Nobile Izzo, 52 anni, tappezziere. Uccide due prostitute a distanza di anni con modalità simili. Condannato all’ergastolo, rivela di averne ammazzata un’altra
Nocera Superiore (Salerno), 30 Maggio 2014
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Ha ammazzato due lucciole: la prima nel 2010 e la seconda l’anno scorso
Preso il killer delle prostitute: a cinque anni di distanza dal primo dei due omicidi di lucciole, gli investigatori sono riusciti a risalire all’assassino. E’ un artigiano di 52 anni di Nocera, braccato da tempo dagli inquirenti che ieri l’hanno fermato e sottoposto a un interrogatorio durante il quale sarebbero stati confermati tutti gli indizi. Santina Rizzo e Maria Ambra sarebbero state ammazzate dallo stesso uomo. La prima vittima fu uccisa nel 2010 nella sua abitazione. Per quell’omicidio fu arrestato un uomo, che però poi si è rivelato non essere il colpevole. L’anno scorso, sempre a Nocera Inferiore, fu la volta di una prostituta di 73 anni. Le modalità dei due omicidi sono risultate simili per i carabinieri che hanno sviluppato le indagini e, coordinati dal pm Giuseppe Cacciapuoti, hanno unificato i due filoni d’inchiesta riuscendo a risalire alla matrice comune dei due omicidi.
Il decreto di fermo è stato eseguito nei confronti di Nobile Izzo, 52enne incensurato di Nocera Superiore, di professione tappezziere. La 63enne Santina Rizzo fu uccisa all’interno della sua abitazione dove si prostituiva. La donna fu strangolata e poi seviziata con un paio di forbici inserite in bocca e un altro paio infilate nella vagina. Le indagini svolte all’epoca dei fatti portarono all’arresto di Mario Della Monica, 54enne, falegname, ultimo cliente della 63enne, che è stato assolto dalla Corte di Assise di Salerno il 30 dicembre 2011. L’uomo era stato condannato a quattro anni di reclusione per omicidio colposo dalla Corte di Assise di Appello di Salerno nel 2013, mentre la Corte di Cassazione nel dicembre 2014 ha annullato la sentenza di condanna, disponendo che il processo venga nuovamente celebrato. Il secondo omicidio è avvenuto presso la baracca dove Maria Ambra esercitava l’attività di meretricio. Alla donna fu schiacciata la cassa toracica, le fu infilato nel cavo orale un piede della rete del letto e sfondata la colonna vertebrale.
Nobile Izzo, il serial killer che non si ricordava (GQ Italia – 30 marzo 2016)
Sapeva solo di essersi svegliato di fianco ai cadaveri. E pensava che l’avessero incastrato
Il 13 febbraio 2010 a Nocera Superiore, Salerno, viene trovata morta in casa Santina Rizzo, 63 anni, prostituta occasionale. Il cadavere è immerso nel sangue. Qualcuno le ha conficcato in bocca e nella vagina un paio di forbici. Prima, però, è stata strangolata con una corda. Le indagini portano in fretta ad un falegname di Cava de’ Tirreni, Mario DellaMonica, ritenuto l’ultimo cliente di Santina. La macchina che i testimoni dicono di aver visto allontanarsi sembra poter essere la sua. Solo che ci sono dettagli per nulla trascurabili che emergono dalle analisi scientifiche del Ris: nella casa di Santina non c’è alcuna sua traccia. Né impronte, né tracce biologiche. Viene rinvenuto un preservativo usato sul corpo della vittima. Ma il dna non è il suo. La corda recuperata nella sua falegnameria è diversa da quella ritrovata sulla scena del crimine. Non ci sono sue impronte sulle forbici. Ma, a fronte di indizi tanto labili, DellaMonica resta in cella per un anno e mezzo. Al processo il pm chiede l’ergastolo, ma la Corte d’Assise di Salerno, il 30 dicembre 2011 lo assolve per non aver commesso il fatto. Passano due anni e l’appello ribalta il giudizio: 4 anni, ma per omicidio colposo.
Il 30 maggio 2014, frattanto, un’altra prostituta occasionale viene ammazzata nella baracca in cui vive: Maria Ambra, 74 anni. Qualcuno le ha fracassato la cassa toracica e l’ha uccisa infilandole il piede del letto nella gola. Partono nuove indagini, che finiscono col collegare i due delitti: il profilo genetico ritrovato sulla scena del crimine corrisponde a quello dell’omicidio di Santina. In Cassazione, dicembre 2014, la sentenza di condanna a Della Monica è annullata. In attesa che si celebri un nuovo processo d’appello, ecco la clamorosa svolta.
