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Luigi Alfarano, 50 anni, coordinatore amministrativo Ant, padre. Già condannato per violenza sessuale, massacra di botte e strangola la moglie, poi uccide il figlio e si suicida. Secondo il prete che celebra i funerali è gia in Paradiso

Taranto, 7 Giugno 2016

luigi alfarano


Titoli & Articoli

Taranto, 50enne uccide la moglie e il figlio di 4 anni e si toglie la vita: la coppia si stava separando (la Repubblica – 7 giugno 2016)
Luigi Alfarano, impiegato dell’Ant, ha strangolato in casa Federica De Luca dopo una violenta lite per la separazione che doveva essere formalizzata nel pomeriggio davanti agli avvocati. Poi ha portato il piccolo nella casa del mare e gli ha sparato prima di suicidarsi
Nella  copertina della sua pagina Facebook aveva postato la foto, dedicata al figlio di quattro anni, con la scritta ‘Andrea ti amo’ impressa sulla sabbia. Federica De Luca, trent’anni, arbitro della Fipav, è stata trovata morta martedì sera nel proprio appartamento al terzo piano di uno stabile di via Galera Montefusco, a Taranto, alle spalle della Concattedrale.
E’ stata picchiata e strangolata dal marito Luigi Alfarano, vent’anni più grande di lei, uno dei coordinatori delle attività promozionali dell’Ant (l’Associazione nazionale tumori) di Taranto. L‘uomo ha poi lasciato l’appartamento con il figlio Andrea portandolo in auto in una casa di campagna sulla statale 106, dove lo ha ucciso con un colpo di pistola alla nuca. L’uomo ha quindi posato il corpo del figlio sul letto, gli si è steso accanto e si è sparato con la stessa arma.La tragedia si è consumata nel giorno in cui i due coniugi avrebbero dovuto presentarsi in uno studio legale per discutere della loro separazione. E’ stata la mamma di Federica, non avendo più notizie di lei, a insospettirsi e a chiedere aiuto alle forze dell’ordine. I vigili del fuoco hanno sfondato la porta dell’abitazione di via Montefusco e hanno trovato il cadavere della 30enne, che presentava i segni dello strangolamento e di una colluttazione. Ma in casa non c’erano né il marito né il figlio.
Sono così cominciate le ricerche, terminate con il ritrovamento dei corpi nella casa di campagna fra le zone costiere Chiatona e Pino di Lenne. Il palazzo in cui è stata uccisa Federica De Luca si trova a poca distanza dallo stabile di via Gobetti in cui otto anni fa, nel marzo del 2008, si consumò un’altra tragedia familiare. Un primario ospedaliero, Enrico Brandimarte, uccise con colpi di martello prima le figlie di 14 e 11 anni e poi la moglie, Anna Maria Fanelli, di 44 anni, e dopo aver chiamato un collega avvisandolo di aver compiuto il massacro si uccise recidendosi le arterie femorali con un bisturi. (di Vittorio Ricapito)

