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Valter Pancianeschi, 64 anni, consulente informatico e judoka. Soffoca la moglie con una mossa di judo e tenta il suicidio chiamando il 112. Condannato a 10 anni

Roma, 28 Settembre 2018


Titoli & Articoli

Paola Adiutori morta in casa. Il marito fermato per omicidio: “Non volevo vederla soffrire” (Blitz – 29 settembre 2018)
“Scusate, dovevo farlo. Non volevo vederla più soffrire”
. Così ha scritto Valter Pancianeschi su un biglietto di addio prima di sdraiarsi accanto al corpo senza vita della moglie e chiamare il 112: “Ho ucciso mia moglie, ora mi ammazzo”, ha detto all’operatore all’altro capo del telefono. Quando i carabinieri sono giunti nell’appartamento di via Albalonga, nel quartiere San Giovanni a Roma, lo hanno trovato con un coltello da cucina puntato alla gola. Accanto a lui il cadavere di Paola Adiutori, 66 anni, sua moglie.
La tragedia si è consumata venerdì sera, poco prima delle 19. Poi la chiamata disperata ai carabinieri. All’arrivo dei militari, nessuno apriva: così per entrare in casa è stato necessario sfondare la porta. Sono seguiti attimi drammatici tra urla e lacrime. I carabinieri hanno tranquillizzato l’uomo e lo hanno disarmato in un momento di distrazione, scongiurando il suicidio.
A loro Pancianeschi ha raccontato la sua storia di esasperazione e solitudine. Era stanco di vedere la moglie stare male e forse ha pensato che farla finita fosse la cosa migliore per entrambi. L’uomo avrebbe detto di aver soffocato la moglie. Da una prima ispezione esterna del corpo il medico legale non ha riscontrato segni evidenti di lesioni o di strangolamento. Sarà l’autopsia a stabilire le cause esatte del decesso. Valter Pancianeschi è stato fermato nella notte dai carabinieri con l’accusa di omicidio aggravato e portato nel carcere di Regina Coeli. Durante l’interrogatorio in caserma davanti al pm, l’uomo ha confermato di aver ucciso la donna. Per gli investigatori il movente sarebbe riconducibile all’esasperazione per una forte depressione che la moglie sembra avesse da tempo e che spesso l’avrebbe portata ad accusare malori. Nell’appartamento di via Albalonga nel quartiere San Giovanni dove viveva la coppia, che non aveva figli, gli investigatori hanno trovato poi il biglietto di addio. “Scusate, dovevo farlo. Non volevo vederla più soffrire”, avrebbe scritto l’uomo.

 

Soffoca la moglie e tenta il suicidio, il perito confessa: “Mi chiedeva di ucciderla” (il Messaggero – 30 settembre 2018)
«Da un anno mi chiedeva di ucciderla. E alla fine l’ho accontentata. Ho fatto quello che voleva». Ha ucciso sua moglie per non vederla più soffrire. L’ha soffocata con le sue mani per esaudire il suo desiderio più folle, che ripeteva in maniera quasi ossessiva ogni giorno, da circa un anno.
È una storia di solitudine ed esasperazione quella che si è consumata venerdì pomeriggio in via Albalonga, a San Giovanni, dove Paola Adiutori, 66 anni, è stata trovata senza vita sul suo letto, soffocata dalle mani del marito, il 64enne Valter Pancianeschi, che subito ha confessato l’omicidio: «Sono stato io».
Interrogato fino a tarda notte dal pm Vincenzo Barba, Pancianeschi ha ripetuto la stessa versione fornita poche ore prima ai carabinieri di piazza Dante, che avevano fatto irruzione nel suo appartamento: «Mia moglie soffriva di depressione da tempo – le parole del consulente informatico – La situazione era diventata insostenibile, soprattutto nell’ultimo anno. Non riuscivo a vederla soffrire. Stava sempre male e mi chiedeva di essere uccisa. L’ho strangolata con le mie mani». Avrebbe voluto uccidersi anche lui. Ma l’intervento dei carabinieri, da lui sollecitati con una telefonata («Ho ammazzato mia moglie, ora mi uccido»), ha evitato un epilogo ancora più tragico. I miliari, entrati nell’appartamento dopo aver sfondato la porta, lo hanno trovato con un coltello puntato alla gola accanto al corpo senza vita della moglie. L’uomo, che ora si trova a Regina Coeli, aveva preparato tutto, anche un biglietto: «Scusate, dovevo farlo. Non volevo vederla più soffrire».
IL MALESSERE. Una coppia sola, senza figli, pochi amici. Le poche uscite si erano ancora di più diradate da quando la donna, impiegata al ministero delle Finanze, era andata in pensione: «Passava interi periodi senza uscire di casa, anche settimane».
Da quando aveva smesso di lavorare Paola era caduta in una profonda depressione che cercava di contrastare con il sostegno di uno specialista, che nelle prossime ore verrà ascoltato. Recentemente Paola aveva subito un piccolo intervento alla pancia, «nulla di grave», ammette il marito che, tuttavia, ricorda come la degenza fisica avesse ingenerato nella donna uno stato d’ansia, che aveva travolto anche lui. La moglie accusava continui malori allo stomaco.
La confessione del marito è ritenuta attendibile dagli inquirenti, anche se da verificare. I primi testimoni, un fratello della vittima, sono già stati ascoltati, mentre nelle prossime ore saranno fatti ulteriori accertamenti, anche sulla situazione clinica della donna, prima del decesso. Sabato mattina il pm Barba ha chiesto la convalida d’arresto nei confronti dell’uomo, per il quale, almeno per il momento, non verrà richiesta una perizia psichica. Pancianeschi, accusato di omicidio volontario, è ritenuto capace di intendere e di volere. Mentre sarà disposto un esame biologico sulla donna per verificare l’eventuale assunzione di farmaci. Sul suo corpo non sono stati trovati segni di lesioni o di strangolamento.

