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Salvatore Parolisi, 34 anni, caporalmaggiore dell’Esercito Italiano, padre. Condannato all’ergastolo, poi ridotto a 20 anni, per aver ucciso la moglie a coltellate in presenza della figlia di 18 mesi, poi aver vilipeso e abbandonato il cadavere, simulando una scomparsa. Esce per permessi premio, va in tv e si dice innocente

Ripe di Civitella (Teramo), 18 Aprile 2011


Titoli & Articoli

La doppia vita del marito di Melania (Televideo Rai – aprile 2011)
Soldatessa: ‘Voleva separarsi’. Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell’esercito di stanza al Reggimento di Ascoli Piceno, marito di Carmela Melania Rea, aveva una doppia vita. Emerge con forza dalle dichiarazioni rese ai carabinieri da una soldatessa di cui era stato l’istruttore, e con la quale aveva una relazione iniziata piu’ o meno quando la moglie era in attesa della piccola Vittoria. La vita privata del militare certo non costituisce un movente dell’omicidio, ma spiega l’interesse degli inquirenti per particolari che l’uomo ha taciuto, piu’ o meno consapevolmente, e che potrebbero essere invece cruciali per capire il perche’ del delitto. Francesca, 27 anni, di origini laziali, il grado di caporale, e’ stata sentita in un interrogatorio fiume (11 ore) in una caserma di Lecce.
Con i carabinieri la giovane donna ha non solo ammesso la relazione ma ne ha parlato come di un rapporto ancora in essere, mentre Parolisi l’aveva liquidata come una storia chiusa. La ragazza, invece, che si trova a Lecce per un corso di perfezionamento, non avrebbe lesinato particolari sulla natura del legame con l’ex istruttore, con il quale si era sentita al cellulare anche nelle ore in cui si stava compiendo la tragedia. E Melania sapeva di lei. Anche se all’epoca si trovava a casa dei suoi, a Somma Vesuviana, dove stava portando avanti la gravidanza. Ma forse, spinta dalla gelosia, aveva controllato le chiamate fatte dal marito sul telefonino, o aveva intercettato un messaggio equivoco. E cosi’ aveva scoperto la scappatella di Salvatore, e, decisa a non perderlo, aveva telefonato alla ‘rivale’ per dirle di lasciarlo stare. Ma cosi’ non e’ andata. Francesca avrebbe raccontato di essersi vista piu’ volte con l’amante, in luoghi discreti e mai nella casa di lui a Folignano (Ascoli Piceno), l’ultima volta nel gennaio scorso. Ma ha anche confessato di essersi sentita presa in giro, perche’ ”a me diceva certe cose e invece magari sono stata una delle tante storie che una persona puo’ avere fuori dal matrimonio”, si e’ sfogata.
”Se pure e’ stato vero, come diceva a me, che si voleva separare, sicuramente a Melania non avrebbe detto che si separava per un’altra donna, ma perche’ non andavano piu’ d’accordo. Mai le avrebbe detto ti lascio per un’altra persona, perche’ comunque le voleva bene e non voleva farla soffrire, questo e’ sicuro”, ha dichiarato.
La coppia Melania-Salvatore, descritta come felice e inossidabile da parenti e amici, dunque non esisteva. Tanto piu’ che Salvatore aveva chiesto il trasferimento da Ascoli, sembra a Sabaudia, per restare piu’ vicino all’altra, e questo, di certo, non poteva andar bene a Melania, che doveva difendere non solo l’unita’ della coppia ma anche la serenita’ della figlioletta di soli 17 mesi. E sorprende anche la testimonianza resa l’altra sera a ‘Quarto grado’ dall’ex insegnante della donna, suor Ettorina, secondo cui Melania, solo un mese fa, le aveva detto che voleva iscrivere la bambina nella scuola da lei frequentata.
