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Marco Quarta, 40 anni, agente immobiliare, padre. Già denunciato per maltrattamenti e minacce, viene sottoposto a divieto di avvicinamento ma lo viola ripetutamente. Mentre dovrebbe trovarsi ai domiciliari, aspetta l’ex moglie davanti casa e la uccide a coltellate davanti ai figli. Condannato con rito abbreviato a 30 anni di reclusione e ad altri 4 anni e 8 mesi per violenza sui figli

Zivignago di Pergine Valsugana (Trento), 12 Marzo 2015

QUARTA


Titoli & Articoli

Lo ha seguito guidata dai carabinieri. Donna-eroe nell’arresto di Quarta (Corriere del Veneto – 20 marzo 2015)
L’omicida ha vagato per una settimana, incastrato per l’auto segnalata da «Chi l’ha visto»
Si è dovuta improvvisare detective e «scortare» non vista con la sua auto il sospettato fino al centro commerciale dove è scattata la trappola degli inquirenti l’impiegata ferrarese 35enne che giovedì sera ha contribuito in modo fondamentale a far arrestare Marco Quarta, l’agente immobiliare che ha ucciso la moglie a Pergine, in Trentino e si è dato alla fuga durata sette giorni.
Lo hanno raccontato gli inquirenti durante una conferenza stampa per spiegare i dettagli dell’arresto dell’uomo, che è stato trovato nel parcheggio del centro commerciale «La Fattoria», dove Quarta era appena stato da McDonald’s e a comprarsi generi di prima necessità. La donna giovedì sera stava tornando a casa a Rovigo da Ferrara, dove lavora, quando ha visto la Dacia Duster segnalata dalla trasmissione «Chi l’ha visto?» e ha chiamato i carabinieri. Loro le hanno chiesto di verificare la targa, e quando sono stati sicuri della corrispondenza, hanno chiesto alla donna di seguirlo e di «scortarlo» fino al centro commerciale «La Fattoria», dove era diretto. La donna, insomma, ha avuto un ruolo fondamentale nella cattura dell’uomo al centro commerciale. Lì, l’uomo ha parcheggiato, è entrato dal McDonald’s, è uscito con il sacchetto ed è risalito in macchina. Ma ad attenderlo ha trovato una pattuglia in borghese che aveva «chiuso» la macchina impedendogli di uscire. A quel punto Quarta, che con sé aveva 3.500 euro in contanti e una pinza da 15 centimetri per il quale si è beccato anche una denuncia per porto ingiustificato d’armi per scasso, ha capito di essere perso e si è consegnato.
Quarta appariva provato. Nella sua auto i carabinieri hanno trovato delle coperte, scatole di carne e resti di cibo. L’uomo aveva gli stessi indumenti indossati al momento dell’omicidio,. Secondo i carabinieri, Quarta, dopo la fuga dal Trentino, potrebbe aver vagato per tutti questi giorni nella zona compresa fra Castel Bolognese (Ravenna), dove domenica scorsa era stata fotografata la sua auto da una telecamera di videosorveglianza, e la zona della costa romagnola. Sarà comunque solo Quarta eventualmente a fornire agli inquirenti maggiori dettagli sulla sua fuga. L’interrogatorio è stato fissato per lunedì mattina alle 9.30 a Rovigo.

 

Corriere del Trentino – 1 maggio 2015

 

