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Salvatore Iemmolo, 36 anni, pregiudicato, padre. Massacra di botte la moglie e le dà fuoco davanti al figlio di 9 anni, ma dice che è stato un incidente domestico. Condannato all’ergastolo, muore due anni dopo in carcere

Rosolini (Siracusa), 25 Marzo 2017


Titoli & Articoli

Smascherato dal figlio: «Nonna, è stato papà a dar fuoco a mamma» (Corriere della Sera – 7 settembre 2017)
Laura Pirri, 32 anni non ancora compiuti, è morta il 25 marzo dopo 18 giorni di agonia per le ustioni in quello che per il convivente Sebastiano Iemmolo era un «incidente»
Un padre assassino parla con il figlio che ha visto tutto. «Tu ascoltami a me. Quando vengono quelle persone tu non ci devi parlare. Lo sai, non è che sono solo io, è la mamma che non vuole». È il 24 marzo scorso e «la mamma» (per una volta l’uomo non usa parolacce nel definirla) è in ospedale in fin di vita dopo che lui — il giorno 7 di quello stesso mese — le ha lanciato addosso del liquido infiammabile e le ha dato fuoco. Aveva osato negargli 20 euro raccolti a forza di chiedere l’elemosina fuori dalle chiese e lui era andato su tutte le furie. Botte a non finire e poi il fuoco, con il bambino di 9 anni che guardava la scena.
L’intercettazione. Laura Pirri, 32 anni ancora da compiere, è morta dopo 18 giorni di agonia scanditi dai dolori terrificanti delle ustioni mentre lui — l’uomo al quale aveva dato un figlio — in quei 18 giorni si dava un gran daffare per provare a farla franca. Ieri Sebastiano Iemmolo, 36 anni, è stato arrestato per l’omicidio e la sua vita con Laura è diventata una specie di racconto dell’orrore nelle 44 pagine dell’ordinanza che riassume sei mesi di lavoro degli inquirenti. Testimonianze e intercettazioni, soprattutto. Come quella conversazione padre-figlio del 24 marzo. Sebastiano chiede al figlio di non parlare con psicologi o assistenti sociali che lo cercano quando è a scuola. Gli fa credere che così vuole la mamma, anche se Laura non può parlare ed è in condizioni disperate. «Lo vuole la mamma» è il ricatto. E il piccolo pieno di speranza chiede: «Ma la prima pelle è guarita? La seconda e la terza anche?». «Sì, sta meglio», mente suo padre.
Le contraddizioni. Sebastiano Iemmolo si è inventato un difetto alla bombola da campeggio che Laura stava maneggiando e che ha preso fuoco, ma la sue versione non è mai stata credibile. Non c’era compatibilità fra l’incidente descritto e le ustioni di Laura e le sue (si è bruciato il dorso di una mano), c’era invece in casa l’odore di un diluente simile all’acetone. Lui sapeva che sarebbe stato difficile passarla liscia. Ma soprattutto aveva il «problema» del bambino. Bisognava convincerlo a raccontare una versione diversa dalla verità. Perché sulle prime quel ragazzino ha chiamato la nonna al piano di sotto e con la sincerità del momento le ha detto: «Nonna corri, aiutaci, perché papà ha dato fuoco alla mamma». Sebastiano lo ha istruito mille e mille volte: devi dire questo e quest’altro. E lui, all’ennesima lezione si è infastidito: «Mica gli dico la verità…». «La verità» non era soltanto l’atto finale di quella non-vita. Erano angherie e lividi continui, quasi quotidiani. «Una storia triste che purtroppo, come sappiamo, non è l’unica nel nostro Paese» commenta il procuratore Francesco Paolo Giordano. «Laura aveva gli occhiali anche quando non c’era il sole», raccontano tanti dei suoi vicini. Inutili le domande: «Era così intimorita da negare anche l’evidenza». Lo sapevano i vicini e lo sapeva bene anche la madre di Sebastiano che nelle intercettazioni si sente accusare più volte il figlio sia dell’omicidio sia delle botte contro sua nuora ma che non ha mai avuto abbastanza coscienza per denunciarlo. I poliziotti che ascoltavano le conversazioni hanno sentito cose come: «Te lo sei dimenticato quando a casa mia gli hai scassato la faccia? L’ultima volta quando gli hai scassato la testa nel vetro? E quando nella scala la stavi ammazzando a pedate?». Ogni volta Laura portava grandi occhiali scuri. Anche se non c’era il sole.
(di Giusi Fasano)

