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Renzo Mandolini, 55 anni, osteopata, padre. Acoltella l’ex moglie. Condannato a 30 anni con rito abbreviato

Senigallia (Ancona), 17 Luglio 2008

Voleva solo spaventarla


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Senigallia-Italy
Renzo Mandolini ha ucciso la moglie questa mattina – Il fattaccio è avvenuto nelle prime ore della mattina all’ufficio postale di Via delle Viole dove la moglie lavorava. Un dramma immenso che distrugge più famiglie; i tre figli avuti dalla moglie e quelli avuti dalla nuova compagna, che un simile fatto di sangue metterà in grande difficoltà. Ero amico di Renzo da tanti anni e di massima ero al corrente della situazione dei difficili rapporti con la moglie da cui si era separato. Recentemente si era trasferito a Panama, la città centroamericana dello stretto, dove stava aprendo un ristorante con amici partiti insieme a lui da Senigallia e la nuova compagna. Parlavamo spesso su Skipe per ore, l’ultima circa 20 giorni fa, soprattutto di politica senigalliese che ci accomunava.
Mi era sembrato totalmente sereno e pieno di progetti per la nuova situazione di vita all’estero; mai mi ha fatto cenno a rivalse nei confronti della moglie, come succedeva spesso anni addietro.
In tutto questo quadro va detto che Renzo non mi aveva mai detto il motivo che lo aveva spinto a trasferirsi in America e poi lui aveva avuto altre situazioni in cui si era trasferito fuori di Senigallia, evidentemente a disagio per una situazione che non riusciva a tollerare. In mezzo a tanto strazio, mi sia concesso di provare un grande rammarico anche per lui, che in un atto estremo ha gettato via la sua esistenza a cui teneva tanto, gettando i propri figli in un inconsolabile dolore.
di Claudio Cavallari

“Mi hai rovinato la vita, ora basta” Uccisa a coltellate dall’ex marito
Vittima dell’ennesima lite con l’ex. Francesca Lorenzetti, 53 anni anni, vice direttrice dell’ufficio postale di via delle Viole, non ha potuto difendersi dall’ex marito, Renzo Mandolini, 55 anni,  fisioterapista: l’ha accoltellata davanti proprio davanti all’ufficio postale.
L’ha attesa fuori, con un coltello in tasca. Lei l’ha scorto dalla vetrata e ha detto ai colleghi: ”Esco un attimo per parlargli”. Lì fuori l’ennesimo litigio, poi Mandolini ha gridato ”Mi hai rovinato la vita, adesso basta…’‘ e le ha sferrato due coltellate: una alla schiena e una al petto. La donna è caduta a terra, in una pozza di sangue. E’ morta poco dopo in ospedale, mentre l’ex compagno attendeva seduto su un muretto l’arrivo della polizia.
Coppia molto conosciuta in città: lei, una donna ”gentile, discreta, mai una parola fuori posto”, racconta chi la conosceva, aveva un impiego dirigenziale alle Poste. Lui, apprezzato fisioterapista (aveva lavorato anche per le Olimpiadi di Torino), aveva vissuto a lungo a Cuba dopo la separazione da Francesca, risalente ad una decina di anni fa. Dal matrimonio erano nati tre figli, Serena, Lucia e Lorenzo, di 27, 22 e 20 anni, ma sia la vittima sia l’omicida avevano coltivato nuove relazioni sentimentali, e Mandolini era diventato di nuovo padre, di due bambini. Cosa abbia scatenato la furia omicida dell’uomo non è ancora chiaro. La polizia, che lo sta interrogando, ha raccolto alcune testimonianze secondo cui al centro dei dissapori c’erano questioni di denaro, contenziosi sull’assegno di mantenimento, e le liti erano frequenti.
Quando i compagni di lavoro di Francesca e alcuni residenti dello stabile sono corsi fuori e hanno chiamato il 118, la donna aveva ancora il coltello piantato nella schiena. Renzo Mandolini era seduto immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, a pochi metri di distanza. Alla pattuglia del Commissariato lo ha arrestato non ha detto niente, e non ha opposto resistenza. Sul delitto indaga il sostituto procuratore di Ancona Paolo Gubinelli, in attesa di conoscere i risultati dell’autopsia.
Mandolini, oggi contitolare dello studio di omeopatita e fisioterapia ‘La fisioterapica’, in via Cavour 25, dove lavora anche la figlia più grande, aveva deciso di emigrare nei Caraibi, a Cuba, dove aveva aperto un bar. Francesca aveva messo in vendita la casa di famiglia, rimasta a lei e ai figli, ed era andata a vivere con il nuovo compagno in un’altra abitazione di Senigallia. I proventi della vendita dell’alloggio, e altri contenziosi economici sarebbero stati il vero motivo dell’astio che il fisioterapista nutriva per l’ex compagna, ritenuta la fonte di tutti i suoi guai finanziari. Nel frattempo anche lui si era rifatto una vita con una cubana, da cui ha avuto due bambini, ma l’esperienza lavorativa ai Caraibi non era andata bene, e Mandolini aveva deciso di tornare in patria, e riprendere l’attivita’ fisioterapica. Il suo nome e il suo numero di cellulare figurano nell’agenda di tanti sportivi, marchigiani e non. Come professionista è noto e stimato.

