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Michele Marotta, 34 anni, imbianchino, padre. Uccide la moglie a colpi di pistola. Condannato a 26 anni e 6 mesi di reclusione

Cancello Scalo di San Felice a Cancello (Caserta), 11 Novembre 2020


Titoli & Articoli

Porta la moglie in campagna e la uccide, 34enne arrestato a San Felice a Cancello (Fan Page – 11 novembre 2020)
Un 34enne di San Felice a Cancello (Caserta), Michele Marotta, è stato arrestato per l’omicidio della moglie, Maria Tedesco, 30 anni: l’ha portata in una zona di campagna e le ha sparato contro diversi colpi di pistola, poi è tornato a casa e si è costituito ai carabinieri. Si segue la pista passionale.
Avrebbe portato la moglie in una zona di campagna, l’avrebbe fatta scendere dall’automobile e, dopo l’ennesima lite, le avrebbe sparato contro dei colpi di pistola, almeno quattro. Poi sarebbe risalito in macchina, lasciandosi alle spalle la moglie agonizzante, sarebbe tornato a casa e avrebbe chiamato i carabinieri, raccontando quello che aveva fatto pochi minuti prima. È la ricostruzione, attualmente al vaglio degli inquirenti, dell’omicidio avvenuto nella mattinata di oggi, 11 novembre, a San Felice a Cancello, piccolo comune della provincia di Caserta. In manette è finito un 34enne del posto, Michele Marotta. Inutili i soccorsi per la moglie, la 30enne Maria Tedesco: all’arrivo dei militari e dei sanitari sul luogo degli spari era già deceduta.
L’omicidio è avvenuto in via Castello, sulla collina del Mattinale, nella frazione di Cancello Scalo. Ancora ignoti i motivi, ma tra le piste prese in considerazione viene ritenuta più attendibile quella passionale: gli spari sarebbero stati l’epilogo di un litigio nato per gelosia e i due avrebbero già litigato violentemente anche nei giorni scorsi.
I carabinieri di Maddaloni sono intervenuti nell’abitazione dell’uomo a seguito della telefonata. Hanno bloccato il 34enne e, sentito il suo racconto, si sono velocemente recati sul luogo del delitto, sperando di trovare la donna ancora in vita; al loro arrivo, però, era già troppo tardi. La salma è stata trasportata nell’ospedale di Caserta per l’autopsia. In via Castello, poco lontano dal corpo, sarebbe stata rinvenuta anche l’arma utilizzata. In queste ore i militari stanno ascoltando Marotta per ricostruire la mattinata di follia.

