Stefano Vistola, 40 anni, agente di polizia penitenziaria, padre separato. Uccide l’ex fidanzata a colpi d’arma da fuoco e si suicida
San Giorgio di Piano (Bologna), 25 Ottobre 2010
Titoli & Articoli
Aspetta la ex sotto casa le spara e si toglie la vita (la Repubblica – 25 ottobre 2010)
Omicidio-suicidio a San Giorgio di Piano, nel Bolognese: l’uomo un agente di polizia penitenziaria di 40 anni, la donna, 43, lavorava all’Arpa. Lui ha rivolto l’arma verso di lei, tre colpi al volto, e poi si è ucciso. In casa una delle figlie della donna
Si erano laciati poco fa. Entrambi con un matrimonio alle spalle e figli da crescere, per loro era il secondo fallimento di una storia d’amore. Stefano Vistola, 40 anni, agente di polizia penitenziaria al carcere di Ferrara, ha ucciso questa mattina la sua ex amante, Caterina Tugnoli, di tre anni più grande e dipendente dell’Arpa, sotto casa sua, in via Cassino 10 a San Giorgio di Piano. Nell’androne dello stabile i due si sono parlati qualche minuto, poi l’uomo ha estratto un’arma da sparo e ha colpito prima la donna e poi ha rivolto l’arma verso se stesso. Tre colpi al volto a lei, uno alla testa per sé.
Sono stati i vicini di casa a chiamare il 112 dopo aver udito quattro colpi di pistola. Nell’androne i due corpi esanimi, in una pozza di sangue. Stefano Vistola era in servizio nel carcere di Ferrara dal ’94. Per tre anni ha avuto una relazione con Caterina Tugnoli. I due si erano lasciati da qualche settimana dopo che lei aveva deciso di troncare la relazione.
L’uomo era tornato ieri sera da un periodo di ferie di una decina di giorni nel paese natale, San Severo, in provincia di Foggia. Pare che ieri sera i due si siano visti e abbiano avuto una discussione, un particolare che resta ancora da chiarire. In casa, in via Cassino 10, al momento dell’omicidio-suicidio era presente la figlia ventunenne che la donna aveva avuto dal precedente matrimonio. In quel momento stava dormendo. L’altra figlia di 17 anni era invece a scuola.
”I colleghi – ha affermato in una dichiarazione il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante – lo ricordano come una persona responsabile e vicino alla sua bambina che andava spesso a trovare nel paese d’origine. Lo ricordano anche come una persona equilibrata e seria. Svolgeva la sua attività lavorativa al nucleo traduzioni e piantonamenti del carcere di Ferrara”, ha aggiunto Durante, che ha espresso ”profondo cordoglio alla famiglia di questo collega ed in particolare alla figlia”.
Lasciato, la uccide e si spara (Gazzetta di Modena – 26 ottobre 2010)
Agente carcerario 40enne non ha retto alla rottura della relazione
Un piccolo androne, pochi metri quadri tra la strada e la porta a vetri che conduce al giardino sul retro. È in quello spazio angusto che ieri mattina, poco dopo le otto, la vita di Caterina Tugnoli, 42 anni, è stata spenta con tre colpi di pistola. La stessa che un attimo dopo il suo assassino, Stefano Vistola, ha rivolto contro di sè. L’ennesimo omicidio-suicidio scaturito da una storia d’amore finita. Qualche settimana fa la donna aveva deciso di interrompere la relazione. Lui, 40 anni, da sedici in servizio come agente di polizia penitenziaria … ieri mattina l’ha attesa sotto casa, un palazzone … Conosceva alla perfezione gli orari dell’ormai ex compagna, … Sapeva che sarebbe scesa, puntuale, poco prima delle 8 per andare al lavoro.
Vistola, originario di San Severo (Foggia), era appena rientrato da una settimana di ferie. Il 19 ottobre era partito per Fermo, nelle Marche, dove abitano la sua ex moglie e la loro bimba di 11 anni. Ma il periodo di riposo non aveva fatto altro che acuire il tormento che lo stava consumando da alcune settimane, da quando Caterina aveva deciso di troncare la loro relazione, cominciata tre anni prima: una decisione che non era stato in grado di accettare e rispettare. Vistola era rientrato da Fermo domenica sera: a quanto sembra aveva contattato Caterina per cercare di convincerla a tornare insieme, e sarebbe nata una discussione. Il mattino dopo si è appostato sotto casa di lei, armato della pistola d’ordinanza.
