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Marco Lopez Tacchini, 33 anni, grafico disoccupato, padre. Uccide la compagna con 31 coltellate

Bée (Verbania Cusio Ossola), 24 Dicembre 2016

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Titoli & Articoli

Omicidio sulle colline di Verbania: Alessia uccisa con trenta coltellate. Il compagno è in carcere a Pallanza (La Stampa – 26 dicembre 2016)
Mentre nelle case degli altri bambini Babbo Natale stava per portare i doni, nella sua il papà ha ucciso la mamma. Con trenta coltellate.
La tragedia si è consumata all’alba della Vigilia di Natale a Bée, piccolo centro sulla collina di Verbania. Tutti dormivano in paese, compresa la figlia, quando Marco Lopez Tacchini, 33 anni, ha ucciso la compagna Alessia Partesana, 29. Erano da poco passate le 4: la piccola di quattro anni era nel lettino in camera e non si è accorta di nulla. Il dramma è avvenuto nella cucina/soggiorno.
Secondo la prima ricostruzione la donna era rientrata in casa poche ore prima – un bell’appartamento in una palazzina di nuova costruzione con vista sul Lago Maggiore – dopo un viaggio in Ungheria. Ad attenderla l’uomo, con il quale il rapporto era difficoltoso da tempo, e la figlioletta. La causa scatenante dell’aggressione sarebbe la gelosia.
LE DUE CHIAMATE AI CARABINIERI. Una prima chiamata al 112 è arrivata alle 4,50 e diceva che era in corso una lite familiare. Mentre dalla centrale parte l’indicazione alla pattuglia di raggiungere Bée, ecco un’altra telefonata: «Ho fatto una cazzata»Via radio scatta l’allarme e vengono inviate tutte le pattuglie disponibili dei carabinieri, intanto lui sale sulla sua auto e percorre la strada in senso inverso, si dirige a Intra, chiama di nuovo il 112 e alle 5,20 suona, tutto insanguinato alla porta del comando provinciale dell’Arma. Nel frattempo la figlia continua a dormire, mentre la mamma è riversa sul pavimento con il maglione che in parte copre i segni delle coltellate, tante, inflitte con una lama da cucina lunga venti centimetri.
In paese descrivono Tacchini come una persona possessiva che non ha mai accettato la decisione della donna di allontanarsi. L’ultima lite, prima che lei uscisse di casa per prendere servizio all’istituto Opera Pia Uccelli di Cannobio, è degenerata.
Ma Alessia non ha potuto difendersi, o forse stava cercando disperatamente di fuggireÈ stata colpita alle spalle con violenza: una, dieci, venti, trenta volte. Nessuno si è accorto di nulla: probabile che il primo fendente sia stato quello letale.
LA RELAZIONE SENTIMENTALE ERA DIVENTATA TRAVAGLIATA Nell’ultimo periodo la relazione sentimentale era diventata travagliata: lui in perenne ricerca di un lavoro che gli andasse bene, lei che non ce la faceva più a sopportarlo. Residenti di Bée raccontano di un’accesa lite qualche settimana fa, in cui Tacchini avrebbe alzato le mani sulla compagna.
L’omicida, che ha confessato anche davanti il magistrato, è nato a Buenos Aires, ma era da decenni in Italia, venuto con la madre, Lopez di cognome. Il padre è italiano, ma assente nella sua vita anche se a un certo punto l’ha riconosciuto tanto da indurlo a portare entrambi i cognomi. Con la morte della madre Tacchini era rimasto solo. Aveva trovato una compagna in Alessia Partesana: una figlia insieme, una convivenza prima ad Arizzano e poi a Bée.
Mentre il paese ancora dormiva i carabinieri erano nell’appartamento e in cortile per i rilievi coordinati dal pm Nicola Mezzina. All’inizio c’erano solo i pochi occhi gonfi di pianto dei dirimpettai. Poi è sorto il sole, la voce si è sparsa veloce e le persone hanno iniziato a uscire di casa. Tutte al Cinni bar, il ritrovo del paese, per una spiegazione che non può e non potrà arrivare. .
«ERA UN RAGAZZO TORMENTATO»  Racconta una vicina: «Era un ragazzo tormentato, non si dava pace. Mi chiedeva di continuo cosa doveva fare, scriveva messaggi dicendo che non ce la faceva più, che stava male. Gli avevo consigliato di farsi aiutare, gli avevo fornito i nomi di associazioni che potevano sostenerlo, non so se ci sia andato. In questo periodo era fuori di sé, non riusciva a ragionare»Qualcuno arriva a definirlo un «matto», un ragazzo «che doveva curarsi perché aveva perso la ragione». Altri dicono che era «un tipo un po’ particolare». Un «perenne disoccupato» che lavoricchiava nel campo dell’informatica ma non aveva un impiego fisso.
Alessia aveva anche una figlia più grande, che non viveva con lei da tempo. Per la piccola, invece, si apre una fase delicatissima: alla Vigilia di Natale ha perso per sempre la mamma e il papà è in una cella del carcere di Pallanza, dove resterà a lungo. Sabato mattina è stata affidata alle cure del nonno materno, che si occuperà di lei.

