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Zahir Sadigue , 35 anni, padre, faceva qualche lavoretto. Uccide a coltellate la compagna davanti ai figli piccoli, poi esce di casa (lasciando i bambini con il cadavere della mamma). Condannato a 16 anni con rito abbreviato.

Parabiago (Milano), 17 Dicembre 2017


Titoli & Articoli

Milano, l’assassino di Simona: «Mi tradiva, ero geloso. Dove sono i miei figli?» (Corriere della Sera – 19 dicembre 2017)
Le parole del pachistano che ha accoltellato la compagna. I suoi bambini di 17 e cinque mesi presi in carico dal Tribunale per i minori in attesa di decidere per l’affidamento
La caserma dei carabinieri di Parabiago dista poco più di un chilometro dalla casa dove Simona Forelli viveva con i suoi bambini di 17 e cinque mesi. Dal civico 25 di via Santini alla stazione dell’Arma di viale Europa ci s’impiega al massimo una decina di minuti. Sadigue Zahir ci ha messo quasi un’ora prima di presentarsi al cancello della caserma. I vestiti sporchi di sangue, la faccia sconvolta, la voce ferma. Una volta dentro, mentre i militari avvertivano il capitano Francesco Cantarella, comandante della compagnia di Legnano, che l’assassino di Simona si era consegnato spontaneamente, lui ha detto poche parole. «Mi tradiva, lo avevo capito. Ero geloso. Come stanno i miei bambini?».
Non ci sono altri scenari dietro all’omicidio della 33enne Simona Forelli. Non c’entra la religione, non le differenze tra due civiltà
che più d’uno ieri ha richiamato sui gruppi social di Parabiago. La morte di Simona è la vicenda di una donna che semplicemente aveva deciso di chiudere una storia d’amore che amore non ne aveva più. Una scelta che può costare dolore, come sempre ce n’è quando si chiude un rapporto, e che l’avrebbe certamente obbligata a una nuova vita, con due figli piccoli da crescere da sola e tutte le difficoltà, anche economiche, che una situazione del genere le avrebbe imposto. Ma una scelta che non può mai costare una vita.
E di vite spezzate in questa vicenda ce ne sono molte. Quella di Simona, ma anche quella dei suoi bambini
adesso presi in carico dal Tribunale dei minori in attesa di un affidamento. Non si sa ancora se i magistrati acconsentiranno alla richiesta della nonna, Daniela Sabini, la madre di Simona, che vorrebbe ottenerne l’affido. Oppure se sceglieranno l’adozione da parte di una nuova famiglia. Anche la vita di nonna Daniela — volontaria in parrocchia e ora ricoverata in ospedale per lo choc — è devastata da questa tragedia. Così come quella della bisnonna Maddalena, anche lei impegnatissima in chiesa e molto conosciuta a Parabiago.
Sadigue Zahir invece resta in carcere. Dopo le prime parole, poche ore dopo il delitto avvenuto domenica alle 18, il 35enne ha scelto di non parlare davanti al pm Maria Cristina Ria. Ma per la Procura di Busto Arsizio non ci sono dubbi sulle responsabilità del pachistano. L’appartamento al primo piano di via Santini è ancora sotto sequestro. Simona e Sadigue, che lavorava in una ditta di distribuzione di volantini, lo avevano affittato in estate quando erano tornati dall’Inghilterra dopo la nascita del secondo figlio. È nello stesso stabile in cui vive la nonna Daniela. E dove abita anche la vicina che domenica ha soccorso Simona, dopo aver sentito le sue urla disperate. Il corpo era in bagno, supino, già senza vita. La 33enne è stata colpita in più punti. Non solo le tre ferite al torace giudicate mortali dai soccorritori. Ma decine di coltellate inferte con una lama da cucina da 25 centimetri.
I due si erano conosciuti a Dubai durante un viaggio, poi lei lo aveva seguito a Birmingham dove hanno vissuto per quasi due anni e dove sono nati i due figli. Appena tornati in Italia, la scorsa estate, lei aveva subito trasferito la residenza in via Santini dove aveva sempre vissuto con la madre. Ulteriore segno che non intendeva più lasciare Parabiago. Nelle ultime settimane le liti erano state sempre più frequenti. La madre, Daniela, lo aveva confidato anche al prete della chiesa dei santi Gervasio e Protaso, a centro metri da casa: «Sembrava una situazione normale, come accade a molte coppie — spiega il sacerdote —. Ora c’è un’intera famiglia distrutta. Pregheremo tutti per quei poveri bambini». Su Facebook il ricordo commosso dell’amica e vicina Lucia: «Non sarai l’ultima a subire queste follie. Dovevi avvisarci e chiedere aiuto. Ti prometto giustizia per te e per i tuoi bambini. Ci prenderemo cura di loro».

Parabiago, uccise la moglie con 11 coltellate: condannato a 16 anni di carcere (FanPage – 28 febbraio 2020)
Zahir Sadigue, l’uomo di 37 anni che nel dicembre del 2018 ha ucciso a coltellate la moglie, Simona Forelli, è stato condannato a 16 anni di carcere. La Corte d’Assise di Milano ha confermato la condanna arrivata in primo grado con rito abbreviato. Il 37enne pakistano dovrà anche versare 100mila euro a testa ai due figli e 50mila euro ai genitori e alla nonna della Forelli.
La Corte d’Assise di Milano ha confermato la condanna a 16 anni di carcere per Zahir Sadigue, l’uomo di 37 anni che il 17 dicembre del 2018 ha ucciso la moglie con undici coltellate al cuore, al polmone, al fegato e allo stomaco, dopo l’ennesimo raptus di gelosia a Parabiago (Milano). L’uomo, come stabilito dalla magistratura, ha trascinato la moglie davanti ai figli fino al bagno armato di coltello da cucina e lì ha consumato l’omicidio. L’assassino dovrà versare 100mila euro a testa ai figli rimasti orfani della madre
Il 37enne, un pakistano, era stato condannato in primo grado con rito abbreviato, che riduce di un terzo la pena, a 16 anni.
I due figli, uno di 17 mesi e l’altro di 5 ai tempi del crimine, rimasti orfani di madre, sono stati affidati agli zii dell’uomo.
Oltre alla pena di 16 anni di carcere, Sadigue dovrà anche versare 100mila euro a ognuno dei suoi eredi oltre a 50mila euro per i genitori e la nonna della moglie, la 33enne Simona Forelli. I due si erano sposati nel 2012 nel Paese d’origine del carnefice della donna per cui i suoi difensori difensori avevano chiesto le attenuanti generiche e che gli fosse tolta l’imputazione di abbandono di minore. Il sostituto procuratore generale di Milano, Maria Vulpio,  però, ha trovato impossibile accogliere tali richieste. Dopo l’omicidio della donna, infatti, Sadigue lasciò l’abitazione e con essa i due bambini. Si presentò solo un’ora più tardi in caserma per costituirsi e ammettere l’atroce crimine che aveva commesso poc’anzi.


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