

 

Uccise l’ex convivente. Confermati 14 anni (La Repubblica – 11 ottobre 2013)
La Cassazione ribadisce il verdetto di Appello contro l’assassino di una giovane polacca ad Albissola. A scoprire il cadavere furono i figli di 6 e 4 anni
La Cassazione conferma la condanna a 14 anni a Walter Nicolò Vivado, 38 anni, che il 16 ottobre 2010, ad Albissola, aveva ucciso a coltellate la sua ex convivente, la polacca Kamyla Lysadorska, di 32 anni. Vivado attualmente si trova detenuto nel carcere di Torino. Il delitto era avvenuto nell’appartamento della donna in via dell’Oratorio. A trovare il corpo della donna erano stati i suoi due figli, di 6 e 4 anni, che avevano chiesto aiuto ai vicini. L’uomo, dopo un lungo interrogatorio, confessò spiegando che all’origine del gesto c’era la gelosia: Vivado non accettava la fine della loro relazione. Lei l’aveva lasciato da due settimane e di tornare insieme non aveva più intenzione. Lui non accettava quella decisione e l’ammazzò colpendola con un grosso coltello da cucina, lasciandola riversa sul pavimento del bagno in una pozza di sangue.
Nicolò Vivado, qualche trascorso di droga, si manteneva facendo l’imbianchino o l’addetto alle pulizie. Anche quella notte aveva provato a convincere Kamila a tornare assieme. Quando bussò alla porta di casa era ubriaco. Davanti all’ennesimo no, afferrò un coltello e colpì l’ex compagna con numerosi fendenti, uno, profondo e mortale, al collo.
Kamila provò a difendersi ma invano. Vivado la lasciò morta sul pavimento. Tornò nella sua abitazione a Luceto, dove viveva con la madre, si cambiò i vestiti macchiati di sangue e andò a buttarli in un cassonetto a Stella San Giovanni, passando poi la nottata in un bar. Fu arrestato la mattina successiva; dopo quattro ore di interrogatorio, confessò l’omicidio.


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