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Sandro Di Carlo, 26 anni, operaio, cliente della prostituzione. Accusato di aver ucciso una prostituta, nega

Cassino (Frosinone), 27 Maggio 2023


Titoli & Articoli

Omicidio Cassino, Sandro Di Carlo: “Non ho ucciso io Yrelis Santana”. Un testimone rivela: “Ho visto la vittima litigare in auto con 3 uomini” (il Giornale d’Italia – 5 settembre 2023)
L’uomo ha respinto le accuse di omicidio. Avrebbe incontrato la donna, poi sarebbe tornato nell’appartamento trovandola in una pozza di sangue. La Procura respinge l’istanza del difensore per una perizia psichiatrica.
Sandro di Carlo, l’operaio 26enne accusato dell’omicidio della 34enne dominicana Yrelis Pena Santana, avvenuto sabato a Cassino, ha risposto alle domande del Gip Alessandra Casinelli, negando ogni accusa.
“Non sono stato io” ha detto il giovane che, assistito dall’avvocato Alfredo Germani, si era avvalso della facoltà di non rispondere all’atto dell’arresto. L’uomo durante l’interrogatorio con il GIP, terminato nella tarda serata di ieri, avrebbe ammesso di aver incontrato Yrelis e di essere tornato in seguito in quell’appartamento di via Pascoli a recuperare una cosa che aveva dimenticato. Lì avrebbe poi trovato la ragazza priva di vita, avrebbe anche provato a soccorrerla, ma poi sarebbe fuggito perché spaventato.
Omicidio Cassino, i risultati dell’autopsia: fatale coltellata al polmone. Intanto l’esame autoptico eseguito dal medico legale Fabio De Giorgio, dirigente del dipartimento di medicina legale del policlinico Gemelli di Roma, ha ricostruito gli ultimi attimi di vita della 34enne.
La donna, secondo quanto emerso dall’esame, sarebbe stata brutalmente picchiata con calci e pugni prima di essere uccisa a coltellate. Diversi fendenti tra collo e addome, circa 12, ma quello fatale ha colpito il polmone.
È spuntata nelle scorse ore anche una testimonianza secondo la quale la donna sarebbe stata vista litigare in auto con tre persone, la notte tra venerdì e sabato. La donna si era trasferita da poco a Cassino, dove si prostituiva in una casa di appuntamenti.
Omicidio Cassino, una impronta avrebbe portato al 26enne Sandro di Carlo. Ad incastrare il 26enne sarebbe stata una impronta digitale insanguinata rinvenuta dalla polizia scientifica sul luogo del delitto e che inserita nel sistema Afis in dotazione alle forze dell’ordine, avrebbe portato all’uomo che era già schedato per un precedente di resistenza a pubblico ufficiale.
Secondo gli investigatori della squadra mobile, diretti da Fabio Genovesi, Sandro Di Carlo sarebbe stato un cliente della vittima. Tra i due infatti, risulterebbero dei contatti emersi dai tabulati telefonici.
Per la polizia l’ipotesi più accreditata è quella del movente sessualeYrelis potrebbe essere stata uccisa perché si è rifiutata di assecondare qualche richiesta particolare, oppure per una prestazione negata. Queste tuttavia sono solo ancora delle ipotesi e le indagini non sono chiuse. Intanto l’avvocato del 26enne ha chiesto la perizia psichiatrica e nell’attesa la scarcerazione o gli arresti domiciliari. La Procura ha respinto l’istanza.