Voleva lasciare Salvatore e tornare a Somma Vesuviana? Alla luce di queste indiscrezioni, si puo’ ipotizzare che contrasti e litigi nella coppia fossero piuttosto frequenti, forse anche il giorno in cui Melania scompare. Da’ l’idea di una donna corrucciata, ad esempio, quando al mattino si reca al supermercato insieme al marito e alla bimba. Le telecamere a circuito chiuso la ritraggono mentre con passo deciso avanza verso l’ingresso, mentre Salvatore resta indietro con la piccola. E anche all’interno del negozio i due sembrano non scambiarsi parola. Ma sono solo immagini. E se avessero avuto una discussione anche al pianoro di Colle San Marco, da dove la donna scompare nel nulla per essere trovata morta due giorni piu’ tardi? Parolisi ha raccontato che la moglie si era allontanata per andare in bagno. ”Quando torni mi porti un caffe?”, le aveva chiesto. ”No, non te lo porto”, avrebbe risposto lei, secondo quanto riferisce un amico della coppia, Raffaele P., la guardia carceraria che aiuta Salvatore nelle ricerche.
Se quella non fosse stata una battuta e Melania, arrabbiata con il marito, se ne fosse andata per i fatti suoi? D’altra parte, quando ancora non si sapeva che fine avesse fatto, i parenti – ai microfoni delle tv – le lanciano un appello pregandola di tornare, dicendole che tutti i problemi si sarebbero risolti. Sapevano che il matrimonio non era rose e fiori? Ipotesi. Quel che e’ certo e’ che il suo corpo viene ritrovato al Bosco delle Casermette, un nome non casuale, perche’ e’ li’ che si svolgono le esercitazioni del Rav. Ed e’ li’ che Salvatore sostiene di essersi appartato qualche settimana prima del delitto con Melania, mentre la bimba era in auto. Un luogo, dunque, denso di significati, che sembra escludere una volta per tutte la pista del killer occasionale. Oggi, festa della mamma, il pensiero corre alla bambina che Melania aveva fortemente voluto, e la pagina di Facebook a lei dedicata e’ piena di post per questa mamma sfortunata.

 

Delitto Melania Rea, arrestato Parolisi “Io in carcere, l’assassino libero” (La Stampa – 19 luglio 2011)
Alla fine sono scattate le manette per Salvatore Parolisi. Sarebbe lui il colpevole della morte della moglie Melania Rea. I carabinieri sono andati a prelevarlo nella caserma Clementi del 235mo Piceno.- «Io in carcere, l’assassino di mia moglie libero» ha detto ai carabinieri.
I reati contestati a Salvatore Parolisi sono da ergastolo: omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà oltre al vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri. Secondo gli investigatori il movente dell’omicidio potrebbe essere la relazione extraconiugale dell’uomo con la soldatessa Ludovica. Il caporalmaggiore è stato trasferito in mattinata nel carcere di Marino del Tronto. Domani l’interrogatorio di garanzia.
L’abergo prenotato ad Amalfi. Secondo la pubblica accusa e secondo il gip Carlo Calvaresi Salvatore Parolisi ha ucciso la moglie Melania perchè stretto nella morsa tra la moglie e l’amante Ludovica. Infatti sulle mail cancellate dal caporal maggiore il giorno dopo il delitto si è trovata una fitta corrispondenza tra lui e Ludovica nella quale era evidente che sabato 23 aprile i genitori di Ludovica avevano prenotato ad Amalfi un albergo. Qui Parolisi avrebbe annunciato il suo fidanzamento con Ludovica. Allo stesso tempo, però, il caporal maggiore aveva promesso alla moglie Melania di rompere con l’amante.
“Melania abbassò gli slip per offrirsi sessualmente al marito” Dalla ricostruzione del momento del delitto, risulta inoltre che Melania si sarebbe abbassata slip e pantaloni volontariamente, probabilmente per offrirsi sessualmente al marito. Ignara che avrebbe trovato la morte. Le accuse aprono anche alla possibilità che le ferite post mortem sul cadavere di Melania siano state inferte da persona diversa rispetto al marito. Ipotesi che comunque gli inquirenti ritengono poco verosimile.
Mille pagine di testimonianze. A tre mesi esatti dalla scomparsa della ventinovenne di Somma Vesuviana, sparita il 18 aprile scorso e trovata morta due giorni dopo, il 20 aprile, nel bosco di Ripe di Civitella, la decisione del Gip Carlo Calvaresi: l’istanza della Procura di Ascoli Piceno è corredata dai risultati dell’autopsia e di altri accertamenti condotti dai carabinieri del Ris su un centinaio di reperti, e del Ros sul traffico telefonico e sulle celle agganciate dai cellulari del militare e della moglie nel fatidico pomeriggio del 18 aprile, quando la donna scomparve. In più, ci sono oltre mille pagine di testimonianze raccolte dagli uomini dell’Arma di Ascoli.