Strage di Taranto, Federica disse all’amica: “Mio marito è violento e fa il pazzo, voglio lasciarlo” (la Repubblica – 10 giugno 2016)
 Alfarano ha ucciso prima la moglie, di vent’anni più giovane di lui, e poi il loro bambino prima di togliersi la vita. Un anno fa aveva patteggiato un anno e otto mesi per violenza sessuale su una 19enne
In un messaggio inviato a una cara amica a fine aprile, Federica De Luca scrisse di essere ormai intenzionata a separarsi dal marito, Luigi Alfarano, il cinquantenne promotore dell’Ant che ha soffocato la moglie dopo averla picchiata, poi ha ucciso con un colpo di pistola alla testa il figlio Andrea, quattro anni non ancora compiuti, e si è poi tolto la vita. Quel giorno di aprile tra i due c’era stato un litigio così forte che Federica aveva deciso di lasciare casa e andare a mangiare da un’amica. Poi si era sfogata al telefono: “Ho cercato di tirare ancora per Andrea, ma non è cosa. [Luigi] fa il pazzo davanti al bambino. Gridava così tanto stamattina che Andrea gli ha detto che gli stava facendo male all’orecchio”.
Secondo alcuni amici, la coppia era in crisi da almeno un anno. Alfarano era spesso fuori città per lavoro. Federica si era concentrata sul benessere di suo figlio e sulla pallavolo, la sua grande passione, sport di cui era arbitro federale e formatore di giovani direttori di gara. Di tanto in tanto usciva con le amiche. I due avevano iniziato progressivamente ad allontanarsi fino a fare vite separate.
Federica sospettava di essere stata tradita, anche se lui negava, mentre il marito probabilmente per il timore di perdere moglie e figlio stava lentamente cadendo in un abisso di follia, esploso nel peggiore dei modi in un corto circuito mentale impossibile da comprendere. Probabilmente sui dissidi tra marito e moglie ha avuto anche un peso la vicenda giudiziaria del maggio 2015 che coinvolgeva Alfarano per violenza sessuale e violenza privata. L’uomo ha patteggiato un anno e otto mesi di reclusione per aver molestato una collaboratrice assunta a tempo determinato dall’Ant di Taranto. Secondo quanto denunciato dalla 19enne, a maggio 2014 lui l’aveva convocata nella villa di Chiatona, la stessa in cui ha ucciso il figlio Andrea e poi si è tolto la vita. Lì anziché parlare di lavoro Alfarano aveva tentato un approccio con la giovane collaboratrice. Questa lo aveva respinto e poi denunciato tutto alle forze dell’ordine.
“Sembra così calmo e tranquillo”, le scriveva il giorno del litigio di fine aprile l’amica sul telefono, stupita degli atteggiamenti violenti che emergono dalle confidenze di Federica, che forse per la prima volta parla dei suoi problemi di coppia. “Sembra”, risponde lei. “Lasciarlo no?”, le chiedva l’amica. E Federica rispondeva: “Sì'”. Entrambi erano molto riservati. Molti amici e parenti hanno scoperto che si stavano separando solo dopo la tragedia. A maggio i rapporti sono ulteriormente peggiorati. A un’altra amica Federica raccontava che il marito era irascibile, urlava sempre e stava diventando violento. In un’occasione aveva perfino scosso il figlio con le braccia, facendolo spaventare.
Secondo gli investigatori la dinamica della strage è ormai chiara: martedì t giugno alle 17 i due coniugi avevano appuntamento da un avvocato per definire i termini della separazione, ma nessuno dei due si è presentato. Forse a quell’ora Federica era già stata uccisa nella casa di via Galera Montefusco. Andrea era in casa e potrebbe aver assistito all’aggressione. La donna è stata picchiata e poi soffocata con un cuscino. Alfarano ha poi portato via di casa il piccolo Andrea su una Peugeot bianca. Ha percorso la statale 106 ionica fino alla villa di Chiatona. Nel garage ha puntato la pistola alla tempia del bimbo e ha fatto fuoco. Poi ha rivolto l’arma contro di sé. (di Vittorio Ricapito)


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In memoria di

Taranto, funerali Alfarano: “Luigi in Paradiso” e mamma dona villetta all’Ant (TrmTv – 10 giugno 2016)
“Luigi , per il lavoro che faceva, aveva tutte le carte in regola per poter entrare in Paradiso”. A dirlo padre Tonino Nisi, parroco della chiesa di San Pasquale, al funerale dell’omicida suicida Luigi Alfarano. “Ero ammalato e mi avete visitato”, cita il Vangelo riferendosi all’attività nell’Ant e poi aggiunge: “Luigi e’ in Paradiso, statene certi!”. “Era un uomo buono. Lo raccontano anche i ragazzi di 20anni che lo conoscevano”. “Nessuno si deve permettere di giudicare, di prospettare degli ambiti dove ci mettiamo i brutti, i cattivi e i buoni. Il Signore sa”. “Qualche ombra tutti noi dobbiamo presentarla alla misericordia di Dio”.
“In questo momento non celebriamo un funerale ma il ricordo di tre care persone. La famiglia è un dono di Dio. E Luigi aveva una gran bella famiglia. Il demonio si è messo in mezzo, perché non vuole la famiglia e la nostra gioia. E oggi io lo vedo così: con una mano tiene la sua sposa con l altra il suo bambino.” Poi la mamma, Maria Letizia Zavatta, presidente Ant, ricorda quanto piacesse al piccolo Andrea andare a giocare nella villetta di Palagiano. E annuncia “una grande idea”: donare la “tanto amata” villa ai bambini malati di tumore dell’Ant, “certa che Luigi sarà felice di vedere giocare i bambini amati dai propri cari”. Il sacerdote ha parlato poi direttamente alla mamma. “Maria Letizia, quella sera eri con me e pregavamo insieme. Quella sera il Signore stesso ha realizzato questa pagina”.
Non è così. Ad onor di cronaca, questa pagina che affonda nel turbamento la comunità, come tanti femminicidi e simili episodi, non è accaduta per mano di Dio.

