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Renato Foti, 86 anni, dirigente bancario in pensione. Uccide la moglie con un colpo di pistola

Corte Pancaldo (Verona), 3 Novembre 2016


Titoli & Articoli

Verona, dopo 60 anni insieme Renato Foti uccide la moglie Ines Valenti poi si toglie la vita (La prima pagina – 3 novembre 2016)
Tristissima la storia di Renato Foti e della moglie Ines Valenti, da tempo gravemente malata di Alzheimer. I coniugi la scorsa settimana erano stati tra le coppie premiate dal sindaco Flavio Tosi per il 60° anniversario di matrimonio.
Oggi la tragedia. Renato Foti, 86 anni, ha sparato alla donna della sua vita con una pistola. Poi ha rivolto l’arma contro se stesso. L’omicidio-suicidio si è consumato in un’abitazione in Corte Pancaldo. Ines Valenti era affetta dalla malattia degenerativa. L’ottantenne era segnato da questa sofferenza. Sul caso indagano i Carabinieri di Verona. La tragedia è avvenuta giovedì pomeriggio in un appartamento al quinto piano.

Dramma familiare a Corte Pancaldo: “Soffriva per le condizioni della moglie” (Verona Sera – 3 novembre 2016)
L’omicidio-suicidio che si è verificato nel pomeriggio del 3 novembre assume sempre più i contorni di una tragedia, con Renato angosciato dalla salute precaria di Ines, la compagna di una vita
Nessuno di noi si aspettava una cosa simile“. Sono le parole di uno dei vicini di Renato Foti e Ines Valente, gli sfortunati protagonisti del dramma familiare che si è consumato nel pomeriggio del 3 novembre a Corte Pancaldo a Verona, nella palazzina contrassegnata con il civico 98.
“Era una persona splendida, che non aveva mai dati problemi – continua poi il vicino, evidentemente colpito dal fatto -. È stata mia moglie ad avvisarmi del fatto. Soffriva per la situazione di sua moglie (affetta da anni da una grave malattia, ndr), ma mi è sempre apparso lucidio mentalmente e non aveva mai dato segni che potessero far pensare ad una cosa simile. Sono scioccato, come del resto tutti i residenti del condominio”.
Quello che si delinea all’orrizzonte di questo omicidio-suicidio sembra essere quindi il dramma familiare di due persone anziane.
Il personale di Agec è arrivato sul luogo del fatto a prendere i corpi di Renato ed Ines, che sono stati trasportati all’istituto di medicina legale per gli accertamenti del caso.

Tragedia di Corte Pancaldo. Ha sparato alla moglie a letto, poi si è tolto la vita (Verona Sera – 4 novembre 2016)
Renato Foti e Ines Valente avevano entrambi 86 anni, lei lottava contro una malattia incurabile con il compagno che l’ha accudita fino all’ultimo, fino a quando non ha definitivamente perso ogni speranza
L’ha accudita amorevolmente fino all’ultimo, quando non ce l’ha più fatta a vederla in quelle condizioni, pensando al futuro irto di difficoltà e colmo di sofferenza che la malattia aveva programmato con lei.
 Così ha premuto il grilletto, due volte, scegliendo di andarsene insieme alla compagna di una vita. 
È un dramma familiare quello che si è consumato nel pomeriggio del 3 novembre al civico 98 di Corte Pancaldo. In un appartamento del quinto piano abitavano Renato Foti e Ines Valente, entrambi nati nel 1930 e di origini siciliane, senza figli, da anni oramai residenti a Verona. Ines era stata colpita dall’Alzheimer, ma Renato continuava a fornirle le cure di cui aveva bisogno, aiutato da due badanti che si davano il cambio a metà pomeriggio. E l’86enne ha sfruttato proprio quella pausa per porre fine a quella situazione.
La moglie si trovava distesa nella sua camera da letto, probabilmente dormiva e non si è accorta di nulla, quando Renato ha impugnato la sua pistola semiautomatica, legalmente detenuta insieme ad altre, e le ha sparato alla testa, prima di rivolgere l’arma contro sé stesso e togliersi la vita a sua volta. Una scelta dettata dalla situazione irreversbile della salute della donna, ma anche dall’amore di un uomo che non ce la faceva più a vedere la sua anima gemella in quelle condizioni. 
Poco dopo è arrivata la badante, che ha trovato la porta di casa chiusa e nessuna risposta al suono del campanello. La donna allora si è rivolta ai vicini, che avevano una copia della chiave, e insieme a loro li ha trovati lì, in camera. Immediatamente sono partite le chiamate a 118 e carabinieri, ma per entrambi non c’era niente da fare: se n’erano andati insieme. Solo pochi giorni fa, erano stati premiati dal sindaco di Verona Flavio Tosi, insieme alle coppie più longeve della città, per i loro 60 anni di matrimonio.
Renato, che un tempo aveva occupato una posizione da dirigente in banca, avrebbe anche lasciato due lettere dove spiegava il motivo di quel gesto estremo, la paura e il dolore che lo hanno spinto a premere il grilletto, chiedendo di essere perdonato. In quelle righe inoltre, l’uomo avrebbe lasciato scritte anche le sue volontà.  Non sembra esserci stato spazio quindi per un momento di pazzia o di scarsa lucidità: quando i carabinieri sono entrati nella casa l’hanno trovata in perfetto ordine, niente era fuori posto, neppure il girello che Ines usava per spostarsi. I due corpi sono stati poi portato all’istituto di medicina legale di borgo Roma, mentre i carabinieri si sono occupati di avvisare i parenti dei due coniugi che vivono fuori provincia. 