La macchia di sangue lavata dall’auto di Parolisi. Negli ultimi giorni è stato un susseguirsi di elementi a carico del caporalmaggiore: la macchia di sangue lavata dalla macchina e il dna dell’uomo trovato sulla bocca della donna. Da un primo test effettuato poco dopo il ritrovamento di Melania Rea, una delle tre chiazze sul montante della porta anteriore del passeggero risultava sangue. Una seconda verifica ne limitava la certezza, ma al tempo il militare non risultava indagato e quindi non si poteva procedere. Una settimana fa la sua Renault Scenic venne sequestrata dai Ris di Roma per controlli più approfonditi. Ma della chiazza più nessuna traccia, lavata, cancellata.
Il dna di Parolisi nella bocca di Melania. Poi l’altro aspetto legato al Dna di Parolisi nella bocca della moglie: sopra le gengive oltre che sulle labbra. Le tracce di una mano che copriva per contenere le urla? Sul collo Melania sono state riscontrate due ferite, provocate – colpendo da dietro – per sgozzarla. Ma sono poco profonde, il coltello usato (e mai ritrovato) aveva una lama lunga tra i 10 e 12 centimetri.
Le intercettazioni ambientali. Nell’ordinanza di custodia cautelare per Parolisi sono allegate anche intercettazioni ambientali del caporalmaggiore risalenti al giorno in cui si stava recando in macchina all’interrogatorio in qualità di persona informata sui fatti. Parolisi ripete a se stesso: «Usa il cervello, non ti fare fottere». Poi sembra quasi autocondannarsi: «Ti devo sputtanare, ti voglio strappare il cuore dal petto anche se mi devo fare trent’anni».
Il profilo Facebook e il fitto scambio di email con Ludovica. Il giorno successivo al delitto Salvatore Parolisi eliminò il profilo Facebook al quale accedeva con il nickname «Vecio alpino» per scambiare messaggi in segreto con l’amante. Grazie a una rogatoria internazionale è stato possibile recuperare i contenuti della fitta corrispondenza tra i due, che evidenziano le crescenti pressioni della donna perchè l’uomo lasci la moglie e ufficializzi la loro relazione “clandestina”. Proprio pochi giorni prima della scomparsa di Melania Ludovica avrebbe lanciato un aut aut a Salvatore: «Se non vieni a conoscere i miei genitori è finita per sempre, non farmi fare brutte figure». Un testimone ha dichiarato inoltre che nei giorni che hanno preceduto il delitto Parolisi sostava spesso in auto da solo, non distante da casa, e si intratteneva in lunghe conversazioni al telefonino. «Un giorno di aprile – riferisce il teste – l’ho visto piangere in macchina disperatamente».
Il fratello di Melania: «Speriamo sia la fine di un incubo». «Speriamo che possa essere la fine di un incubo». Michele Rea, fratello di Melania, commenta così l’arresto del cognato Salvatore Parolisi. «Ci auguriamo che si possa arrivare a chiudere questo cerchio – ha aggiunto – È una notizia che mi fa stare male, anzi malissimo».
I genitori sconvolti: «E’ un dramma nel dramma». «La nostra principale preoccupazione è la bambina. Adesso ce l’abbiamo in custodia noi ma non abbiamo problemi a portarla dagli altri nonni perchè loro in questo momento sono vittime tanto quanto noi». I genitori e il fratello di Melania hanno sempre dimostrato contegno e dignità dall’inizio della vicenda, atteggiamento che conservano anche adesso, quando ad essere incriminato è il loro genero Salvatore. Gennaro e Vittoria Rea si dicono «sconvolti» all’idea che la loro nipotina non solo sia rimasta senza mamma ma che a ucciderla sia stato proprio il papà: «Questo è un dramma nel dramma» .