L’omicidio di Maria, rose bianche e rosse per ricordare la giovane mamma (Caserta News – 12 novembre 2020)
Sguardi tristi e pochissima voglia di parlare rispetto alla tragedia che ha sconvolto la comunità di San Felice a Cancello dove mercoledì l’imbianchino Michele Marotta, di 34 anni, ha ucciso a colpi di pistola la moglie Maria Tedesco, di un anno più piccola.
“Lo conoscevo da quando era piccolo. Non doveva farlo” Nella stretta via Coste, dove la coppia abitava nella frazione Botteghino, Michele era molto conosciuto. “E’ nato qui, l’ho visto crescere”, racconta un uomo mentre “la moglie era di Maddaloni”. Nessuno riesce a spiegarsi una tale atrocità: “C’era un’altra strada non doveva farlo – ribadisce una donna – Indipendentemente da quello che può aver fatto o detto lei. Non doveva ucciderla”. Il pensiero di un’intera comunità che vive nella frazione va al figlio della coppia, un bambino di appena 6 anni che è stato affidato ai nonni. “Questo bambino ora si trova senza madre e senza padre. E’ lui la vera vittima di tutta questa storia”, commenta un altro passante.
Fiori per Maria sul luogo dell’omicidio Ancora tangibili i segni della tragedia che si è consumata in via Castello. Ad una cinquantina di metri dall’imbocco della strada, c’è l’ingresso di una ex cava, separato dalla strada pubblica da una sbarra in metallo. “Quella sbarra è sempre chiusa”, giurerebbe qualche residente anche se a quanto pare mercoledì era aperta. Dopo una piccola curva si arriva al luogo della tragedia. Il nastro bicolore è ancora lì a transennare il punto esatto dove è stato ritrovato il corpo senza vita di Maria. Al centro del perimetro qualcuno ha lasciato dei fiori: rose bianche e rosse lasciate in memoria della donna uccisa. Poco più avanti alcune persone sono impegnate nella raccolta delle olive. “Ieri non eravamo qui, abbiamo iniziato oggi”, dicono.
Il sindaco: “Sconvolti da questa tragedia”. “La nostra cittadina è stata travolta dallo sgomento, dalla disperazione, da una tragedia immane che mai dovrebbe accadere in nessun luogo su questa terra – è il commento del sindaco Giovanni Ferrara- Una mamma, una donna, una moglie ha perso la vita. Un bambino ha perso una madre, un padre e tutto ciò che nessuno potrà mai tornargli indietro.
Nessuno può giudicare, sentenziare, metter bocca. Nessuno può appellare, cercare una ragione, una spiegazione, una logica. Il silenzio, la riflessione e la preghiera sono tutto ciò che possiamo fare, noi tutti, per diventare delle persone migliori e far si che il domani possa avere nuovi “colori”. Per evitare che il passato possa ripetersi”.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri che indagano sull’omicidio, Michele e Maria avevano avuto una discussione per motivi sentimentali già la sera prima nel giardino di casa. Un litigio come ce ne sono tanti. Nulla lasciava presagire la tragedia che di lì a qualche ora si sarebbe consumata. La coppia di buon mattino era uscita per delle commissioni. Marotta – stando a quanto ha raccontato lo stesso 34enne ai carabinieri – doveva andare a ritirare il certificato medico che ne attestava la guarigione dal Covid. Era dunque il primo giorno in cui poteva uscire. I tormenti della sera precedente, però, non si erano ancora sopiti. Hanno iniziato a litigare. Michele pensava che la moglie lo tradisse o comunque avesse una simpatia per un altro uomo. Una discussione che è proseguita a lungo in auto. Michele e Maria hanno percorso a bordo di una Fiat Bravo piazza Castra Marcelli, nel cuore di Cancello Scalo. Poi hanno imboccato via Barracco e, costeggiando una farmacia, si sono avviati lungo via Castello. La vettura si è fermata in uno slargo davanti all’accesso dell’ex cava. Maria si avvia lungo il sentiero. Michele la segue. Una piccola curva. Poi, lontani dal mondo, spara. Sono tra i 5 ed i 7 i proiettili esplosi e sentiti dai residenti che hanno chiamato i carabinieri, la cui caserma non dista molto dal luogo dell’omicidio.
Comincia così la caccia al marito killer che nel frattempo aveva fatto perdere le proprie tracce. Michele telefona. Prima ad un familiare poi ad un amico. Solo dopo essere rientrato a casa chiama i carabinieri che già erano sulle sue tracce. Portato in caserma ha raccontato ai militari ed al pm Alessandro Di Vico, che sta coordinando le indagini, la sua versione dei fatti. Un interrogatorio fiume che si è concluso soltanto nel tardo pomeriggio. Dopo le formalità di rito Marotta è stato tradotto al carcere di Santa Maria Capua Vetere dove, durante la prima notte in una cella d’isolamento, ha tentato di impiccarsi con un lenzuolo venendo salvato dagli agenti della polizia penitenziaria.
Restano ancora dubbi. Se il movente passionale sembra essere una certezza per gli inquirenti ci sono ancora dei buchi nella ricostruzione dei fatti. Appare certo che Michele quella mattina era uscito armato con una Magnum 357, regolarmente detenuta. Cosa voleva fare con quell’arma? Voleva spaventare Maria o era partito già con l’intenzione di ucciderla? Questo il nodo che dovranno sciogliere gli inquirenti che cercano di far luce sulla premeditazione di un delitto in cui vittima e carnefice sembrano essere accomunati da un medesimo atroce destino, fatto di sangue e rimorso. (di Attilio Nettuno)

