Loading

Saverio Nolfo, 36 anni, tossicodipendente, padre. Denunciato 12 volte per lesioni e minacce, uccide la ex moglie con 12 coltellate. Condannato a 21 anni con rito abbreviato

Palagonia (Catania), 3 Ottobre 2007


Titoli & Articoli

 

Catania, uccide a coltellate l’ex moglie (La Stampa – 4 ottobre 2007)
È stato arrestato dai carabinieri a Palagonia, nel Catanese, per omicidio e tentativo di omicidio Saverio Nolfo, 36 anni, l’uomo che nella tarda serata di ieri ha colpito a morte con un coltello l’ex moglie, Marianna Manduca, 32 ann, e ferito gravemente il padre della donna, Salvatore, di 59. Il movente che avrebbe scatenato la tragedia familiare sarebbe da rintracciare nel contenzioso aperto nella coppia, separata da circa due anni, per l’affidamento dei loro tre figli minorenni, che il giudice aveva affidato all’uomo.
Secondo una prima ricostruzione dei militari dell’Arma, Saverio Nolfo e l’ex moglie, che abitano non molto distanti tra loro, nella tarda serata di ieri si sono incontrati sulle loro auto. Ne è nata una lite verbale e le due vetture si sono tamponate. È scoppiata una violenta discussione culminata con l’uccisione della donna e il ferimento del padre di lei. Secondo quanto si è appreso, l’aggressione sarebbe stata interrotta da alcuni passanti, che per disarmare Nolfo lo avrebbero ferito. Sono stati gli stessi soccorritori a dare indicazioni utili agli investigatori per l’identificazione del presunto omicida. Nolfo è stato già dimesso dall’ospedale di Militello e attualmente si trova nella caserma dei carabinieri della compagnia di Palagonia che lo trasferiranno nella casa circondariale di piazza Lanza.


«Io con questo ti ucciderò»: la cronaca di un delitto annunciato (La Sicilia – 13 giugno 2017)
Rancori convocati nei confronti dell’ex moglie, madre dei suoi tre figli. Proprio l’affidamento dei tre minori sarebbe stato causa dei tanti litigi e scontri che culminarono poi nel terribile delitto. E nonostante Saverio Nolfo avesse ottenuto l’affidamento dei tre figli maschi (allora bambini di 3, 5 e 6 anni), non aveva rinunciato ad una sete di vendetta nei confronti dell’ex compagna.
Marianna Manduca, 32 anni, quella sera del 3 ottobre del 2007 era andata, in compagnia del padre Salvatore, ad accompagnare i bambini nella dimora paterna in via Trivio a Palagonia.
Non avrebbe mai potuto immaginare che l’ex marito, nonostante gli accesi contrasti mai sopiti tra i due, avesse deciso di ucciderla con una dinamica che sarebbe stata premeditata. Nolfo aveva atteso il passaggio dell’auto con a bordo la donna e l’ex suocero, per speronarla frontalmente con la sua macchina, una Fiat Croma. E così accadde. L’mpatto tra i due mezzi fu violento. L’uxoricida scese dall’auto armato di bastone e coltello. Il primo ad essere affrontato fu il padre di Marianna, Salvatore, che in quell’agguato rimase ferito. Marianna Manduca avendo intuito le intenzioni dell’ex coniuge, tentò di fuggire ma invano. L’uomo la raggiunse dopo pochi metri colpendola con più fendenti: la donna morirà dissanguata. Saverio Nolfo, all’epoca dei fatti 36enne, andò a costituirsi consegnando il coltello che aveva mostrato alla ex moglie decine di volte dicendole: «Io con questo ti ucciderò».
Le denunce. Dodici denunce sporte nei confronti del marito per violenze, soprusi, minacce non erano servite a placare la furia di Saverio Nolfo, manovale. Anzi, dopo la separazione, Marianna Manduca, 32 anni, in lotta per riavere con sé i tre figli (che erano stati assegnati al coniuge), aveva continuato a subire vessazioni e botte. E quel marito violento era stato denunciato per ben dodici volte. Dopo l’uxoricidio, il Tribunale di Caltagirone affidò i tre bambini ad un cugino della donna, Carmelo Calì, imprenditore edile residente a Senigallia, che aveva incaricato un legale di chiedere al ministro della Giustizia un’ispezione negli uffici giudiziari di Caltagirone, per capire come mai quelle dodici denunce fossero rimaste senza conseguenze.
La condanna. Saverio Nolfo viene condannato dal Tribunale di Caltagirone a 21 di anni di carcere nel 2009. Una condanna che sarà confermata in appello due anni dopo. I giudici della Corte d’assise d’appello di Catania, davanti ai quali si era svolto il processo di secondo grado, confermarono la sentenza con cui il Gup, ritenendo sussistente la premeditazione e negando i motivi abietti e futili, ma riconoscendo l’equivalenza delle attenuanti generiche alle aggravanti, aveva concesso all’uomo uno sconto di pena notevole (riconducibile pure alla scelta del rito abbreviato) rispetto alla richiesta del carcere a vita avanzata dalla pubblica accusa.
Il processo ai pm . Soltanto nell’aprile del 2016 comincia il processo per la responsabilità civile dei magistrati che si occuparono del delitto di Marianna Manduca, uccisa dal marito dopo 12 denunce per violenze. Davanti alla Corte d’Appello di Messina, 9 anni dopo il femminicidio di Palagonia, ha inizio il processo che si concluderà con la condanna dei magistrati. E’ toccato ai togati messinesi stabilire se i colleghi di Caltagirone avessero agito con “negligenza inescusabile” nei confronti di Marianna e dei figli, che avevano chiesto alla Procura di fermare l’uomo.Il fascicolo era arrivato alla Suprema Corte dopo che due giudici, a Caltagirone e Messina, lo avevano dichiarato inammisibile. La legge del ‘98 che consente di intentare causa ai magistrati, infatti, fissa un limite massimo di due anni dai fatti. Nel 2009, però, il cugino di Marianna non era ancora il tutore legale dei tre bambini che, minorenni, non avrebbero potuto fare causa. I giudici siciliani hanno quindi cassato la domanda perché fuori termine, mentre la Suprema Corte aveva spostato il termine al 2011, legittimando il tutore legale alla causa civile.


Link