Verbania, l’assassino della convivente piange davanti al giudice: “Sono un mostro” (la Repubblica -27 dicembre 2016)
“Sono un mostro”. Lo ha detto e ripetuto più volte in lacrime, durante l’interrogatorio di garanzia, Marco Lopez Tacchini, l’uomo di 33 anni che ha ucciso con 32 coltellate alla schiena la sua compagna Alessia Partesana, madre della loro bambina di appena 4 anni, la notte della vigilia di Natale a Bée, nel Verbano. Questa mattina i carabinieri sono tornati nella villetta del delitto ancora sotto sequestro. La dinamica è ormai chiara ma gli investigatori non vogliono tralasciare nessun dettaglio. Sempre stamattina il pm Nicola Mezzina ha affidato l’incarico per l’autopsia.
La bambina, che dormiva mentre il padre nella stanza accanto uccideva la madre, ha trascorso il Natale con i nonni materni. Saranno loro, con l’aiuto degli psicologi, a dover spiegare alla piccola l’atrocità che ha distrutto la sua famiglia. Il volto sorridente della bambina, sulla pagina Facebook della madre, ha commosso il web e non si ferma l’ondata di messaggi di cordoglio e di sgomento per quello che è accaduto. A Bée, piccolo comune di appena 700 anime, non lontano dal Lago Maggiore, sono ancora tutti sconvolti. Tutti i pensieri sono rivolti alla bambina. Anche il padre, ora in carcere a Pallanza, chiede di lei in continuazione.
La discussione
tra la donna e il suo compagno, ora difeso dall’avvocato Antonello Riccio,  è scoppiata la notte della vigilia di Natale: negli ultimi tempi non era la prima, almeno secondo i vicini che ogni tanto sentivano i due litigare nell’appartamento in cui si erano trasferiti da pochi mesi. Alessia, assistente sociosanitaria in una casa di riposo, era stanca: il peso della famiglia gravava tutto sulle sue spalle perché l’uomo era disoccupato. La loro era sempre stata una relazione fatta di alti e bassi. La donna era partita per un breve viaggio, qualche giorno in Ungheria, e quando è tornata a casa ha trovato il compagno ad aspettarla, preoccupato e sospettoso come era diventato ultimamente, terrorizzato all’idea che lei potesse lasciarlo. Lui, che era cresciuto senza un padre, non voleva lo stesso destino per la sua bambina, non voleva essere allontanato da lei. Oggi che dal carcere chiede della sua “cucciola” forse si è reso conto di averla condannata proprio a quello che più temeva: crescere lontano dai suoi genitori, seconda vittima della stessa follia che ha ucciso la sua mamma.