Omicidio Maria Tedesco, il marito tenta il suicidio in carcere (Letto Quotidiano – 12 novembre 2020)
Il 34enne ha provato ad impiccarsi durante la prima notte in cella nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
Michele Marotta ha confessato l’omicidio della moglie, Maria Tedesco, avvenuto mercoledì mattina a San Felice a Cancello, provincia di Caserta. L’ha portata su una collinetta nei pressi della loro abitazione, a San Felice a Cancello. Una volta soli, i due avrebbero iniziato a discutere, perché lui la accusava di avere una relazione extraconiugale. Maria Tedesco ha negato tutto, ma il marito, Michele Marotta, 34 anni, ha impugnato la sua revolver e ha colpito a morte la moglie. Sette colpi, che non le hanno lasciato scampo. Poi, si è diretto verso casa, poco distante dal luogo del delitto. Ha telefonato ad un amico e gli ha raccontato tutto. Dopodiché, ha chiamato i carabinieri, confessando quanto appena compiuto. I Carabinieri lo hanno arrestato con l’accusa di omicidio. I soccorsi che sono giunti sulla collina di San Felice a Cancello non hanno potuto fare nulla per salvare la donna.
Forse pentito per quanto accaduto, Michele Marotta, nella sua prima notte nel carcere di santa Maria Capua Vetere ha tentato il suicidio. Come riferisce anche Femminicidioitalia, l’uomo avrebbe legato un lenzuolo alle sbarre ed avrebbe tentato di impiccarsi. Immediatamente è scattato l’allarme e Michele Marotta è stato tratto in salvo. Il 34enne è stato poi curato in infermeria, ma è plausibile che nei prossimi giorni venga tenuto sotto controllo, per evitare che possa ripetere il gesto estremo. La donna lascia un bambino di 6 anni. La sera prima dell’omicidio, la 33enne aveva pubblicato una foto del bambino sulla sua pagina Instagram, descrivendo tutto il suo amore per lui. Il piccolo è stato momentaneamente affidato ai nonni.

Uccide la moglie con sei colpi di pistola per gelosia: condannato a 26 anni (Today – 21 febbraio 2022)
La corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha pronunciato la sentenza per Michele Marotta, accusato dell’omicidio di Maria Tedesco
È stato condannato 26 anni e sei mesi di reclusione Michele Marotta, l’imbianchino 36enne di San Felice a Cancello (in provincia di Caserta) accusato dell’omicidio della moglie Maria Tedesco, di 33 anni, avvenuto l’11 novembre 2020 in una stradina sterrata nei pressi di via Castello, in località Cancello Scalo. È quanto stabilito dalla corte d’assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello con giudice a latere Alessandro De Santis. Il pm Nicola Camerlingo aveva richiesto l’ergastolo al termine della sua lunga requisitoria. Per la procura si sarebbe trattato di un omicidio spinto dal movente della gelosia, in un contesto di violenza domestica che collideva con l’idillio della coppia “perfetta” descritto da amici e familiari.
Un omicidio efferato, quindi, con una crudeltà che si evince anche dai sei colpi esplosi a distanza ravvicinata con una pistola Magnum 357 – regolarmente detenuta dal killer – che attinsero al petto e alla schiena Maria Tedesco, uccidendola.
Per la procura, inoltre, il delitto è stato premeditato: la vittima confessò la sera prima al marito di avere una relazione extraconiugale. E la mattina successiva, Michele, uscito con la moglie per ritirare il certificato di guarigione dal covid, rientrò a casa per pochi minuti per prendere la pistola con cui uccise Maria. Infine, il pm ha insistito sui motivi futili e abietti: la gelosia. Per questo, nonostante l’atteggiamento collaborativo dopo il delitto (l’imbianchino contattò i carabinieri e confessò subito l’omicidio), la procura aveva invocato il ‘fine pena mai’ per Marotta.
I difensori del killer – gli avvocati Rosa Piscitelli e Stefania Pacelli – nelle loro arringhe hanno messo in discussione la tesi della procura sulla premeditazione del gesto omicidiario di Marotta, puntando l’accento sul fatto che si fosse trattato di un omicidio d’impeto, il tragico epilogo di una colluttazione. Per le legali l’uxoricida si trovava, inoltre, in una condizione di non piena capacità di intendere, avulso dalla realtà circostante. Inoltre le arringhe difensive hanno anche evidenziato come Michele si fosse armato per ‘spaventare’ il rivale in amore, colui che metteva in crisi le sue certezze e la serenità della sua famiglia. Una tesi che è stata accolta dalla corte d’assise che ha escluso le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, concedendo le attenuanti generiche in misura equivalente alle restanti circostanze aggravanti. C’e soddisfazione da parte degli avvocati Rosa Piscitelli e Stefania Pacelli “per essere riuscite a far focalizzare la corte sulla verità di cui all’evento delittuoso. Nessuna premeditazione emergeva agli atti né tantomeno la crudeltà paventata dalla procura. Si attende il deposito delle motivazioni a novanta giorni”. La difesa proporrà il ricorso in appello.

