Loading

Stefan Iulian Catoi, 27 anni, sottoposto a divieto di dimora per furto, con piccoli precedenti . Scaraventa da un ponte la ragazza che lo aveva rifiutato. Condannato a 16 anni con rito abbreviato

Roma, 2 Maggio 2019


Titoli & Articoli

Stefan Iulian Catoi: l’uomo fermato per l’omicidio di Imen Chatbouri (Next Quotidiano – 12 maggio 2019)
Un uomo di cittadinanza romena è in stato di fermo con l’accusa di aver ucciso Imen Chatbouri afferrandola per le caviglie e gettandola giù da Ponte Sisto nella notte tra l’1 e il 2 maggio a Roma. Si chiama Stefan Iulian Catoi e ha 26 anni.
La polizia lo ha trovato mentre beveva una birra in via Anastasio II e lui, riferisce il Messaggero, ha negato tutto. Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, invece, l’uomo, che la Chatbouri aveva incontrato la sera in cui è morta, sarebbe stato respinto dalla donna e per questo si sarebbe voluto vendicare uccidendola. La testimonianza del fidanzato olandese di Misha Love o Mishù sarebbe risultata decisiva per la sua identificazione.
La ragione dell’omicidio è racchiusa in un buco delle indagini di meno di due ore. Tra l’1.30 e l’1.45 della notte tra il primo e il 2 maggio, l’olandese se ne va dal bar Castellino in piazza Venezia e lascia Imen con Stefan. È furioso. Prima, aveva girato per bar dalla zona Battistini fino al Centro insieme con Misciù e Stefan e aveva assistito, via via, a un feeling sempre più sfacciato tra il romeno e la fidanzata. Nessun bacio, ma lusinghe, ammiccamenti. E allora aveva litigato con Imen e se ne era andato senza chiamarla più. Lei gli aveva detto che quel ragazzo più giovane lo aveva appena conosciuto, ma forse già si frequentavano da tempo, di nascosto. Dopo quasi due ore, alle 3.20. Misciù verrà buttata giù come un fagotto da Ponte Sisto. I minuti cruciali, per la ricostruzione del delitto senza armi e che senza video sarebbe rimasto perfetto, sono gli ultimi dieci. Filmano l’omicidio ed escludono il raptus. Il video mostra che alle 3,10 Imen cammina lungo il Tevere e una persona la segue, allungando il passo quando lei accelera e appostandosi dietro le macchine per non farsi vedere. Alle 3.20 lei si appoggia sulla balaustra del muraglione del lungotevere, poco distante da Ponte Sisto. Lui le arriva alle spalle e la butta giù afferrandola per le caviglie. Poi scende per assicurarsi che sia morta e portarle via il cellulare.
Ieri la polizia è stata a casa di Stefan Iulian Catoi: Sono stati sequestrati alcuni vestiti, mentre il cellulare del ragazzo sarebbe sparito, così come quello di Imen. Né Stefan lo avrebbe mai più riacceso dopo la notte del delitto. Un indizio importante per gli agenti del commissariato Trevi e della Mobile. Quasi ogni giorno, però, il romeno, faceva la spola con il centro della Capitale dove lavorava saltuariamente in alcuni locali. Quando capitava, rimaneva a dormire da amici. I suoi profili Facebook – ne ha più di uno – sembrano piuttosto dei book fotografici: Stefan, camicia perfettamente stirata, leggermente aperta sul petto, si fa fotografare in alcuni dei posti più belli di Roma.