 

“L’ha bruciata”: 36enne uccide la moglie e simula un incidente (Dagospia – 8 settembre 2017) 

La mamma di Laura Pirri: per 17 anni ha preso a botte mia figlia (Ragusa News – 8 settembre 2017)
Una storia di violenza arcinota
“Per diciassette anni ha preso a botte mia figlia”. La mamma di Laura Pirri parla all’indomani dell’arresto di Sebastiano Iemmolo, il compagno di sua figlia, il padre del nipotino di 9 anni, che ha assistito al femminicidio della madre. Il nipotino le raccontò tutto subito. “Andai in ospedale a trovare mia figlia -racconta la madre di Laura-. Le chiesi: Laura, è stato lui? Se è stato lui stringimi la mano. E Laura mi strinse la mano. Allora la incalzai: Laura è stato lui? Se è stato lui alza la gamba. E Laura alzò entrambe le gambe”.

 

L’omicidio di Laura Pirri, la descrizione dei fatti avvenuti il 7 marzo scorso a Rosolini (Messina Magazine – 8 settembre 2017)
Non aveva alcuna colpa Laura Pirri 31 anni, la donna che come ricostruito magistralmente dalle forze dell’ordine è stata barbaramente uccisa dal compagno 36enne Sebastiano Iemmolo, il 7 marzo scorso in presenza del loro figlio di dieci anni. Nelle prime ore di ieri mattina, gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Pachino dopo una indagine affidatagli per delega dalla Procura della Repubblica di Siracusa, hanno eseguito un provvedimento di misura cautelare in carcere a carico dello Iemmolo, ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia nei confronti di un minore, incendio, femminicidio e calunnia.Il giudice per le indagini preliminari (dottor Michele Consiglio) del Tribunale di Siracusa, ha emesso l’ordinanza di arresto conformandosi alla richiesta pervenutagli dalla locale Procura ordinaria, sulla scorta dei gravi indizi trovati e riscontrati in relazione ai delitti commessi nei riguardi di Laura Pirri e del figlio minore. Si è trattato cioè di: “lesioni aggravate, omicidio dettato da futili motivi azione agita con crudeltà nell’ambito di un evento reso ancor più grave per il fatto che i due fossero conviventi”.
Laura, morì dopo 18 giorni di agonia il 25 marzo 2017 all’ospedale Civico di Palermo (dopo esservi stata trasferita), per i postumi delle bruciature conseguenti al fatto che il convivente la cosparse di liquido infiammabile dandole fuoco con un fornellino. Sul corpo, aveva lesioni estese per il 40%. Tutto, si verificò al culmine dell’ennesimo litigio, la Pirri si rifiutò di dare 20,00 euro a Iemmolo. All’arrivo dei vigili del Fuoco prima e dei poliziotti dopo, l’arrestato disse che la vittima si bruciò a seguito dell’esplosione della bombola del fornello da campeggio, una versione che lui chiese di sostenere anche al bambino, che invece alla nonna materna (prontamente giunta sul luogo del delitto per prestare soccorso alla figlia) disse: “papà, ha bruciato la mamma”.
Vengono contestati anche i delitti di incendio e calunnia, in quanto l’uomo appiccò il fuoco alla vettura (una Fiat 500) di un vicino di casa, denunciando il caso ai carabinieri di Rosolini, dando la colpa allo stesso vicino, pur conoscendone la sua innocenza. Ipotizzato inoltre, il reato di lesioni personali aggravate dall’induzione verso Laura Pirri a dichiarare falsamente di essere incinta. Gli investigatori, hanno potuto indagare ed aprire il relativo fascicolo penale, grazie alla denuncia presentata dai familiari della donna, mai convinti che l’episodio che condusse alla morte della loro congiunta avesse natura accidentale, ma precise responsabilità.
Le indagini della Polizia di Stato, sono state caratterizzate da una estrema delicatezza legata a plurimi fatti, ossia che: “l’attività è partita nell’immediatezza della circostanza omicidiaria, il bimbo era sulla scena del crimine ed a Rosolini in tanti avevano paura delle ritorsioni dello Iemmolo noto in paese per i suoi precedenti penali, aduso a risolvere con la forza le proprie controversie di qualsiasi genere”.
Le conclusioni alle quali è giunta l’Autorità Giudiziaria competente, sono supportate dalle dichiarazioni dei parenti, degli abitanti dello stabile di via Eloro e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali svolte all’interno della residenza della madre dell’indagato, costretto a trasferirsi li dopo il sequestro dell’immobile che condivideva con la compagna. Presso l’abitazione materna, il violento cercava di concordare con la genitrice una inesistente verità, ma la donna gli ricordava che non era giusto farlo per la contemporanea presenza del nipote da non coinvolgere così pesantemente.

