Loading

Nicola Sorgato, 50 anni, disoccupato, padre separato. Uccide la compagna strangolandola e infilandole un cacciavite in gola, poi tenta la fuga. Condannato a 16 anni, sconta solo pochi mesi

Montalto Uffugo (Cosenza), 14 Novembre 2010

sorgato


Titoli & Articoli

Cinquantenne fermato a Bologna «Ho ucciso la mia compagna» (Corriere della Sera – 15 novembre 2010)
Nicola Sorgato arrivava dalla Calabria, ai carabinieri ha raccontato di averla ammazzata con un cacciavite ma sul corpo della donna non c’è nessuna ferita
Lo hanno fermato casualmente, per un banale controllo stradale
. Ma mai avrebbero pensato che una volta sceso dall’auto, l’uomo avrebbe confessato un delitto commesso ad oltre mille chilometri di distanza, in Calabria. È così che i carabinieri di Bologna hanno appreso dell’omicidio di Tiziana Falbo, di 37 anni, uccisa dal convivente, Nicola Sorgato, di 50, incensurato, nell’appartamento in cui la coppia viveva da cinque anni a Settimo di Montalto Uffugo, nel cosentino.
Immediata è scattata la segnalazione ai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza che hanno impiegato pochi minuti a verificare la veridicità della storia. Una vicenda, però, che, nella sua linearità, presenta ancora dei lati oscuri. Sorgato, che quando è stato fermato era in evidente stato confusionale, ha raccontato di avere ucciso la convivente con un cacciavite. Ma le sue parole vengono smentite dall’evidenza dei fatti. Nell’appartamento non è stata trovata una sola traccia di sangue e sul corpo della donna non c’è alcuna ferita.
Lo stato di alterazione, è il sospetto degli investigatori, potrebbe avere portato l’uomo a riferire particolari inesatti. Ed è per questo che Sorgato verrà risentito con più calma e dopo che si sarà tranquillizzato. Intanto, per avere la certezza sulle cause della morte è stata disposta l’autopsia. In ogni caso, nei confronti di Sorgato è stato emesso un provvedimento di fermo con l’accusa di omicidio volontario. La confessione ed il fatto di avere ritrovato effettivamente il corpo della donna così come ha riferito l’uomo, sono stati valutati come elementi sufficienti ad adottare il provvedimento.
L’omicidio, secondo i primi accertamenti del medico legale, sarebbe stato commesso nel pomeriggio di domenica. Sorgato, da anni residente in Calabria, nativo del padovano (ma da sempre residente a Bologna dove vivono ancora l’ex moglie, la figlia e una sorella), è salito sull’auto di proprietà della donna e si è diretto a Nord finendo per essere fermato dai carabinieri a Bologna, probabilmente dopo avere guidato tutta la notte.
Dalle prime indagini effettuate dai carabinieri è emerso che tra l’uomo e la convivente, nell’ultimo periodo, c’erano stati dei dissapori e la loro relazione era in crisi. Da anni disoccupato, Sorgato negli ultimi tempi aveva avuto anche delle tensioni con la famiglia di lei, proprio per questioni lavorative. L’allarme è scattato quasi in contemporanea sia dal capoluogo emiliano che in Calabria. Il datore di lavoro di Tiziana Falbo, che era impiegata in un centro di formazione professionale, infatti, non vedendola arrivare, ha telefonato ai parenti per chiedere informazioni. Ed è così che quando i carabinieri di Montalto sono arrivati, nell’appartamento della coppia stavano sopraggiungendo anche i familiari della vittima.


