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Mario Nati, 72 anni, consulente farmaceutico in pensione, padre e nonno. Uccide la moglie e se stesso a colpi di pistola

Milano, 3 Settembre 2014


Titoli & Articoli

Spara alla moglie e poi si uccide«Volevano morire insieme» (Corriere della Sera – 3 marzo 2014)
Trovate una lettera e una email: la coppia aveva deciso di farla finita per motivi economici e di salute
Hanno deciso di morire insieme. Angustiati da vari problemi, a quanto sembra di salute e anche legati ad alcuni debiti. Lunedì mattina un consulente per case farmaceutiche milanese, Mario Nati, di 72 anni, ha ucciso la moglie, Giovanna Bicchierari, 70 anni, farmacista in pensione, sparandole un colpo alla testa con una pistola calibro 22, regolarmente detenuta, con la quale si è poi a sua volta tolto la vita, colpendosi alla testa. È accaduto – a quanto accertato dalla polizia – intorno alle 3 del mattino nel bell’appartamento dei due coniugi in via Osma, nella zona dell’Ippodromo di San Siro. I due coniugi sono stati trovati sul letto dalla polizia.
IL MESSAGGIO – Attorno alle 2.30 il figlio ha ricevuto un sms dal padre, in cui si manifestava l’intenzione di farla finita da parte dei genitori, ed è subito andato a casa loro nel quartiere Bonola. Gli agenti hanno trovato la porta dell’appartamento sbarrata e hanno fatto irruzione con l’aiuto dei vigili del fuoco. Marito e moglie, riversi sul letto matrimoniale, erano ancora in vita. Gli operatori del 118 hanno cercato di rianimarli con ogni mezzo, ma per loro non c’è stato nulla da fare. Il pensionato avrebbe rivelato il movente dell’omicidio-suicidio nell’sms inviato al figlio, dicono gli inquirenti, che parlano di «gravi motivi personali». Nell’appartamento, in perfetto ordine, sono state trovate una lettera e una email che spiegavano chiaramente che la coppia aveva deciso di farla finita sia per motivi economici che di salute. Marito e moglie hanno anche dato indicazioni su come desideravano si svolgessero i loro funerali.

 

Debiti e salute, sms al figlio poi spara alla moglie e si uccide (il Giorno – 3 marzo 2014)
Hanno deciso di uccidere e di uccidersi l’uno di fianco all’altra sul letto della camera matrimoniale, lì dove li hanno ritrovati distesi e composti come chi stesse dormendo. Un solo colpo diretto alla tempia di lei, un altro al cuore che lui ha riservato per sé, dandosi il tempo di contemplare un’ultima volta il viso della moglie a cui aveva appena sparato.
Ma non lo ha ammazzato subito, quel secondo colpo: lo ha lasciato attaccato a un filo di vita ancora per pochi minuti. Non sufficienti a salvarlo. Quando i vigili del fuoco hanno sfondato il portone sbarrato, hanno trovato tutto in perfetto ordine nell’appartamento al 2 di via Osma: cento metri quadrati che hanno custodito questa duplice morte studiata con cura.
Meditata, forse, da settimane. In due lettere il tentativo di dare un senso alla tragedia e di spiegare a chi resta motivi e ragioni. «Si sono arresi alla vita», dicono adesso gli inquirenti che hanno dovuto mettere quelle lettere negli atti d’indagine su una storia di umanissima disperazione. E spiegano: «Problemi di soldi, si parla di debiti. Poi un brutto male a cui non riuscivano a far fronte». «Omicidio-suicidio» è il termine tecnico con cui si liquidano i casi di questo tipo, e quello che si è consumato nella notte fra domenica e lunedì in zona San Siro è il secondo episodio in una settimana nel Milanese.
Si chiamavanoMario Nati e Giovanna Bicchierari, avevano 72 e 70 anni. Rappresentante farmaceutico lui, farmacista lei. Romani di piazza Ceresi, quartiere elegante della Capitale, oltre Trastevere, dove lui aveva avviato dalla metà degli anni ’80 la sua attività. A Roma era nato l’unico figlio che si era trasferito con loro a Milano, e da meno di tre anni la coppia abitava in via Osma, appartamento al terzo e ultimo piano con affaccio su un giardino curatissimo.
Dalle finestre si vede la piazzetta della chiesa di Santa Maria Nascente. Poco più il là, un bar tabacchi e un mini market. Si concentra in un incrocio a due strade e in poche botteghe il quartiere in cui li conoscevano tutti ma tutti molto poco, i signori Nati. Quanto basta per parlare di una coppia «bella e distinta», e si sente che non lo dicono tanto per dire, come spesso si fa in questi casi.
Che qualcuno avesse potuto indovinare l’amarezza nera che li ha schiacciati al punto da decidere di ammazzarsi e di lasciarsi ammazzare è escluso. Però il figlio, forse, qualcosa aveva intuito. E quando domenica notte, intorno alle 2,30, riceve sul cellulare un sms dal telefonino del papà, capisce immediatamente.
È scritto al plurale, quel messaggio: «Noi», «mamma ed io». E poi un’intenzione estrema solo accennata. Ma tanto basta. Il figlio non ha le chiavi dell’appartamento. Per sfondare la porta devono intervenire i pompieri: dietro a loro i soccorritori e la polizia del commissariato Bonola a squassare la quiete della palazzina elegante.
Così se li sono trovati sul letto, Mario e Giovanna, e ogni cosa è apparsa fin da subito chiarissima. Il compito di premere due volte il grilletto della sua calibro 22, di morire per ultimo dopo aver ucciso, è spettato a luiChe ancora respirava di fronte ai medici e agli agenti, ma in modo sempre più impercettibileAvevano previsto tutto, deciso tutto, perfino le ultime disposizioni per il funerale. «Ogni cosa è spiegata nelle due lettere». Una più breve, quasi un saluto, l’altra uno sfogo che racconta gli ultimi dolori di una vita. Troppo ingombranti anche per loro che erano sempre stati in due a sopportarli, Mario e Giovanna, insieme. (di Agnese Pini)

 

Corriere della Sera – 4 marzo 2014


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