«Ha ucciso Melania da solo» «Salvatore Parolisi ha fatto tutto da solo nel compiere il delitto». Lo ha detto oggi il comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli, Col.Alessandro Patrizio, nel corso della conferenza stampa convocata per spiegare le modalità di arresto del caporalmaggiore dell’Esercito accusato di aver ucciso a coltellate la moglie. «Parolisi è tornato sul luogo del delitto per infliggere sul cadavere della moglie altre ferite post mortem, oltre ad altri segni, per depistare le indagini», ha aggiunto il comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli.

 

Caso Melania Rea, Parolisi condannato all’ergastolo: per il giudice ha ucciso la moglie con 35 coltellate (il Sole 24 Ore – 26 ottobre 2012)
Il caporalmaggiore Salvatore Parolisi è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea. La donna era stata uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 in un boschetto a Ripe di Civitella (Teramo). La sentenza, emessa con il rito abbreviato, è stata resa pubblica dal gup Marina Tommolini dopo circa quattro ore di camera di consiglio. «Non ha vinto nessuno, non ha vinto nessuno», ha commentato con le lacrime agli occhi, il papà di Melania, Gennaro Rea.
Parolisi è stato anche condannato a tutte le pene accessorie, l’interdizione dai pubblici uffici la perdita della patria potestà e anche «al pagamento della provvisionale di un milione di euro per la figlia Vittoria più 500mila per i genitori di Melania», ha detto l’avvocato che assiste la famiglia Rea, Mauro Gionni, uscendo dall’aula del Tribunale di Teramo, dopo la lettura della sentenza. Accolte in pieno, quindi, le richieste dell’accusa. In considerazione del rito abbreviato è stato escluso l’isolamento diurno.
Gli avvocati dell’imputato avevano chiesto l’assoluzione con formula piena. Parolisi era stato arrestato una prima volta a seguito di un provvedimento di custodia cautelare emesso il 18 luglio 2011, quando la competenza sulle indagini era ancora della Procura di Ascoli Piceno. Successivamente fu raggiunto, il 2 agosto dello stesso anno, da analoga misura restrittiva emessa dal gip di Teramo Giovanni Cirillo. Da allora è detenuto nel carcere «Castrogno» del capoluogo. «La famiglia esce soddisfatta da questo processo – ha commentato, Michele, il fratello di Melania – finalmente possiamo dire che Melania ha avuto giustizia, ma abbiamo il cuore straziato. È stato condannato il marito di Melania e il padre di Vittoria».

 

Salvatore Parolisi oggi: la vita in cella dell’ex militare e il legame con una nuova donna (L’Occhio – 2 marzo 2021)
L’ex militare condannato a 20 anni per l’omicidio di Melania Rea, ha già scontato metà della pena. Ristretto nel carcere di Bollate, trascorre il suo tempo diviso tra il lavoro di centralinista, gli studi in giurisprudenza e le visite di una donna di cui con cui da tre anni ha un legame. Parolisi ha maturato il diritto a usufruire di permessi premio
Che fine ha fatto Salvatore Parolisi oggi, dopo la condanna a 30 anni (poi ridotta a 20 anni) per omicidio? L’uomo nel 2011 uccise sua moglie Melania Rea e ne profanò il corpo. L’ex militare di Frattamaggiore (Napoli) oggi ha 42 anni e ha già scontato metà della pena. Ritenuto un detenuto modello – come riporta il settimanale ‘Giallo’, a firma di Gian Pietro Fiore – oggi lavora da centralinista nel carcere di Bollate, dove è ristretto, e nel frattempo ha maturato il diritto di lasciare il carcere per motivi di lavoro o studio.
Che fine ha fatto Salvatore Parolisi oggi. L’ex caporalmaggiore, infatti, è iscritto alla facoltà di giurisprudenza e potrà lasciare il penitenziario, come prevede la legge, per periodi variabili da un’ora a 15 giorni consecutivi, per un massimo di 45 giorni l’anno. Da tempo l’ex militare riceve le visite di una donna, sua coetanea. La conoscenza, come si legge su ‘Giallo’, durerebbe da circa tre anni, con contatti regolari che vanno avanti da quando il militare era recluso nel carcere di Pavia.