«Io, la prima vittima di Tacchini» (La Prealpina – 28 dicembre 2016)
Racconto choc su Internet: una ex denuncia di aver subito violenze dall’uomo oggi in carcere per aver ucciso Alessia Partesana: «Mi chiedo cosa avrei potuto fare per salvarla»
Quando ha letto la notizia del delitto avvenuto la vigilia di Natale, non ha potuto tacere.
Su Facebook Alessia M. ha raccontato di aver conosciuto già quindici anni fa Marco Lopez Tacchini, 33 anni, in carcere dalla Vigilia di Natale dopo aver confessato di aver ucciso a coltellate la compagna Alessia Partesana, di 29, nel loro appartamento a Bèe. Alessia M. ha chiesto di parlare con gli inquirenti, vuole testimoniare e raccontare la sua esperienza.
«Oggi ho la morte nel cuore – ha scritto sul suo profilo -. Dopo tanti anni, riapro una ferita che pensavo fosse guarita.. custodita nel mio cuore.. racconto qualcosa di me che pochi sapevano.. e che spero possa aiutare chi sta vivendo questo incubo a scappare in tempo e ad affrontare questo demone per dare voce a chi una voce più non ce l’ha».

La storia che racconta è drammatica: «A 17 anni sono stata vittima di un uomo violento, tanto da farmi perdere i sensi e lasciarmi i lividi, da usare violenza fisica e sessuale, un uomo dai mille volti. Un uomo che quando cercai di scappare mi riprese con una finta dolcezza, per poi segregarmi a chiave in casa e punirmi a suo piacere».Quest’uomo, secondo quanto riferisce la ragazza, sarebbe Tacchini.
E aggiunge: «Mi rendo conto che sarebbe potuto succedere a me, e mi chiedo cosa avrei potuto fare per salvarla.. Dietro ai sorrisi possono esserci immensi incubi, è difficile chiedere aiuto, ed è difficile trovare chi comprende i segnali di richieste d’aiuto». Alessia M. lancia un appello alle donne: «Non accettate nemmeno una sberla, scappate, chiedete aiuto, non fermatevi di fronte a chi non riesce a comprendere o sottovaluta, la colpa anche se ve lo fanno credere non è vostra.. non siete voi sbagliate, ma loro». Da noi contattata, Alessia M. ci ha autorizzati a pubblicare la sua storia e ha spiegato di essere in attesa di essere ricontattata dai carabinieri. Vuole poter testimoniare. Per quanto ci risulta gli inquirenti sono a conoscenza di quanto raccontato dalla ragazza. Intanto il post di Alessia M. ha ottenuto centinaia di condivisioni su Facebook e centinaia di messaggi di solidarietà anche da parte di altre donne vittime di violenza.

 

Una perizia psichiatrica per il giovane che ha ucciso a coltellate la compagna (Verbano24 – 14 febbraio 2017)
Sarà una perizia psichiatrica a stabilire le condizioni in cui si trovava Marco Tacchini la vigilia di Natale scorsa, quando uccise con oltre trenta coltellate, nella loro abitazione di Bee, la compagna Alessia Partesana, madre di sua figlia.
Il 33enne di Verbania è detenuto dal giorno dell’omicidio e dopo un periodo iniziale nella casa circondariale di Pallanza è stato trasferito a Novara. Il suo avvocato, Antonello Riccio, ha chiesto per lui l’incidente probatorio e un parere di un esperto, dato che il giovane era seguito da un medico e assumeva farmaci. Il contesto in cui è maturato il delitto è quello di una forte tensione familiare e di un rapporto di coppia andato in crisi e prossimo a rompersi. Lei, 29 anni, operatrice socio-sanitaria impiegata all’Opera pia Domenico Uccelli di Cannobio, era in procinto di lasciare l’uomo dal quale aveva avuto una figlia dopo la fine di una precedente relazione che aveva portato alla nascita di un’altra bambina, affidata da tempo al padre.
Quella mattina presto, prima che Alessia partisse per andare al lavoro, i due ebbero una discussione al culmine della quale lui l’aggredì alle spalle con un coltello da cucina per poi uscire – la bambina era in camera da letto e dormiva – e andare a costituirsi al comando provinciale dei carabinieri.La vita del 33enne, che non aveva un’occupazione fissa, è stata travagliata. Rimasto orfano presto della mamma, una cittadina argentina, è stato riconosciuto dal padre solo alla maggiore età, crescendo da solo e senza parenti vicini. Ieri il gip Beatrice Alesci ha autorizzato l’incidente probatorio, su cui non c’è opposizione del sostituto procuratore Nicola Mezzina, titolare del fascicolo. L’udienza per il conferimento dell’incarico peritale allo psichiatra Nicola Poloni di Varese è stata fissata per il 2 marzo.

