Pasquale Laurendi, 55 anni, padre. Uccide moglie e suocera a coltellate e colpi di candelabro
Reggio Calabria, 22 Giugno 2015
Titoli & Articoli
Omicidio a Reggio. Uccise a coltellate moglie e suocera, arrestato il marito (Cn24 – 23 giugno 2015)
Una donna di 53 anni, Antonia La Tella e sua madre, l’83enne Carmela Cicciù, sono le vittime di un duplice omicidio consumato nella notte scorsa a Reggio Calabria. Le due donne sono state uccise con un coltello e, forse, con un altro oggetto contundente. La polizia ha già fermato ed arrestato il marito della La Tella, Pasquale Laurendi, 55 anni, con l’accusa di essere l’autore dell’assassinio della moglie e della suocera. Il fatto è accaduto intorno alle 3 di notte nell’abitazione delle due donne, posta al primo piano di una casa popolare nella zona sud della città, le palazzine Ina Casa di via San Giuseppe (tra viale San Giuseppe e Traversa Sbarre Inferiori). Dopo essere state allertate da una telefonata al 113 le pattuglie delle volanti reggine sono giunte sul posto intercettando il presunto assassino sulla Strada statale 106 mentre, probabilmente, tentava di allontanarsi dalla città. Laurendi è stato dichiarato in arresto con l’accusa di duplice omicidio. Sul luogo del delitto sono intervenuti gli agenti della Squadra mobile e la scientifica per i rilevamenti.
Duplice omicidio a Reggio Calabria (We Sud – 23 giugno 2015)
Avrebbe ucciso la moglie e la suocera , al culmine di una lite Pasquale Laurendi, 55 anni. I corpi, privi di vita, delle due donne sono stati rinvenuti nell’abitazione del Laurendi, un abitazione popolare nella zona sud di Reggio Calabria. Le donne, Antonia Latella, di 53 anni, e Carmela Cicciù, di 83 anni, sono state trovate straziate da decine di coltellate. I loro corpi erano nella cucina dell’abitazione di Laurendi e della moglie. L’omicida ha utilizzato anche un candelabro con il quale ha colpito ripetutamente alla testa le vittime. Laurendi è stato fermato dagli uomini della Polizia di Stato lungo la ss 106 a bordo della sua autovettura. Nel corso dell’interrogatorio, a cui l’uomo è stato sottoposto, dai funzionari della Squadra mobile, sarebbero emersi dei dissapori con le due donne che si protraevano da tempo. I due figli della coppia, al momento del duplice omicidio, non erano in casa. A chiamare la polizia sono stati alcuni vicini di casa, allarmati dalle grida provenienti dall’abitazione di Laurendi e della moglie.
«Una tragedia che si poteva evitare» (Corriere della Calabria – 23 giugno 2015)
Una tragedia familiare, come tante, troppe che popolano le cronache nazionali, o la non meno tragica storia di un uomo affetto da patologia psichiatrica, cui i servizi sanitari e sociali preposti non hanno prestato la sufficiente attenzione? È questo il dilemma che dovranno sciogliere le indagini sul duplice omicidio di Antonia Latella e Carmela Cicciù, rispettivamente moglie e suocera di Pasquale Laurendi, arrestato a poco meno di un’ora dal delitto dagli uomini della Mobile e delle Volanti, perché indicato dai suoi stessi familiari come responsabile dell’omicidio.
Ancora con i vestiti e le mani sporche di sangue delle decine di coltellate inferte alle due donne – almeno venti ciascuna, rivelano gli inquirenti – l’uomo è stato rintracciato e bloccato nei pressi di San Gregorio. Un’operazione lampo, resa possibile anche dai familiari – sottolineano gli inquirenti – che hanno immediatamente avvertito il 113 quando hanno visto l’uomo allontanarsi da casa coperto di sangue, «ma anche – sottolinea il procuratore Federico Cafiero de Raho – dall’immediata reazione degli uomini della polizia di Stato, che non solo hanno immediatamente bloccato quello che riteniamo l’autore del duplice omicidio, ma anche di raccogliere una serie di elementi indiziari». Proprio sulla base degli elementi raccolti, Laurendi è stato fermato per ordine della Procura per duplice omicidio con l’aggravante della crudeltà e della prossimità familiare delle vittime, tuttavia le indagini sono ancora in corso.
«L’uomo – spiega Cafiero de Raho – ha inferto una ventina di coltellate alla suocera e alla moglie, che nonostante abbia tentato di difendersi non hanno avuto via di scampo anche per la stazza dell’uomo». Tuttavia per conoscere l’effettiva dinamica del delitto sarà necessario attendere l’esame autoptico. Un esame che servirà anche per comprendere cosa abbia fatto scattare quello che inquirenti e investigatori non esitano a definire «una vera e propria esplosione di follia» da parte dell’uomo.