Parolisi in permesso fuori dal carcere: “Non ho ucciso Melania. E l’ho tradita perché mi ha lasciato solo. Lei era bellissima, Ludovica solo una scappatella”. Il fratello: “Gli siano revocati i permessi” (la Repubblica – 6 luglio 2023)
Da uomo, da militare e da padre soprattutto se tu mi trovi colpevole se dici che ho fatto una cosa del genere mi dai l’ergastolo e butti la chiave l’ho sempre detto anche al giudice me lo devo provare però. Perché a me non me l’hanno mai provato”.  Tre gradi di giudizio hanno deciso che Salvatore Parolisi è colpevole. Uccise la moglie Melania Rea con 35 coltellate nell’aprile 2011: venne ritrovata nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. Ma lui continua a dichiararsi innocente. “Se sono stato condannato giustamente, ma che mi dai venti anni? Eppure la notizia è quella: è già uscito. Ma io sarei potuto uscire già 4 anni fa. Perché qua ci sono gli ergastolani che hanno duplice omicidio, triplice omicidio, aggravato dalla crudeltà e che escono dopo sette anni”.
“L’amore ti fa andare avanti: ma se a te manca tutto?” “Non si vive per inerzia: si vive per tanti valori e anche l’amore ti fa vivere, ti fa andare avanti. Ma se a te manca tutto?”, si domanda Parolisi. “Il matrimonio era la realizzazione di un sogno: quello di avere la mia famiglia, di godermi i figli, ma la verità era che lei andava e veniva, non potevo neanche stare a letto con mia moglie, la mamma ogni tanto si addormentava con lei. Poi è uscita incinta (è rimasta incinta, ndr)..”.
Insomma: solo colpa di Melania. Che non c’era e se c’era dormiva, magari con la mamma. Lasciandolo solo. “Tornare a casa, aprire la porta e tu rimani solo e litighi al telefono perché dici: ‘Come mai?, ti rendi conto che la casa è vuota, se non volevi perché hai fatto questo passo?’ Io non l’avrei mai aggredita a Melania, se vedi il primo anno ho camminato dritto. Dopo io ho avuto questa altra delusione, cioè il fatto che dopo un mese se ne andava via, che c’erano il padre, la madre. Sono stato a Cuneo, a Torino, a Udine: sì, avevo delle storie, diciamo così, ma giustamente io amavo Melania. Ho avuto una storia con una francese per quattro anni, se tu vedi questa francese dici Madonna mia, è una di quelle lì che escono in televisione: ma non è per la bellezza che ti sposi una persona, no?”. “Quando uno tradisce può essere mai sincero? Melania era bellissima, Ludovica era solo una scappatella. Non era la prima volta che la tradivo, ero sempre fuori casa ma amavo Melania. Non pensavo che Ludovica avesse perso la testa per me, le ho detto un sacco di bugie. Sono stato un verme ma amavo Melania. Le davo una parte del mio stipendio perché non volevo che lavorasse”.
L’avvocato: “Parolisi continua a mentire” “Quando ho visto l’intervista ho pensato, e lo farò, di comunicarlo al magistrato di sorveglianza perché trovo singolare che lui, essendo un detenuto in permesso premio, possa rilasciare interviste”, commenta l’avvocato Mauro Gionni, legale della famiglia di Melania Rea. “Parolisi, nonostante abbia fatto 12 anni di carcere, continua a mentire come aveva fatto prima di essere arrestato. Temo che la detenzione questo aspetto non lo abbia migliorato”: .
“La prima cosa che appare errata giuridicamente – spiega l’avvocato – è che se uno prende 20 anni non è innocente ma colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Non ha preso l’ergastolo solo perché all’epoca le norme erano diverse. Era consentito fare l’abbreviato, contrariamente a oggi, non era poi prevista l’aggravante del rapporto di coniugio, introdotta dopo il 2018, e poi perché gli fu contestata una unica aggravante (non anche i futili motivi né la premeditazione) e cioè la crudeltà che però cadde in Cassazione, secondo noi erroneamente, perché fu crudele uccidere la madre che sapeva della presenza della figlia sul posto e non sapeva neppure che fine avrebbe fatto. Non era solo una questione di numero di coltellate che possono non incidere se l’arma è piccola e i fendenti servono per uccidere”.