Omicidio Falbo, Sorgato condannato a 16 anni di reclusione (Corriere Calabria – 10 ottobre 2011)
È stato condannato a sedici anni di reclusione Nicola Sorgato. L’uomo uccise il 14 novembre dello scorso anno, a Montalto Uffugo, la sua convivente Tiziana Falbo. La decisione dei giudici del Tribunale di Cosenza è arrivata nel pomeriggio.
Come si ricorderà Tiziana Falbo, 37 anni, originaria di Rende, fu trovata cadavere all`interno di un appartamento di Montalto Uffugo, che divideva col suo compagno, il cinquantenne Nicola Sorgato, di Bologna. La donna fu strangolata. L`uomo, subito dopo l`assassinio, era fuggito alla volta di Bologna, dove vive la sorella. Fermato dalla polizia per un semplice controllo, ammise l’omicidio tra lo stupore degli stessi agenti. Nel corso dell`interrogatorio dinanzi ai magistrati emiliani Sorgato ammise di aver strangolato Tiziana Falbo e di aver poi cercato di rianimarla utilizzando un cacciavite per aprile la bocca e praticare quindi la respirazione bocca a bocca. Un maldestro tentativo, che, come accertato dall`autopsia (eseguita dalla dottoressa Marta Segreti), ha provocato un`emorragia interna, con la povera Falbo morta soffocata dal suo stesso sangue. Sempre secondo i rilievi autoptici la donna è stata uccisa tra le 14.30 e le 15 di domenica 14 novembre, dopo aver pranzato con Sorgato. Secondo le indagini effettuate dalla difesa della famiglia Falbo l`uomo avrebbe perso la testa una volta che Tiziana gli aveva nuovamente detto di voler interrompere la loro relazione. La vittima in passato avrebbe manifestato tale intenzione anche ai suoi familiari e ad alcuni amici. Nessun omicidio d`impeto, dunque. Le stesse indagini hanno accertato che Sorgato, ex dipendente di Infocamere, non lavorava da agosto e che da settembre usufruiva del Tfr. A novembre l’omicidio. Ora, a quasi undici mesi di distanza, la sentenza di condanna a sedici anni di carcere.

Omicidio Falbo, Facciolla: l’omicida torni in carcere (Qui Cosenza – 9 novembre 2012)
Quel verdetto che non piace. Il sostituto procuratre generale della Corte d’Appello di Catanzaro, Eugenio Facciolla, ha presentato ricorso ai giudici del Tdl di Catanzaro, per chiedere la riapplicazione della custodia cautelare in carcere per Nicola Sorgato.
L’uomo, reo confesso dell’omicidio della compagna Tiziana Falbo, il cui corpo, venne, il 14 novembre del 2010, dilaniato con inaudita violenza e, altrettanta ferocia, con un cacciavite, dopo averla strangolata, condannato per quel delitto a sedici anni di reclusione, è stato ristretto ai domiciliari.
Una decisione, assunta dal gup del Tribunale di Cosenza, davanti al quale s’è celebrato il procvesso con il rito abbreviato, per via di quelle condizioni di salute, ritenute dall’avvocato Maurizio Nucci, legale dell’omicidia e dai consulenti di parte, incompatibili con il regime carcerario. Secondo il sostituto procuratore d’Appello, l’omicida deve ritornare in carcere.
È stato condannato a sedici anni di reclusione Nicola Sorgato. Come si ricorderà Tiziana Falbo, 37 anni, originaria di Rende, fu trovata cadavere all’interno di un appartamento di Montalto Uffugo, che divideva col suo compagno, il cinquantenne Nicola Sorgato, di Bologna. La donna fu strangolata. L’uomo, subito dopo l’assassinio, era fuggito alla volta di Bologna, dove vive la sorella. Fermato dalla polizia per un semplice controllo, ammise l’omicidio tra lo stupore degli stessi agenti. Nel corso dell’interrogatorio dinanzi ai magistrati emiliani Sorgato ammise di aver strangolato Tiziana Falbo e di aver poi cercato di rianimarla utilizzando un cacciavite per aprile la bocca e praticare quindi la respirazione bocca a bocca. Un maldestro tentativo, che, come accertato dall’autopsia (eseguita dalla dottoressa Marta Segreti), ha provocato un’emorragia interna, con la Falbo morta soffocata dal suo stesso sangue. Sempre secondo i rilievi autoptici la donna è stata uccisa tra le 14.30 e le 15 di domenica 14 novembre, dopo aver pranzato con Sorgato. Secondo le indagini effettuate dalla difesa della famiglia Falbo l’uomo avrebbe perso la testa una volta che Tiziana gli aveva nuovamente detto di voler interrompere la loro relazione. La vittima in passato avrebbe manifestato tale intenzione anche ai suoi familiari e ad alcuni amici. Nessun omicidio d’impeto, dunque. Le stesse indagini hanno accertato che Sorgato, ex dipendente di Infocamere, non lavorava da agosto e che da settembre usufruiva del Tfr.