«Allo stato – sottolinea il procuratore aggiunto Gaetano Paci – non si conoscono le ragioni ultime che avrebbero causato l’esplosione di follia, all’ora di cena la vita familiare sembrava scorrere in maniera ordinaria. Nella notte l’uomo ha infierito sulle vittime mentre dormivano. Le indagini proseguono per cercare di capire se ci sia stato un elemento scatenante o le ragioni dell’omicidio siano da ricondurre alla psiche distorta del fermato».
Toccato in passato da indagini per tentato omicidio, associazione mafiosa e usura, Laurendi ne era sempre uscito pulito, ma dal suo casellario giudiziario risulta “interdetto”. Un dettaglio non di poco conto nell’inquadramento della vicenda, che rivela che l’uomo sarebbe affetto da psicologia psichiatrica, come del resto confermato, tanto dai legali di fiducia – che in mattinata si sono presentati in procura per assisterlo nel corso dell’interrogatorio – tanto dalle reazioni inconsulte che Laurendi ha avuto prima ancora che il pm Sara Amerio riuscisse a rivolgergli le prime domande.
«Questa mattina – spiega ancora turbato il procuratore Paci – il fermando era stato tradotto negli uffici della Procura della Repubblica alla presenza dei suoi legali di fiducia. Si stavano svolgendo le formalità iniziali dell’interrogatorio, quando l’uomo è andato in escandescenze, ha iniziato a rovistare sulla scrivania di fronte a sè, quindi si è spinto contro la finestra, fortunatamente chiusa».
Una reazione che ha provocato l’immediato intervento tanto del personale della Mobile presente nella stanza del pm come degli agenti di guardia, che – afferma il procuratore – «hanno immobilizzato l’uomo e lo hanno portato via. Nonostante questo, mentre veniva accompagnato nelle celle di sicurezza del Cedir ha continuato a tentare di divincolarsi e a scagliarsi con la testa contro la parete». Reazioni che i legali hanno ricondotto alla mancata assunzione della necessaria terapia psichiatrica, che subito gli è stata fornita dal personale del 118, «grazie al quale – sottolinea il procuratore – ha ricevuto l’assistenza farmacologica e medica necessaria». Adesso Laurendi è tenuto sotto stretta osservazione anche in carcere, mentre le indagini proseguono perché – afferma de Raho – «adesso dovremo capire se qualcuno sapeva e non è intervenuto».
Duplice omicidio a Reggio, niente interrogatorio per Laurendi (Corriere della Calabria – 25 giugno 2015)
Sono andati a vuoto i tentativi di interrogare Pasquale Laurendi, il 55enne reggino arrestato due giorni fa perché ritenuto responsabile dell’omicidio della moglie Antonia Latella e della suocera Carmela Cicciù. Affetto da una grave patologia psichiatrica e per questo dichiarato legalmente interdetto nel 2001 – come dimostrato dalla sentenza che il suo legale, l’avvocato Latella, ha oggi prodotto – al secondo interrogatorio fissato per oggi, l’uomo si è mostrato al giudice e agli inquirenti totalmente abulico, passivo, incapace persino di declinare anche le proprie generalità. Qualche ora prima, alle 9.30, gli agenti di custodia avevano ritenuto di non poterlo neanche trasferire nella sala degli interrogatori a causa delle sue condizioni.
Un primo tentativo di ascoltare Laurendi era stato fatto già a poche ore dall’arresto, quando ancora non se ne conosceva la patologia psichiatrica, ma l’uomo aveva dato in escandescenze. Una reazione che aveva provocato l’immediato intervento tanto del personale della Mobile presente nella stanza del pm Sara Amerio, che coordina le indagini, come degli agenti di guardia, che – ha informato il procuratore aggiunto Gaetano Paci – «hanno immobilizzato l’uomo e lo hanno portato via. Nonostante questo, mentre veniva accompagnato nelle celle di sicurezza del Cedir ha continuato a tentare di divincolarsi e a scagliarsi con la testa contro la parete».
Proprio gli atti di autolesionismo di cui si rende protagonista Laurendi preoccupano oggi pm, giudici e legali, che hanno l’obbligo di garantire le massime tutele tanto al fermato, come agli agenti di custodia che sono chiamati a gestirlo. In serata, il direttore sanitario del carcere, Pangallo, fornirà una prima perizia sulle condizioni psicofisiche di Laurendi, tuttora sottoposto a terapia psichiatrica, ma probabilmente anche sulla sua compatibilità con la detenzione. Una condizione assolutamente inesistente per l’avvocato Latella, che già oggi in sede di interrogatorio, ha sottolineato come Laurendi – proprio perché legalmente interdetto – non potesse essere neanche fermato, ma dovesse essere sottoposto a ricovero in una specifica struttura protetta. Strutture, dicono fonti di Procura, in Calabria pressoché inesistenti. (di Alessia Candito)