 

Spara alla moglie e la uccide: ergastolo per l’imbianchino (Caserta News – 28 settembre 2023)
La Corte d’Assise di Appello accoglie il ricorso della Procura e condanna Michele Marotta per l’omicidio di Maria Tedesco
Condanna all’ergastolo per Michele Marotta, l’imbianchino 37enne di San Felice a Cancello accusato dell’omicidio della moglie Maria Tedesco, di 33 anni, avvenuto l’11 novembre 2020 in una stradina sterrata nei pressi di via Castello, in località Cancello Scalo.
E’ quanto disposto dalla Prima Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli che ha accolto il ricorso avanzato dal Sostituto Procuratore Nicola Camerlingo del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che nella sua requisitoria dinanzi alla Corte d’Assise richiese l’ergastolo per l’uxoricida. Michele Marotta fu condannato 26 anni e 6 mesi di reclusione. Per la Procura si trattó di un omicidio spinto dal movente della gelosia in un contesto di violenza domestica che collideva con l’idillio della coppia “perfetta” tanto descritto da amici e familiari. Un omicidio efferato quindi, una crudeltà che si evinse anche dai 6 colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata, al punto che alcuni schizzi di sangue impregnarono la canna del revolver, della Magnum 357 regolarmente detenuta dal killer per uso caccia che attinsero al petto e alla schiena Maria Tedesco uccidendola.
Per la Procura, inoltre, il delitto fu premeditato: la vittima confessò la sera prima al marito di avere una relazione extraconiugale. E la mattina successiva, Michele, uscito con la moglie per ritirare il certificato di guarigione dal Covid, rientrò a casa per pochi minuti per prendere la pistola con cui uccise Maria. Infine, il pm insistette sui motivi futili ed abietti: la gelosia. Per questo, nonostante l’atteggiamento collaborativo dopo il delitto (l’imbianchino contattò i carabinieri e confessò subito l’omicidio) la Procura aveva invocato il ‘fine pena mai’ per Marotta.
I difensori del killer in primo grado – gli avvocati Rosa Piscitelli e Stefania Pacelli – nelle loro arringhe misero in discussione la tesi della Procura sulla premeditazione del gesto omicidiario di Marotta puntando l’accento sul fatto che si fosse trattato di un omicidio d’impeto, il tragico epilogo di una colluttazione. Per le legali l’uxoricida si trovava, inoltre, in una condizione di non piena capacità di intendere, avulso dalla realtà circostante. Inoltre le arringhe difensive hanno anche evidenziato come Michele si fosse armato per ‘spaventare’ il rivale in amore, colui che metteva in crisi le sue certezze e la serenità della sua famiglia. Una tesi che era stata accolta dalla Corte d’Assise che ha escluso le aggravanti della premeditazione e della crudeltà concedendo le attenuanti generiche in misura equivalente alle restanti circostanze aggravanti. Scena ribaltata in secondo grado dove i giudici accogliendo l’istanza del pm sammaritano ha condannato Michele Marotta assistito dall’avvocato Giaquinto all’ergastolo.

Uccisa nel Casertano, Cassazione annulla ergastolo per il marito (Ansa – 19 settembre 2024)
Grazie a un cavillo pena rideterminata in 26 anni e mezzo
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo pronunciata dalla Corte di assise di appello di Napoli nei confronti del 42enne Michele Marotta, accusato dell’omicidio della moglie, Maria Tedesco, 33 anni, commesso a San Felice a Cancello (Caserta) l’11 novembre del 2020. La Suprema Corte, nonostante il diverso avviso del procuratore generale, ha accolto il motivo di ricorso presentato dal difensore di Marotta, l’avvocato Dario Vannetiello, annullando senza rinvio la pena del carcere a vita, e rideterminandola in 26 anni e mezzo di reclusione.
In primo grado la Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – era il 21 febbraio 2022 – aveva inflitto a Marotta proprio la pena di 26 anni e mezzo per omicidio aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione, poi però la procura sammaritana fece ricorso e la Corte d’Assise d’Appello di Napoli comminò l’ergastolo. Oggi la Cassazione è tornata dunque alla prima condanna, e determinante nella decisione di annullare la sentenza di secondo grado è stato un cavillo giuridico scoperto dal legale di Marotta; l’impugnazione del pm, accolta in appello, avrebbe dovuto infatti essere dichiarata inammissibile perché il pubblico ministero non avrebbe potuto impugnare la sentenza emessa in primo grado nel punto in cui riteneva equivalenti le attenuanti generiche con le aggravanti contestate. Marotta uccise la moglie in una stradina sterrata di Cancello Scalo, frazione di San Felice a Cancello, sparandole sei colpi di pistola da distanza ravvicinata.


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