Delitto Cassino, la «firma» di Sandro Di Carlo sul sangue di Yrelis: un’impronta sul muro accanto al corpo (Corriere della Sera – 29 maggio 2023)
Il giovane operaio sarebbe stato incastrato dalla traccia della sua mano sulla parete accanto al cadavere. L’autopsia: violenza inaudita, il corpo pieno di fratture
A tradirlo è stata l’impronta di una mano sporca di sangue che lui stesso ha lasciato sul muro, accanto al cadavere
. Era la firma del delitto. Così, quando lo hanno fermato, Sandro Di Carlo, 26 anni di Cassino, non ha opposto alcuna resistenza. Ora su di lui pende la pesante accusa di aver ucciso Yirelis Santana di Pena, 34 anni, con 12 coltellate. La Squadra Mobile e il Commissariato di Cassino, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cassino, sono arrivati al giovane seguendo le tracce che lui stesso ha lasciato sul luogo del delitto. Le telefonate tra lui e la vittima, poi, hanno fatto chiudere il cerchio.
Il tentativo di pulire il sangue con uno straccio. Sul corpo della donna erano evidenti i segni di ferite da arma da taglio (un coltello con lama liscia). Tutto il pavimento dell’appartamento presentava tracce di sangue sebbene l’assassino avesse tentato di rimuoverle servendosi di uno straccio. In particolare, però, gli investigatori si sono da subito concentrati sull’impronta di una mano sporca di sangue lasciata dal presunto assassino sulla parete accanto cui giaceva la donna. I minuziosi rilievi effettuati nell’appartamento dalla Polizia Scientifica del Gabinetto Provinciale di Frosinone e dai colleghi del Posto di Segnalamento di Cassino, hanno permesso di isolare l’impronta palmare insanguinata riferibile all’autore del delitto.
l riscontro nella banca dati Afis. Il riscontro è stato inserito all’interno della banca dati AFIS (il Sistema automatizzato di identificazione delle impronte digitali) ed ha restituito il nome di un soggetto residente nel Comune di Cassino, già segnalato nel 2017 e poi ancora nel 2021 per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale: era Sandro Di Carlo.
A quel punto il capo della Mobile, Flavio Genovesi, ha capito che la pista era quella giusta. Nella notte, dunque, gli agenti si sono recati a casa del giovane, in località San Lorenzo, a Cassino, ma hanno trovato solo la mamma e il padre, titolare di una nota ditta edile. Lui, Sandro Di Carlo, stava invece rientrando da Roma, in pullman. La polizia, a quel punto (alla presenza dei genitori) ha effettuato nell’appartamento una perquisizione, durante la quale sono state isolate numerose tracce ematiche e gli indumenti sporchi di sangue che il presunto assassino indossava all’atto dell’omicidio.
Sono stati perquisiti anche dei capanni adiacenti all’abitazione dei Di Carlo, lì dove abita un cugino agricoltore. I poliziotti pensavano che l’arma del delitto potesse essere nascosta tra gli attrezzi agricoli o sotto terra: ma le ricerche hanno dato esito negativo. Una pattuglia, nel frattempo, si è spostata alla stazione di Roccasecca dove, intorno all’una e mezza, è arrivato il giovane sceso da un pullman di linea proveniente da Roma (era andato nella Capitale per incontrare una sua amica). Al momento del fermo non ha opposto resistenza e aveva ai piedi ancora le scarpe che indossava all’atto dell’omicidio, che presentavano sulla suola e all’interno della linguetta vistose tracce di sangue. Il fermato è stato quindi condotto negli uffici del Commissariato di Cassino e poi nel carcere di Cassino.
Il questore Condello: «Grande lavoro di squadra». «L’arresto – ha commentato a caldo il questore di Frosinone, Domenico Condello – è il frutto di un grande lavoro di squadra. E, come spesso accade in questi casi, la soluzione va trovata nelle prime 48 ore. E così è stato. Tra l’altro non vanno sottovalutate le fasi immediatamente precedenti all’arresto: il giovane, infatti, era su un pullman e, alla vista della polizia, avrebbe potuto commettere anche qualche sciocchezza. Gli agenti, invece, sono stati bravi a concludere l’operazione con grande discrezione».
Quindi il questore Condello aggiunge: «A questo punto va considerato anche l’aspetto psicologico che ha spinto il presunto assassino a commettere il delitto: casi analoghi ci insegnano che l’assassino era nelle condizioni di poter far del male ad altre donne sole». E’ evidente il riferimento alle tre prostitute uccise a Roma lo scorso novembre. E sul movente il questore conclude: «Non sappiamo se l’assassino ha agito per una prestazione negata o per una prestazione insoddisfacente. Forse sarà lui a spiegarlo nel corso dell’interrogatorio». Ma davanti al gup, nel carcere di Cassino, l’arrestato si è avvalso della facoltà di non rispondere e il suo avvocato, Alfredo Germani, ritiene necessarioun altro interrogatorio.
L’autopsia di Yrelis: picchiata, sul corpo fratture. Intanto lunedì pomeriggio, a Cassino, arriverà la madre della vittima per il riconoscimento ufficiale. Intanto, è stata eseguita l’autopsia. Fratture su tutto il corpo, ematomi e segni di una violenza inaudita: Yirelis, prima di essere accoltellata è stata massacrata di botte da Di Carlo che non avrebbe avuto alcuna pietà della vittima. Una furia cieca, ingiustificata, che ha indotto gli inquirenti ad approfondire alcuni aspetti. Non si esclude che il giovane fosse in uno stato di alterazione psicofisica. Yirelis Santana di Pena, dominicana, era arrivata in Ciociaria una ventina di giorni fa, aveva tre figli che vivono, invece, con la nonna a Genova. La donna è stata uccisa da 12 coltellate. Ma il colpo mortale è stato quello che le ha reciso la giugulare, facendola morire per dissanguamento. In base ad alcuni segni sul collo, l’assassino ha anche tentato di strangolarla. Gli agenti hanno trovato la donna stesa sul letto, con abiti da notte, mezza nuda. Il volto era sfigurato da una decina di coltellate sul collo e sulla bocca. Tutt’intorno macchie di sangue tra cui la «firma» dell’assassino.


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