Quarta, 30 anni condanna definitiva Moglie uccisa a coltellate la Cassazione conferma (l’Adige – 21 dicembre 2017)
A Roma sono le 20 e 50 quando il presidente della Prima sezione penale della Corte di Cassazione legge la sentenza a carico dell’imputato Quarta Marco, accusato di omicidio volontario pluriaggravato. Il ricorso della difesa viene rigettato. La pena a 30 anni di reclusione, inflitta in primo grado e confermata in appello, diventa definitiva. La sentenza spegne le ultime, flebili, speranze coltivate dall’uomo che il 12 marzo del 2015, a Zivignago, uccise a coltellate la moglie Carmela Morlino. Un delitto terribile, commesso davanti ai due figli della coppia. Un delitto che oggi possiamo dire fu volontario, premeditato, crudele e compiuto con lucidità. La tesi della semi-infernità di mente su cui puntava la difesa non è passata neppure in Cassazione. A due anni e mezzo dall’uxoricidio la giustizia ha dunque fatto il suo corso.
Ieri la difesa, sostenuta dagli avvocati Luca Pontalti e Alessandro Meregalli, si è giocata le ultime carte. Va detto che i legali dell’imputato non avevano «briscole» da calare nell’ultima, decisiva «partita» di fronte alla Suprema corte. Come in primo e secondo grado, la difesa ha battuto sulla necessità di eseguire una perizia psichiatrica per verificare lo stato di salute mentale di Quarta quando uccise la moglie. Secondo la difesa, l’imputato sarebbe «affetto da una psicopatologia che può aver riverberato i suoi effetti sulla causazione del delitto». Questo convincimento deriva dalle due consulenze, affidate allo psichiatra Ezio Bincoletto, depositate dalla stessa difesa. Ma per quanto si tratti di elaborati ben argomentati, sono appunto consulenze di parte. «Solo una perizia – sottolineva la difesa – avrebbe avuto, unica, il valore legale di prova». Secondo i legali di Quarta il tema psichiatrico non sarebbe stato approfondito, pur essendo centrale: «Si badi: – hanno detto i difensori- eliminare le contraddizioni non vuol necessariamente obliterare la tesi difensiva della parziale infermità di Quarta, ma pervenire ad una soluzione univoca, nell’un verso ovvero nell’altro, sulla base di un effettivo paradigma medico».
Il secondo motivo posto a fondamento del ricorso per Cassazione era relativo alla premeditazione. Secondo i difensori, la Corte d’appello avrebbe fondato la sussistenza dell’aggravante non sulla base di elementi di fatto, ma solo smentendo le argomentazioni difensive. «Eppure – hanno scritto Pontalti e Meregalli – a tutto voler concedere, gli unici due dati positivi penalmente apprezzabili sono da una parte la presenza di un coltello e di una roncola nelle tasche di Quarta ed il fatto che sembra abbia organizzato un agguato». Infine i legali contestavano anche l’aggravante dell’aver agito con crudeltà.
La Suprema corte ha condiviso invece la lettura data dalla procura generale e dalle agguerrite parti civili (gli avvocati Elena Biaggioni per i figli minorenni di Carmela Morlino, ora affidati ai nonni materni; Andrea de Bertolini e Alberto San Just per i genitori della vittima) che ieri sono tornati a chiedere la conferma della sentenza di condanna a 30 anni di reclusione. Secondo l’avvocato de Bertolini ad armare di un coltellaccio la mano di Quarta non fu la presunta malattia mentale, ma un piano preparato e covato nella rabbia, per riprendersi i figli anche a costo di uccidere l’ex moglie. Una sorta di conteggio alla rovescia, innescato dalla comunicazione della separazione con l’addio ai figli, durato una dozzina di giorni durante i quali l’imputato acquistò il coltello usato per massacrare. Quella notte a Zivignago in pochi secondi Quarta distrusse o sconvolse le vite di un’intera famiglia: la moglie Carmela, uccisa; i figli, condannati ad una vita senza genitori; Quarta stesso, che uscirà dal carcere quando avrà oltre 60 anni.

Omicidio di Carmela Morlino, a Marco Quarta confermati 4 anni e 8 mesi per violenza sui figli (il Dolomiti – 8 aprile 2018)
La pena si aggiunge alla condanna di 30 anni per l’omicidio della moglie
Marco Quarta, l’uomo che il 12 marzo del 2015 aveva ucciso a Zivignago la moglie davanti ai figliera stato condannato a 30 anni per omicidio. La Cassazione, ora, ha dichiarato inammissibile il ricorso per maltrattamenti sui figli e la condanna è diventata definitiva. Accanto ai 30 anni per omicidio si aggiungono quindi altri 4 anni e 8 mesi per maltrattamenti. Le parti civili avevano chiesto che venisse riconosciuto anche il maltrattamento ai danni della figlia più piccola. Una richiesta, questa, accolta. Secondo infatti sempre le parti civili la bimba avrebbe subito forti traumi (documentati) per il comportamento del padre.


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