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Stefan Petru Valea, 48 anni. Uccide la ex con due colpi di pistola alla testa, brucia il corpo e lo getta in un fiume. Denunciato per maltrattamenti anche dalla nuova fidanzata, viene arrestato e condannato a 24 anni per l’uccisione della ex. Assolto in appello, la Cassazione annulla la sentenza e viene infine condannato a 16 anni di reclusione.

San Gregorio d'Ippona (Vibo Valentia), 8 Settembre 2008

 


Titoli & Articoli

Vibo, uccide e brucia il corpo della ex. Romeno in manette (Quotidiano del Sud – 21 maggio 2010)
L’uomo avrebbe ucciso l’ex compagna perchè non accettava la fine della loro relazione
I carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia hanno arrestato un romeno di 38 anni, Stefan Valea, operaio, ritenuto l’assassino dell’ex compagna, sua connazionale, Monica Alexandrescu (in foto) di 31, i cui resti carbonizzati erano stati trovati, il 14 settembre 2008, nelle campagne intorno a Vibo.
Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, coordinate dal pm Michele Sirgiovanni, Valea, non accettava la fine della relazione, e così aveva teso un vero e proprio agguato nei confronti della donna attirandola in una zona poco frequentata. Giunti sul posto ha sparato contro di lei colpi di pistola alla testa da distanza ravvicinata. Dopo averla ucciso ha tentato di distruggere il cadavere bruciandolo dentro un’auto che aveva poi spinto nel greto di un fiume. La donna, che viveva sola benchè risultasse sposata con un sessantenne di Vazzano, era scomparsa da casa l’8 settembre. A denunciare la scomparsa era stato il marito.
I carabinieri hanno impiegato oltre un anno e mezzo per ricostruire le ultime ore di vita della giovane vittima e alla fine hanno arrestato l’uomo.
Gli inquirenti nel corso delle indagini hanno temuto che l’uomo potesse uccidere ancora. Nelle scorse settimane, infatti, Valea era stato denunciato per maltrattamenti dalla nuova fidanzata. Un comportamento che Valea aveva tenuto anche con Monica Alexandrescu. Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, insieme al pm Michele Sirgiovanni, che ha coordinato le indagini, al comandante provinciale dei carabinieri, col. Giovanni Roccia ed ai capitani Stefano Di Paolo e Gabriele Argirò. Secondo quanto riferito dagli investigatori, Valea è un soggetto estremamente geloso e i maltrattamenti alla nuova compagna sono la dimostrazione anche della violenza e della pericolosità dell’uomo.
Gli investigatori sono risaliti all’uomo grazie alle intercettazioni su un telefono cellulare. Valea, hanno riferito gli inquirenti, ha fatto di tutto per cancellare ogni prova del delitto. Tanto che all’inizio le indagini si sono presentate subito difficili visto che il cadavere di Monica Alexandrescu era completamente carbonizzato ed il riconoscimento è stato fatto solo grazie all’esame del dna. Anche l’auto sulla quale era stato messo il corpo era andata completamente distrutta dalle fiamme appiccate da Valea.

Omicidio passionale nel Vibonese: da rifare il processo d’appello (la C News – 21 ottobre 2017)
Per il delitto di Monica Alexandrescu, uccisa e bruciata nel 2008, la Cassazione annulla l’assoluzione dell’ex compagno e ordina un nuovo processo
Annullata con rinvio per un nuovo processo la sentenza con la quale l’11 febbraio 2015 la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha assolto Stefan Petru Valea, 45 anni, operaio di nazionalità rumena, dall’omicidio della sua ex compagna, Monica Alexandrescu, anche lei rumena, assassinata a colpi d’arma da fuoco l’8 settembre 2008 a San Gregorio d’Ippona, il cui cadavere fu poi rinvenuto carbonizzato all’interno di un’auto data alle fiamme ritrovata il 14 settembre nelle campagne della zona. In primo grado, in accoglimento delle richieste della Procura di Vibo Valentia, l’imputato era stato condannato a 24 anni di reclusione.
E’ stato così accolto l’appello della Procura generale di Catanzaro contro l’assoluzione. Per la Cassazione vi è la “necessità di una globale valutazione delle modalità di svolgimento del fatto, poiché nessuna convincente risposta è stata offerta nel percorso motivazionale dell’impugnata sentenza, avuto riguardo alla preminente esigenza di apprezzare in una visione d’insieme i diversi elementi indiziari emersi”. Valea è accusato di aver ucciso con cinque colpi di pistola la sua connazionale per motivi passionali, bruciandone poi cadavere per coprire le proprie tracce. L’uomo, secondo quanto emerso all’epoca del suo arresto, non avrebbe accettato la fine della relazione con la giovane Monica e per questo l’avrebbe attirata in una zona poco frequentata, per poi freddarla con più colpi di pistola alla testa, tentando infine di distruggerne il cadavere. A denunciare la scomparsa della 31enne era stato il marito sessantenne di lei, con cui la donna comunque non viveva più da tempo.
Per la Suprema Corte, i giudici di Catanzaro hanno trascurato “di considerare, sulla base di un congruo supporto critico-argomentativo, i rilievi critici espressi dalla Procura ricorrente in merito alla serie di elementi indiziari, inerenti principalmente alla crisi del rapporto sentimentale tra Valea Stefan Petru ed Alexandru Monica, alla ricostruzione degli spostamenti del Valea il giorno del fatto, come desumibili dall’esame del contenuto degli sms tra lo stesso, la vittima e altro imprenditore vibonese amante della donna, dalla verifica delle celle telefoniche agganciate tramite i telefonini a loro in uso, dalle dichiarazioni dei conoscenti Motantau-Sebaru, dalle possibilità del Valea di tempestivo raggiungimento del luogo del delitto, dal comportamento del Valea successiva al fatto, dalle modalità di spostamento dell’autovettura della donna”.

 

Uccise la ex dopo una lite e poi diede fuoco al cadavere: condannato a 16 anni (Cn24 Tv – 13 febbraio 2020)
La Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha condannato a sedici anni di reclusione il 48enne romeno Stefan Valea, ritenuto l’assassino della 37enne Monica Alexandrescu, donna con cui aveva avuto una relazione. Secondo l’accusa, la giovane venne uccisa l’8 settembre 2008 da Valea con due colpi di pistola alla testa al culmine di una discussione nata perché lei avrebbe deciso di chiudere la relazione. A seguito dell’omicidio, l’uomo avrebbe cercato di cancellare le tracce del reato bruciando il cadavere della malcapitata nella sua auto e poi spinto il mezzo nel greto di un fiume nelle campagne di San Gregorio D’Ippona. Il cadavere venne ritrovato sei giorni dopo in seguito alla denuncia del marito della donna, un 70enne di Vazzano.
Stefan Valea venne poi arrestato dai carabinieri a maggio 2010 in quanto ritenuto autore del brutale omicidio. La sentenza giunge a conclusione di un lungo iter processuale. L’uomo, infatti, era stato condannato a 24 anni in primo grado e poi assolto in appello. Sentenza, quest’ultima, annullata dalla Cassazione che aveva disposto un nuovo processo d’appello.


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