Salvatore Amato, 28 anni, muratore. Picchia la fidanzata, la sbatte contro i vetri della macchina, la strangola, trascina il corpo davanti alla macchina e lo investe due volte, poi la seppellisce in un bosco. Condannato a 26 anni, ne sconta solo 6 in carcere e 10 in una struttura psichiatrica, poi viene messo in libertà vigilata. Tenta di uccidere un’altra donna e confessa di avere nel frattempo ucciso anche un’altra persona
Aprilia (Latina), 23 Maggio 1998
Titoli & Articoli
Latina, uccide la fidanzata e travolge il corpo con l’ auto (la Repubblica – 24 maggio 1998)
I genitori l’ avevano vista l’ ultima volta mercoledì, poi dopo cena Stefania Gusella 22 anni, una cascata di riccioli mori, aveva indossato il suo giubotto di pelle nera ed era salita a bordo della Peugeot 106 di Salvatore Amato, 28 anni, muratore presso l’ impresa edile del padre ad Aprilia. Si erano fidanzati cinque mesi fa. Dopo qualche ora Stefania era morta, prima strangolata poi investita con l’ automobile di quel ragazzo che tanto amava e che voleva lasciarla. Infine la giovane è stata sepolta sotto venti centimetri di terra in un bosco di querce. I due ragazzi mercoledì sera si dovevano incontrare proprio per chiarire il loro burrascoso rapporto, Salvatore non ne voleva più sapere di andare avanti ed era passato a prendere Stefania nella sua casa, un edificio giallo a due piani in via Potenza, una strada sterrata nella campagna alla periferia di Aprilia, venti chilometri a nord di Latina.
I due hanno cominciato da subito a discutere, Salvatore decide di fermare la macchina, il litigio si accende, vola qualche schiaffo, lui la strattona e la sbatte contro il vetro. Poi la afferra alla gola e stringe sempre di più con la rabbia negli occhi. Stefania si accascia sul sedile e Salvatore pensa solo a liberarsi di lei.
L’ uomo torna a casa, prende pala e piccone e si dirige sulla statale Pontina in direzione sud, svolta a destra in una strada di campagna desolata e buia. Si ferma in una rientranza sterrata, prende il corpo della ragazza e lo adagia in terra, risale, ingrana la prima e le passa sopra senza pietà. Poco più avanti entra in un viottolo all’ interno del bosco e sotto la terza quercia a sinistra comincia a scavare trascinando il cadavere sotto una barra metallica che blocca il passaggio, e seppellisce Stefania.
In quello stesso posto dove è tornato ieri pomeriggio insieme ai carabinieri del maggiore Bertozzi e ha visto riaffiorare i pantaloni e la camicetta nera che la ragazza indossava la sua ultima sera. I genitori di Stefania, la madre Fedora e il padre Dino, erano andati giovedì mattina in caserma a denunciare la scomparsa di Stefania, capelli neri e occhi scuri e grandi. Un annuncio era anche comparso sulle pagine locali di un quotidiano.
Le uniche notizie venivano da Salvatore, quel ragazzo non tanto simpatico in famiglia con cui la figlia usciva da qualche mese tra un litigio e una riappacificazione. “L’ ho lasciata al parco De Gasperi, nel centro di Aprilia. Abbiamo avuto una brutta discussione”, gli aveva raccontato il ragazzo, ma i carabinieri l’ hanno tenuto d’ occhio. Ieri mattina è stata ispezionata la sua Peugeot 106 di colore verde e sotto la scocca, incastrato in un bullone, c’ era un ciuffo di capelli. Il ragazzo viene portato in caserma, dice che non sa nulla, gli investigatori insistono e alla fine con le mani nei capelli disperato ammette “sono stato io, non ne potevo più. Io la volevo lasciare, litigavamo troppo, lei ha cominciato a gridare, l’ ho sbattuta contro il vetro e alla fine l’ ho stretta intorno al collo. Pensavo di averla uccisa, poi sono andato a casa e ho preso gli attrezzi per seppellirla”.
