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Nicola Pontiggia, 55 anni, meccanico e autista, padre e nonno. Le telecamere lo riprendono mentre trascina il cadavere della moglie, lui si suicida simulando un incidente, il corpo di lei non si trova

Cosio Valtellino (Sondrio), 2 Novembre 2017


Titoli & Articoli

Muore il marito, ora si cerca la moglie (La provincia di Sondrio – 5 novembre 2017)
A Cosio Valtellino Indagini in corso dopo l’incidente di giovedì a Talamona costato la vita a Nicola Pontiggia. La consorte manca da casa dal giorno della tragedia, appello su Facebook dei parenti. Sigilli nell’abitazione dei due
I sigilli sono comparsi ieri mattina all’ingresso della villetta di via Adda, 42, a Regoledo di Cosio Valtellina. Il sequestro probatorio deciso dalla Procura della Repubblica di Sondrio impedisce a chiunque l’accesso all’abitazione dove fino a giovedì scorso vivevano Nicola Pontiggia, 55 anni e sua moglie Svetlana Balica, moldava, che di anni ne ha 44. Il timore è che possa essersi consumato un reato e che si possano inquinare delle prove.
Nicola è morto schiacciato dal camion che stava riparando nel piazzale dell’azienda in cui lavorava da 27 anni come meccanico e autista. Svetlana, invece, non c’è più. E il suo cellulare è muto. Nessuno ha assistito alla tragedia avvenuta a Talamona. Nessuno sa dire quando e perchè la donna si è allontanata da casa.
Uno scarno annuncio pubblicato ieri su Facebook invita chiunque abbia informazioni a mettersi in contatto con i carabinieri.
Non è dato sapere se sia stata presentata formale denuncia di scomparsa, dal momento che le canoniche 48 ore sono trascorse da un pezzo, nemmeno è stato possibile avere conferme o smentite da parte degli inquirenti che sino ad ora si sono preoccupati di minimizzare la vicenda, senza lasciare trapelare nulla. Eppure qualcosa di grave deve essere successo se i sigilli sono comparsi sull’abitazione dei due. E non è certo una prassi, quella di porre sotto sequestro probatorio l’abitazione di una vittima di un infortunio sul lavoro, sempre che, appunto, di questo si sia trattato.
Le indagini proseguono dunque su due fronti. Da un lato occorre ricostruire la dinamica di quanto accaduto giovedì scorso sul piazzale retrostante l’impresa edile ”Ingegner Leopoldo Castelli Costruzioni” di Talamona, dove Nicola Pontiggia si era recato – nonostante il ponte festivo – a sistemare un camion, che poi lo avrebbe travolto e ucciso.
Svetlana si era sposata con il Pontiggia 5 anni fa con rito civile. Un’unione che non sembrava avere problemi, nè li creava. Non era una coppia dedita alla vita sociale, ma chi ha conosciuto i due coniugi li descrive come due persone concrete, scrupolose e responsabili.
Nicola era un pignolo di prima categoria ed è forse questo che lo ha spinto ad andare al lavoro anche se la ditta era chiusa per ferie, per sistemare qualcosa che non andava al “suo” camion. Quando è uscito di casa la moglie si era già allontanata? Oppure ha fatto perdere le proprie tracce dopo aver saputo della disgrazia? I suoi effetti personali sono ancora nella villetta oppure no? E dove può essere andata, se anche gli amici e i parenti si stanno dando da fare per cercarla? Perché non ha avvisato nessuno e soprattutto: perché il suo telefono tace? Domande, tante domande. E per ora nessuna risposta ufficiale, nemmeno per smentire che le due vicende possano essere tra loro collegate. L’unica cosa certa è che sin dalle prime battute la Procura si è mossa con molta cautela e ancora oggi non ha concesso il nulla osta ai funerali dell’uomo, nonostante l’autospia sia stata eseguita sabato.

L’estremo saluto a Nicola Pontiggia (Sondrio Today – 10 novembre 2017)
Si svolgeranno sabato, alle 10, direttamente nella chiesa parrocchiale di Regoledo i funerali di Nicola Pontiggia, il 55enne di Cosio Valtellino, deceduto schiacciato sotto un camion mentre si trovava al lavoro. Ad annunciare le esequie dell’autista le figlie Cinzia e Nataly con i nipotini Alberto e Federico. “L’amore che ci hai dato non è morto con te: vive nel nostro cuore, nella nostra coscienza e nel nostro ricordo. Tu vivi in noi”.