 

Condannato all’ergastolo Sebastiano Iemmolo per l’omicidio della giovane moglie (Siracusa Oggi – 27 febbraio 2019)
Condannato all’ergastolo il 35enne Sebastiano Iemmolo, riconosciuto colpevole di omicidio volontario. Il gup del Tribunale di Siracusa, Andrea Migneco, ha accolto la richiesta del pm infliggendo la pena massima all’uomo accusato di aver ucciso la moglie. La difesa sosteneva la tesi del preterintenzionale, perchè Iemmolo non avrebbe avuto l’intenzione di uccidere Laura Pirri, 32 anni.
Era il 7 marzo del 2017. In un primo momento, a Rosolini, si era pensato ad un incidente domestico. Una fuga di gas da un fornellino, l’esplosione. Iemmolo con ustioni alle mani, la donna con il 40% del corpo ustionato e trasferita d’urgenza al Civico di Palermo. Dove morirà dopo 18 giorni. Ma le scrupolose indagini del commissariato di Pachino hanno poi raccontato una storia diversa. La sfortunata donna venne investita da una lingua di fuoco dopo che Iemmolo le scagliò contro un fornellino con annessa bombola, al termine di un litigio a cui avrebbe assistito anche il figlioletto di 10 anni. Proprio il piccolo avrebbe confessato alla nonna materna di aver visto il padre dare alle fiamme la sua mamma.

E’ morto Sebastiano Iemmolo, era stato condannato all’ergastolo per il “femminicidio” di Laura Pirri (Corriere Elorino – 29 agosto 2020)
Era stato ricoverato d’urgenza per “addome acuto” ma dopo una serie di complicanze e un’operazione chirurgica, è deceduto nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale “Di Maria” di Avola. E’ morto ieri sera il rosolinese Sebastiano Iemmolo. Aveva 39 anni. Da circa due anni era stato condannato all’ergastolo per il “femminicidio” nei confronti della compagna Laura Pirri, un caso che ha avuto una vasta eco mediatica avvenuto nelle case popolari di via Eloro, stesso immobile in cui è recentemete avvenuto l’omicidio del piccolo Evan. In carcere, dove era detenuto, ha accusato un malore all’addome, e in codice rosso era stato ricoverato all’ospedale di Augusta. A causa dell’aggravarsi della situazione clinica è stato trasferito a Siracusa dove è stato sottoposto ad una operazione chirurgica. Subito dopo era stato trasportato in terapia intensiva ad Avola. Ieri sera, però le sue condizioni sono peggiorate fino all’arresto cardiaco. Nelle prossime ore si cercherà di appurare la causa esatta che ha portato al decesso.


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