Il resto è una sequenza da film dell’ orrore, nel buio della macchia con Salvatore che scava sotto una quercia per seppellire la ragazza che lo amava. I carabinieri del colonnello Vittorio Tomasone lo hanno interrogato con il suo avvocato fino a tarda sera ma i dettagli ormai sono soltanto qualche riga in più di un verbale dove si racconta la morte di una ragazza di ventidue anni, morta per troppo amore. Per Salvatore Amato è scattato un fermo per omicidio, sul caso indaga il sostituto procuratore Pietro Allotta. L’ autopsia stabilirà se la morte della ragazza è avvenuta per strangolamento o per le ferite riportate dopo che Salvatore l’ aveva investita. (di Emanuela Gasbarroni)
Nel 1998 la sua fidanzata, nel 2015… Aprilia: l’assassino di Stefania Gusella confessa un secondo omicidio (Il Caffè Tv – 30 marzo 2016)
Ha confessato un secondo omicidio dal suo letto del reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino. Salvatore Amato, 47 anni di Aprilia, sta scontando una condanna a 16 anni per l’omicidio di Stefania Gusella, avvenuto nel 1998 ad Aprilia. A quanto sembra, tuttavia, l’uomo si sarebbe macchiato anche di un altro delitto: quello di un senzatetto polacco sulle rive del Tevere, nell’ottobre scorso. A rivelarlo è stato lui stesso in questi giorni, quando ha chiesto di parlare con i poliziotti: «Ha rifiutato un pezzo di pane che gli ho offerto. Voleva del danaro. Abbiamo iniziato a discutere e poi ho sentito nuovamente “la voce”, che mi diceva di ucciderlo», ha detto agli investigatori della Squadra Mobile di Frosinone, che lo hanno interrogato su disposizione del sostituto procuratore Francesco Cerullo. Tre ore di colloquio – confessione avvenuto anche grazie all’ottimo lavoro di recupero psichiatrico da parte dei medici dello speciale reparto ospedaliero di Cassino.
Ora si stanno effettuando i riscontri: in effetti ad ottobre un corpo è stato ripescato dal Tevere, ma la morte non sembrava essere stata violenta. L’esame autoptico parlò di annegamento, ma tutto può essere. Salvatore Amato è ora piantonato a vista nel reparto di psichiatria in attesa che il magistrato decida, nel momento in cui venga riscontrato in maniera certosina il suo racconto, un eventuale trasferimento in un carcere adeguato ad ospitare soggetti con simile patologia.
Il delitto di Stefania Gusella è ancora ben presente nella memoria degli apriliani. La 22enne era uscita di casa il 23 maggio 1998 dicendo ai genitori che doveva incontrare il fidanzato, Salvatore Amato, 28 anni, muratore presso la ditta edile del padre. Quando la giovane scomparve, Amato disse che avevano litigato e che lei se ne era andata a piedi verso casa. Lo inchiodarono alcuni capelli di lei trovati in auto. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, Amato l’ha strangolata e poi sepolta in via Selciatella, in uno spazio erboso poco distante dalla pinetina in cui usano appartarsi le coppiette. Il motivo? Lei l’amava troppo, lui non ne poteva più. E poi quella “voce” che gli diceva di uccidere.
Uccise la fidanzata ad Aprilia, arrestato a Cassino per tentato omicidio (Latina 24Ore – 2 aprile 2016)
Ha tentato di strangolare una donna all’ospedale di Cassino (Frosinone), approfittando dell’assenza del personale sanitario. Si è spostato nella stanza vicina alla sua e, come ricostruito dai carabinieri, si è avventato sulla paziente, mettendole le mani alla gola e cercando di ucciderla. È successo la sera del 26 marzo, prima di Pasqua, ma l’uomo è stato arrestato ieri. L’uomo, Salvatore Amato, dopo le urla della donna, residente a Pontecorvo, è stato bloccato dall’intervento immediato di alcuni dipendenti della struttura sanitaria.
Adesso per lui, 46 anni, ricoverato nel reparto Servizio psichiatrico diagnosi e cura (Spdc) del «Santa Scolastica» di Cassino, proveniente da una comunità terapeutica di Roccasecca e già condannato per l’omicidio della fidanzata di 22 anni, Stefania Gusella, nel 1998 ad Aprilia (Latina), è scattato l’arresto. A eseguirlo sono stati i carabinieri della Compagnia di Cassino su provvedimento emesso dal Gip Angelo Valerio Lanna e richiesto dal pm Eugenio Rombolino. L’uomo è accusato di tentato omicidio.