SVETLANA BALICA/ Nicola Pontiggia, omicidio-suicidio? Ancora ricerche sul corpo, “era disperato” (il Sussidiario – 30 novembre 2017)
Ormai il caso di Cosio sembra sempre più designato: Nicola Pontiggia è sospettato di aver ucciso Svetlana Balica, il problema è che senza il corpo di lei ogni ipotesi, anche se assai probabile, non potrà essere confermata al 100%. Di certo, ogni strada porta verso un orrendo e tragico caso di omicidio-suicidio: il video in cui Nicola trascina un corpo prima dell’incidente sul lavoro a questo punto simulato parrebbe far pendere la colpa sull’operaio. Intanto le ricerche del corpo avvengono senza sosta in tutta l’area attorno alla ditta di Morbegno dove Nicola si è tolto la vita: «nel pomeriggio una parte degli uomini impegnati si è spostato lungo la strada che porta verso Bema, molto conosciuta e praticata da Pontiggia. Anche utilizzando dei sistemi di corda, si sta perlustrando il bosco e le tante scarpate presenti nella zona. Oggi non sono stati impiegati cani molecolari, che dovrebbero però arrivare domani se le ricerche dovessero proseguire», spiega il Giorno con le ultimissime novità sul giallo di Cosio. Nel frattempo, stando alle parole del procuratore Claudio Gittardi, «diventa chiaro si tratti di un suicidio Commesso forse per rimorso o per effetto della disperazione. Pontiggia era, inoltre, titolare di una assicurazione sulla vita che non copre gesti volontari».

Svetlana Balica, un mistero lungo 37 giorni: il cadavere della donna non si trova (il Giorno – 9 dicembre 2017)
Gli investigatori: Pontiggia ha fatto tutto da solo. Ma il giallo resta
Trentesette giorni dalla morte di Nicola Pontiggia, trovato senza vita nel tardo pomeriggio del 2 novembre accanto al suo camion nel piazzale della ditta Castelli di Morbegno. Trentasette giorni da quando è stato lanciato il primo allarme: Svetlana, sua moglie, 44enne moldava da 15 anni residente a Cosio Valtellino, è scomparsa nel nulla, il suo telefono cellulare è spento da due giorni, nessuno l’ha più vista. Trentasette giorni di ricerche, prima di una donna viva che si pensava potesse essersi allontanata volontariamente, poi di un cadavere, quel cadavere che le telecamere della stessa ditta Castelli riprendono mentre Nicola Pontiggia lo trascina all’interno del capannone. Trentasette giorni di angosce, misteri, domande, tante domande. Il corpo di Svetlana non si trova, gli inquirenti sono convinti che il marito, dopo averla uccisa, probabilmente già la sera del 31 ottobre, si sia disfatto del cadavere in appena 13 minuti quella mattina del 2 novembre.
Tra le 6.51 e le 7.04 Nicola, dopo aver bruciato qualcosa, forse i documenti della moglie, esce dalla ditta. Un lasso di tempo che i carabinieri del Comando provinciale di Sondrio e la Procura ritengono sufficiente per nascondere il corpo della 44enne. Ma, se così fosse, come avrebbe fatto il 55enne cosiese in soli 13 minuti a nascondere tanto bene il corpo da non permetterne il ritrovamento nemmeno dopo ricerche serrate, con decine e decine di uomini, e unità cinofile, impegnate a setacciare l’area attorno alla ditta? Ha fatto tutto da solo? O qualcuno lo ha aiutato? Un’ipotesi, quest’ultima, che attualmente gli inquirenti non prendono in considerazione. Nicola Pontiggia avrebbe fatto tutto da solo, dall’omicidio all’occultamento del cadavere. Possibile, invece, che qualcuno sappia qualcosa di più di questa intricata vicenda. Basti pensare che il 3 novembre i familiari di Nicola già parlavano di un omicidio-suicidio, quando nessuno, nemmeno gli investigatori, ancora pensavano ad una così tragica ipotesi.