L’omicidio si è consumato in pochi istanti, e non ha avuto testimoni. Un agguato di fronte al quale la vittima non ha avuto possibilitá di difesa. Caterina ha fatto appena in tempo a varcare la porta a vetri del vano scale del condominio e uscire nel piccolo androne, quando è stata freddata dal suo ex con tre colpi di pistola che l’hanno raggiunta al collo e al volto, uccidendola all’istante. Poi l’omicida si è inginocchiato accanto al cadavere della sua vittima, l’ha abbracciata e si è sparato alla tempia. Una sequenza scandita senza un grido, solo quattro spari ravvicinati che hanno interrotto il silenzio di un lunedì mattina, in una strada fuori mano del paese.
È stato un anziano pensionato che vive nello stesso palazzo a scoprire l’omicidio-suicidio pochi minuti più tardi. Stava accompagnando a scuola il nipotino quando si è imbattuto nei due cadaveri. «Sono rimasto impietrito dal terrore – ha mormorato al citofono – poi ho chiamato i carabinieri». Sul posto sono arrivati subito i militari del Norm di San Giovanni in Persiceto e una pattuglia della stazione di San Giorgio di Piano, insieme alle ambulanze dell’emergenza sanitaria. Nè i primi, nè i secondi, in realtá, hanno potuto intervenire nel dramma che si era appena consumato. I medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della coppia; per i carabinieri non c’è stato alcun giallo da risolvere, nè assassini da arrestare. L’intera vicenda era giá racchiusa in quell’abbraccio senza vita.
In casa, ancora addormentata, in quel momento c’era la figlia maggiore di Caterina, una ragazza di 21 anni avuta dall’ex marito. La figlia più piccola, diciassettenne, era giá uscita per andare a scuola, dove poco dopo è stata informata della morte della mamma. In via Cassino è arrivato anche l’ex marito di Caterina, che si è trattenuto a lungo nell’appartamento per confortare le figlie disperate. Una famiglia che nonostante la separazione, avvenuta diversi anni fa, aveva mantenuto forti legami. Sul campanello, accanto al nome di Caterina e delle figlie, compare ancora quello dell’ex marito. (di Alessandra Mura)
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In memoria di
«Stefano non era stressato dal lavoro» (la Nuova Ferrara – 27 ottobre 2010)
Omicidio-suicidio. Il comandante del carcere Battaglia: una tragedia che ha altre cause Vistola verrà sepolto a San Severo. Forse sarà celebrata una messa a Ferrara
«Il nostro è un lavoro usurante, è vero, ed è anche vero che abbiamo bisogno di una preparazione sempre più aggiornata, ma non credo proprio che in questo caso si possa chiamare in causa il disagio lavorativo».
Giuseppe Battaglia, comandante del personale in forza al carcere dell’Arginone, fornisce questa lettura in risposta ai dubbi sollevati dal segretario nazionale del Sappe, Donato Capece, secondo cui molte delle tragedie di cui sono vittime e protagonisti gli agenti di polizia penitenziaria sono riconducibili anche allo stress lavorativo. Per Battaglia, almeno stavolta, si può affermare con la dovuta sicurezza che è altrove che vanno cercate le cause che hanno indotto Stefano Vistola a sparare alla ex compagna Caterina Tugnoli e poi a rivolgere l’arma, la Beretta 92 che aveva in dotazione, contro di sè.
«A Stefano – dice Battaglia – piaceva il lavoro che faceva, aveva chiesto lui di entrare nel nucleo traduzioni (trasporto e trasferimenti di detenuti), dove occorrone uomini con una serie di requisiti, dato che non si ha la protezione del muro di cinta. Era non solo un autista ma una gran pilota, altra dote importante in questo mestiere».
Ieri mattina all’obitorio di Bologna è toccato proprio al comandante Battaglia e un altro dipendente in servizio alla Casa circondariale di Ferrara effettuare il riconoscimento della salma; i familiari, che abitano a San Severo (Foggia), hanno preferito così.
Per il funerale si attende il nulla osta della procura di Bologna, che potrebbe arrivare già oggi dopo l’autopsia. La cerimonia funebre sarà celebrata a San Severo, ma non è escluso che si tenga una messa a Ferrara per dare la possibilità ai colleghi di rendergli un ultimo saluto.
Dal carcere si conferma che nessuno si aspettava da Vistola una simile esplosione di violenza e di disperazione. Il suo carattere estroverso, i suoi variegati interessi, la facilità di entrare in rapporto con gli altri, la capacità di legare con le donne erano caratteristiche che sembravano metterlo al riparo da cedimenti.
A San Severo, dove Stefano Vistola, era andato per passare qualche giorno con la famiglia d’origine aveva parlato della decisione di Caterina di troncare la loro relazione che durava da tre anni. I familiari l’avevano trovato giù di morale, ma – come ha detto la sorella Franca – nemmeno lontanamente pensavano che Stefano potesse arrivare a tanto. (di Marcello Pradarelli)