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Vasile Donciu, 20 anni, barista. Rapisce, violenta e uccide a coltellate una bimba di 4 anni

Imperia, 18 Agosto 2000


Titoli & Articoli

Delitto della piccola Hagere: i giudici confermano la pena per Vasile Donciu. Resta da chiarire la posizione di un italiano (22 ottobre 2001)
IMPERIA – Nessuno sconto della pena inflitta dai giudici di primo grado il 29 giugno scorso. Per i giudici della Corte d’Appello di Bacau, in Romania, Vasile Donciu avrebbe agito da solo. Per questo motivo un anno dopo la sua cattura al confine con l’Ungheria per il ventenne rumeno i giudici hanno confermato i 25 anni di reclusione che gli erano stati inflitti dalla Corte d’Assise.
Donciu, almeno per i giudici rumeni, è l’autore dell’omicidio di Hagere Kilani, la bimba di quattro anni, figlia di una coppia di immigrati tunisini, assassinata il 18 agosto del 2000, in un appartamento del quartiere Parasio a Imperia Porto Maurizio. Resta comunque da chiarire la posizione di Lorenzo Mazza, il quarantenne sanremese, ora in Costa Azzurra, formalmente indagato di concorso in omicidio dalla Procura di Imperia, proprio perché indicato quale complice dal ventenne rumeno. Nei confronti di Mazza, comunque, non è stato emesso alcun provvedimento restrittivo della libertà (attualmente si troverebbe in una località della Costa Azzurra). E circa la sua estraneità ai fatti Mazza ha raccontato che il 18 agosto 2000 si trovava a Nizza come dimostrerebbe la ricevuta di una carta di credito, da lui firmata, e l’allegato del suo estratto conto. Non sarebbe inoltre mai rientrato in Italia in quel periodo. Si è inoltre sottoposto, presso un perito di parte, al test del Dna per avere a disposizioni elementi validi da fornire non soltanto alla procura di Imperia ma anche agli investigatori romeni.
Lui avrebbe conosciuto Donciu durante un periodo di detenzione. Sarebbero stati nella stessa cella per qualche giorno. Donciu, secondo la tesi di Mazza, nel disperato tentativo di alleggerire la propria posizione avrebbe accusato l’unico italiano del quale conosceva nome e cognome e che poteva fisicamente descrivere. In un primo momento, infatti, aveva riferito agli inquirenti di aver “rapito” la piccola Hagere perché minacciato da un gruppo di albanesi e poi da un extracomunitario. Soltanto in un secondo momento era emerso il nome, peraltro storpiato di Lorenzo Mazza. Ma a Imperia l’indagato italiano per l’omicidio della bimba tunisina non si è mai visto.Donciu, durante le udienze a Bacau, aveva fatto il nome del complice, un mandante che gli aveva offerto 50 milioni per la piccola Hagere. Insomma, lui aveva avuto solo il compito di rapirla perchè la bimba avrebbe dovuto essere “rivenduta” a qualche pedofilo. E nell’ultima versione, quella che in aula aveva visto emergere il nome di Lorenzo Mazza, aveva anche riferito che a sferrare le coltellate mortali era stato proprio l’italiano, terrorizzato dal fatto che lui e Donciu potessero essere scoperti dal pianto di Hagere.
Il padre della piccola, Abdelfattah Kilani, tornato ad Ouled Chameck, in Tunisia, nelle settimane scorse per stare accanto alla moglie e agli tre figlioletti Seif, Kais e Sofiane, però continua a sostenere la sua tesi: “Adesso stanno cercando di mischiare le carte in tavola. Ma resto assolutamente convinto che mia figlia è stata uccisa da almeno due persone. Ci sono anche i risultati degli esami di laboratorio che possono dimostrare questa circostanza e non sono solo supposizioni. Quando sono stato in Romania per assistere al processo di primo grado ero stato avvicinato da uno dei giudici della Corte. Mi disse: “Se vuole conoscere la verità su questa storia chieda alla gente del Parasio che hanno visto qualcosa. Forse nessuno vuole parlare”.
E in effetti – continua Abdelfattah Dilani – al di là delle testimonianze d’affetto che ho ricevuto in quest’ultimo anno qualcuno continua a nascondere la verità e non capisco perché. Forse perché siamo immigrati. Chiedo alla magistratura di non chiudere l’inchiesta, di proseguire nelle indagini per scoprire la verità e chiedo anche al Ministro degli Interni Claudio Scajola, come mi aveva promesso, di indagare personalmente sul caso della mia bambina”.

Processo Bis per l’assassinio di Hagere (20 maggio 2003)

Imperia: caso Hagere Kilani, ex poliziotto indagato (4 ottobre 2005)

Imperia: omissione di atti d’ufficio nel caso Hagere Kilani, spunta un sms inviato da Greco (3 ottobre 2006)
A Imperia il processo per omissione di atti d’ufficio nei riguardi di un ex ispettore di polizia, Massimo Carabalona, che nell’agosto 2000 non avrebbe raccolto la testimonianza spontanea di Giovanna Podestà, che voleva segnalare particolari importanti, si confermano i dubbi sull’indagine relativa alla morte della piccola Hagere Kilani.
C’è anche un sms che Agostino Greco inviò il 18 agosto alle 20 a un suo amico di Brescia, intenzionato a fare un’eventuale visita a Imperia. Greco comunicava all’amico: “non venire più a Imperia… qui è accaduta una cosa terribile”.
E’ la conferma che Agostino Greco, ex operatore sociosanitario a Costarainera, quella sera sapeva già alle 20 quanto era accaduto in casa sua. Greci, amico-informatore fidato di molti poliziotti non è stato mai indagato. L’udienza è stata aggiornata al 17 ottobre.

