Massimo Gilardoni, 32 anni, imprenditore edile, quasi padre. Uccide a coltellate una conoscente che lo respinge. Condannato a 16 anni in primo grado con rito abbreviato, dopo due mesi esce dal carcere. In Appello la condanna scende a 14 anni e 6 mesi, ma, tra indulto e vari sconti di pena, dopo meno di dieci anni dal delitto è già libero e torna a vivere vicino ai genitori della donna uccisa.
Bellagio (Como), 11 Aprile 2002
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Condannato per omicidio dopo due mesi esce di cella (la Repubblica, 19 marzo 2003)
Como, Massimiliano Gilardoni, reo confesso, uccise la vicina di casa. Andrà in una comunità . E scoppiano le polemiche
Nell’aprile dell’anno scorso ha ucciso a coltellate la sua vicina di casa, accecato dalla collera perchè lei non voleva saperne delle sue avances. Reo confesso, giudicato capace di intendere e volere, Massimiliano Gilardoni, imprenditore di Bellagio, sul lago di Como, due mesi fa era stato condannato in primo grado a 16 anni (con uno “sconto” di 8 anni per la scelta del rito abbreviato) per l’omicidio di Anna Barindelli, l’assistente sociale vittima della sua maniacale passione.
Da lunedì scorso l’uomo però ha già lasciato il carcere: per decisione del gip Valeria Costi, su istanza degli avvocati difensori, Gilardoni ha ottenuto gli arresti domiciliari nella comunità terapeutica “La Quercia” di Como, dove potrà attendere il processo di appello nell’assai più confortevole situazione di “paziente in cura”.
“Senza misure di sicurezza, tranne i controlli di routine dei carabinieri – protesta il legale di parte civile, Milena Porro – Nell’ordinanza tutto è demandato ai sanitari della struttura pubblica”.
Genitori e fratelli della vittima sono allibiti: “Non abbiamo parole. Con quello che ha fatto, quell’uomo è un pericolo per tutti e la decisione è un affronto al nostro dolore“. Il pm Silvia Perrucci ha già impugnato l’ordinanza: “Non ritengo che quella comunità sia un luogo adatto alla detenzione di un imputato perfettamente consapevole di quel che ha commesso”.
Deciderà il Tribunale del riesame, ma l’iter giudiziario è già segnato: se l’ordinanza del gip venisse rigettata, i legali impugnerebbero la sentenza in Cassazione. In pratica, è quasi certo che Gilardoni non tornerà in carcere prima dell’appello. “Una situazione che per certi versi ricorda quella della mamma di Cogne”, commenta l’avvocato Porro. Oltre tutto, Anna Maria Franzoni si è sempre dichiarata innocente e le prove a suo carico sono solo indiziarie, mentre nella vicenda di Bellagio l’omicida ha ammesso le sue colpe, facendo pure ritrovare l’arma del delitto, un coltellaccio da cucina.
Nella piccola comunità di Bellagio, dove parenti della vittima e dell’assassino abitano a poche centinaia di metri, la notizia della “liberazione” di Massimiliano Gilardoni ha creato rabbia e sconcerto. Anche perchè la sentenza di due mesi fa sembrava dar ragione ai consulenti psichiatrici del Tribunale, che diagnosticavano solo “una situazione di modesto stato ansioso-depressivo” nell’imputato, al contrario del perito della difesa, secondo il quale esisteva “un disturbo della personalità originato da traumi infantili”. Un assassino lucido, insomma, più che un malato da curare. (di Enrico Bonerandi)
Corriere della Sera – 19 marzo 2003
Corriere della Sera – 22 marzo 2003