E ancora: “Sul contenuto non giuridico, sulle sue questioni sentimentali, ne ho fin sopra le scatole. Ha detto che Melania era assente – dice l’avvocato Gionni – ma se una giovane donna sta sola e deve partorire, da chi va se non dalla mamma? Se avesse detto che aveva piacere a tradirla, avrebbe fatto più bella figura da uomo. Non diamo giudizi morali, ma qui si tratta di sciocchezze”.
“Speravo che dodici anni di detenzione l’avessero maturato, mi spiace prendere atto del contrario. Non è vero che dava a Melania 500 euro, le dava il necessario per fare la spesa e basta. Ed è emerso processualmente che non potesse neppure comprarsi le sigarette né avere un’auto per gli spostamenti. Raccapricciante, oltretutto, che tutti i suoi doveri coniugali fossero adempiuti con la falsa affermazione che lui dava a lei 500 euro”.
“Temo che gli assistenti che stanno esaminando il suo percorso non se ne siano accorti, che non abbiano compreso il mancato risultato del percorso riabilitativo – conclude il legale della famiglia Rea – e questo lo trovo grave. Poiché chi dà i permessi premio si basa sulle affermazioni degli educatori, temo sia loro sfuggito che quello di Parolisi non sia giunto al punto tale da meritare permessi premio per quello che continua a fare: mentire. Dovrebbe almeno avere il buongusto, non dico di riconoscere la propria responsabilità, non lo ha mai fatto, ma di evitare di aggiungerci sciocchezze che aveva già fatto in precedenza e che continua a fare”.
La rabbia del fratello di Melania Rea. “Rabbia. Questo ho provato, da fratello di Melania ma anche da uomo, vedendo l’intervista a Salvatore Parolisi. Rabbia per quello che è stato e per quello che è, sebbene il personaggio non mi faccia ormai più né caldo né freddo, e non meriti niente. Io voglio solo giustizia, la continuo a cercare e farò di tutto per averla”. A parlare a Silvia Mancinelli dell’Adnkronos è Michele Rea, fratello di Melania. “L’intervista si commenta da sola – dice Michele – Il personaggio, purtroppo, lo conosciamo. Diciamo che ad oggi ha comunque quell’aria spavalda e di rifiuto contro il  femminile. Dicono che il carcere riabiliti, soprattutto nelle relazioni interpersonali, io credo che lui sia peggiorato in questi anni e lo ha dimostrato proprio ieri. Non mi sembra il caso che dopo 12 anni un assassino del genere possa uscire, rifarsi una vita e avere contatti con altre persone, con la società. Dodici anni”, sottolinea il fratello di Melania. “La vita di una persona, di una mamma, di una ragazza uccisa in quel modo vale così poco? Tanto si è fatto in questi anni per il femminicidio, ma tanto si deve ancora fare. Se il processo si fosse fatto oggi, Parolisi sarebbe stato condannato all’ergastolo. Spero si faccia qualcosa, che questi permessi, dopo quanto accaduto ieri, vengano revocati”.

Lo sfregio di Parolisi a Melania: “Era mammona e io la tradivo” (La Stampa – 6 luglio 2023)
L’ex caporalmaggiore esce dal carcere dopo 12 anni con un permesso premio
Salvatore Parolisi, 45 anni, non si smentisce mai. Dopo 12 anni di carcere per l’omicidio della moglie Melania Rea, esce in permesso premio per 12 ore, parla per la prima volta – ieri sera a “Chi l’ha visto” su Rai 3 – e non fa un passo indietro.
Né sul fronte della colpevolezza: «Lo ripeto ancora una volta, sono innocente: non ho ucciso io Melania». Né sul fronte della sua immagine di macho. Non solo perché non si presenta come un uomo disperato, piegato da 12 anni di reclusione, ma perché si ripropone come il classico maschio alfa, con piglio sbruffone, che non poteva non tradire: «L’ho tradita mille volte, anche 4 anni con una francese, perché mia moglie mi lasciava solo ed era una mammona. Voleva addirittura dormire con la madre invece che con me». Poi il solito refrain: «Tradire qualcuno non significa essere un assassino. Io non l’ho ammazzata e invece adesso la gente ha mille pregiudizi nei miei confronti. Se trovassi un lavoro potrei uscire, ma chi me lo dà un lavoro? Quando sentono il mio nome e cognome fanno il deserto».