Omicidio di Francesca Lorenzetti: i figli si costituiscono parte civile
Nel procedimento penale per l’omicidio di Francesca Lorenzetti (nella foto) – la senigalliese uccisa il 17 luglio scorso a coltellate dall’ex marito Renzo Mandolini – si costituiranno parte civile i tre figli e Lucio Mazzaferri, l’uomo che viveva con lei. I quattro si sono rivoltiall’avvocato Marina Magistrelli, che oggi ha depositato una memoria presso l’ufficio del pm Paolo Gubinelli per riferire fatti inerenti alla vita della famiglia e ai rapporti con Mandolini.
Qualche giorno fa Mandolini si era visto respingere l’istanza di concessione degli arresti domiciliari. Il pm ha già affidato una consulenza psichiatrica su Mandolini al dottor Pierluigi Andreoni. Dal carcere, l’indagato ha anche scritto una lettera ai figli per chiedere perdono e ribadire che non voleva uccidere la donna.
Mandolini, che dopo la separazione aveva avuto altri due figlioletti dalla nuova compagna cubana, sostiene che voleva solo spaventare l’ex moglie con cui aveva in corso contenziosi economici dovuti alle pratiche di divorzio. Versione dei fatti che viene contestata dai familiari della vittima.

Annullata la pena a Renzo Mandolini per l’omicidio alle poste di Senigallia
La Corte di Cassazione decide di riaprire il caso rinviando gli atti a Perugia. Dubbi sulla premeditazione
La Corte di Cassazione annulla la condanna a trenta anni di carcere inflitta a Renzo Mandolini per l’omicidio di Francesca Lorenzetti a Senigallia nel luglio 2008. Una sentenza che farà discutere quella presa dalla Suprema Corte, nel pomeriggio di mercoledì 2 febbraio: non si conoscono ancora con precisione i motivi dell’annullamento, ma sembra che i giudici abbiano accolto l’istanza presentata dalla difesa, l’assenza della premeditazione. Renzo avrebbe ucciso l’ex moglie – da cui era separato da  circa 13 anni – in preda ad uno scatto d’ira. Ora il procedimento, chiuso in un primo momento dalla Corte d’Assise di Ancona che aveva inflitto la pena detentiva di trent’anni al 56enne fisioterapista di Senigallia, verrà riaperto dai giudici della Corte d’Assise di Perugia.
All’appello si dovrà ora cercare di capire di nuovo se l’omicidio dell’a ex moglie 53enne, avvenuto il 17 luglio davanti all’ufficio postale di via delle Viole di cui era vice-direttrice, fosse premeditato o meno. All’origine del contenzioso, la questione economica e i problemi finanziari cui sarebbe andato incontro l’uomo in seguito alla separazione.
L’accusa sostiene che il fatto che l’uomo fosse uscito con un coltello da cucina con una lama da 29 centimetri sia di per sè sufficiente ad esprimere la premeditazione
. L’uomo invece si è sempre difeso sostenendo che era uscito per suicidarsi e che voleva parlare alla ex moglie prima del gesto: alle parole “ti voglio vedere rovinato, Mandolini avrebbe affondato la lama nel corpo della donna.