 

Funerale solitario per l’omicida-suicida Luigi Alfarano (la voce di Manduria – 10 giugno 2016)
Funerali solitari oggi pomeriggio per Luigi Alfarano, il cinquantenne tarantino che martedì scorso ha ucciso la moglie Federica Luca di 30 anni e il figlio Andrea di 3 prima di togliersi la vita con un colpo di pistola nella bocca. Il rito funebre si è tenuto nella chiesa di San Pasquale in corso Umberto a Taranto. Poche le persone dietro il feretro, tra questi gli amici e i volontari dell’Ant, l’associazione contro i tumori per la quale lavorava come promotore amministrativo. L’ultimo saluto per la moglie Federica e per il figlioletto sono invece in programma domani, alle 10, nella Concattedrale.

 

L’ipocrisia della famiglia Alfarano e di un sacerdote. Chissa cosa ne pensa il vescovo Santoro…? (Corriere del Giorno – 11 giugno 2016)
Ai funerali di Luigi Alfarano l’omicida folle che ha ucciso sua moglie e l’incolpevole figlio Andrea, di soli 4 anni, si è assistito alla follia ipocrita di una famiglia, ma anche quella del parroco, padre Tonino Nisi che ha celebrato la messa funebre sostenendo che “Luigi , per il lavoro che faceva, aveva tutte le carte in regola per poter entrare in Paradiso”.
Ma questo don Tonino l’ha dimenticato…..dicendo che “Luigi e’ in Paradiso, statene certi! Era un uomo buono. Lo raccontano anche i ragazzi di 20anni che lo conoscevano”. “ Chissà se lo pensa anche quelle giovane collega di lavoro, una volontaria dell’ ANT di appena diciannovenne, che subì una tentata violenza sessuale ad opera di Luigi Alfarano che per tale comportamento venne condannato ad 1 anno e 8 mesi di reclusione (con pena sospesa).
E cosa dire di Maria Letizia Zavatta, presidente dell’ Ant a Taranto , mamma dell’ omicida  Luigi Alfarano, che ha voluto ricordare quanto piacesse al piccolo Andrea andare a giocare nella villetta di Palagiano. Certo signora, il piccolo Andrea amava giocare, non andare a morie innocentemente a soli 4 anni in quella villa.
La Zavatta annuncia “una grande idea”…. “donare la tanto amata” villa ai bambini malati di tumore dell’Ant, “ (cioè a se stessa) certa che “Luigi sarà felice di vedere giocare i bambini amati dai propri cari”.
Il sacerdote padre Tonino Nisi rivolgendosi direttamente alla mamma ha detto: “Maria Letizia, quella sera eri con me e pregavamo insieme. Quella sera il Signore stesso ha realizzato questa pagina”. Quella sera in cui Luigi Alfarano ha ucciso prima sua moglie e poi suo figlio, mettendo fine anche alla sua vita suicidandosi.
Chissà se padre Tonino Nisi e Maria Letizia Zavatta, erano insieme anche quando l ‘ANT (Associazione Nazionale Tumori) non solo non rimosse il suo coordinatore (Luigi Alfarano) dall’incarico ma si rese in qualche modo complice in sede processuale dell’aggressione sessuale ai danni della povera volontaria diciannovenne  suo gesto, preoccupandosi…persino di depositare al Tribunale Penale di Taranto una dichiarazione dei vertici nazionali dell’associazione che ha sede centrale Bologna che elogiava le doti umane e professionali dell’omicida-suicida per cercare di “salvarlo” dal processo a suo carico. Ma forse a padre Tonino stava più a cuore l’offerta della famiglia Alfarano-Zavatta per celebrare la messa funebre di loro figlio. Un omicida.
In tutto questo “stride” il silenzio di qualcuno che parla sempre, che è molto attento su quanto accade in città, e cioè il vescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro
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In compenso parlano i commenti della città di Taranto che sui socialnetwork ha espresso il suo sdegno:

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Come non essere  d’accordo con Michele Pennetti che sul Corriere del  Mezzogiorno (le pagine pugliesi del Corriere della Sera ) ha scritto: Anche la follia merita i suoi applausi, scriveva Alda Merini. Ma, in questa circostanza, la realtà è stata persino superiore all’immaginazione della regina della poesia. Come una scarica, improvvisa e feroce, di pugni nello stomaco. Come un cortocircuito che confonde il bene con il male, senza trovare mai un punto di distinzione. Non è possibile sapere cosa sia passato nella testa delle centinaia di persone che per due volte, nella centralissima chiesa di San Pasquale a Taranto, all’inizio e alla fine della messa celebrata da padre Antonio, hanno battuto le mani al feretro di Luigi Alfarano, il medico che ha ucciso la giovane moglie e il figlio di 4 anni prima di suicidarsi. E’ possibile solo sperimentare l’effetto che ha scatenato. Sorpresa, a essere indulgenti.
Sgomento, indignazione, smarrimento. Chiedersi perché e pescare, tra quella stessa gente, una risposta: Luigi era una brava persona, impegnata nel volontariato, aiutava i malati di cancro, aveva un cuore grande così. Una verità. Un dogma, per chi l’aveva conosciuto apprezzandone le qualità umane e professionali. Detto questo, restano spiegazioni insufficienti a giustificare quel doppio applauso. A farsene una ragione. Un automatismo dei nostri tempi, probabilmente. Come quando, negli stadi di calcio, si rumoreggia durante il minuto di silenzio in memoria di qualcuno. Il silenzio, appunto. Ecco cosa sarebbe stato opportuno osservare, ripensando ai pezzetti migliori della vita di Luigi ma anche ai corpi straziati di Federica e del piccolo Andrea. Anche la follia merita i suoi applausi. Nel caso specifico, però, crediamo di no.

 

Noi Notizie – 7 giugno 2017

Il 7 giugno sera, un anno fa, il cronista con il collega del tgnorba era a seguire lo scioglimento del consiglio comunale di Martina Franca. Alle otto di sera, il sindaco appena mandato a casa, aveva appena iniziato il suo discorso di commiato. In quel momento, la telefonata: tre morti a Taranto. Come, chissà.
Poi si seppe come erano morti. La mamma di Federica De Luca, 29enne, arbitro federale di pallavolo, non aveva notizie da troppe ore. Aveva così allertato le forze dell’ordine. In casa a Taranto, andarono poliziotti e pompieri. Sfondata la porta di casa, venne trovato il corpo di Federica De Luca. Ammazzata dal marito cinquantenne Luigi Alfarano, occupato nell’associazionismo per i malati terminali, l’Ant. Alfarano che non si trovava. Né si trovava il figlioletto Andrea, quattro anni. Questione di poco tempo e venne fatto il secondo orribile ritrovamento. Luigi Alfarano aveva portato il figlio in un’abitazione di famiglia, in provincia: abitazione utilizzata per i periodi di vacanza. Il bambino ucciso dal padre, poi suicida. Molte iniziative, sin dai giorni immediatamente successivi a quella strage familiare, vennero realizzate a Taranto per commemorare Federica e il figlioletto Andrea. Anche l’intitolazione dell’aula 23, sede universitaria di Taranto.