Perizia psichiatrica per il killer che sente le «voci» (il Giornale – 5 aprile 2016)
«Sentivo delle voci, nella testa. Mi dicevano: uccidi, uccidi! Mi costringevano a farlo, anche contro la mia volontà». Salvatore Amato ha ripetuto la sua storia ieri mattina, di fronte al pm Eugenio Rubolino che nel carcere San Domenico di Cassino lo ha sottoposto al primo interrogatorio.Il 46enne di Aprilia è accusato di tentato omicidio, dopo l’aggressione di pochi giorni fa ad una donna ricoverata come lui nel reparto psichiatrico dell’ospedale. Le ha stretto le mani al collo e stava per strangolarla quando sono accorsi gli infermieri, attirati dalle urla e lo hanno fermato.
La malata di 68 anni stava per fare la stessa fine della giovane fidanzata, Stefania Gusella, che nel ’98 Amato uccise dopo una lite, passando poi sul corpo più volte con la sua auto. E sempre così, secondo la confessione fatta la scorsa settimana proprio in ospedale, l’uomo avrebbe assassinato ad ottobre un clochard polacco sulle rive del Tevere. Il sostituto procuratore Rubolino, dopo l’interrogatorio, ha chiesto l’incidente probatorio con una perizia psichiatrica che dovrà accertare se Amato è capace d’intendere e di volere ed è pericoloso per gli altri, come sembra evidente. Eppure l’uomo era libero. Condannato a 26 anni ne aveva scontati solo 6 in carcere e altri 10 in uno dei centri psichiatrici regionali che hanno sostituito i manicomi criminali.
Poi è stato affidato ad una comunità terapeutica di Roccasecca per malati mentali, in libertà vigilata. Una misura non detentiva, che gli permetteva di muoversi come voleva e infatti ha potuto, secondo la sua confessione, uccidere una seconda volta. Gli accertamenti sono ancora in corso, ma il corpo di uno senzatetto straniero è stato effettivamente ripescato dal fiume, solo che si era pensato a una morte per annegamento.L’ultimo episodio, che per un soffio non è finito in tragedia, riaccende i riflettori sulla chiusura dei manicomi criminali, ufficialmente conclusa un anno fa.
Dei 700 detenuti che erano internati, 450 dovevano essere destinati alle nuove Rems (ma sembra che non tutte le regioni siano attrezzate adeguatamente), mentre per gli altri era prevista la dimissione e l’inserimento in percorsi terapeutici personalizzati. Come per Amato, che così si è ritrovato libero di uccidere o di tentare di farlo, di diventare serial killer. Dopo la perizia, però, dovrebbe passare dal carcere ad una delle strutture restrittive regionali.
Cassino – Assolto l’uomo che aveva tentato di strangolare una donna all’interno dell’ospedale (Radio Cassino Stereo – 9 novembre 2016)
Sette mesi fa aveva tentanto di strangolare una donna ricoverata nell’ospedale Santa Scolastica di Cassino e adesso è stato assolto perché incapace d’intendere e di volere. Lo stesso uomo anni fa aveva ucciso la sua fidanzata.
E’ una storia piena di dolore, quella che gira intorno a Salvatore Amato, 46 anni, originario di Aprilia. Nel 1998 aveva strangolato Stefania Gusella, appena ventiduenne, con la quale intratteneva una relazione. Quella notte, mentre Stefania gridava disperata, Salvatore sentiva una “voce” nella sua testa che gli imponeva di ucciderla. Sul corpo già esanime della povera ragazza, poi, passò con la macchina, quindi sotterrò le spoglie in un bosco ed andò tranquillamente a dormire. Ai carabinieri che una settimana dopo lo avevano arrestato, riferì le parole della “voce”: «Uccidila! Uccidila!».
Ha trascorso 16 anni in carcere, poi è stato trasferito in una comunità terapeutica di Roccasecca e quindi nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Cassino. E qui, prima della violenza sull’altra paziente, episodio per il quale adesso è stato assolto, aveva chiesto un incontro con i carabinieri. Aveva qualcosa da raccontare: un altro omicidio, questa volta di un uomo dell’est Europa, avvenuto a Roma. E ci sarebbe stata sempre lei, la “voce”, che lo aveva spinto ad uccidere. Ricostruzione dettagliata e raccapricciante, ma, dopo gli opportuni accertamenti, non è stata ritenuta degna di fede.
Poi la violenza sulla paziente del Santa Scolastica, una donna di 63 anni, che si è salvata solo grazie alle urla con le quali chiedeva aiuto. Salvatore Amato dovrà essere tenuto sotto osservazione per due anni a Ceccano nella residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, luoghi che ospitano i pazienti bisognosi di cure psichiatriche.