 

Renzo Mandolini era capace di intendere quando uccise l’ex-moglie
Arriva la perizia psicologica richiesta dalla Corte di Perugia, sfavorevole al fisioterapista senigalliese
A quasi un anno di distanza dall’annullamento della pena, che aveva rimesso in discussione l’esito del processo per l’uccisione di Francesca Lorenzetti, arriva la perizia redatta dal dott.Rolando Paterniti, che ha tracciato il profilo psicologico di Renzo Mandolini, il fisioterapista di Senigallia, ed ex-marito della vittima, che ha commesso il delitto.
“Non mostrava alterazioni psichiche tali da configurare un vizio di mente nè totale nè parziale”. Queste sono le conclusioni tratte da Paterniti, che nella sua relazione parla anche di depressione del soggetto e di impulsi aggressivi su cui Mandolini aveva poco controllo.
Il responso del perito, nominato dalla Corte di Assise di Perugia dopo l’annullamento della pena di 30 anni di reclusione a cui il senigalliese era stato condannato in appello a febbraio 2010, darebbe quindi nuova linfa alla tesi accusatoria della premeditazione, e condurrebbe ad una nuova condanna sfavorevole a Mandolini. Ma la certezza o la smentita la darà la Corte d’Assise di Appello del capoluogo umbro. Renzo Mandolini, il 17 luglio 2008, accoltellò a morte l’ex-moglie Francesca Lorenzetti davanti all’ufficio postale del quartiere Saline di Senigallia, di cui era vice-direttrice: l’uomo si era presentato sotto il posto di lavoro della donna con un grosso coltello da cucina. Tra i due, dopo la separazione, si erano verificati numerosi dissidi, anche per problemi economici. La tesi accusatoria è stata fin dal primo momento quella dell’omicidio volontario e premeditato.
La difesa del fisioterapista ha invece sostenuto la volontà dell’uomo di farla finita, ma di voler parlare con la Lorenzetti un’ultima volta prima di suicidarsi: l’ira incontrollata, da cui nasce l’invocazione dell’incapacità di intendere, sarebbe scattata durante il diverbio con la Lorenzetti ed avrebbe portato all’accoltellamento fatale per la donna.

Uccise la ex moglie: Corte d’Assise d’appello di Perugia conferma la condanna
La Corte d’Assise d’appello di Perugia ha confermato oggi la condanna a 30 anni di reclusione per il fisioterapista Renzo Mandolini, che il 17 luglio 2008 uccise a coltellate l’ex moglie Francesca Lorenzetti, a Senigallia (Ancona). Lo ha reso noto il legale dei figli e del compagno della vittima, l’avv. anconetano Marina Magistrelli. Mandolini, difeso dagli avv. Mario Scaloni e Marco Pacchiarotti, era gia’ stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere per omicidio volontario, aggravato e premeditato.
Il movente era stato ricondotto all‘ossessione nei confronti dell’ex moglie, all’astio che il fisioterapista provava per la donna, la quale, dopo la separazione, si era rifatta una vita con un nuovo compagno e con i tre figli. La sentenza era stata confermata dalla Corte d’assise d’appello di Ancona, prima che su istanza di difensori di Mandolini la Cassazione rinviasse gli atti a Perugia perche’ riesaminasse il caso. I suoi difensori avevano chiesto una nuova perizia sulla base della consulenza del prof. Vittorio Volterra, che aveva ritenuto grandemente scemata la capacita’ di intendere e volere di Mandolini al momento del fatto. Ma per Rolando Paterniti, perito incaricato dalla Corte d’Assise di Perugia di valutare la capacita’ d’intendere e di volere dell’imputato, nel momento in cui uccise l’ex compagna Mandolini non avrebbe sofferto di alterazioni psichiche tali da configurare un vizio di mente, ne’ totale ne’ parziale. Oggi, quindi, la conferma della sentenza.


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