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Saad Mohammed Elesh Salem, 23 anni e la sua compagna Loide Del Prete, 39 anni. Costringono la cugina a prostituirsi. Quando lei si ribella, la ammazzano di botte davanti ai figli. Condannati a 24 anni di carcere per omicidio e sfruttamento della prostituzione. Dodici anni per maltrattamenti anche al compagno della ragazza. Sotto processo i servizi sociali che rifiutarono di intervenire

Latina, 23 Agosto 2017

Saad Mohammed Elesh Salem  e Loide Del Prete


Titoli & Articoli

Omicidio Pompili, Gloria morta davanti ai figli: «Per anni vittima di vessazioni» (Ciociaria Oggi – 16 febbraio 2022)
Morta dopo essere stata picchiata. Depositate le motivazioni dei giudici: «I figli e la madre erano in condizioni di assoluta soggezione e nullificazione della personalità»
La morte di Gloria Pompili è stata provocata a seguito della situazione gravissima in cui versava, dovuta alle selvagge e durature vessazioni a cui la donna è stata sottoposta dai due imputati». Lo scrivono i giudici della Corte di Cassazione nelle motivazioni che hanno portato alla conferma della condanna a venti anni diventata definitiva per i due imputati: Loide Del Prete, zia della vittima, e il convivente di lei all’epoca dei fatti, Saad Mohamed Elesh Salem, accusati di aver ucciso la giovane frusinate di 23 anni, morta davanti ai figli una sera d’agosto del 2017 in una piazzola di sosta a Prossedi.
In auto, nel tragitto da Nettuno alle porte di Frosinone, Gloria era stata picchiata e poi era morta. Quasi un anno fa i legali degli imputati avevano impugnato la sentenza della Corte d’Appello in Cassazione e in questi giorni i magistrati della Suprema Corte si sono pronunciati con la sentenza, depositando le motivazioni. I familiari di Gloria si sono rivolti agli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta
«Le condotte degli imputati costituiscono l’antecedente causale dei fatti violenti che portarono alla morte la donna», hanno aggiunto il Presidente Giorgio Fidelbo e il consigliere estensore Pietro Silvestri, che hanno dichiarato inammissibili i ricorsi. «La sentenza non può essere annullata in base a prospettazioni alternative che si risolvano in una rilettura orientata degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione. I giudici d’Appello hanno fornito una prospettazione analitica ed autonoma».
Nelle motivazioni i magistrati della Cassazione hanno parlato anche dei due figli della vittima, due bambini piccoli che hanno assistito all’omicidio della madre mentre erano in auto insieme ai due imputati. Il contesto familiare in cui è nata la vicenda umana e giudiziaria della giovane frusinate è chiaro. «Gloria Pompili e i due figli vivevano con gli imputati nella stessa casa, da essi dipendevano ed erano in condizioni di assoluta ed incondizionata soggezione nei loro confronti e di evidente nullificazione della personalità». La Corte di Cassazione ha sottolineato che i giudici di merito con motivazioni puntualissime hanno ricostruito i fatti e valutato attentamente le prove».
Lo scorso undici maggio i giudici della Corte di Cassazione avevano dichiarato inammissibili i ricorsi dei due imputati, presentati dagli avvocati Marsiglia e Crialesi, e la condanna a vent’anni e un mese di reclusione era stata confermata. Gloria Pompili rappresentava una fonte di guadagno. Le motivazioni anche dei giudici della Corte d’Appello contestualizzano il drammatico quadro in cui è maturato l’omicidio.
«Sono tristemente eloquenti le immagini del cadavere martoriato», avevano osservato i giudici. Restano gli occhi spenti dalla paura di Gloria Pompili, il volto scavato, il fisico esile, la voglia di ribellarsi che si scontra con la dolorosa scelta di fermarsi un attimo prima per tutelare i figli. A distanza di oltre quattro anni da quella sera di fine estate, la vicenda umana e giudiziaria si è definitivamente conclusa.