Parole che inevitabilmente fanno soffrire e indignare la famiglia di Melania. «Insiste ancora con questa pagliacciata che non ha ammazzato mia figlia – stigmatizza la mamma, Vittoria, 68 anni -. Quando venne arrestato disse che non vedeva l’ora di uscire dal carcere per trovare l’assassino di Melania. Voglio proprio vedere se lo trova. Si dovrebbe vergognare: è stato giudicato colpevole da tre gradi di giudizio».
Detenuto nella prigione modello di Bollate, l’ex caporalmaggiore dell’Esercito, sta scontando una pena di 20 anni per omicidio pluriaggravato. A tanto è stato condannato in Cassazione nel 2016, ma in realtà, in virtù della buona condotta, tra quattro anni potrà uscire definitivamente dalla sua cella. In primo grado era stato condannato all‘ergastolo, nonostante il rito abbreviato, perché il giudice era partito dal carcere a vita con esclusione però dell’isolamento diurno proprio per effetto dello sconto di un terzo della pena. Al processo d’appello la condanna si è ridotta a 30 anni, per scendere a 20 di fronte agli Ermellini.
Il delitto, il 18 aprile 2011, sconvolge l’opinione pubblica. Una giovane mamma di quasi 29 anni, originaria di Somma Vesuviana, provincia di Napoli, sparisce da un parco di Ascoli Piceno mentre il marito spinge la figlia sull’altalena. In realtà il corpo senza vita di Melania viene ritrovato due giorni dopo molto distante da quel parco giochi, in un bosco di Ripe di Civitella in provincia di Teramo. Colpita da 35 coltellate la ragazza ha i pantaloni abbassati e il segno di una svastica incisa su una coscia. Mentre Melania viene uccisa, sua figlia Vittoria di appena 18 mesi, dorme sul seggiolino dell’auto parcheggiata poco distante.
I sospetti si concentrano subito, sin dalla scomparsa della donna, su suo marito, istruttore di reclute nella scuola femminile dell’Esercito di Ascoli Piceno. Lui non partecipa alle ricerche, chiede alla sua ultima amante, la soldatessa Ludovica, di negare la relazione extraconiugale e cade in una miriade di contraddizioni. Parolisi in quei giorni parla in tv, sempre a “Chi l’ha visto” e a “Quarto Grado” su Retequattro, piagnucola la sua innocenza e continua a ripetere di avere tradito la moglie ma nega di averla uccisa. Sullo sfondo del femminicidio il classico triangolo amoroso: lui, lei, l’altra. Salvatore aveva programmato con Ludovica una vacanza per il week end di Pasqua sulla costiera amalfitana per presentarsi ufficialmente ai suoi genitori. Ma sua moglie viene uccisa 5 giorni prima.
Ieri sera, in verità, Ludovica viene liquidata come «una semplice scappatella, ho raccontato una marea di bugie anche a lei. Non avrei mai lasciato Melania». E la madre della vittima perde la pazienza: «Salvatore non cambia mai. È sempre il solito bugiardo. Ma il guaio è che è anche uno spietato assassino, ha privato sua figlia della madre, meno male che gli hanno tolto la patria potestà. Oggi mia nipote non porta neppure più il suo cognome, si chiama Vittoria Rea». La ragazzina ha 13 anni, né compirà 14 a ottobre, e ha seguito un percorso per elaborare il lutto della mamma grazie all’aiuto di uno psicologo. «Su consiglio degli esperti le abbiamo raccontato la verità – precisa la nonna -. Mia nipote non vuol neppure sentire nominare il padre e per noi è una sconfitta il fatto che tra pochi anni potrà essere scarcerato. Nel nostro Paese si parla tanto di femminicidio ma poi alla fine non si fa nulla. Servono pene severe e certe, non sconti di pena come nel caso di Salvatore». E amara conclude: «La mia vita si è fermata nel 2011, quando è morta Melania. Vado avanti per mia nipote, per l’altro mio figlio, Michele. Ma a me e a mio marito la vita non ci appartiene più».


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