 

Omicidio di Bèe, la perizia su Tacchini: “Era lucido quando ha ucciso la compagna a coltellate” (La Stampa – 28 settembre 2017)
Marco Lopez Tacchini è capace d’intendere e volere, e dunque di affrontare il processo, ed era nel pieno delle facoltà mentali quando – all’alba dello scorso 24 dicembre – ha colpito a morte la compagna nella casa di Bèe. In sintesi è quanto è emerso con l’incidente probatorio – udienza nella quale si «formano» prove prima della conclusione delle indagini – di ieri in tribunale a Verbania. L’esito della perizia psichiatrica che il dottor Nicola Poloni, specialista varesino incaricato dal gip Beatrice Alesci di condurre un’indagine sullo stato psichico del trentaquattrenne, porta di fatto all’esercizio dell’azione penale. Se vi fosse stato il riscontro di un quadro patologico tale da minarne profondamente la salute mentale Tacchini avrebbe potuto essere dichiarato non in grado di sostenere il giudizio e quindi non punibile.
Sarebbe così stato internato in una Rems, le residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, subentrate nell’ultimo periodo agli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma Tacchini, reo confesso, sebbene abbia agito d’impeto, secondo due dei tre specialisti consultati, sapeva cosa stava facendo quanto si è avventato sulla convivente con un coltello da cucina. Per lui si profila così una condanna che le strategie difensive potranno solo contenere.
L’uomo, verbanese di origini argentine, subito dopo aver inflitto una trentina di coltellate ad Alessia Partesana – operatrice sanitaria di 29 anni – aveva lasciato l’appartamento di Bèe, dove i due vivevano con la loro bambina di quattro anni, per scendere al comando verbanese dei carabinieri e costituirsi. «Sono un mostro» erano stato le prime parole dette al pm Nicola Mezzina e poi al gip durante l’interrogatorio di garanzia. Le conclusioni a cui è giunto il consulente tecnico del tribunale sono state condivise da quello nominato dalla pubblica accusa, il professor Angelo De Mori, ma non dal dottor Giorgio Farina, perito incaricato dalla difesa del femminicida, che in queste ultime settimane è stata assunta dall’avvocato Gabriele Pipicelli.
La relazione che lo psichiatra nominato del tribunale ha consegnato al gip riporta una diagnosi del tutto contrastante con quella formulata nei giorni successivi al suo arresto dalla collega del servizio di salute mentale dell’ospedale di Verbania, dove da qualche tempo Tacchini era seguito per disturbi depressivi e della personalità, trattati con psicofarmaci. Lo sviluppo del procedimento giudiziario a suo carico resta ora in attesa degli atti che verranno assunti dal pm – che con la conclusione delle indagini potrebbe anche richiedere un giudizio immediato – e delle conseguenti contromosse della difesa.

Uccise la compagna, condannato a 16 anni (EcoRisveglio – 9 maggio 2018)
Sedici anni di carcere è la pena inflitta dal gup del Tribunale di Verbania a Marco Lopez Tacchini. Il 34enne è stato processato con rito abbreviato in primo grado per aver ucciso la vigilia di Natale del 2016 la compagna Alessia Partesana nella loro abitazione di Bée. Sedici anni era la pena richiesta dalla pubblica accusa.


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