Gloria Pompili. A processo l’assistente sociale del Comune di Frosinone che non si fece carico della ragazza e dei suoi bimbi (Faro di Roma – 18 febbraio 2023)
Quando Gloria Pompili «riceveva i clienti, l’imputata (Loide Del Prete, sua zia che è stata poi la sua carnefice ndr) “si occupava” dei bambini… oppure mettendoli in una cesta appesa al balcone. Peraltro tale inquietante prassi, notata dalla moglie del proprietario dell’abitazione veniva riferita dalla stessa ai servizi sociali del Comune di Frosinone, i quali ciononostante non intervenivano (l’assistente sociale con cui aveva parlato la donna si limitava a risponderle “fai una foto e portala”)». E’ ben noto come è andata a finire: la 23enne di Frosinone massacrata di botte in una piazzola di sosta di Prossedi nella notte tra il 23 e il 24 agosto del 2017, mentre stava tornano in Ciociaria dove viveva con i due figli all’epoca dei fatti di 2 e 5 anni.
In queste dichiarazioni al processo per l’omicidio di Gloria Pompili (ormai definito in Cassazione) è emerso un comportamento omissivo dell’assistente sociale S.N., 72 anni, che ora deve rispondere come imputata in un altro processo dell’accusa di omessa denuncia di incaricato di pubblico servizio.
Nel processo per l’omicidio, infatti, i giudici avevano fortemente stigmatizzato, nelle motivazioni delle sentenze di condanna, il lavoro dei servizi sociali frusinati.
 La donna, difesa dall’avvocato Pierpaolo Incitti, è imputata perché «nella sua qualità di assistente sociale del Comune di Frosinone che aveva in carico il nucleo familiare di Gloria Pompili e dei figli minori», all’epoca dei fatti di 2 e 5 anni, ometteva di denunciare all’autorità giudiziaria i reati di maltrattamento in famiglia subiti dalla Pompili e dai minori e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in danno della Pompili dei quali era venuta a conoscenza nell’esercizio e a causa del servizio». I fatti contestati dalla procura frusinate vanno dall’inizio del 2016 fino all’agosto dell’anno successivo, quando Gloria fu ammazzata di botte, in una piazzola di sosta, a Prossedi, al ritorno in Ciociaria.
Alla prima udienza, celebratasi davanti al giudice monocratico Francesca Proietti, si sono costituiti parte civile gli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta per conto della madre e del fratello di Gloria. Sono state ammesse le prove e le liste dei testimoni, quindi è stato calendarizzato il processo con l’audizione dei primi testi al 6 giugno. I giudici della Corte di Cassazione nel confermare la condanna definitiva a venti anni per Loide Del Prete, zia della vittima, e del convivente di Loide, Saad Mohamed Elesh Salem, accusati di aver ucciso, in conseguenza delle botte subite, la ventitreenne Gloria, davanti ai figli, nella notte tra il 23 e il 24 agosto 2017, scrivevano di una morte «provocata a seguito della situazione gravissima in cui versava» Gloria. E «dovuta alle selvagge e durature vessazioni a cui la donna è stata sottoposta».
Il coinvolgimento dei servizi sociali emerge dalle motivazioni della Corte d’Assise d’appello di Roma: «quanto ai servizi sociali di Frosinone a dir poco impressionanti risultano le dichiarazioni rese dall’assistente sociale che avrebbe dovuto occuparsi del benessere dei figli minori della parte offesa da cui emerge “che, in realtà, i servizi sociali hanno garantito solo una loro presenza formale, accettando e consentendo una situazione intollerabile di devastazione di una giovane ragazza e di inflizione di maltrattamenti e traumi a due bambini piccoli”Ebbene la “tolleranza” accordata dai servizi sociali, unitamente all’incapacità di altri soggetti vicini a Gloria di intervenire “hanno naturalmente accresciuto la forza violenta e minacciosa dei due imputati, non avendo Gloria alcuna possibilità di difesa dalla loro azione, vista l’inerzia di tutti coloro che la circondavano, anche di chi per ruolo istituzionale o familiare sarebbe dovuto intervenire”».


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