Siamo a maggio 2015 e un altro uomo finisce infatti in manette: è un tappezziere incensurato, separato da qualche anno, senza figli. Ha 52 anni e si chiama Nobile Izzo, il gigante buono, come lo chiamno gli amici. È sfuggito a lungo all’inchiesta perché non aveva mai avuto contatti telefonici con le vittime. Sarebbe arrivato all’improvviso, avrebbe ucciso per poi volatilizzarsi. Ha peraltro una Punto scura, identica a quella di Della Monica.
E stavolta i dettagli tornano: le corde usate per strangolare Santina sono dello stesso tipo che Nobile utilizza al lavoro. E l’impronta lasciata sulla guancia di Maria Ambra troverebbe corrispondenza con un paio di scarpe dell’uomo. Infine, le celle telefoniche lo danno in zona al momento dei delitti. E Nobile ammette. Dice che sì, lui era lì. Ma non ricorda: «Mi sono svegliato vicino a due cadaveri, non ricordo di averle uccise, ma non posso escluderlo».
Santina la conosceva da tanto: «Mi fermavo a prendere il caffè da lei, il pomeriggio e qualche volta le portavo il pranzo. Ci conoscevamo da 15-16 anni ma non avevamo mai avuto un rapporto sessuale. Quel giorno era San Valentino mi sono fermato, abbiamo avuto un rapporto orale. Poi mi sono addormentato. Sembrava fossero passate ore e quando mi sono svegliato ho trovato Santina in un lago di sangue, con le forbici conficcate».
Scappa. Tace per quattro anni. Poi accade ancora. Con Maria Ambra, che invece non aveva mai visto: «Mi sono addormentato e al mio risveglio ho visto la signora in un lago di sangue con il piede della brandina in bocca. Ho avuto paura. Ora voglio capire se ho ucciso davvero o è una congiura contro di me…Ho pensato che qualcuno volesse incastrarmi».
Nei mesi precedenti si era sottoposto senza problemi al test del dna. L’incubo di Mario Della Monica finisce a fine anno: la Corte d’Assise d’Appello lo assolve definitivamente. La difesa di Nobile Izzo chiede invece l’abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica. Una consulenza di parte lo considera incapace di intendere e di volere. Il gip ha conferito l’incarico il 16 maggio allo psichiatra Corrado De Rosa. (di Edoardo Montolli)
Per il serial killer delle due prostitute di Nocera Superiore ci sarà una nuova perizia (Salerno Today – 8 novembre 2017)
Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello ieri mattina. Il 14 novembre i giudici conferiranno incarico a tre specialisti che valuteranno nuovamente in termini psichiatrici il profilo del tappezziere Nobile Izzo di Nocera Inferiore
Una nuova consulenza psichiatrica di tipo collegiale (quindi fatta da più periti) dirà se il 52enne, Nobile Izzo, condannato all’ergastolo per gli omicidi di Santina Rizzo e Maria Ambra, fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello ieri mattina, recependo la richiesta dell’avvocato difensore Andrea Vagito per un rinnovo dell’istruttoria dibattimentale. Il 14 novembre i giudici conferiranno incarico a tre specialisti che valuteranno nuovamente in termini psichiatrici il profilo del tappezziere di Nocera Inferiore.
Nel caso venga accertata l’incapacità di intendere, per l’imputato sarebbe certa una sentenza di assoluzione. Secondo la pronuncia di primo grado con condanna all’ergastolo invece, firmata dal gup Luigi Levita, il 52enne «era ben consapevole di quello che stava facendo, infierendo con crudeltà sulle vittime». Sullo sfondo ci sono gli omicidi brutali di Santina Rizzo e Maria Ambra, la prima uccisa il 13 febbraio 2010 e la seconda il 30 maggio 2014. Entrambe morirono nei luoghi dove si prostituivano, a Nocera Superiore: Santina Rizzo in un piccolo appartamento e Maria Ambra in una baracca nascosta dalla vegetazione. Anche in primo grado il giudice aveva dato incarico ad uno specialista per svolgere una perizia psicodiagnostica, al fine di valutare la capacità mentale dell’imputato. La perizia riferì che l’uomo fosse capace durante quei fatti, spingendo il giudice in seguito ad emettere sentenza di ergastolo.
Uccise due prostitute, il killer rivela: “Ne ho ammazzata un’altra a Salerno” (Salerno Today – 15 novembre 2017)
Lo avrebbe confidato Nobile Izzo al suo compagno di cella. A comunicarlo è stato il presidente della Corte d’Assise d’Appello
Colpisco di scena nell’inchiesta sugli omicidi di Santina Rizzo e Maria Ambra. Le prostitute uccise, infatti, sarebbero tre. Lo avrebbe confidato – riporta Il Mattino – Nobile Izzo al suo compagno di cella. A comunicarlo è stato il presidente della Corte d’Assise d’Appello quando, ieri mattina, bisognava procedere alla nomina del collegio di periti che devono valutare se Izzo, al momento dei fatti, fosse capace di intendere e di volere, così come richiesto dall’avvocato difensore Andrea Vagito.