Renato e Ines insieme nell’ultimo viaggio (l’Arena – 6 novembre 2016)
È il momento dell’attesa e del dolore, seppur compassato, ma che lascia tramortiti perchè inaspettato in questa forma.
Dolore per chi resta, per i parenti chiusi nel silenzio pieno di interrogativi e per i vicini di casa, che per molto tempo ancora non potranno non pensare, rientrando a casa, al giorno in cui hanno trovato carabinieri e ambulanze sotto casa e hanno saputo la tragedia che si era consumata in quel bel palazzo residenziale dove sono tutti cordiali e molto rispettosi del loro privato.
Oggi si potrà sapere quando potranno essere celebrati i funerali di Renato Foti e della moglie Ines Valenti. Giovedì il marito ha ucciso la moglie sdraiata nel letto e poi si è tolto la vita. Erano coetanei, avevano 86 anni. Mezza vita passata insieme, senza figli. E forse anche per questo ancora più legati tra loro, l’uno la vita dell’altra. Una dramma quello consumato nell’appartamento, che ha segnato tutti i residenti del complesso Corte Pancaldo. Era malata la signora Ines, il morbo di Alzheimer le aveva divorato la mente, i ricordi e minato il presente. E Renato non smetteva un attimo di starle accanto, fino a quando non ha deciso che era troppo, per lui. E anche per lei. Così l’ha uccisa e poi si è tolto la vita. Perchè senza Ines lui al mondo non avrebbe potuto starci.
Da Prato l’altro giorno è arrivato il fratello di Foti, anziano a sua volta, con la moglie. E con loro i figli. Dimorano nella casa dell’omicidio-suicidio di Corte Pancaldo che non è stata posta sotto sequestro. Oggi il magistrato darà probabilmente il nullaosta per la sepoltura. Non è stata disposta l’autopsia, per il magistrato è sufficiente l’esame esterno. I fatti sono drammaticamente chiari. È probabile che i due coniugi che avevano scelto Verona come città di residenza vengano seppelliti qui.
«Li conoscevo da 18 anni, persone gentilissime e perbene», racconta Giuseppe Riente, il manutentore del complesso edilizio Corte Pancaldo. E di lui il signor Renato si fidava talmente tanto da lasciargli le chiavi di casa. «Ci vedevamo tutti i giorni e di loro posso soltanto dire che erano due persone meravigliose e molto legate tra loro. Quando la signora Ines stava bene amavano andare in giro con il loro camper e io mi prendevo cura delle loro piante. Quando il giorno della tragedia sono stato chiamato per aprire la porta di casa perchè nessuno apriva alla badante, mai mi sarei aspettato una cosa simile. Si vedeva che il signor Renato era tanto stanco, ma non si è mai lamentato di nulla. È rimasto sempre cordiale, educato, gentile. Io per onorare la nostra amicizia mi sono messo a disposizione dei parenti, loro non sono pratici di Verona e ci sono da sbrigare un mucchio di formalità burocratiche. Credo che Renato e la moglie volessero essere cremati».

 


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