 

Strangola la moglie che “voleva morire” e viene condannato (il Giornale – 19 marzo 2019)
Uccide la moglie attraverso delle prese da judoka perché – dice il condannato a dieci anni – la donna “voleva morire”. Ma per l’omicidio del consenziente serve una prova scritta
Suamoglie voleva morire: di questo è sicuro
Valter Pancianeschi, l’uomo di sessantacinque anni condannato a dieci anni di carcere per omicidio volontario. Il sessantacinquenne ha operato attraverso una presa o più prese da judoka e il giudice dell’udienza preliminare – quello che opera presso il Tribunale di Roma – non ha riconosciuto l’esistenza di quella consensualità della persona uccisa che avrebbe consentito al perito informatico di ottenere un consistente sconto di pena.
Il fatto – sostengono la difesa e il condannato – è che la donna in questione aveva manifestato il suo desiderio di morire. Ma per provare l’omicidio del consenziente – questa sarebbe stata la fattispecie giuridica interessata dal caso – non bastano i racconti. Serve, come fanno notare pure su Il Corriere della Sera, una prova scritta in grado di attestare la reale esistenza di questa volontà, quella citata da una delle parti.
Quindi, la storia secondo cui Paola Adiutori soffrisse di depressione e fosse certa, e anzi desiderosa, di voler esalare il suo ultimo respiro finisce per non avere alcuna rilevanza ai fini giudiziari. “Paola – ha detto in aula la persona condannata – l’ho conosciuta nel 1980 e ci siamo sposati dieci anni dopo. Era depressa, voleva morire, lo chiedeva sempre e io l’ho accontentata”.
Il racconto è denso di dettagli davvero tragici. C’entra pure il judo perché – stando a quanto narrato dal Pancianeschi – sua moglie aveva domandato, in maniera specifica, di non provare sofferenza a causa e nel corso dell’atto. E per questa motivazione l’omicida avrebbe optato per delle tecniche dell’arte marziale nata e sviluppatasi in Giappone. Ma la sentenza di condanna a dieci anni è arrivata in ogni caso.
Il condannato, dopo aver applicato le mosse fatali alla sua consorte, avrebbe anche provato a suicidarsi. Solo l’intervento delle forze dell’ordine, cui il Pancianeschi avrebbe telefonato, avrebbe evitato il peggio.

 

Condannato a 10 anni per aver abbracciato fino a soffocare la moglie malata: “Non voleva soffrire” (Fan Page – 2 settembre 2019)
Valter Pancianeschi è stato condannato a 10 anni per omicidio volontario per aver ucciso la moglie Paola Adiutori, da tempo malata lo scorso 28 settembre. Il gup ha riconosciuto le attenuanti generiche all’uomo che avrebbe agito con il consenso della moglie, che più volte aveva tentato il suicidio.
Paola Adiutori era malata da tempo. Una patologia curabile ma che gli imponeva dolori insopportabili. Più volte aveva tentato di suicidarsi, fino a chiedere al marito di toglierle lui stesso la vita. Valter Pancianeschi, 65 anni, è stato condannato al termine del rito abbreviata a 10 anni di carcere per omicidio volontario per aver eseguito le volontà della donna che aveva sposato nel 1991. Il gup Luigi Balestrieri – come scritto nelle motivazioni della sentenze riportate oggi dalle pagine romane del Corriere della Sera – ha riconosciuto all’uomo le attenuanti generiche, accettando la ricostruzione dei fatti secondo la quale la donna fosse consenziente. Paola aveva confessato alle persone più vicine di voler farla finita, che la sua malattia l’aveva costretta a subire dolori così forti e a uno stato invalidante da essergli ormai insopportabili. Propositi che, come ricordato, aveva tentato di mettere in pratica.
Valter ha raccontato che la mattina del 28 settembre 2018 la moglie – ex impiegata del ministero delle Finanze in pensione – è in preda a una nuova ondata di fitte lancinanti che le medicine non riusciva a lenire, agita delle forbici con cui minaccia di togliersi la vita, poi in preda alla disperazione gli chiede di farla smettere di soffrire. “Tu sai come si fa mi ha detto”, ha raccontato l’uomo, istruttore di judo, così l’avrebbe abbracciata con così tanta forza da ucciderla nel loro letto nell’abitazione di via Albalonga 23, al quartiere Appio. “La pietà e la compassione incompatibili con la soppressione della vita umana”, scrive il gup nel dispositivo della sentenza, sottolineando però come l’uomo avrebbe agito per eseguire le volontà della moglie, il cui giudizio e lucidità potrebbe però essere stato compromessa dallo “stato di prostrazione” provocato dal dolore. La donna era affetta da prolasso rettale, e nonostante si fosse sottoposta a un’operazione le sue condizioni non avevano migliorate.

 

 


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