Il serial killer, condannato all’ergastolo, è rinchiuso nel carcere di Bellizzi Irpino. All’uomo con cui divide la cella il 52enne tappezziere nocerino, nel raccontargli i dettagli dei brutali omicidi delle due donne, avrebbe anche confessato di aver ucciso o tentato di uccidere una terza prostituta nella zona industriale di Salerno. “La vicenda – ha detto Vagito – è complessa ed è necessario approfondirla”. La Procura di Nocera, comunque, ha aperto un fascicolo d’inchiesta. Intanto ieri è stato affidato l’incarico a tre specialisti che entro 60 giorni consegneranno i risultati delle loro analisi che valuteranno nuovamente in termini psichiatrici il profilo del tappezziere di Nocera Inferiore. Nel caso venga accertata l’incapacità di intendere, per l’imputato sarebbe certa una sentenza di assoluzione. Secondo la pronuncia di primo grado con condanna all’ergastolo invece, firmata dal gup Luigi Levita, il 52enne «era ben consapevole di quello che stava facendo, infierendo con crudeltà sulle vittime».
Sullo sfondo ci sono gli omicidi brutali di Santina Rizzo e Maria Ambra, la prima uccisa il 13 febbraio 2010 e la seconda il 30 maggio 2014. Entrambe morirono nei luoghi dove si prostituivano, a Nocera Superiore: Santina Rizzo in un piccolo appartamento e Maria Ambra in una baracca nascosta dalla vegetazione. Anche in primo grado il giudice aveva dato incarico ad uno specialista per svolgere una perizia psicodiagnostica, al fine di valutare la capacità mentale dell’imputato. La perizia riferì che l’uomo fosse capace durante quei fatti, spingendo il giudice in seguito ad emettere sentenza di ergastolo.
Respinto il ricorso in Cassazione, ergastolo per il killer delle prostitute (il Mattino – 1 maggio 2019)
Uccise Santina Rizzo e Maria Ambra, due donne che si prostituivano a Nocera Superiore, con sevizie e violenza. La condanna all’ergastolo diventa definitiva per Nobile Izzo. La Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dalla difesa del tappezziere di Nocera Inferiore, di 56 anni, dichiarandolo inammissibile. Santina Rizzo fu uccisa il 13 febbraio 2010, mentre Maria Ambra il 30 maggio 2014. Entrambe a Nocera Superiore. La Rizzo in un piccolo appartamento e Maria Ambra in una baracca in via Lamia.
A carico di Izzo i carabinieri di Nocera raccolsero diversi reperti sui luoghi degli omicidi, insieme alle tracce di Dna. Quando fu arrestato, l’uomo confermò la sua presenza nelle due notti con le donne, aggiungendo però di non ricordare nulla. Dopo aver consumato un rapporto sessuale si sarebbe addormentato, per poi trovare entrambe le donne morte al risveglio. La perizia voluta dal Gup, in primo grado, riscontrò in Izzo disturbi di personalità e instabilità nei rapporti. Un carattere “narcisistico” che tuttavia non avrebbe inciso nelle sue azioni. Con la conclusione che fosse capace di intendere prima dei due omicidi. E così era stato anche in secondo grado, con la conferma dell’ergastolo.
L’impugnazione in Cassazione si concentrava sull’imputabilità e sulla determinazione della pena. Ma i giudici hanno valutato “schiacciante” il compendio probatorio a carico di Izzo. Inoltre, veniva contestata la mancata osservanza, da parte del collegio peritale, dei protocolli previsti in materia di accertamento della capacità di intendere e di volere. La Suprema Corte ha smentito, tuttavia, tutti gli assunti difensivi, ripercorrendo tutti i passaggi dei periti nelle consulenze eseguite nei riguardi dell’imputato. Con entrambe le donne, che esercitavano l’attività di prostituzione in maniera occasionale, il 52enne avrebbe consumato un rapporto sessuale, per poi ucciderle. Gli omicidi furono commessi con «una particolare malvagità e con la volontà di infliggere alle vittime un patimento ulteriore rispetto all’attività necessaria per la consumazione del reato». A risultare decisive per l’identificazione dell’uomo le tracce del Dna (su di una sigaretta e dei fazzoletti) rinvenute sui due luoghi del delitto. Santina Rizzo, il cui corpo fu trovato da un nipote, aveva un paio di forbici conficcate in bocca e nella vagina. Maria Ambra, invece, finì uccisa con la cassa toracica schiacciata e con un piede del letto in bocca, all’interno di una capanna in via Lamia. (di Nicola Sorrentino)