Uccise la compagna: condanna ridotta (Qui Cosenza – 19 dicembre 2012)
Abbuono di Stato. A Nicola Sorgato, reo confesso dell’omicidio di Tiziana Falbo, la compagna con cui viveva a Montalto e che uccise una domenica di novembre di un anno fa, i giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, hanno deciso di fare un regalo: abbonandogli sei anni di quella condanna (a sedici) per omicidio volontario, rimediata in primo grado. Per i giudici di Catanzaro, dieci anni, sono sufficienti. Una sentenza che ha lasciato esterefatti i familiari della 37enne che, tra dolore ed incredulità, si sono chiesti ieri alla lettura della sentenza e si chiederanno ancora per molto, com’è possibile concedere uno sconto di pena a chi s’è preso il diritto di eliminare dal mondo qualcuno. E non un qualcuno a caso, ma quella donna con cui il 50enne di Padova aveva deciso di vivere insieme.
Per i giudici d’Appello, quelle attenuanti generiche avanzate dall’avvocato Maurizio Nucci, legale di fiducia di Sorgato, nei confronti del suo assistito sono state ritenute convincenti. L’omicidio della 37enne, descritta da tutti come una persona solare, allegra, determinata, matura in un contesto familiare e psicologico particolare. Sorgato, infatti, quella maledetta domenica, così com’era capitato altre volte, aveva violentemente litigato con la sua compagna. I motivi dei litigi erano sempre gli stessi: gelosia, rimbrotti comportamentali, ma soprattutto quello stato “inerme” in cui Sorgato viveva, all’indomani della perdita del posto di lavoro e che mandata su tutte le furie la 37enne.
Un mix esplosivo di rabbia, insoddisfazione, frustrazione covato da tempo e che è deflagrato nel peggiore dei modi. Il 50enne, infatti, nel corso della lite, afferrò la compagna per il collo, stringendole le mani così forti intorno alla gola da toglierle il respiro. Poi le avrebbe infilato un cacciavite in bocca, finendo per far soffocare la donna con il suo stesso sangue. Compiuto il delitto, il 50enne salì in auto e cominciò a macinare chilometri su chilometri. Il piede pigiato forte sull’acceleratore, quasi con la voglia di allontanarsi il più possibile dalla scena del crimine, Viaggiò per ore ed ore, fino a quando non decise di fermare la sua corsa in Emilia, precisamente a Bologna, quando gli agenti della stradale di Bologna gli intimarono l’alt.
Ai poliziotti dichiarò di aver ucciso la sua compagna, ricostruendo la dinamica del delitto, per così dire d’impeto, e fornendo anche un movente per giustificare il fatto di sangue.Un omicidio che i giudici della Corte d’Assise ricostruirono sulla base delle valutazioni del consulente Marco Marchetti che, incaricato dalla Corte d’Assise di effettuare una perizia sull’imputato, parlò di una dinamica intensamente conflittuale tra Sorgato e la sua vittima, con minacce di abbandono da parte di lei e con derisione, sempre da parte di lei, del ruolo maschile del 50enne. Insomma questa condizione sarebbe stata la causa scatenante di quell’omicidio brutale, violento, cieco. Un delitto che, come detto, Sorgato pagherà con dieci anni di carcere. Forse le sue attenuanti generiche meritano più attenzione di una vita cancellata.


Link