Caso Hagere, da un reportage (6 dicembre 2017)
Cais Kilani, fratello di Hagere, la bimba di 4 anni assassinata brutalmente nell’agosto 2000 in un alloggio del Parasio, ha ereditato da papà Kilani la determinazione tipica della gente tunisina. Spulciando tra le pagine di quello sterminato archivio che è Internet, Cais ha trovato un reportage di Helena Janeczek pubblicato nel 2007 su Nazione Indiana e sul n° 38 di «Nuovi Argomenti» in cui l’assassino di Hagere, il romeno Vasile Donciu (all’epoca dei fatti aveva 22 anni), si lascia andare a un lungo sfogo dal carcere di Bacau. Quanto di quelle pagine, in pratica un unico monologo, sono frutto della fantasia dell’autrice e quanto invece frutto delle reali risposte fornite da Donciu dopo il suo arresto e il trasferimento in un carcere della Romania? Cais, come del resto il papà Abdel, è sempre stato convinto che Donciu non fosse solo e che la fuga successiva (ci volle un mese prima che venisse rintracciato: in Francia fu fermato per controlli e lasciato incredibilmente andare) gli fosse stata facilitata da complici.
Le indagini, condotte a handicap sin da subito, e per le quali si trovarono in contrasto l’allora procuratore capo Luigi Carli con il sostituto Filippo Maffeo, avevano lasciato adombrare più di un dubbio sul fatto che Donciu potesse essere stato ispiratore ed esecutore unico dell’atroce delitto.
Ora dal magma del web spunta questo racconto a metà tra cronaca e romanzo in cui Donciu dice e non dice riguardo a ipotetici aiuti ricevuti. «Gli italiani non si toccano….Secondo voi si toccano gli italiani?», dichiara a un certo punto. Una delle piste investigative seguite da Maffeo portava a un giro di pedofilia in cui sarebbero stati coinvolti personaggi del posto. Ipotesi mai suffragata da prove. Helena Janeczek ha riaperto una pagina mai chiusa definitivamente. Spunti per riesumare un’indagine come spera Cais Kilani?

Hagere, una ferita mai rimarginata (9 agosto 2018)
Sono passati 18 anni. Quell’episodio fece da spartiacque: per qualcuno Imperia perse la propria innocenza di città immune dal male. Era il 18 agosto 2000 quando, in un alloggio al Parasio, venne scoperto il corpicino martoriato di Hagere Kilani, una bimba di origini tunisine di appena 4 anni. E il 18, nel giorno del triste anniversario, la piccola verrà ricordata con una cerimonia proprio in piazza Parasio, a partire dalle 19,30. Sarà una cerimonia semplice – tutta la cittadinanza è invitata – voluta dal papà di Hagere, Abdel, che mai si è stancato di perseguire la verità, oggi drammaticamente ancora lontana. È vero, c’è un assassino in cella in Romania, Vasile Donciu, all’epoca ventenne, che sta scontando una condanna a 25 anni ma che presto potrebbe lasciare il carcere tornando ad alimentare gli incubi della famiglia Kilani e di quanti non hanno mai creduto alla sua versione. Per la famiglia della bambina e per più di un investigatore, Donciu non avrebbe agito da solo. I mandanti e forse i complici del killer sarebbero rimasti ignoti. Si parlò di un gruppo di pedofili che commissionava omicidi a distanza.
Ma ora tutto si concentra sulla cerimonia di sabato 18. In piazza Parasio ci saranno Abdel coi figli Cais e Saifediz, residenti a Imperia, città da cui, per una sorta di malia, non sono mai riusciti a staccarsi. Solo la mamma Leyla non è più voluta tornare e ora è a Tunisi. Terranno un breve sermone un imam e il parroco don Antonello Dani. Non è esclusa la presenza dell’ex sindaco Luigi Sappa, che fu molto vicino ai Kilani, e il presidente del Circolo Parasio Giacomo Raineri. E poi ci sarà la gente comune, gli abitanti del rione colpiti da quella morte così atroce vissuta come un marchio a fuoco. Mai in passato la città aveva sperimentato sulla propria pelle l’opera del Maligno. Molti videro la sua opera in quello che successe, forse perchè non c’erano spiegazioni logiche al delitto di una bambina indifesa, simbolo di purezza.

Dall’archivio storico di Primocanale, 2000: l’omicidio della piccola Hagere (5 marzo 2022)
Fu un fatto di cronaca agghiacciante: a Imperia il 19 agosto 2000 una bambina tunisina di 5 anni viene uccisa a coltellate. Si chiama Hagere Kilani. Poco più di un mese dopo il suo assassino, il ventenne Vasile Donciu nella cui casa era stato ritrovato il corpo della piccina, è arrestato nella cittadina rumena di Episcopia, al confine con l’Ungheria. Non oppone resistenza e ammette le proprie responsabilità nell’omicidio. Il ponente ligure rimase sconvolto, ci fu addirittura chi disse che quel giorno Imperia aveva perduto la propria innocenza di città immune dal male. Per la famiglia della bambina e per più di un investigatore Donciu non avrebbe agito da solo ma con complici rimasti ignoti. L’assassino venne condannato a 25 anni di carcere, pena confermata in appello. Il servizio dell’Archivio storico di Primocanale si riferisce al suo arresto.


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