Svetlana Balica, in Valtellina un femminicidio senza cadavere. Mai ritrovata la donna uccisa dal marito (Corriere della Sera – 23 febbraio 2022)
Nel 2017, tra Cosio e Morbegno, Nicola Pontiggia strangolò la moglie per poi togliersi la vita inscenando un incidente sul lavoro. Un «delitto perfetto» secondo gli atti dell’inchiesta. Da oltre quattro anni un mistero in cerca di una soluzione
Da quattro anni Svetlana Balica non ha un funerale. Ha sì una tomba, ma nascosta. I suoi resti sono da qualche parte sotto i nostri piedi. Sono forse qui, nei dintorni di via Stelvio, sequenza di capannoni e già sede dell’impresa edile «Castelli» dove l’assassino, suo marito Nicola Pontiggia poi suicida alle 14.25 di giovedì 2 novembre 2017, aveva trascorso 27 anni da operaio adorato anche per la disponibilità extra-professionale: favori, passaggi, cambi di turno. O forse sono qui, vicino all’Adda in secca sulle cui rive quel 55enne sposo in seconde nozze, sfibrato nell’animo dai litigi con la sorella per l’eredità dei genitori, e nel corpo da una malattia conseguenza di un incidente sul lavoro e una trasfusione di sangue infetto, può aver seppellito la donna, emigrante e badante nata nel 1973 a Tescureni, povero villaggio moldavo.
«Sei entrata nel mio cuore e ci resterai per sempre» Inchiesta basata in prevalenza su ipotesi, non per negligenza dei magistrati e dei carabinieri di Sondrio quanto per l’abilità criminale di Pontiggia, padre e nonno, cercatore di funghi e camminatore sui sentieri montani, che mai nell’esistenza aveva incrociato strateghi del male né praticato azioni violente contro il prossimo, eppure capace di depistare, eludere e imbrogliare quanto un sicario.
Nessuna traccia isolata dai Ris nella villetta della stretta via Adda nel confinante paese di Cosio Valtellino; nella baita seconda casa a Bema, ottocento metri d’altezza e ruderi con originali annunci («Palazzo in vendita, il prezzo lo fai tu»); infine nessuna traccia sulla sua Seat Leon nera. A detta degli inquirenti, Pontiggia ha ammazzato Svetlana strangolandola, forse nel sonno, ha conservato e vegliato il corpo per non meno di 24 ore, dove non si sa, ha scavato una buca, ha atteso, e ha trasferito il cadavere coprendolo di terra e di calce per isolarlo dal mondo, costruire un sigillo al riparo da animali che con il saccheggio potessero — possano — rivelare il luogo. E ha, Pontiggia, concluso il delitto, premeditato, concretizzando il post-it scritto su un portafoto in camera, dietro un’immagine da bimbo: «Sei entrata nel mio cuore e ci resterai per sempre». Svetlana voleva lasciarlo, gliel’aveva già comunicato, e il marito non accettava lo scenario. Attingendo all’intera documentazione degli atti in procura, il Corriere può ora ricostruire le ultime ore di vittima e colpevole.
Le liti e la crisi della coppia A meno di sorprese, Svetlana Balica, che era appena rientrata in Italia (volo Chisinau-Orio al Serio del 27 ottobre), non avrà esequie. Poco cambia che il piano di Pontiggia sia stato per metà smascherato: possedeva alla vigilia la triplice intenzione di far passare l’infortunio mortale per donare alle figlie le polizze assicurative, convincere il paese d’esser caduto sul lavoro anziché per mano propria, e tenere sospesa l’assenza di Svetlana (magari scomparsa di sua iniziativa). Invece, almeno sul suicidio, Pontiggia non ha ingannato gli investigatori. Operaio del resto troppo esperto per finire investito sotto un camion, un Iveco targato CW695AN che aveva senza motivo appesantito con blocchi, e aveva parcheggiato in un preciso punto lontano dalle telecamere e posizionato in folle sull’unico tratto in discesa, così da sdraiarsi e venire travolto dall’asse delle ruote (il decesso era avvenuto per l’urto contro la testa); troppo anomalo quel suo essere in fabbrica in un giorno di festa, appunto il 2 novembre; mentre di contro, nella deposizione del 5 novembre in caserma, per nulla anomali erano stati gli immediati pensieri venuti a una delle figlie di Pontiggia che conosceva le discussioni, la crisi di coppia, il lancio di Svetlana della fede nuziale e dei gioielli ricevuti negli anniversari: ovvero l’ipotesi di un omicidio seguito da un suicidio.
Le ricerche con droni e robot. Hanno cercato Svetlana 150 persone fra poliziotti, alpini, carabinieri, finanzieri, volontari, con elicotteri e droni, con robot teleguidati nelle fogne, con esplorazione di dirupi e tubi da posare nel cantiere stradale della nuova statale 38, con scavi in aree industriali e nei perimetri dei cimiteri. Forse era Svetlana, anzi quel che ormai ne restava, alle 6.27 di quel 2 novembre, nelle immagini al buio «di non elevata qualità e risoluzione» di una telecamera della ditta, quando Pontiggia all’esterno «scaricava dall’auto un qualcosa di non meglio precisato». Pontiggia che subito dopo, a bordo della Fiat Punto della stessa impresa edile, «usciva dal cancello per rientrarvi 13 minuti più tardi». Scaricava dunque il cadavere e utilizzava quei 13 minuti per allontanarsi e occultarlo? Su quella Punto, ugualmente, i Ris non hanno recuperato tracce.
Nell’abitazione di Cosio Valtellino, all’interno di una cassaforte coperta da un finto rubinetto, c’erano 81 mila euro in contanti. Nell’area della ditta, in un sacchetto dei rifiuti c’erano oggetti di Svetlana: un anello, un beauty-case, bigodini, braccialetti, un pettine, orecchini, medicinali in italiano e cirillico. Di nuovo nell’abitazione c’era lo scontrino dell’acquisto di un pacchetto di biscotti «Cuor di Mela-Mulino bianco» acquistato all’Iperal di Morbegno, il 31 ottobre, forse l’ultimo giorno in vita di Svetlana. Di nuovo nell’area della ditta c’erano una sua valigia e il suo biglietto aereo.
La mattina del 2 novembre, prima di uccidersi, Pontiggia chiamò a ripetizione la moglie, a rotazione sui tre cellulari. Le telefonate confluirono nelle segreterie. Una tentata autodichiarazione di estraneità alla scomparsa. L’ennesima messinscena prima dell’atto finale ma, a distanza di quattro anni, ancora non definitivo: dov’è Svetlana?


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