Ponte Sisto: Catoj, l’assassino di Imen aveva il divieto di dimora a Roma (Corriere della Sera – 21 maggio 2019)
Il romeno accusato del delitto della 37enne tunisina destinatario di un provvedimento di espulsione dalla Capitale dopo essere stato arrestato in flagrante per un furto
Stefan Iulian Catoi, il romeno accusato dell’omicidio di Imen Chatbouri, ha evaso il divieto di dimora nel comune di Roma quando l’11 maggio ha gettato dal parapetto di lungotevere dei Vallati (Ponte Sisto) la 37enne tunisina ex campionessa di atletica. La misura cautelare per il 26enne era stata decisa poche settimane prima nel processo per direttissima in cui Catoi rispondeva di furto con scasso all’interno del Camping Aurelio: arresto in flagrante, fermo convalidato e rinvio a giudizio con il contestuale obbligo di allontanamento dalla Capitale. Per questa violazione al romeno è stato notificato un’aggravamento della misura (detenzione in carcere) non appena è stato identificato come presunto killer della 37enne. Di fatto Catoi è agli arresti sia per il furto che per l’omicidio.
In questa sovrapposizione di provvedimenti, però, sarebbe sbagliato leggere una falla nel sistema giustizia. Al processo per direttissima Catoi è arrivato da incensurato, anche se con precedenti denunce per rissa. E il rispetto del divieto di dimora è per legge sotto la responsabilità del diretto interessato. Quando il nome del 26enne è finito nel sistema informatico per il delitto, la procura ha ricevuto la segnalazione e chiesto l’immediato arresto, al quale poi si è aggiunto quello per l’omicidio.
Un delitto che si poteva forse scongiurare per un’altra circostanza. Come ricostruito dalle indagini affidate dal pm Antonio Verdi e dal procuratore Maria Monteleone agli agenti del commissariato Trevi, Imen telefonò alle 3 del mattino del 2 maggio, 20 minuti prima di essere uccisa, al suo fidanzato olandese Den Otter, il ragazzo che lei ospitava da qualche giorno nella sua camera in subaffitto e col quale aveva litigato quella sera proprio per la gelosia di quest’ultimo in seguito agli approcci avuti dalla vittima con il futuro assassino. Otter rifiutò la chiamata nella quale, ipotizzano gli inquirenti, la 37enne voleva chiedere aiuto perché si sentiva già in pericolo. Lo stesso Otter è stato, però, decisivo per risalire a Catoi grazie alla sua descrizione, al riconoscimento in una foto segnaletica e alla indicazione dei luoghi frequentati quella notte. Catoi, secondo il gip, ha mostrato «allarmanti modalità di commissione del reato e totale assenza di freni inibitori», pur agendo «con una non comune freddezza». Non regge per ora l’aggravante della premeditazione perché ancora è incerto il movente (forse un approccio respinto) e perché l’omicida avrebbe agito sotto gli effetti di alcol e cocaina. (di Fulvio Fiano)

 

Omicidio di Imen Chatbouri: Stefan Catoi condannato a 16 anni di carcere (Fan Page – 16 novembre 2021)
Sedici anni di carcere per l’omicidio di Imen Chatbouri è la condanna della Corte d’Appello per Stefan Catoi. Respinta l’aggravante della premeditazione.
Stefan Iulian Catoi è stato condannato a sedici anni di carcere per omicidio volontario. Questa la decisione della Corte d’Assise d’Appello riportata da Il Corriere della Sera, che ha emesso il verdetto nei confronti del ventottenne romeno, a processo con il rito abbreviato assistito dall’avvocata Claudia Serafini, perché accusato di aver ucciso buttandola giù al parapetto di Ponte Sisto a Roma Imen Chatbouri il 2 maggio del 2019. I giudici non hanno riconosciuto invece l’aggravante della premeditazione, avanzata dal pubblico minsitero della Procura della Repubblica di Roma Antonio Verdi, che nei confronti dell’imputato aveva chiesto la condanna all’ergastolo. La Corte ha inoltre stabilito che Catoi, una volta scontata la sua pena, dovrà andarsene dall’Italia. L’imputato infatti prima dei drammatici fatti aveva ricevuto un provvedimento di espulsione e non poteva stare a Roma.
La notte in cui è morta Imen, tunisina ex campionessa di atletica, secondo quanto ricostruito in sede d’indagine, la trentaseienne si trovava insieme al fidanzato olandese in un pub di via Mattia Battistini, in zona Boccea. Al tavolo era seduto anche Stefan, i due si vedevano per la prima volta: lui aveva mostrato interesse nei suoi confronti e la stava corteggiando, nonostante la presenza del ragazzo, che si è infastidito, le ha dato uno schiaffo e si è allontanato. Imen dopo la sua reazione, rimasta sola, se n’è andata, ma ha incontrato di nuovo Catoi all’altezza di Ponte Sisto. Le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza presenti in zona hanno immortalato l’uomo spingere Imen oltre la balaustra. Per questo trascorsi pochi giorni dall’omicidio è scattato il fermo, poi la convalida, con la custodia cautelare in carcere. Il movente del gesto è ancora ignoto. L’ipotesi è che il killer l’abbia uccisa per aver ricevuto un rifiuto da parte della donna.

 


Link